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 2005  novembre 21 Lunedì calendario

Si legge nel Corano: «Le vostre donne sono come un campo per voi, venite dunque al vostro campo a vostro piacere, ma premettete qualche atto pio, utile a voi, e temete Iddio» (II, 223)

• Si legge nel Corano: «Le vostre donne sono come un campo per voi, venite dunque al vostro campo a vostro piacere, ma premettete qualche atto pio, utile a voi, e temete Iddio» (II, 223). E ancora: «Esse agiscano con i mariti come i mariti agiscono con loro, con gentilezza; tuttavia gli uomini sono un gradino più in alto, e Dio è potente e saggio» (II, 228).
• Nel 625, quando Maometto fu sconfitto dai Meccani, ci fu un improvviso aumento delle vedove, prive di qualsiasi tutela nella società del tempo. «Non sorprende che proprio in una simile occasione sia stato rivelato il versetto – tutt’altro che chiaro – con cui Dio avrebbe autorizzato la poligamia: ”Se temete di non essere equi con gli orfani, sposate allora, di fra le donne che vi piacciono, due o tre o quattro, e se temete di non essere giusti con loro, una sola, o le ancelle in vostro possesso; questo sarà più atto a non farvi deviare” (IV, 3)».
• Il Corano prevede che lo sposo dia alla sposa una dote, mahr, che rimane sempre di proprietà della moglie. Siccome il prezzo preteso dalla donna era spesso esorbitante, si stabilì di pagarne una parte (donativo nunziale accelerato) al momento del matrimonio, mentre il resto (donativo nunziale posticipato) poteva essere preteso solo se la donna restava vedova o veniva ripudiata.
• Il donativo nuziale di Maometto alla sua prima moglie, Khadija bint Khuwaylid, sposata nel 595, fu di venti giovani cammelli. Secondo la tradizione, fu lei a proporgli il matrimonio. Lui aveva allora 25 anni, lei, di 15 anni più vecchia, era già stata sposata due volte.
• Secondo la tradizione, Maometto, a un anno dalla morte di Khadija, chiese consiglio a un’anziana zia sulla donna da prendere in moglie. Costei gli rispose: ”Caysha, se vuoi una vergine, oppure Sawda, se preferisci una non vergine”. La prima aveva nove anni, la seconda, vedova e poco attraente, trenta. Maometto le sposò entrambe, ma più di tutte amò Caysha, che vezzeggiava col nomignolo di humayra, ”la piccola dai capelli rossi”. Lei, altrettanto innamorata, faceva di tutto per stargli vicino. Rimasta vedova all’età di vent’anni, non si risposò mai.
• In epoca preislamica esistevano quattro tipi di nikah (matrimonio). Nel nikah al-ba’al l’uomo pagava al padre o al tutore della sposa richiesta in matrimonio un donativo nunziale; nel nikah al-raht invece un gruppo di maschi (dieci al massimo) aveva rapporti con una stessa donna per un periodo stabilito in precedenza: se la donna rimaneva incinta sceglieva tra costoro un padre ufficiale per il nascituro, e il prescelto non poteva assolutamente rifiutare la paternità; nel nikah al-istibda’ il marito permetteva alla moglie di coabitare con un altro uomo, preferibilmente di bell’aspetto e in buone condizioni fisiche e morali. Infine esisteva il nikah al-bugha’ in cui un numero imprecisato di uomini frequentava liberamente una donna, di fatto una prostituta riconosciuta come tale grazie ad un drappo esposto alla sua porta: costei, nel caso partorisse, si rivolgeva ad un esperto di fisiognomica per designare il padre. Inoltre erano riconosciute come lecite relazioni di concubinato con prigioniere e schiave, oppure quelle in cui due uomini si scambiavano le mogli in maniera definitiva. Con l’avvento dell’islam rimasero leciti solo il nikah al-ba’al e l’unione carnale con schiave e prigioniere.
• Umm Musà, sposa del califfo al-Mansur (754-75), pretese nel contratto matrimoniale che il marito rinunciasse a prendere un’altra moglie o una concubina. Lui tentò più volte di far annullare la clausola, ma lei riuscì sempre a corrompere i giudici con doni sontuosi. Quando Umm morì, i cortigiani offrirono ad al-Mansur cento vergini per festeggiare la riacquistata libertà.
• Nel 1666 il viaggiatore francese Jean Chardin annota che a Isfahan, allora capitale del regno safavide della Persia, c’erano 14.000 prostitute, tutte registrate presso un apposito ufficio che rilasciava le licenze per esercitare nei ”vicoli dei nudi o delle nude” e in alcuni caravanserragli situati nei pressi della ”Piazza del Re”. Le donne che lavoravano in questi bordelli, chiamati ”case di piacere”, pagavano una tassa proporzionale alla loro bellezza (più erano belle, più la cifra cresceva). Nel porto di Lattakia, nell’attuale Siria, era un ”tutore dell’ordine pubblico” a stabilire le imposte in base a fascino ed età.
• Leone l’Africano, convertito al cristianesimo, riferisce nelle sue Memorie che in Marocco all’inizio del XVI secolo una schiava valeva 15 dinar, un uomo 20 ed un eunuco 40.
• Gustave Flaubert in una lettera del 1850 alla sua amante Louise Colet: «La donna orientale è una macchina e niente più; non trova nessuna differenza tra un uomo e un altro uomo. Fumare, andare al bagno, dipingersi le palpebre e bere caffè, è questo il cerchio di preoccupazione ove gira la sua vita. Ho visto danzatrici il cui corpo si dondolava con la regolarità e il moto insensibile di una palma. Quegli occhi così profondi, che hanno tinte dense come il mare, non esprimono altro che calma, calma e vuoto come il deserto».
• Come narra George Murdock, antropologo americano, la poligamia è stata ”la forma di matrimonio preferita dalla maggioranza delle culture”. Su 250 società, trovò infatti che 193 erano poliginiche, 43 monogamiche e 2 poliandriche; il resto non rientrava in un’unica categoria.
• Nei paesi musulmani dove è ancora ammessa, la forma più diffusa di poligamia è la bigamia. Di solito l’uomo prende una seconda sposa quando la prima è anziana e spesso con l’approvazione di lei, che può così liberarsi da una serie di incombenze casalinghe.
• Nella società musulmana è praticata sia la circoncisione maschile che l’escissione femminile o clitoridectomia. Del tutto sconosciuta invece l’infibulazione. Ancora praticata nei territori del mondo islamico, come nell’Africa subsahariana, risale in realtà a culture autoctone che l’islam non è riuscito a soppiantare del tutto.
• La concubina, diversamente dalle mogli, non aveva alcun diritto di pretendere dal suo padrone il soddisfacimento sessuale. Ciononostante il fiqh sciita raccomandava di accoppiarsi con la schiava almeno una volta ogni quaranta giorni, allo scopo di proteggerla contro le tentazioni della fornicazione.