Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 16 ottobre 2004
Aldo Cazzullo
• Luoghi comuni. Il primo da sfatare: l’umidità del clima a Torino, in media 800 millimetri di precipitazioni all’anno (contro i 947 di Napoli e i 1.400 dei Colli Romani)
• Primati. "Torino è la città più profonda, più enigmatica, più inquietante non d’Italia, ma del mondo" (Giorgio de Chirico).
• Primati/2. Torino ha il porticato ininterrotto più lungo del mondo: 12 chilometri.
• Motti. Esagerouma nen, ”non esageriamo”, per Norberto Bobbio, traduzione in torinese di understatement.
• Maledizioni. Prima ancora che si cominciasse a discutere la Legge Rattazzi sulla soppressione di molti ordini religiosi e confisca dei relativi beni, don Bosco ricordò per iscritto a Vittorio Emanuele II le maledizioni dei duchi sabaudi sui discendenti che avessero osato toccare la Chiesa. In effetti il 5 gennaio 1855, tre giorni dopo l’inizio dei lavori alla Camera, cadde malata la madre del re, Maria Teresa; morì dieci giorni dopo e al ritorno dai funerali si mise a letto la moglie del re, Maria Adelaide, trentatré anni; morta lei, il 20 gennaio, la sera stessa toccò d’ammalarsi al fratello del re, Ferdinando duca di Genova, poco più di trent’anni (morto in pochi giorni). L’ultimogenito del re, invece, per morire aspettò maggio, la vigilia del giorno previsto per l’approvazione della legge.
• Conversioni. Giovanni Paolo II, in visita a Torino, nel settembre 1988: "La città di Torino era per me un enigma, ma dalla storia della Salvezza sappiamo che là dove ci sono i santi entra anche un altro che non si presenta con il suo nome. Si chiama il Principe di questo mondo, il demonio". Sulla straordinaria fioritura di santi nella diocesi: "Quando ci sono tanti santi è perché ce n’è bisogno". Sempre al di fuori dal testo preparato: "I grandi santi piemontesi sono come i profeti, e coi profeti non si scherza, e tu, Torino, hai bisogno di una conversione eccezionale, superiore".
• Iella. Il pomeriggio del 13 febbraio 1983 un incendio scoppiato nella galleria del cinema Statuto uccise 64 persone, 31 uomini e 31 donne più un bambino e una bambina, trovati nelle loro poltrone intatti, ma completamente neri. Erano andati lì per vedere il film La capra, nell’originale francese La chèvre, in argot, la ”iella” (i protagonisti della pellicola erano tutti enchevrés, ”perseguitati dalla sfortuna”). La notte precedente in Piazza Castello era stato inscenato il sabba diabolico organizzato dal Comune per il Carnevale tematico: iniziato a mezzanotte, spente tutte le luci, dei laser avevano tracciato segni cabalistici nel cielo, mentre coppie con corna, code e forconi avevano danzato in una nebbiolina viola. Non sfuggirono agli esoteristi altre due circostanze (oltre alla data): il numero delle vittime, 64, corrispondente alle caselle su cui gioca a scacchi il diavolo, e il nome del cinema, lo stesso di piazza Statuto, considerata dagli occultisti il centro degli influssi negativi della città.
• Esposizioni. Il 4 settembre 1911 su un treno proveniente dalla Germania e diretto in Italia, era un gran parlare dell’Esposizione di Torino per il cinquantenario dell’Unità, e c’era anche Franz Kafka, che alla fine annotò sul suo diario: "Non andare a Torino. A nessun costo".
• Beati. Marvelli Alberto sarà presto beato. Ingegnere, romagnolo d’origine e torinese di adozione, progettò con Giacosa Dante la Fiat 500 A, la prima Topolino, l’utilitaria più piccola del mondo.
• Dirigenti. La scuola allievi della Fiat di corso Dante, dagli anni Cinquanta ai 60 ventimila ragazzi (1.600 diventeranno dirigenti, quasi tutti gli altri capisquadra). Gli ispettori della scuola li sorvegliavano perfino sul tram, linea 2, e alle sette e mezza alla fermata li attendeva il vicedirettore Faldella, pronto a prendere a ceffoni chi era sorpreso con mani in tasca o sigaretta in bocca. Ma capitava che se le buscasse anche qualcuno che allievo Fiat non era, e chiarito l’equivoco invece delle scuse si sentiva dire: "Vorrà dire che ti servirà lo stesso, per la vita".
• Francesità. Mussolini in visita a Torino, dopo l’incontro con gli operai Fiat: "Porca città francese".
• Marisa. Giampiero Boniperti, mai un capello fuori posto, tanto che per farlo arrabbiare lo chiamavano ”Marisa”.
• Foto. Il metodo pedagogico di Boniperti allenatore, di appendere bene in vista in ufficio le foto della squadra avversaria che aveva vinto l’ultimo scudetto o con cui la Juve aveva perso una partita decisiva. Sapeva prestarsi anche a qualche complicità coi giocatori: assecondò Haller che si faceva versare lo stipendio con due assegni, uno per la famiglia, uno per i vizi personali (c’era Muccinelli, invece, che faceva mandare il conto dei night a "Giovanni Agnelli. C.so Matteotti").
• Declino. Dal culmine di un milione e duecentomila abitanti nel 1971, Torino è ormai passata a novecentomila.
• Senza. "Senza l’Italia Torino sarebbe più o meno la stessa. Ma senza Torino, l’Italia sarebbe molto diversa" (Umberto Eco).