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 1999  luglio 05 Lunedì calendario

Adriano Sofri: «Quando ero innamorato delle cose divise in due, Bologna mi piaceva poco

• Adriano Sofri: «Quando ero innamorato delle cose divise in due, Bologna mi piaceva poco. Era grassa, intanto. Era in un posto dell’Italia tra il nord e il sud l’un contro l’altro armati. Era una capitale delle vie di mezzo politiche, del Pci dei ceti medi. Tutto vi era medio, cioè mediocre, cioè inviso ai tagli netti prediletti da chi vuole rivoltare il mondo. Poi, man mano che smobilitavo e mi anemizzavo, cominciai a rivalutare l’Italia centrale, i traghetti, le cerniere e le vie di mezzo. Al Nord soffiava la superstizione nordista e avara, al Sud una disgregazione incattivita. Al centro resisteva un tempo più pigro, una convivialità, qualche isola pedonale in più e tante case del popolo con la tombola e le discussioni. Sei anni fa avevo scritto così ”La tenuta del PdS in questa parte d’Italia, quando ideologia politica e disciplina di partito e modo di vita militante sono finiti, ha un senso di conferma della natura mediana, di ceto medio, che era già del Pci, ma ora è meno un connotato di classe e piuttosto un’adesione disordinata ma resistente alla trama dei rapporti civili, di una vita quotidiana meno sradicata o eccitata che altrove. [...] Di fatto l’Italia centrale ha potuto apparire come uno stato d’animo oltre che un luogo fisico: un modello misurato in tempi di smodatezze, anche per il resto d’Italia [...]. Bologna è perduta per autogol: ma tutta la politica di oggi (e gran parte del football) funziona ad autogol».
• Sabina Guzzanti in Piazza Maggiore, dal palco della festa organizzata per guadagnare le simpatie dei ragazzi verso Silvia Bartolini: «Ma vi rendete conto di cosa vorrebbe dire? Un macellaio sindaco di Bologna».
• A Bologna è crollato il tempio degli intrighi. «D’Alema farà la fine di tutti gli usurpatori. Tanto per cominciare, domenica, gli è crollato adosso il tempio degli intrighi innalzato in questi mesi . Al Guazza i diessini bolognesi avevano riservato lo stesso trattamento di Romano: era il presidente della Camera di Commercio e gliela hanno portata via. L’avessero lasciato al suo posto, avrebbero ancora Palazzo Accursio» [...] Sta dicendo che i diessini bolognesi si erano montati la testa? «Sto dicendo che hanno dato importanza alla carriera. Prodi è ambiziosissimo, ma sarà che in famiglia gli hanno voluto bene... non so, gli viene spontaneo andare a salutare per primo un autista. D’Alema non è capace, si vergogna. Vitali girava con la macchina blindata e i vetri scuri, io vado in motorino e Prodi circola a piedi senza scorta» (l’ex direttore di Nomisma Gianni Pecci a Maria Latella).
• Marco Revelli: «Avevo intutito che sarebbe andata male, la vigilia delle ”europee”, quando entrato nel negozio di ferramenta che da sempre mi rifornisce avevo trovato (fatto inedito) il banco ricoperto di ”santini” di Forza Italia, e poco dopo, passato dalla pizzeria che fa le migliori pizze del quartiere, mi aveva accolto una gigantografia del proprietario impegnato in una calorosa stretta di mano con Berlusconi».
• Un diffusore dell’’Unità”: «Una volta la domenica s’andava su per le scale dei condomini a vendere l’’Unità” e a chiedere alle persone ”tutto a posto?”, ”’Hai bisogno di qualcosa?”. Poi è arrivato un segretario, la Donatella Zerbini, che è una brava persona. Però parla solo coi laureati...».
• Gianni Pecci: «Vitali era sempre col gessato, io vado in maglietta. Per parlare con Vitali io ci mettevo giornate intere...». Scusi sa, ma un sindaco magari ha un bel po’ di cose da fare. «Ma che cavolo ha da fare un sindaco se non parlare con la gente?».
• Gavino Angius, presidente dei senatori DS. «Auto blu e assessori in carriera sono il nostro muro di Berlino. Un muro invisibile ma reale che ci separa dalla società. Prima lo capiamo e meglio è per tutti». Come glielo farebbe capire agli assessori? «Cari compagni assessori, lasciate a casa le cravatte e i gessati, ascoltate prima di parlare e usate con la nostra gente un linguaggio elementare, semplice, anche franco. La politica è cuore, è sentimento. E bisogna essere sinceri per ricevere affetto e sostegno».
• Aldo Tortorella: «Se ad un partito ci si iscrive per diventare assessori, la colpa non è dei singoli ma dell’indirizzo politico scelto. Quei metodi, insomma, riflettono la linea politica di un partito».
• Massimo Cacciari: «Primo: si è buttata via la vittoria del ’96, cancellando l’Ulivo. Secondo: non è partita la riforma federalista. Terzo: Bertinotti, complimenti ancora, ha defenestrato Prodi. Quarto: la guerra in Kosovo non ci ha aiutato. Quinto: le pensioni alla vigilia del voto. Come dire la verifica nello stato maggiore prima della battaglia decisiva».
• Vincenzo Visco: «I valori di riferimento della sinistra sono quelli di sempre, giustizia libertà eguaglianza e solidarietà. La destra italiana, invece, non è neanche liberista, vorrebbe un mondo senza tasse, senza regole, senza sindacati. Il nostro problema è quello di rendere evidente questa diversità, senza per questo rinnegare i vincoli economici che vanno rispettati, e facendo fino in fondo alcune analisi che ormai vanno fatte». Quali? «La sinistra di oggi è figlia di una storia antica, nata per la difesa dei ceti sfruttati e diseredati che subivano abusi devastanti e fatiche fisiche schiaccianti. nata per riscattare questi ceti. Oggi per molti il riscatto è stato ottenuto, ma sono nate nuove ingiustizie prodotte dalla nuova società e nuovi settori hanno bisogno di nuove tutele e nuove difese».
• Guazzaloca: «Quando mi hanno accusato di aver preparato un piano di destra per il traffico, mi sarebbe piaciuto domandare al mio predecessore Walter Vitali: che vuol dire di destra? Che faccio passare le Rolls-Royce e blocco i motorini?».
• Forza Italia è il vero ”partito del lavoro”. «Delle uniche figure del lavoro ormai visibili: quelle imprenditoriali; e relega il personale politico di sinistra nel limbo del parassitismo, dell’improduttività, del funzionariato burocratico» (Marco Revelli).
• Aldo Tortorella: «Da questo secolo esce battuta l’idea di socialismo come mèta. Come un luogo fisico lontanissimo, al quale prima o poi si sarebbe arrivati. Ma quella ”lontananza”, nel frattempo, autorizzava qualsiasi scelta tattica, anche la più spregiudicata. No, noi con quell’espressione intendiamo un ”non luogo”, se volete intendiamo un ”punto di vista”».
• «Negli ultimi tempi ho avuto spesso l’impressione che questo ceto politico di sinistra assurto inaspettatamente a responsabilità di governo, considerasse in qualche misura un fastidio l’idea di dover ”rappresentare qualcuno” (le opinoni di una qualche parte di società, gli interessi collettivi di qualche gruppo, le aspettative ideali di una qualche corrente culturale) preferendo ergersi a regolatore generale» (Marco Revelli).
• Il primo luglio è stato eletto il nuovo capogruppo Ds al Senato (il precedente, Cesare Salvi, è diventato ministro del lavoro). Per la prima volta nella storia del Pci, poi Pds e ora DS, non c’era un candidato unico ma due: Gavino Angius 58 voti e Enrico Morando, 31 voti. I sette senatori della sinistra hanno votato scheda bianca.