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 2001  maggio 21 Lunedì calendario

Dall’Encyclopédie del Settecento: «Bibliomania: furore di avere libri e di accumularli»

• Dall’Encyclopédie del Settecento: «Bibliomania: furore di avere libri e di accumularli».
• «Siccome tutto ciò che è umano è materiale del romanzo, per questo dico che i romanzieri sono cannibali» (Mario Vargas Llosa).
• Causa della morte del romanzo secondo Giovanni Raboni: «La liofilizzazione e beautifulizzazione della realtà diventata irresistibile e forse irreversibile con la ”prise de pouvoir” della televisione commerciale. C’era un solo modo, secondo me, da parte dei romanzieri, per resisterle: opporre strenuamente la verità alla falsità, lo specifico delle emozioni e della scrittura allo stereotipo degli effetti, delle trovate, della ”trama”. Temo che i romanzieri (con le solite sparute eccezioni) abbiano fatto esattamente l’opposto: che abbiano cercato di far concorrenza allo ”stile” della televisione (e del peggior cinema, e del peggior giornalismo) anziché cercare di evitarlo, di dribblarlo, o almeno (se ignorarlo è impossibile) di metterlo ”en abîme”».
• Lo scrittore Nicholson Baker, nel libro ”Le biblioteche e l’assalto alla carta” afferma che tra il 1968 e il 1984 la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti avrebbe distrutto circa trecentomila libri, per un valore di circa dieci milioni di dollari. In tutto il paese, complessivamente sarebbero stati mandati al macero almeno 975.000 libri sperperando un patrimonio di trentanove milioni di dollari. Con la motivazione di una migliore conservazione, i libri venivano riprodotti su microfilm e la carta inviata al macero. Nicholson sostiene che la carta, anche quella di qualità mediocre, ha un grado di resistenza all’usura migliore di quello della pellicola dei microfilm. James Billington, bibliotecario del Congresso: «I luddisti spuntano sempre e c’è sempre qualcuno che rifiuta di credere ai chimici e agli scienziati».
• Il 4 aprile, Charles M. Vest, presidente del Massachusetts Institute of Technology, ha annunciato che entro dieci anni la prestigiosa università metterà gratuitamente su Internet, a disposizione di tutti, i testi dei corsi universitari. Anche l’Università della Tuscia di Viterbo, dal prossimo anno, pubblicherà e-book di didattica e ricerca. Marco Mancini, rettore dell’Università, afferma che con la rivoluzione informatica si «vuole risolvere quel monstrum editoriale rappresentato dal mercato dei testi universitari, fatto di dispense costosissime e di libri spesso introvabili, comunque cari».
• «Qualche tempo fa ho avuto occasione di incontrare lo storico della cultura scritta Roger Chartier che nel corso della conversazione m’ha detto: se per paradosso il libro su carta fosse stato inventato dopo quello elettronico, sarebbe lui la vera novità perché è uno strumento che permette all’utente maggiore libertà».
• «La sensazione fisica che dà un libro tolto da uno scaffale e tenuto in mano è un’esperienza magica, che mette in comunicazione autore e lettore. Ma per competere con il World Wide Web, le librerie del futuro dovranno essere diverse da quegli ipermercati rivolti alla massa che oggi dominano il mercato al minuto. I negozi di domani dovranno essere quello che il Web non può essere: tangibili, intimi e locali; santuari comunitari, magari con un bar che offre piacere e saggezza in compagnia di altri che condividono i tuoi interessi, dove il libro che cerchi può sempre essere trovato e sorprese e tentazioni sgorgano da ogni scaffale».
• Nel 1999, il quarantasette per cento dei best seller (i libri che vendono più di ventimila copie) sono stati romanzi stranieri. Sul totale dei libri editi, la tiratura dei libri tradotti in italiano è passata dal 23,7 per cento del 1990 al 45 per cento del 1999, il settantaquattro per cento dei quali sono versioni dall’inglese.
• «Metà degli italiani scrive, l’altra metà non legge» (lo scrittore Ernest Hemingway).
• «Leggere vuol dire spogliarsi di ogni intenzione e di ogni partito preso, per essere pronti a cogliere una voce che si fa sentire quando meno ci si aspetti, una voce che viene non si sa da dove, da qualche parte al di là del libro, al di là dell’autore, al di là delle convenzioni della scrittura» (Italo Calvino).
• Nel 1999, il 38,3 per cento dei bambini con più di sei anni ha letto almeno un libro negli ultimi dodici mesi. I giovani dai cinque ai tredici anni leggono più degli adulti, ma dal 71,4 per cento del 1998 si è passati al 69,7 del 1999. La percentuale di lettori scende se si sale con l’età: il 48,3 per cento delle persone tra 20 e 24 anni legge almeno un libro all’anno; tra 25 e 34 anni, il 45,4 per cento; solo il 37,7 per cento tra coloro che hanno tra i 35 e i 44 anni. Per il 2000, l’Associazione italiana degli editori prevede un fatturato complessivo intorno ai 6.700 miliardi, rispetto ai 6.667 nel 1999: l’incremento, però, deriva dagli aumenti dei prezzi di copertina.
• «Oggi, tutti gli autori e tutte le opere galleggiano in una sorta di brodo primordiale, dove l’unica segnaletica chiara e visibile è quella delle classifiche: nei cui confronti la critica è rispettosissima. Le classifiche, infatti, misurano la quantità dei libri venduti in modo esatto e inoppugnabile, mentre la critica, che dovrebbe misurarne la qualità, non ha strumenti altrettanto precisi e si basa su opinioni, che possono essere determinate e influenzate da una varietà di fattori quasi infinita. Inoltre, la qualità è un concetto aristocratico ed elitario, mentre la quantità è democratica: e noi viviamo in epoca di democrazie e trionfo dei numeri».
• «Il McLibro si riconosce perché somiglia a una scatola di cioccolatini: sotto il cellophane c’è una copertina lucida e colorata, con le scritte d’oro in rilievo. Il McLibro è economico, costa poco più di una rivista, ma ha almeno quattrocento pagine, perché deve dare un’impressione di sostanza; si presenta in squadroni, nelle ”pilette” del tavolo novità delle librerie, perché la quantità esalta il fascino della merce. Il McLibro non è destinato agli scaffali di casa: va comprato e mangiato come un hamburger. Take away della lettura, è nomade per vocazione: viaggia nel bagaglio a mano dei passeggeri d’aereo, negli zainetti degli universitari: non’libro, abita nei non-luoghi: sale d’aspetto delle stazioni, lounge degli aeroporti, carrozze del metro. Fatto per durare quanto un viaggio o una vacanza, è destinato a un solo lettore. Quando il consumo è terminato, il McLibro, con la copertina arricciata e la pessima carta delle pagine gonfia e sgualcita, finisce dimenticato sotto un ombrellone o un sedile di treno. Infine, e soprattutto, il McLibro è uguale in tutto il mondo, ha lo stesso sapore a tutte le latitudini e, sempre più spesso, anche la stessa copertina. E’ multinazionale, ma puoi stare certo che nove volte su dieci è stato scritto in America. Perché il libro l’ha inventato l’europeo Gutenberg, ma il McLibro è per essenza, ideologia, struttura un prodotto made in Usa».
• «Sto prendendo la decisione di non scrivere più, torno alla pittura. Scrivere mi ha rovinato la schiena» (lo scrittore Hugo Claus).