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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Osho - Gennaio 1975, Camila Raznovich ha tre mesi

• Osho. Gennaio 1975, Camila Raznovich ha tre mesi. Sua madre, soffrendo di depressione post-partum, la lascia a Milano col padre e parte per l’India con Martin, l’altro figlio di 3 anni. "Mia zia le aveva parlato di Baghwan (il futuro Osho) un santone che abitava a Poona nell’India centrale. Una persona meravigliosa, le avrebbe fatto bene senz’altro".
• Rolls Royce. Osho, testa mezza pelata e lunga barba bianca, a molti noto come "il guru del sesso o piuttosto come il santone ricco che sfotteva gli occidentali dementi e si faceva regalare orologi costosi". Famoso anche per le decine di Rolls Royce che possedeva.
• Mala. Il mala, collana fatta di 108 perline di legno a mo’ di rosario con appesa la foto di Osho. Prendere il mala voleva dire diventare un sannyasin, un ricercatore.
• Kamla. Camila prese il mala ("per l’esattezza un baby mala, minuscolo") che non aveva neppure due anni. Da quel giorno il suo nome non fu più Camila ma Kamla, beata nel fiore di loto ("Osho dava a tutti un nome nuovo").
• Nicla e Mario. La mamma di Camila, Nicla Nila Nardi, "bellissima, austera, con poca ironia, intelligente e pratica, forse un po’ capricciosa, indipendente e femminista". Il padre, Mario Israel Raznovich, "non un Adone ma con una testa rara, molto estroso, a tratti folle, ironico e leggero, un romantico sognatore". I due si sposarono nel 1966: lei aveva 21 anni, lui 30. Prima di far figli girarono l’Europa a bordo di una Fiat 124 blu. Fu la moglie a lasciare il marito dopo 14 anni di matrimonio (però rimasero amici fino alla morte di lui, nel 2003).
• India. Camila andò in India per la prima volta a 5 anni.
• Ashram. Nell’ashram (luogo d’insegnamento) si passava la maggior parte della giornata all’aperto, c’era una grossa cucina e una mensa self service fatta di tavolacci lunghissimi, il menu era vegetariano-macrobiotico e i bambini ("una vera banda che proveniva da tutto il mondo"), spesso scappavano in un hotel lì vicino per comprarsi le patatine fritte.
• Bambù. La mattina i bambini andavano a scuola, uno stanzone in mezzo a un giardino incolto. La merenda, un paio di bananine. Il bagno, un buco nella terra dietro qualche stelo di bambù.
• Illuminazione. "Per gli adulti il raggiungimento dell’illuminazione attraverso varie tecniche di meditazione era l’attività suprema. Molti di loro avevano un’aria stralunata, indossavano tuniche larghe e comode della tonalità del sole che tramonta, alcuni non portavano le mutande e quando ti abbracciavano sentiti i loro gioielli muoversi in libertà".
• Tosse. Durante la meditazione il silenzio era d’obbligo, "tanto che se avevi la tosse eri cortesemente invitato a non partecipare".
• Sufi dance. A sei anni Camila abitava in una comunità di nome Vivek a Milano. In alcune domeniche di primavera gli adulti, vestiti di rosso o d’arancione, si incontravano a decine al parco Sempione per la sufi dance. Si prendevano per mano formando un enorme cerchio, cantavano e si muovevano. I bambini stavano seduti in mezzo al cerchio.
• Violenza. A Milano Camila fu violentata da un amico di famiglia. Lui la teneva in braccio, lei guardava i cartoni in tv. "Sento l’elastico delle mutande alzarsi piano. Il suo dito tozzo e ruvido scivola con sapienza meschina verso la mia vagina, si fa strada, apre le labbra e mi penetra. Brucia. Ho nove anni".
• L’Incendio. A un certo punto arrivò dall’Oregon una donna di nome Vidia "brutta, magra, bionda". Disse che Osho aveva preso una decisione: la gente che abita a Vivek sarebbe stati trasferita in altre comunità della Germania. Questa Vidia accusò poi la zia di Camila di tramare ai danni degli altri discepoli. Lo scopo vero di Vidia e dei suoi compari si capì solo qualche mese più tardi: voleva chiudere la comunità, vendere tutto e scappare coi soldi. Quel periodo, nella famiglia di Camila, viene ancor oggi ricordato come ”L’incendio”.
• Pacchi regalo. Dopo l’Incendio la famiglia si disperse, Camila fu mandata a Buty st. Edmonds, a circa tre ore da Londra, in una comunità sannyasin per bambini e ragazzi. In principio la misero a pulire i bagni, poi a tagliare pane, carote e mele (i commensali erano circa trecento). Non esistevano indumenti privati ma scaffali con pile di vestiti divisi per sesso e per età. Quando arrivava un pacco regalo, di solito pieno di cioccolata e caramelle, era regola ferrea dividerlo coi compagni di stanza. Chi disobbediva, lavava piatti per la notte intera.
• Ritorno in India. Dopo cinque anni di liceo a Milano, Camila si trasferisce nella comunità di Osho di Berlino. Di giorno va a corsi di tedesco e recitazione, di notte lavora in discoteca. Coi soldi racimolati parte per Poona ma trova tutto cambiato: "I bambini non erano più ammessi nell’ashram, ci si doveva vestire tutti dello stesso colore, c’era un’intervista da fare per poter avere il pass d’entrata, ecc. Il cambiamento era così radicale che noi ragazzi avevamo rinominato il campus club med: club di meditazione. Era un mediterranée in piena regola, con aggiunta di tre meditazioni al giorno per sentirsi ”puliti dentro oltre che belli fuori”. Ho resistito un mese".