Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 9 febbraio 2001
«Mai come in queste ore la solitudine dell’America era apparsa così grande e così totale
• «Mai come in queste ore la solitudine dell’America era apparsa così grande e così totale. Solitudine morale a causa del sexygate della Casa Bianca, che gli avversari americani di Clinton enfatizzano e gli europei perplessi stentano a capire e a prendere sul serio; solitudine politica ed economica a causa dell’embargo quarantennale che assedia Cuba, embargo che il Papa ha severamente condannato durante la missione all’Avana e che provoca da tempo gravi tensioni tra gli interessi commerciali dell’Unione Europea e l’anacronistica ostinatezza anticastrista degli Stati Uniti; solitudine etica a causa delle ininterrotte pene capitali, puntualmente confermate dai governatori rigoristi degli States in cui vige la condanna a morte, nonostante le proteste garantiste di una parte dell’opinione pubblica americana e di parte grandissima dell’opinione europea; doppia solitudine, etica e giuridica, con sospetto d’infrazione del diritto internazionale e della sovranità di nazioni alleate, a causa dei disinvolti omicidi colposi commessi in voli di esercitazione dai cacciabombardieri di stanza nelle basi americane soprattutto in Italia e in Germania.
Infine, la solitudine più evidente, senz’altro la più grave di tutte, poiché si configura nella cornice della stabilità mediorientale e mondiale: la crisi irachena che ormai, fra allarmi diplomatici e fragori di guerra, s’avvicina ora dopo ora al momento della verità. Qui, l’isolamento dell’America appare addirittura triplice, cioè politico, militare ed etico. Soltanto una precipitosa marcia indietro di Saddam Hussein, le cui avvisaglie non s’intravedono ancora da nessuna parte, potrebbe fermare all’ultimo minuto lo scatto dell’imponente macchina bellica assemblata e concentrata dalla massima potenza planetaria nelle acque del Golfo» (Enzo Bettiza).
• Sexygate. Betty Currie, segretaria di Bill Clinton, lo ha messo in difficoltà raccontando al procuratore Kenneth Starr che vide più volte Monica Lewinsky appartarsi da sola col presidente (Clinton ha sempre detto il contrario).
«Da un lato gli elettori sembrano sempre più indifferenti allo scandalo, premiando il presidente nei sondaggi, dandogli il più alto ”rating” degli ultimi sei anni. Da un altro lato i giornalisti e le televisioni continuano a martellare la Casa Bianca [...] Se adesso il presidente si trova in un pantano giudiziario, gli americani non se ne preoccupano: perché pensano più al portafoglio che non all’etica puritana [...] In compenso la gente accusa la stampa di perseguitare la Casa Bianca e di prestare troppa attenzione alle storie di letto [...] Così i due binari del sexygate continuano ad allontanarli l’uno dall’altro, lasciando il presidente nel mezzo».
• «Gli unici sondaggi che contano per noi sono quelli sulle vendite. Ogni direttore americano preferirebbe avere una circolazione di due milioni di copie e un gradimento del 25% piuttosto che l’85% nei sondaggi e mezzo milione di copie in edicola [...] La novità è l’entrata in scena di un regime totalitario nello stesso regime, di una polizia segreta dello Stato che usa tattiche da Kgb contro il presidente per intrappolarlo. L’uso e abuso della macchina dell’inquisitore, tanto familiare a voi italiani e nuovo per noi americani. il sintomo della nostra debolezza politica e dell’incapacità di avere un solo potere dentro il governo» (Hendrik Hertzberg, executive editor del ”New Yorker”).
• Qual è il vero obiettivo dell’ostinazione persecutoria del procuratore Kenneth Starr? Il presidente Clinton o la ”presidentessa” in pectore Hillary Clinton? «Non solo gli ambienti della destra repubblicana danno per certa l’intenzione di Hillary di candidarsi, fra tre anni, alla corsa per la Casa Bianca. La dà per sicura la medesima interessata [...] Probabilmente è qui la chiave dello scandalo, seguito dall’immediato gonfiore di muscoli contro l’Iraq, poi dalla discesa in campo dell’avvocatessa Hillary in difesa televisiva del marito e, infine, dall’atterraggio in Svizzera (a Davos, per il Forum dell’economia mondiale) della probabilissima candidata alla ventura presidenza americana».
• Nonostante le continue proteste europee, gli Stati Uniti continuano l’embargo economico contro Cuba ed Iran, e vorrebbero anzi imporlo anche alle nostre imprese.
L’embargo «è strategicamente controproducente e probabilmente illegale. Ma, soprattutto, è politicamente stupido. Spinge l’Iran verso la Russia e, nel caso di Cuba, rallenta il processo di democratizzazione di un regime comunista sempre più votato alla distruzione» (Zbigniew Brzezinski).
• «Probabilmente a Cuba Fidel Castro pensava di strumentalizzare il viaggio del Papa, ma è successo, per così dire, il contrario. Il Papa ha giocato come il gatto con il topo, ma senza morderlo. Perché il messaggio che ha lanciato con voce chiara da Cuba è che, sconfitto il comunismo, non intende canonizzare il capitalismo. E la reazione stizzita degli americani dimostra che il messaggio è arrivato a segno» (Vittorio Messori).
• Martedì scorso alle 18.45, ad Huntsville in Texas, è stata giustiziata con un’iniezione Karla Faye Tucker, 38 anni, condannata per omicidio. Tra coloro che avevano chiesto la grazia anche il Papa, che aveva mandato una lettera alla Nunziatura di Washington.
«Quando si vedono ragazze bionde e belle, con la maglietta attillata e il trucco in stile cubista da discoteca che cantano ”Karla Karla Ciao Ciao”, la faccia triste dell’America riappare micidiale. Chi sono questi ventenni, studenti, educati, arrivati dalla vicina università Sam Houston, con le birre e i cartelli ”Eurospazzatura” e ”Papa Wojtila via dal Texas”? [...] I rischi sono due. Che gli europei vedano solo la faccia triste dell’America, dimentichino la Bosnia, dimentichino i milioni di americani perbene e impegnati in attività benefiche [...] E che, dall’altra parte, tanti americani, chiusi nel revival religioso e intollerante, considerino perfino il Papa come un paparazzo europeo, un intruso senza titoli nel loro Texas crudele [...] La pena di morte per adolescenti e minorati è praticata solo negli Usa e in qualche dittatura del Terzo Mondo [...] Il sogno arrogante di disinfettare, prima gli Usa e poi il mondo intero, è destinato al fallimento» (Gianni Riotta).
• Sempre martedì, a Cavalese, un bireattore Ea-6B delle forze aeree Usa in missione d’addestramento, volando a bassissima quota, ha tranciato i cavi della Funivia: 20 morti, per lo più turisti (tedeschi, polacchi, italiani). Secondo il ministro della Difesa Beniamino Andreatta l’aereo era fuori rotta. Il comandante dei marines del Sud Europa, Guy Vanderilnden, sostiene invece che «si trattava di un volo a bassa quota su traiettoria assegnata».
«Andreatta ha dunque mentito al Parlamento? Sarebbe gravissimo e perciò non sembra possibile. Allora mente il generale americano? Sarebbe gravissimo anche questo, ma un generale dei ”marines” pensa soprattutto a salvare i suoi uomini [...] Le Basi Nato ci sono e debbono restare. Nessuno di noi è antiamericano, anzi [...] Importa invece moltissimo salvaguardare il futuro e riaffermare la sovranità dello Stato sul territorio» (Eugenio Scalfari).
In base agli accordi internazionali, l’Italia non ha nessun diritto di giudicare i quattro piloti americani colpevoli della strage. Gli americani potrebbero rinunciare al loro diritto e delegare gli italiani a condurre il processo, ma non hanno alcuna intenzione di farlo.
• «Circolano da tempo le storie della rivalità che sta per scoppiare tra l’Europa, che da continente diventa Paese, e gli Stati Uniti che temono la nuova potenza. Può darsi che sia una ”leggenda metropolitana” di dimensioni globali, un timore di fine millennio, oppure una predizione politicamente fondata. In ogni caso la tragedia di Cavalese provocata da un aereo militare americano che attraversa le valli rasoterra acquista un significato grande e simbolico. Grande e simbolica deve essere perciò la risposta. Non deve salvare il mito. Deve dissolvere l’incubo» (Furio Colombo).
• Nonostante l’opinione contraria di tutti i governi mondiali (tranne Inghilterra, Kuwait e Bahrein) gli Usa si apprestano a bombardare l’Iraq. «Saddam deve essere fermato. I suoi arsenali di armi chimiche o batteriologiche... non sono probabilmente una vera minaccia, neppure contro i Paesi vicini. Ma la volontà di arrivare all’atomica fa di Saddam il leader più pericoloso del mondo. Se lo si affronta con debolezza, Saddam arriverà al nucleare. Il presidente Clinton fa dunque bene a minacciare di attacchi aerei. E se gli iracheni perderanno per questo l’elettricità, tanto peggio» (John Keegan - per qualcuno il maggior storico militare vivente - sul ”Daily Telegraph”).
• «Le maggiori potenze hanno chiaramente preso posizione sull’intervento militare in Iraq. Londra si è schierata con la linea dura di Washington. Parigi si è affiancata a Mosca e Ankara mettendo in piedi l’unica credibile mediazione per far ragionare Saddam. Roma, tanto per cambiare, si è appellata all’Unione Europea: organismo che in queste vicende ha ripetutamente dimostrato di non potere e volere fare niente. Anche l’Onu ha sempre meno voce in capitolo; figuriamoci l’Ue».
• Dominio dell’aria e bastonate inconcludenti. «La regola del dominio dell’aria condanna Saddam. La sua Guardia Repubblicana, i suoi ragazzini volontari con cartolina precetto, nulla potranno contro le quattro portaerei che incrociano nel Golfo, a bordo 150 caccia, decine di missili Tomahawk, più la squadra britannica con la portaerei Invincible. Ma Saddam non teme il blitz. Vietnam e Guerra del Golfo hanno provato che il dominio dell’aria vince le battaglie, non le guerre. Poi occorrerebbe che i fanti, centomila almeno, avanzassero a conquistare, casa per casa, Baghdad. E questo né Clinton né Blair possono o vogliono farlo. Non hanno le basi logistiche, l’Arabia Saudita non accetta più di fare da retrovia. Né gli alleati: Russia, Cina e Francia dicono di no» (Gianni Riotta).
• «Saddam, scrive il ”Washington Post”, è ”come una talpa che, cacciata da un buco, rispunta incolume da un altro buco alle tue spalle”. La caccia alla bestia imprendibile rischia di concludersi in un ”inconclusive whack”, una bastonata inconcludente. Quindi delle due l’una: o gli americani, sferrando il colpo, riescono a catturare o uccidere Saddam, oppure devono rassegnarsi a perdere una volta di più il gioco mortale con lui» (Enzo Bettiza).
• Qual è oggi la principale minaccia che deve affrontare l’America? « l’America stessa. Se gli Stati Uniti non fanno quello che dovrebbero fare, le conseguenze saranno l’instabilità globale e l’anarchia mondiale [...] Non vedo la possibilità, nei prossimi cinquantanni, per nessun’altra potenza di guadagnare quel predominio che gli Stati Uniti hanno oggi nel mondo. Il grande vantaggio dell’America è di essere il paese di tutti: chiunque può diventare un ”americano”, mentre un cinese può essere solo un cinese. Forse l’Europa, se fosse davvero unificata e integrata politicamente, potrebbe essere una rivale. Ma questo riguarda un futuro lontano. più probabile che ci sarà un conclave delle maggiori potenze, cosa che io auspico, oppure l’anarchia globale. E questo significa che l’America è la prima, ma anche, con molta probabilità, l’ultima potenza globale. La soluzione più stabile è, a mio parere, un consesso di Stati in cui l’America dovrebbe essere l’arbitro politico» (Zbigniew Brzezinski).
• «Per metà figlia naturale e per metà clone artificiale d’Europa, l’America è straripata da se stessa nel corso del XX secolo, ed ora si prepara ad affrontare il XXI come un solitario pachiderma planetario [...] Diciamo la verità: questo nostro figlio schizoide, imprevedibile, contorto, dal quale dipende comunque la nostra cronaca presente e la nostra storia futura, ci comunica quel senso di sconcerto e quasi di panico che può provare un anziano al cospetto di una propria creatura cresciuta in maniera eccessiva e selvaggia» (Enzo Bettiza). [5]Panico. «Per metà figlia naturale e per metà clone artificiale d’Europa, l’America è straripata da se stessa nel corso del XX secolo, ed ora si prepara ad affrontare il XXI come un solitario pachiderma planetario [...] Diciamo la verità: questo nostro figlio schizoide, imprevedibile, contorto, dal quale dipende comunque la nostra cronaca presente e la nostra storia futura, ci comunica quel senso di sconcerto e quasi di panico che può provare un anziano al cospetto di una propria creatura cresciuta in maniera eccessiva e selvaggia» (Enzo Bettiza).