Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
L’euro
• Secondo un’inchiesta francese del gennaio 1998, un litro di latte costa 1,2 euro in Italia, 0,65 euro in Lussemburgo, 0,5 euro nei Paesi Bassi. Una nota marca di jeans: 67 euro in Italia, 70 in Lussemburgo, 60 nei Paesi Bassi. Un’automobile francese di media cilindrata: 19.700 euro in Italia, 18.800 in Lussemburgo, 23.000 nei Paesi Bassi.
• Tra i primi vantaggi della moneta unica, l’abolizione dei costi di cambio. Se un cittadino dell’Unione partisse con centomila lire per un giro nei quindici paesi e cambiasse valuta a ogni passaggio di frontiera, tornerebbe a casa con meno della metà della somma iniziale senza aver comprato nulla.
• Un euro vale, e varrà sempre, 1.936,27 lire. I tassi di conversione tra le monete dei paesi che fanno parte dell’Unione monetaria, entrati in vigore il primo gennaio 1999, non verranno più mutati.
• Il primo gennaio 2002, quando verranno introdotte le banconote e le monete in euro, comincerà il progressivo ritiro delle monete e banconote nazionali. Entro il primo luglio 2002 sarà in corso soltanto la valuta in euro.
• Tra il 1999 e il 2001 verranno stampati oltre 10 miliardi di biglietti in euro per i sette tagli stabiliti (5, 10, 20, 50, 100, 200, 500 euro).
• Verranno coniati circa 60 miliardi di monete in euro, in otto tagli: 1, 2, 5, 10, 20, 50 centesimi, 1 e 2 euro. Le monete da 1, 2 e 5 centesimi saranno in acciaio ricoperto di rame, quelle da 10, 20 e 50 centesimi in una lega particolare detta ”Nordic gold”, quelle da 1 e 2 euro, bicolori, verranno prodotte con miscele di nickel e rame. Un lato delle monete avrà impresso in ogni paese lo stesso soggetto europeo, sull’altro i diversi governi potranno incidere disegni nazionali. In questo modo, mentre le banconote non avranno una provenienza nazionale riconoscibile, le monete, seppur interscambiabili, saranno diverse da paese a paese.
• Dal 1° gennaio 1999, con l’avvio dell’Unione monetaria, non ci sono più politiche monetarie distinte. La responsabilità della politica monetaria comune è affidata al Sistema europeo di banche centrali (Sebc) formato dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali degli undici paesi dell’area dell’euro.
• Obiettivo principale della politica monetaria, la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro, ottenuta principalmente tenendo fermi i tassi d’interesse. La politica monetaria influenza i prezzi (e quindi l’inflazione) con un ritardo stimato in 18/24 mesi, a causa dell’inerzia dei comportamenti economici.
• Due volte l’anno i paesi dell’Unione europea, per evitare disavanzi eccessivi, devono sottoporre i loro bilanci a un esame. Il disavanzo è ritenuto eccessivo se supera la soglia del 3 per cento del prodotto interno lordo (pil). In questo caso scatta una sanzione che prevede l’obbligo di un deposito infruttifero pari allo 0,2 per cento del pil più lo 0,1 per cento per ogni punto percentuale del disavanzo pubblico in rapporto al prodotto che eccede la soglia del 3 per cento. Per esempio: se un paese ha un disavanzo del 4 per cento, dovrà versare lo 0,2 + lo 0,1 (perché l’eccedenza è di 1 punto) del prodotto interno lordo. Se entro due anni il disavanzo non torna nei limiti l’importo versato come deposito infruttifero (se venisse restituito si perderebbero solo gli interessi) diventa ammenda e viene trattenuto (cioè si perde anche il capitale).
• Già prima dell’introduzione dell’euro, il totale delle attività finanziarie europee era di 21mila miliardi di dollari contro i 22mila miliardi di dollari dell’America e i 16mila miliardi del Giappone. La struttura del mercato europeo è diversa da quella americana per il ruolo preponderante del credito bancario: in Europa il mercato azionario rappresenta il 15 per cento, contro il 35 per cento degli Stati Uniti.
• Circa il 50 per cento degli scambi internazionali è attualmente negoziato in dollari, anche se le esportazioni e le importazioni americane sono pari al 15 per cento del totale. Le negoziazioni in valute europee sono il 30 per cento, quelle in yen il 5 per cento. Attualmente il principale paese esportatore e importatore del mondo è l’America, seguita da Giappone e Germania. L’Unione Europea, nel suo complesso, supererebbe gli Stati Uniti come esportatore di beni e servizi.
• Nel 1997 la Spagna aveva un tasso di disoccupazione del 21 per cento, la Finlandia del 14 per cento, la Francia del 12,5, l’Italia del 12, la Germania e il Belgio del 10, l’Austria appena del 4,4 per cento. Il tasso medio europeo del 1998 è stimato intorno al 10,3 per cento, il doppio di Stati Uniti e Giappone.
• Il reddito pro capite degli spagnoli è inferiore alla media europea del 20 per cento circa, quello dei portoghesi del 30 per cento. I cittadini del Lussemburgo hanno un reddito pro capite superiore alla media europea del 60 per cento.
• Il sistema anti-contraffazione dell’euro sarà superiore a quello che protegge il dollaro americano.
• Al momento dell’adesione alla Comunità, nel 1974, l’Irlanda era tra i paesi più poveri. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta la sua economia è cresciuta rapidamente, colmando in un decennio il divario rispetto al reddito pro capite medio (l’anno scorso era simile a quello italiano).