Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Il boia non molla (Dalla iniezione letale alla lapidazione. La pena di morte nel mondo)
• Secondo un sondaggio della Doxa, il 47,8 per cento degli italiani sarebbe favorevole alla reintroduzione della pena di morte.
• In tutto il mondo, gli Stati che ancora applicano la pena di morte sono 94. In Francia è stata del tutto abolita nel 1981, in Germania nell’87, in Italia nel ’94, in Spagna nel ’95, in Belgio nel ’96. Soltanto il 28 gennaio del 1999 l’Inghilterra ha abolito l’impiccagione per i reati di ”rivolta contro il monarca, regicidio, stupro della regina, della figlia maggiore del re o della moglie dell’erede al trono”.
• Tra i crimini puniti in Cina con la pena di morte: pubblicazione di libri pornografici, evasione fiscale, avvelenamento di bestiame, uccisione di una tigre, ecc.
• In Cina i condannati a morte vengono eliminati con un colpo di pistola alla testa. I familiari apprendono dell’esecuzione ricevendo un pacco che contiene le corde utilizzate per legare il congiunto e una fattura di 80 yen (circa 35mila lire) per il rimborso della pallottola. In caso di mancato pagamento, le autorità non inviano le ceneri del defunto
• Un distaccamento militare francese di stanza in Cina tra le due guerre ha riferito che durante una decapitazione pubblica soltanto uno dei quindici condannati non ebbe la testa mozzata al primo colpo (il cranio rotolò al quinto colpo, dopo che l’uomo aveva lanciato grida disumane). «Questo accadde - dissero i soldati - perché era l’unico che non aveva pagato la mancia al boia».
• Nel novembre del 1994, nella sua casa di Mansfield, è morto a 73 anni Sidney Dernley, ultimo hangman di Sua Maestà britannica, autore, secondo molti storici, dell’impiccagione più rapida della storia giudiziaria inglese: in sette secondi, verificati al cronometro, giustiziò James Inglis, condannato per l’omicidio di una prostituta.
• Il caso di Richard Ramirez, soprannominato ”night stalker” (cacciatore della notte), condannato dieci anni fa alla camera a gas, in California, per 13 omicidi, 5 tentati omicidi, 6 rapine, 3 atti osceni su minori, 2 rapimenti, 3 abusi sessuali orali, 4 atti di sodomia, 5 furti semplici e 14 con scasso. Tutti i delitti erano stati commessi tra il giugno del 1984 e l’agosto del 1985.
• In Arizona, nel 1991, novantasette condannati alla camera a gas beneficiarono di un insolito rinvio: il ministero dell’Ambiente, preoccupato dai pericoli di un’eccessiva emissione di gas cianuro nell’atmosfera, aveva stabilito che i penitenziari, per mandare a morte qualcuno, dovessero prima ottenere un ”permesso di esecuzione”.
• L’iniezione letale è un miscuglio di thiopental sodico (barbiturico), bromuro di pancurnio (paralizza il diaframma ed i polmoni) e cloruro di potassio (provoca l’arresto cardiaco). Tempo di sopravvivenza: dai 6 ai 15 minuti.
• I condannati alla crocifissione non muoiono di fame o di sete, ma per asfissia: fissati alla croce con chiodi o corde, vengono presto assaliti da violente contrazioni muscolari, e dopo un po’ la loro cassa toracica non è più in grado di espellere l’aria dai polmoni. Alcuni superstiti dei campi di concentramento raccontano che ai piedi dei più robusti, per accelerare il soffocamento, venivano attaccati dei pesi.
• Secondo la legge islamica, i parenti delle vittime hanno il diritto di esigere un risarcimento invece dell’esecuzione dell’assassino. La diya, ”il prezzo del sangue”, varia secondo un preciso tariffario: 29mila dollari nel caso di vittime musulmane, 15mila dollari per non musulmani e 7mila e 200 dollari per donne non musulmane. In Arabia Saudita, nel 1997, Muhammad Salah ’Obeid, condannato per l’omicidio di Muhammad Hamid Khider, fu perdonato il giorno dell’esecuzione in cambio di una grossa somma di denaro.
• In Iran, Hamid Khoshvenis è stato impiccato il 30 novembre 1998 per aver sfregiato con l’acido il volto di due sorelle, Faezeh, di 17 anni, e Fattaneh, di 10. In primo grado, Khoshvenis era stato condannato ad essere sfregiato con una quantità di acido pari a quella usata contro le due sorelle. Le proteste dei familiari convinsero i giudici del secondo grado a condannare Khoshvenis come ”corrotto sulla terra”, crimine punito con la pena di morte.
• Regola sulla lapidazione stabilita dal codice penale iraniano: «Le pietre non devono essere troppo grandi al punto che il condannato muoia dopo averne ricevute una o due, e non devono essere troppo piccole al punto che non si possano chiamare pietre». Per evitare calibri inadeguati, i sassi sono forniti direttamente dallo Stato.
• La crocifissione, oggi utilizzata come metodo legale d’esecuzione in molti paesi islamici, era in uso già presso egiziani, ebrei, cartaginesi, fenici e persiani. In Macedonia, in Grecia e nell’Impero romano era riservata agli schiavi. A Roma, le prime crocifissioni ebbero luogo sotto Tarquinio il Superbo.
• In Arabia Saudita, Quatar, Yemen ed Emirati Arabi Uniti le decapitazione vengono eseguite con una scimitarra d’argento, solitamente di venerdì (giorno sacro all’Islam), nelle piazze principali della città. Per un musulmano la decapitazione è la condanna più crudele: non potrà godersi il paradiso, concesso solo a chi muore con un corpo non mutilato.