Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 15 novembre 1999
Venerdì 5 novembre alle 18 e 30, dopo 76 udienze (il dibattimento era iniziato il 18 ottobre 1998), il tribunale federale di Washington presieduto da Thomas Penfield Jackson (62 anni, giudice di riconosciute simpatie repubblicane, nominato 18 anni fa da Ronald Reagan), ha emesso la prima sentenza (207 pagine interamente scritte a penna) nella causa intentata il 18 maggio del 1998 dal dipartimento di Giustizia (l’amministrazione Clinton) e da altri 20 stati americani contro Microsoft per abuso di monopolio nella contesa commerciale con gli altri produttori di software per Internet (Netscape, Sun, ecc
• Venerdì 5 novembre alle 18 e 30, dopo 76 udienze (il dibattimento era iniziato il 18 ottobre 1998), il tribunale federale di Washington presieduto da Thomas Penfield Jackson (62 anni, giudice di riconosciute simpatie repubblicane, nominato 18 anni fa da Ronald Reagan), ha emesso la prima sentenza (207 pagine interamente scritte a penna) nella causa intentata il 18 maggio del 1998 dal dipartimento di Giustizia (l’amministrazione Clinton) e da altri 20 stati americani contro Microsoft per abuso di monopolio nella contesa commerciale con gli altri produttori di software per Internet (Netscape, Sun, ecc...).
• L’accertamento preliminare ha concluso che Microsoft sfrutta la posizione di dominio in un mercato, quello dei sistemi operativi, per monopolizzarne un altro: quello del software che serve per navigare in Internet. Dalle pagine della sentenza (http://usvms.gpo.gov): «Primo: la Microsoft ha un potere monopolistico tale da poter fissare un prezzo per il sistema operativo Windows sostanzialmente superiore a quello che si avrebbe in un mercato competitivo. Secondo: ha deliberatamente collegato e quindi imposto ai consumatori l’acquisto del proprio sistema operativo e del Web browser. Terzo: ha condotto pratiche anticompetitive, attraverso la sua condotta nei confronti della Netscape, dell’IBM, della Compaq, della Intel e di altre imprese, ha dimostrato la volontà di usare il suo prodigioso potere di mercato e i suoi immensi profitti per cagionare danno a qualsiasi impresa. Quarto: ha danneggiato i consumatori perché con la propria condotta ha impedito lo sviluppo delle innovazioni tecnologiche che non coincidevano con il proprio interesse».
• Il processo è diviso in tre parti: la prima (appena conclusa) aveva il compito di accertare i fatti, la seconda dovrà valutarne la portata e accertare le violazioni delle leggi sulla concorrenza; la terza stabilirà le sanzioni (smembramento in piccole società) e gli eventuali indennizzi alle parti lese. La sentenza definitiva è prevista tra marzo e aprile 2000.
• «Bill Gates ha ora poche settimane di tempo per decidere come reagire alle accuse che l’avvocato Boies (rappresentante del ministero della giustizia) gli ha lanciato e che il giudice ha accolto in pieno, accuse di ”pratiche rapaci” e di ”repressione sleale della concorrenza” [...] Potrà scegliere di negoziare un accordo extragiudiziale o di continuare la guerra». Se la sentenza non dovesse mutare dopo i ricorsi e i controricorsi la Microsoft sarebbe probabilmente ristrutturata e frantumata in due aziende: una che produce sistemi operativi e l’altra software di servizio.
• Microsoft ha respinto le condizioni poste dalla corte per una trattativa. Come è prassi nel diritto americano, il giudice aveva proposto una soluzione extragiudiziaria che imponeva all’azienda di rendere noto il codice sorgente di Windows (le linee base con cui i programmatori disegnano il sistema operativo). Microsoft ha rifiutato la proposta: sarebbe come chiedere alla Coca Cola di consegnare alla Pepsi la sua formula segreta.
• Le parole del giudice non hanno fornito indicazioni su che cosa succederà concretamente al gruppo di Bill Gates. Pur non trattandosi di una sentenza definitiva (tecnicamente, per il diritto americano è un findings of act, cioè un giudizio preliminare), dalla lettura delle conclusioni presentate è possibile prevedere il verdetto finale: Jackson ha ritenuto altamente credibili le prove portate dall’accusa liquidando come ”priva di fondamento” la linea difensiva proposta dalla Microsoft.
• Paul Samuelson (premio Nobel per l’economia): «Il verdetto mi pare tempestivo e utile, non c’è bisogno degli estremi della Standard Oil, ma ci vuole un richiamo al settore delle alte tecnologie, cresciuto come una giungla tropicale, al rispetto delle leggi antimonopolio. La Microsoft è un’azienda molto efficiente, creativa e motivata, ma con la tendenza a abusare della propria forza».
• Cosa cambia per i consumatori? Michael Cusumano, esperto di hig-tech del Mit di Boston: «Nel breve periodo non succederà nulla. Il sistema operativo Windows è installato sul 95% dei computer del mondo. Piattaforme alternative per il momento non se ne vedono. Nel giro di qualche mese è probabile che i costruttori di Pc ricominceranno a installare software che sono spariti un po’ dal mercato come Netscape Navigator. Nel corso degli anni, infine, alcune aziende, incoraggiate dalla sentenza, si impegneranno a produrre sistemi per Pc in grado di fare concorrenza seria a Windows».
• Che differenza c’è tra il caso della Standard Oil e quello della Microsoft? Paul Samuelson: «Il monopolio della Standard Oil era basato sul controllo dei trasporti. Se lo Stato non l’avesse smembrata, sarebbe durato in eterno. La Microsoft non è mai stata in una posizione così previlegiata: ha sempre avuto e avrà sempre numerose concorrenti. Ma talvolta, per neutralizzarle, non ha badato ai mezzi e lo Stato ha fatto bene a intervenire».
• Il successo di Microsoft si fonda su scelte strategiche perfette e inadeguatezza degli avversari. Carlo Maria Guerci: «Microsoft non è arrivata alla posizione di dominio (oltre 500 miliardi di capitalizzazione, il più alto valore del mondo, rappresenta da solo un quinto del Nasdaq) per decreto governativo ma dopo una lotta che è durata almeno 25 anni e facendo leva su una lunga serie di misure perfette dal punto di vista strategico. Però direi che buona parte del suo successo è stata dovuta all’inadeguatezza degli avversari [...] Fu proprio la Ibm del passato che, volendo produrre Pc, affidò a Intel e al giovanissimo Bill Gates i cuori hard e soft dei suoi computer. Quella Ibm che poi non capì che la vera forza dei nuovi Pc sarebbe stata sempre più nei software che sapientemente Microsoft sviluppò partendo da un prodotto come Ms Dos acquisito per 50 mila dollari da Seattle computer [...] Per non dire del gigantesco errore di Macintosh/Apple che, invece di fare del suo stupendo software lo standard vincente, si concentrò sulla produzione di macchine, perfette, ma che non andarono mai oltre una dignitosa posizione di nicchia».
• Come mai il sistema operativo di Microsoft si impose nonostante ce ne fossero altri (come quello Apple) migliori? Il fattore dominante in questa competizione sono le aspettative del consumatore rispetto alla diffusione di quel prodotto. Franco Carlini: «Se si convincono (a torto o a ragione) che un certo sistema finirà per essere utilizzato dalla gran parte delle persone con cui essi sono in rapporto, anche loro decideranno di comprarlo e così renderanno più vasta la platea degli utenti di quel software. Il vincitore si prende tutto il mercato. [...] un poderoso fattore di inerzia che premia il dominante riguardo ai nuovi. Un altro elemento che avvantaggia chi è già grande e penalizza chi è piccolo è la particolare natura del prodotto software: si tratta di conoscenza pura, in cui sono altissimi i costi di produzione (per fare Explorer, Microsoft investì 100 milioni di dollari) ma insignificanti quelli di fabbricazione e di distribuzione». Microsoft destina il 30 per cento al settore ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e il 32 per cento al marketing, ogni copia in più non costa quasi nulla; distribuendola in rete non si spende niente per consegnarla all’utente finale. In queste condizioni chi ha fatto più profitti nel passato ha più soldi da investire in ricerche e in campagne pubblicitarie rafforzando la sua posizione dominante.
• Chi ha comprato azioni Microsoft qualche anno fa ha fatto un buon affare. Nel 1986 mille azioni Microsoft costavano 27.000 dollari, circa 50 milioni di lire. Nel 1997 quelle mille azioni valevano già 486 mila dollari, quasi 900 milioni. Microsoft impiega nella sua sede principale di Redmond, vicino Seattle, stato di Washington, 20.000 persone e vende ogni anno per 20 mila miliardi di lire, versando nelle casse dell’erario americano imposte per tremila miliardi di lire l’anno.
• Per Microsoft il frazionamento in tre o quattro ”baby Bill” potrebbe anche essere un vantaggio. Per la società di investimento americana ”Thomas Weisel” il titolo azionario continua a tenere (si prevedeva che il giorno dopo la sentenza ci sarebbe stato un tracollo, invece le perdite sono state molto contenute) perché gli investitori hanno intuito che una divisione in tre diverse società (secondo l’ipotesi più ricorrente, una per i sistemi operativi, una per le applicazioni, una per Internet) oltre a non essere in conflitto con l’attuale organizzazione di Microsoft (dal marzo ’98 è strutturata in 5 aree business) porterebbe alla quotazione in borsa di tre società autonome in grado di raggiungere un valore triplo rispetto a oggi. David Silverberg, economista, esperto di technology community: «Se prendiamo come esempio lo smembramento della Standard Oil nel 1911 dobbiamo dedurne che la Microsoft frazionata varrebbe quattro volte quella attuale. E ciascuna parte dell’azienda avrebbe una posizione dominante nel singolo mercato in cui opera».
• Il vero nemico del monopolio Microsoft è Internet. Tempo fa Bill Gates disse in un’intervista che aver sottovalutato le potenzialità della rete Internet gli è costato 100 milioni di dollari: «Oggi il computer si usa sopratutto per andare sulla Rete dove per navigare basta un telefonino, un’agenda elettronica, un minicomputer Palm Pilot: tutti congegni che non sono Pc e che quindi non fanno parte della famiglia Windows». Un altro fronte rischia di aprirsi presto nei sistemi informativi: tre tra i maggiori produttori mondiali, Dell, Compaq e Gateway (in passato tra i più fedeli alleati di Gates) stanno lavorando per lanciare sul mercato una nuova linea di computer che, per la prima volta, non utilizzeranno il sistema Windows: si tratta di macchine destinate a costare il 35 per cento in meno dei Pc di fascia più bassa, dotati di sistemi leggeri e semplici o addirittura senza sistema operativo, nel senso che sarà lo stesso utente a scaricare da Internet i programmi che gli servono.