Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 26 aprile 1999
Questa guerra ci danneggia, noi italiani più di altri, nei nostri specifici interessi
• Questa guerra ci danneggia, noi italiani più di altri, nei nostri specifici interessi. Ma dobbiamo stare in questa guerra per un interesse superiore: salvare la Nato.
La Nato ha bisogno di essere salvata?
«Milosevic punta a questo, e l’ha detto a Cossutta: questa sarà la tomba della Nato. A parte che questa guerra sarà, comunque vada, la tomba della sua Jugoslavia, è vero che se la Nato subisce una sconfitta o un’impasse nei Balcani, le ripercussioni saranno inimmaginabili. Come la sparizione del patto di Varsavia non ha portato la ”pace” nella sua area ma instabilità, così la frattura della Nato provocherebbe la destabilizzazione in Europa, e in Usa isolazionismo e sfiducia negli alleati europei. Per l’Italia, sarebbe ancora più grave: perché abbiamo affidato completamente la nostra difesa agli Alleati. Passare dalla Nato alla difesa integrata europea è una parola: proprio questa crisi ha mostrato che non c’è l’Europa-Stato, l’Europa che ci occorre. Perciò per noi è fondamentale aiutare gli Usa a salvare la Nato. E aiutare gli Usa a salvare se stessi, ora che si sono messi in un rischio che potevano evitare».
Così pessimista? Ma i serbi non hanno mai vinto contro un esercito regolare. Bravi a uccidere vecchiette, ma in Krajna nel ’94, sono scappati a gambe levate davanti ai croati!
«Ma la prospettiva della perdita della Patria, ora, può farne ottimi combattenti. E un attacco a terra contempla un inevitabile scenario di guerriglia e attentati. A meno che la Nato non si lanci in una campagna di annichilimento. In teoria, ne ha la forza. Ma tanto per cominciare, questa campagna dovrebbe prendere le mosse dalla Croazia o dall’Ungheria, dove si apre la pianura verso Belgrado: i costi politici collaterali sarebbero tanto alti da rendere surreale questa ipotesi. Almeno per ora» (Lucio Caracciolo a Maurizio Blondet).
• Nei Balcani c’è bisogno di un nuovo impero asburgico. Barbara Spinelli: «Spetta oggi all’Europa, se vuol diventare vera potenza, assumere l’eredità degli Asburgo e inventare qualcosa che somiglia a un forte impero di nazioni apparentate. D’altronde è in questa direzione che di fatto si muove l’Unione, sia pure nell’inconsapevolezza e con un vocabolario per ora balbettante, impolitico. La Moneta unica è uno strumento che riduce la sovranità dei regni, che dà vita a istanze sovrannazionali, imperiali. Manca ancora l’autorità, che sia lo stratega e il sovrano politico della mutata costituzione europea, e che assieme agli Stati Uniti determini una comunità occidentale di valori».
• In assenza di Europa è per forza di cose Clinton a divenire l’Asburgo pacificatore dei Balcani. Ancora Barbara Spinelli: «Ed è una fortuna che ci sia di nuovo l’America, a battagliare contro i nostri mostri. Questo naturalmente non esclude deficienze gravi, nella strategia Usa. La cultura statunitense non ha nel sangue le guerre di religione, e i vaccini laici escogitati per liberarsene. Le sue stesse mosse militari sono claudicanti, come gli europei fanno spesso notare: perché sono mosse che sacralizzano ”la guerra a zero morti”; perché l’unico obiettivo sembra essere il ritorno dei piloti incolumi; perché il Montenegro potenzialmente amico è stupidamente bombardato come la Serbia; perché Washington preferisce rifugiarsi nei cieli piuttosto che sporcarsi le mani di terra e di sangue. Se volessero, gli europei potrebbero avere una visione più precisa, profonda, dei destini del continente: combattendo gli assassinii di intere città, gli urbicidi perpetrati dal nazionalismo contadino di Milosevic, difendendo una propria idea di polis, e appunto di res publica».
• Massimo Luciani: «Tra l’antica Roma e la Washington di oggi ci sono differenze abissali, e la più evidente è che la prima tendeva all’assorbimento dei vinti non solo nella propria area culturale, ma addirittura nella propria sfera istituzionale, con il progressivo conferimento della cittadinanza a tutti i sudditi dell’impero nel 212 d. c. Nulla di tutto questo vogliono fare, né possono fare, gli Stati Uniti. La pace assicurata da Roma era una pace interna all’impero, quella che ci può dare Washington è una pace esportata oltre i suoi confini, e questo non basta perché sia stabile e duratura. Non c’è alcun bisogno di essere antiamericani per comprendere che, anche se volesse, Clinton non potrebbe essere non solo il Divo Giulio, ma neppure il nuovo Asburgo. Le ultime vicende della guerra dei Balcani lo confermano. L’intervento militare della Nato, con le forze americane protagoniste, non sembra in grado di garantire la sicurezza e la pacificazione, e se qualche spiraglio di uscita dalla crisi si può aprire è solo grazie all’intervento di qualche altro soggetto, in primo luogo delle Nazioni Unite».
• L’Europa si autocondanna a una debolezza che a un dato momento potrebbe costituire un invito alle forze più tracotanti a farsi largo. Ralf Dahrendorf: «Non è affatto vero che il potere economico abbia soppiantato la forza politica e militare. In definitiva, il potere è la capacità di imporre ad altri la propria volontà. Ma a tutt’oggi l’Europa non possiede questo potere, o forse non lo vuole neppure; e con la sua inazione lo avrebbe dimostrato al mondo intero».
• Sacro Romano Impero. La crisi in Kosovo può insediare in Europa, anche al di là delle intenzioni di Washington, una sorta di Sacro Romano Impero a direzione americana. Alla base dell’intervento militare ci sarebbe questo disegno strategico: «L’emergenza umanitaria in Kosovo può essere una ragione sufficiente per l’intervento della Nato, ma per gli Stati Uniti ci sono in gioco ben altri interessi strategici. Ci sono da decidere infatti i lineamenti della futura Europa [...] Soltanto l’imperialismo occidentale, sebbene pochi gradiscono che sia chiamato così, può unire ora il continente europeo e salvare i Balcani dal caos» (Robert Kaplan, analista politico americano ”New York Times” del 8/4/99 ripreso da Eugenio Scalfari).
• Tra Usa e Europa è in corso lotta per stabilire la leadership mondiale. Abdu Rrachman, rappresentante del Centro islamico di Milano: «Credo che non sfugga a nessuno una circostanza singolare: gli Stati Uniti hanno scoperto i loro sentimenti umanitari e la loro solidarietà per il popolo kosovaro proprio mentre si rafforza l’unità politica e economica europea. Mi viene il sospetto, legittimo direi, che temano la formazione degli Stati Uniti d’Europa e che contrastino questo progetto. Cosa c’è di meglio di un impegno bellico per impoverirlo sul nascere?».
• Contrasti tra Usa e Ue dall’inizio del’Unione monetaria. Strage del Cermis: l’assoluzione del pilota ha provocato indignazione verso le truppe Nato in tutti i Paesi di provenienza delle 20 vittime del disastro. Dollaro-euro: gli Stati Uniti temono che l’eccessiva debolezza dell’euro ne penalizzi le esportazioni. Nato: ci sono divergenze sul ruolo di ”gendarme” dell’alleanza. Petrolio e gas: le maggiori controversie riguardano lo sfruttamento dei giacimenti caucasici tra il consorzio Italo-russo e quello americano. Iran: il Parlamento Usa ha disapprovato la visita del presidente Khatami in Italia. Iraq: gli europei (meno Blair) si sono dichiarati contrari ai bombardamenti su Bagdad. Guerra delle banane: sanzioni doganali ad alcuni prodotti europei sono state usate come ritorsione alla politica Ue, che privilegia le importazioni di banane africane e caraibiche. Cibi transgenici: l’opinione pubblica europea è contraria ai cibi americani manipolati geneticamente. Pena di morte: per gli europei è «un atto barbaro».
• Tra le informazioni che ogni mattina il ministro del commercio estero americano Charlene Barshefsky riceve sul suo tavolo un 20 per cento sono frutto di intercettazioni di satelliti militari o da centri di ascolto Cia. «Un tempo la sicurezza nazionale americana dipendeva da ciò che si diceva o succedeva nel Cremlino. Adesso dipende molto di più da ciò che si dice e succede a Bruxelles, in sede di Commissione europea, o nei ministeri del Commercio estero delle capitali europee».
• Il peso dell’Europa rispetto al mondo e agli Usa (dati al 1997). Popolazione (in percentuale rispetto al resto del pianeta): Europa 6.4, Usa 4.6. Spesa per gli armamenti: Europa 21.4, Usa 34.0. Quota dei pagamenti mondiali: in valute europee 33, in dollari 48. Produzione industriale (quota del Pil mondiale): Europa 27.5, Usa 31.8.
• Come la prima guerra del Golfo diede il colpo definitivo all’URSS, questa guerra sarebbe la demolizione anticipata della costruzione europea.
Giovanni Arrighi, economista della John Hopkins University: «Gli obiettivi mi sembrano essenzialmente due. Uno specifico e uno generico. Quello specifico è di contenere all’interno dei Balcani gli effetti dei disastri sociali provocati dalla disgregazione della Jugoslavia. Quello generico è di dimostrare che la Nato ha le capacità di imporre unilateralmente nuove leggi e regole di coesistenza internazionale» [...].
possibile la convivenza di un’Europa indipendente e della Nato?
«La dipendenza dell’Europa dagli Usa è dovuta principalmente alla sua incapacità di sviluppare un progetto alternativo a quello statunitense per una soluzione politica piuttosto che militare dei problemi dell’Europa e del mondo. Siccome tale progetto non esiste nemmeno allo stato embrionale, l’Europa rimarrà politicamente e militarmente dipendente dagli Usa con o senza Nato».
• La guerra contro la Serbia ha fatto nascere molti dubbi sulla funzione della Nato. Beniamino Andreatta: «Alla base di queste considerazioni c’è la convinzione che la Nato sia un giocattolo dominato dai generali americani, guerrafondai e imperialisti. Chi conosce la storia sa invece che gli Usa, almeno dall’Ottocento, furono sempre contrari a interventi in Europa. Nel 1937, quando apparvero le prime ombre di guerra nel Vecchio continente, fu addirittura presentata al Congresso una proposta per togliere al presidente il potere di dichiarare guerra e darla invece al popolo attraverso un referendum. Il 70 per cento della popolazione Usa, in certi momenti, era contro l’intervento in Europa che tuttavia ci fu in entrambe le due guerre mondiali. [...] Ricordo, inoltre, che tra il 1946 e il 1947 gli Usa stavano rottamando tutto il loro apparato bellico. Furono gli statisti europei a convincerli che bisognava riarmarsi per fronteggiare l’Unione Sovietica. Sottolineo inoltre che l’Alleanza atlantica fu costruita come la vollero gli europei. Questa è la storia di questa istituzione che non si può capire senza il sudore, i sentimenti di cinquant’anni di storia europea». [...]
• Il nuovo ruolo della Nato ci porterà ad accentuare l’impegno militare.
«Abbiamo bisogno di trasporti aerei militari, forze anfibie, satelliti. Gli europei spendono un terzo di meno degli Usa, ma con risultati assai modesti. Invocare lo zio Sam e poi fare i pacifisti non è serio. Se l’Europa vuole essere più autonoma deve dotarsi di un vero esercito».
Altri sostengono che gli Usa vogliono indebolire l’euro...
«Il rafforzamento del dollaro danneggia le esportazioni Usa. Le cose poi si invertiranno secondo i cicli normali di due economie che sono robuste. molto probabile che l’America subisca nel medio-lungo periodo pesantissime conseguenze dalla nascita dell’euro. I calcoli dicono che dai 500 ai 1.000 miliardi di dollari si sposteranno dai titoli Usa a quelli europei. Ma la dietrologia continentale si spingerà fino ad affermare che gli americani hanno spinto gli europei a costituire l’euro per indebolire il dollaro» (Beniamino Andreatta).
• Sergio Balanzino, vice segretario della Nato: «Presenza e nerbo militar-tecnologico americano sono ineludibili. inutile sognare di fare i Tarzan».