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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Ridono di noi

• Confessione. «Sono andato a confessarmi due volte sole. Sono andato a confessarmi e il parroco mi ha detto: ”Da quanto tempo è che non ti confessi, figliolo?”. ”Son dieci anni”. ”Ah! Sei venuto a costituirti!”» (Paolo Rossi).
• Erba. «Un giorno Caino tornò a casa e trovò Abele tutto allegro: ”Sorpresa!” disse Abele. ”Ho sacrificato per te tutte quelle foglie brutte, secche e puzzolenti che tenevi in cantina. Il Signore è contento, e tu ti sei liberato di tutta quell’erbaccia schifosa”. ”Schifosa?” gridò Caino. ”Quella era erba buonissima!”» (Giobbe Covatta).
• «Il giorno della caccia ci si sveglia all’alba e si torna a dormire perché, pôrca trôia, l’alba è prestissimo! Verso le dieci si fa una bella colazione con pecôrino, porceddu, vernaccia, capriccio di Dio e pane spalmato di suffigghiu (una salsina dalle proprietà tipo cocaina, ma naturale, che ti fa uscire d’inverno in canottiera). Verso le undici prepari i cani, ti rôtôli nella terra, per non far sentire l’odore umano alla preda, e a mezzogiorno in punto sei pronto per partire, ma è pronto anche il pranzo, quindi ti siedi a tavola e ci dai dentro come un cadduche (animale tipo moffetta, ma tremendamente ingordo e cagone)» (Aldo, Giovanni Giacomo).
• «A Nuoro quattro pastori sardi sono stati arrestati da quattro pastori tedeschi» (Massimo Boldi).
• «La città del Ciak è così: conta circa un milione di abitanti poi smette di contare e tira a indovinare, perché per me indovinare è sempre meglio che sapere, come bere alle volte è molto meglio che mangiare, soprattutto se si ha sonno e non si ha voglia di dormire né tanto meno di mangiare. Dormire, sognare, un po’ morire (tiè)» (Alessandro Bergonzoni).
• «Il tram!... Faccio per salire: Salire dalla porta posteriore... Come, salire dalla porta posteriore? Già non mi va bene che guidi tu, devo anche salire da dietro? ... Mi precipito verso la porta posteriore e quello: cshhh! Chiude e se ne va... Dove vai? Sei un servizio pubblico, sono io che devo andare, mica tu! Ma quello se n’è andato... Chiedo a un tizio che aspetta: ”Quando passa il 20?”. E lui dice: ” un miracolo che sia passato questo, l’ultimo 19 l’avevo visto sei anni fa”... Con che capisco che sarà una giornata dura, oltretutto io non me ne intendo di tram, quello mi ha riso in faccia, che cavolo ne so io che dopo il 19 non passa il 20 - come sarebbe logico - ma un altro 19?» (Gioele Dix).
• Treno. «Tragedia in Bassa Italia. Suicida si sdraia sui binari del treno Milano-Reggio Calabria. Muore con nove ore di ritardo» (Massimo Boldi).
• «Pronto mutua?... ce sta quer dottore tanto simpatico che in caso sorvola?... ah, è lei... datosi che dovrei pijà la patente perché er marito mio nun vo’ esse da meno socialmente... sì, abbrevio... allora diciamo ner lato fisico che impedimento ce po’ esse?... la vista?... be’, miope so’ miope... perché l’occhiali...? tanto me stanno male... si no se va a sbatte?... be’, ma si nun ce vedo io ce vedranno l’artri no?... mancherebbe che so’ tutti cecati...» (Franca Valeri).
• « solo che... oddio per una volta nella vita poter essere bella... ma bella e basta, bella da non dover fare niente, solo essere lì, sfolgorare... come diceva il ragazzino di Stand by me? ”Brutto da fermare un orologio?”. Be’: bella da fermare un treno in corsa, ecco. Bella tutta, perfetta, una dea: occhi pelle naso bocca capelli! Miliardi e miliardi di capelli, e neanche un pelo, niente: liscia... belle le unghie, le nocche, i tendini del collo, le ossa! [...] talmente bella da fregartene di essere addirittura simpatica o anche intelligente, pfui (E va be’, ho detto pfui e allora? una bella così può permettersi qualunque cosa)» (Lella Costa).
• «Ti ricordi i compagni di classe: Bergonzoni, Colonna, Landi... Ti ricordi l’imbecille, quello che era così imbecille che lo chiamavano L’Imbecille? Come si chiamava quello che si metteva sempre le dita nel naso, che si mangiava le unghie... quel povero imbecille... come si chiamava?... Cazzaniga! Chissà dove è finito quello lì!... diventato sindaco?... Lui è il sindaco? Ma non è possibile! Di’ giuro! Complimenti... Ma se era un povero imbecille... Ah, non lo è più... cioè non è più imbecille?... Ah, non è più povero!...» (Paolo Rossi).
• «Che ho sentito io con queste mio orecchie una creatura innocente chiedere alla mamma: ”Mamma, perché ci sono degli uomini che si vestono come le donne?, e la madre gli ha risposto sdegnata: ”Cosa sono queste parole? Lo saprai quando sarai grande. E poi te l’ho detto mille volte che io non sono la mamma, sono il papà!”» (Giorgio Faletti).
• Amore. «Lei gli diceva: ”Se tu m’amassi...”. Poi gli scriveva: ”Se tu m’amassi...” Gli sussurrava : ”Se tu m’amassi...”. Lui le rispose: ”Ma no che non t’amasso!”» (Enzo Iacchetti).
• Bilingue. «Il vero amore l’ho scoperto baciando una ragazza di Bolzano: era bilingue» (Dario Vergassola).
• «Quando poi raggiungi l’adolescenza iniziano i casini veri. [...] Le ragazze della tua età te le fregano quelli più grandi, quelle più grandi non ti si filano proprio e quelle più piccole sono troppo piccole. Hai il massimo della potenza sessuale e il minimo delle possibilità. Potresti farlo cinque volte al giorno per quattro anni senza problemi e invece lo fai cinque volte in quattro anni e hai anche qualche problema. la famosa guerra dei 14/18» (Jacopo Fo).
• «Ci siamo atrofizzati, nell’antichità l’uomo di piselli ne aveva tre, da cui la famosa frase: ”Che cazzo vuoi?”» (Roberto Benigni).