Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 30 agosto 1999
Giorgio Tosatti sul ”Corriere della Sera” di sabato: «Anno primo del campionato a rate [
• Giorgio Tosatti sul ”Corriere della Sera” di sabato: «Anno primo del campionato a rate [...] Nei maggiori Paesi europei il frazionamento dei tornei in più giorni è in uso da tempo [...] Il motivo è noto: incrementare gli introiti vendendo più partite criptate. Con l’ultimo contratto serie A e B (di modestissimo valore commerciale) han portato a casa circa mille miliardi annui di diritti televisivi. Il che consente ai nostri club non di arricchirsi ma di arricchire sempre più giocatori e tecnici, procuratori e quant’altri lavorano nel settore».
• Secondo i parametri di Mediobanca, con i suoi 8 mila miliardi di giro d’affari il calcio costituisce il tredicesimo gruppo industriale italiano.
• Nel campionato 1993-94 le società di Serie A incassarono dalla vendita dei biglietti il doppio di quanto ricevettero per i diritti televisivi. Nel 1999-2000 la televisione garantirà incassi tripli rispetto a quelli degli stadi .
• «L’intreccio tra calcio e tv è ormai così stretto da non sapere di preciso quale settore promuova l’altro: il primo trae dalla cessione dei diritti le risorse per costruire mega-squadre in grado di competere a livello mondiale, il secondo lega all’acquisizione di questo spettacolo ascolti e fortune».
• Fabio Fazio, conduttore del programma Rai ”Quelli che il calcio”, sulla ”Repubblica” di venerdì: «Ricordo con sgomento quando dicevano che portavamo via spettatori dagli stadi solo perché facevamo vedere i calciatori che si abbracciavano. Meno male che possiamo dimostrare che le partite si giocano veramente negli stadi e non in pay tv, sui vari decoder. Questo calcio così ricco è povero di passione, e ci sono prodotti in cui la passione è ancora fondamentale». Roberto Beccantini su ”Specchio”: «Televisioni e sponsor hanno invaso l’ultima Normandia di tutti noi poveri soldati Ryan da stadio, costringendoci ad aggiornare i manuali di sopravvivenza».
• Alessandro Del Piero è il calciatore più pagato del mondo: 10 miliardi netti all’anno dalla Juve, 3 dagli sponsor (Adidas, Luxottica, Pepsi Cola, Walt Disney, Cepu).
Del Piero, i calciatori guadagnano troppo?
«Le leggi del mercato sono semplici: aumenta la domanda e cresce anche l’offerta. Non ci sono presidenti pazzi che spendono per fallire: fanno investimenti ponderati, valutando le potenzialità sportive ma anche commerciali dei giocatori. Rispetto ad altri sport i calciatori sono sottopagati: pensiamo alla formula uno e all’Nba».
• Roberto Mancini, lei da quale problema comincerebbe?
«Dai procuratori. Vorrei fargli capire che il loro ruolo non è solo quello di arricchirsi e far arricchire i loro assistiti facendogli cambiare squadra ogni anno. Io sarò un romantico ma credo che affezionarsi a una maglia, ad una squadra, ai tifosi sia ancora la cosa importante per chi gioca al calcio. Ma molti procuratori oggi pensano che il loro lavoro cominci e finisca con la firma del contratto».
• «Il calcio sta passando da una fase storica localistica ad una globale (arriveranno anche i mondiali ogni due anni). La sfida sarà fra pari grado, cioè i club più ricchi e forti dei vari Paesi. All’interno dei quali (grazie a diritti tv, sponsor, incassi, merchandising ecc.) si allargano le distanze fra grandi e piccole società. Come avviene in tutti i settori produttivi col mercato globale: per competere bisogna essere sempre più grossi, come dimostrano infinite fusioni o acquisti».
• Molti (primo fra tutti il presidente della Lega Carraro) sono convinti che sia indispensabile l’introduzione di arbitri professionisti. I soldi necessari (230 milioni lordi per gli arbitri internazionali, 150 per gli altri fischietti di A e B) dovrebbero arrivare dalle società: «Un po’ come se gli imputati pagassero gli stipendi ai loro giudici».
Gianni Mura sulla ”Repubblica” di sabato: «Per il terzo anno di fila si cambia designatore, adesso ne abbiamo due, ed è la comica finale, temo, prima del professionismo arbitrale, che non vedo così indispensabile. Anche all’estero le società investono miliardi, ma nessuno pretende che gli arbitri vadano in ritiro il giovedì a farsi spiegare da Clagluna come muove i gomiti Montero o come si schiera l’Udinese. scandaloso pensare che siano le società a pagare gli arbitri».
Roberto Beccantini: «Gli arbitri in pasto alle società: il millantato professionismo della categoria, proposto da Carraro in termini assolutamente tracotanti, è polvere da sparo in balìa dei fatturati. Chi scrive rimpiange Paolo Casarin. L’unico atto legislativo che Luciano Nizzola, presidente della Figc, si è potuto concedere è stato il divieto di scrivere sulle canotte dei giocatori, onde evitare che sfottò tipo il derbistico: ”Vi ho purgati ancora” di Francesco Totti potessero indurre le masse a scellerate reazioni».
• Calcio più ricco, calcio più corrotto? Sul numero di ”Famiglia Cristiana” in edicola giovedì scorso, un anonimo calciatore ha confessato di aver venduto una partita decisiva dello scorso campionato in cambio di un contratto per il 1999-2000. Il pm Raffaele Guariniello ha presentato a ”Famiglia Cristiana” una richiesta di esibizione della lettera del pentito.
• Ha fatto la rassegna stampa, Alessandro Calori?
«L’ho fatta appena mi sono alzato».
E che risultati ha dato?
«I giornali hanno ascoltato quel che dicevo: chi scrive il mio nome lo querelo, e non lo hanno scritto. Tutti a parte un paio, anche se hanno usato un giro di parole: ”Calori è costretto a difendersi dalle voci messe in giro”». [...]
Fatto sta che [...] avete perso in casa col Perugia. Consentendo al Perugia, la squadra dove oggi lei gioca, di salvarsi all’ultima giornata [...]
«Tutti questi ragionamenti non significano nulla. Abbiamo sbagliato il finale di campionato, ma dopo un torneo giocato a mille ci può anche stare» [...].
• Pilade del Buono sul ”Sole-24 Ore” di sabato: «Il calcio della nuova frontiera ha per traguardo la Borsa (alla quale è domandata la strenua difesa da ogni abuso) e i connotati di un Manchester United campione d’Europa, mille miliardi quasi di patrimonio e 250 di fatturato, centri tecnici, ristoranti, alberghi, agenzia di viaggio, rivista, canale televisivo e quanto altro».
• Il Manchester United ricava più di un quarto del suo fatturato dalla vendita di magliette, cappellini, sciarpe ecc. In Italia la diffusione del merchandising è frenata dall’industria del falso: il Milan stima perdite del 50%, la Lazio dice che quattro tifosi biancocelesti su cinque acquistano oggetti contraffatti, il Napoli auspica l’intervento della Federazione: «Servirebbe un ente catalizzatore, che potrebbe essere la Lega (negli Usa sono proprio le Leghe a gestire in modo collegiale i marchi), la Federazione, un imprenditore che raccolga il prodotto calcio e lo faccia arrivare da Bolzano a Trapani». Il gruppo repressioni frodi della Guardia di Finanza dice che in genere i falsi sono prodotti da società di Lucca, Viterbo e Prato gestite da giapponesi e filippini. Michele Uva, direttore generale del Parma: « troppo gravoso per una società investire in spese legali e pagare uno studio che segua tutti i sequestri in cui siano stati trovati prodotti gialloblù. Poi bisognerebbe sensibilizzare i tifosi: acquistare una maglia ufficiale significa dare dei proventi alla tua società che poi li reinveste».
• Sui cartelloni dello stadio dei Glasgow Rangers, squadra scozzese che ha estromesso il Parma dalla Champions League: ”Profits means players” (’Profitti significa giocatori”).