la Repubblica, 11 novembre 2016
Soffoca la figlia. «Aveva la sindrome del genitore narciso»
BARI. Emanuela aveva tre mesi quando è stata ammazzata da più mani. Da quelle di suo padre, Giuseppe Difonzo, che l’ha soffocata in culla, mentre era ricoverata per una malattia inesistente. O per lo meno, una malattia non sua. E dalle mani della burocrazie che, per un cortocircuito tra giustizia e servizi sociali, nonostante l’allarme dei medici, nonostante un decreto del tribunale di affidamento in comunità, l’ha riconsegnata nelle mani di suo padre. Il suo assassino.
La storia è agghiacciante. E comincia il 29 ottobre quando Emanuela nasce ad Altamura, in provincia di Bari. La madre ha altri tre figli, sparsi in comunità, in Italia. Il padre è di buona famiglia, tutti professionisti, benestanti. Il ragazzo ha però problemi caratteriali, tant’è che viene allontanato dalla famiglia di origine. Poi arriva Emanuela che, a credere al suo profilo Facebook, era «la cosa più bella della vita» del suo papà. Dopo qualche settimana dalla nascita però cominciano i problemi: dal 19 novembre al 13 febbraio quando Emanuela muore, la bambina viene ricoverata per 10 volte. La portano i genitori per asfissie e rigurgiti ma la bambina nel periodo di degenza non ha alcun problema. Torna a casa, però, e torna a stare male. Fino a quando non muore nella sua culletta di ospedale. I genitori non fanno alcuna denuncia. Ma il primario della Neonatologia del Policlinico di Bari, Nicola Laforgia, prende carta e penna e scrive al tribunale dei minorenni: «Tutti gli esami clinici e strumentali eseguiti sulla piccola, hanno dimostrato che la neonata fosse sana. Oggi, all’esito del decesso della bambina sono ancora più convinto, quale medico operante nell’ambito della neonatologia da più di 25 anni, che le problematiche della piccola Emanuela non fossero di natura medica bensì di altra natura». Il professor Laforgia scrive con cognizione di causa: nelle settimane precedenti aveva già denunciato al Tribunale quel padre “particolare”, che sembrava affetto da “sindrome di Munchausen per procura”. Si tratta di una patologia che spinge i malati, per attirare attenzioni su di sé, a fingere malattie e ricoveri. Difonzo aveva decine di ricoveri per patologie inesistenti sulle spalle. E ora aveva trasferito la sua sindrome da genitore narciso sulla figlia. Che però provava a soffocare per davvero.
Per questo il tribunale, il 13 gennaio, aveva mandato bimba e mamma in comunità. Per poi revocarla sulla base di una relazione delle assistenti sociali di Altamura che avevano assicurato che tutto era in regola. «Un decreto basato sulla scorta delle mere dichiarazioni rese dalle due assistenti sociali, senza che venissero assunte informazioni sul nucleo familiare dai Carabinieri» scrive il gip Roberto Oliveri del Castillo. I carabinieri avevano un’indagine sui Di Fonzo per molestie su un’altra bambina. Ecco perché, scrive con amarezza il gip, «emerge in modo evidente e macroscopico» che quella di Emanuela è stata «una morte annunciata».