Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Biografia del marco tedesco
• Presidente, meglio una Germania o due? «Meglio due, meglio due» (Andreotti, 1984).
• Essendo caduto il Muro, Kohl chiese ad Alfred Herrhausen, cosa si sarebbe dovuto fare con la Germania Est. Herrhausen: «Compriamola».
• Prezzo pagato dalla Germania Ovest per comprare la Germania Est: circa quattromila lire al metro quadro.
• Dovendosi fondere Germania Ovest e Germania Est, bisognava mettere in circolazione una moneta sola e questa moneta non poteva essere che il marco occidentale. Rapporto reale tra il valore del marco occidentale e il valore del marco orientale: 5 a 1. Valore di cambio deciso dai tedeschi dell’Ovest: 1 a 1 per le somme piccole, 2 a 1 per quelle più grandi.
• Il cambio alla pari (o quasi) significava che - per esempio - una macchina costruita a Est veniva a costare come una macchina costruita a Ovest. Ma le macchine dell’Est erano assai più scadenti, chiunque - a parità di prezzo - avrebbe comprato una macchina dell’Ovest! Conseguenza immediata: l’economia dell’Est risultò rovinata.
• Avendo nel 1992 la lira svalutato di un buon trenta per cento, ne risultò che i prodotti tedeschi in Italia avrebbero dovuto avere un prezzo più alto di almeno un terzo. Temendo di perdere il mercato, tuttavia, le ditte tedesche decisero di non toccare i listini, di perdere denaro per un po’ di tempo e di stare a vedere. Conseguenza: 220 mila tedeschi, solo nel 1995, sono venuti a comprare le Bmw, le Mercedes, eccetera, in Italia affrontando volentieri i disagi relativi (anche in termini di garanzie) pur di risparmiare 22 mila marchi sul prezzo d’acquisto.
• Secondo il trattato di Maastricht, dal 1° gennaio 1999 i paesi della Comunità europea adotteranno una sola moneta, quindi niente più lire in Italia, franchi in Francia, marchi in Germania o pesete in Spagna, ma ovunque una sola moneta, che forse si chiamerà Euro. La Banca centrale sarà a Francoforte, collocazione che accredita la tesi secondo cui l’Euro non sarà alla fine che un marco mascherato.
• Regole per essere ammessi nel novero dei paesi con l’Euro: deficit del 3 per cento rispetto al Prodotto interno lordo (o PIL: è un numero che indica tutto quello che si produce in un Paese), debito pubblico al 60 per cento rispetto al PIL, inflazione al 3 per cento, tassi d’interesse non più alti del 2 per cento rispetto ai tre paesi che li hanno più bassi. Se oggi fosse il 1° gennaio del 1999 l’Italia non avrebbe nessuno dei requisiti.
• Paesi che oggi hanno i requisiti di Maastricht: Germania e Lussemburgo. Il Lussemburgo però ha la moneta in comune con il Belgio e il Belgio ha un debito pubblico superiore a quello dell’Italia.
• La Bundesbank (la Banca centrale tedesca, come da noi la Banca d’Italia) non lo dice, ma è contraria all’unificazione monetaria.
• Se non si farà l’Unione monetaria europea, i tedeschi saranno ancora più attratti dall’Europa orientale, dove l’80 per cento degli scambi avviene già adesso in marchi.
• Conviene? Ci si domanda cosa accadrà quando, in applicazione dei trattati di Maastricht, le valute europee dovranno rassegnarsi a morire per dar vita a una moneta unica, valida per tutti. Relativamente all’Italia: ci conviene oppure no? Prima scuola di pensiero: non ci conviene. Se gli altri adottano l’Euro e noi restiamo con la lira, potremo svalutare ogni volta che lo riteniamo giusto, svalutando abbassare i prezzi dei nostri prodotti all’estero e fregare la concorrenza degli stranieri. Obiezione: ogni volta che svaluti, i tuoi beni all’estero costano di meno, ma i beni stranieri in Italia costano di più. Quindi, la svalutazione ha come conseguenza - dopo un po’ di tempo - l’aumento dei prezzi, cioè l’inflazione. L’inflazione colpisce i ceti più poveri, i lavoratori a reddito fisso, i pensionati. Ben presto svanisce anche l’effetto benefico sulle piazze internazionali. Seconda scuola di pensiero: ci conviene. Circolando l’Euro anche da noi, saremo costretti a una politica economica di vero rigore, a curare la qualità dei prodotti, a lavorare di più e meglio, a costruire alla fine uno Stato più agile e moderno, simile agli altri Stati. Comporta più sacrifici, i vantaggi si vedranno solo dopo qualche anno, ma - si dice - è l’unica strada.
• Capitali esportati in Svizzera finora da tedeschi timorosi del 1° gennaio 1999: cento miliardi di marchi. Capitali che saranno esportati fino al 1999: 1500 miliardi di marchi.
• Lei pensa che al 1° gennaio del 1999 i paesi europei saranno pronti? ”Sì. Sono pronto a scommettere i miei risparmi”. Tutti i suoi risparmi? ”No, non tutti” (Alexandre Lamfalussy, presidente dell’Istituto valutario europeo).
• I parrucchieri che in Germania subito dopo la guerra erano costretti a lavorare di notte per risparmiare energia.