Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 8 aprile 2006
Nomenclatores
• Nomenclatores. Quinto Cicerone, fratello del più celebre Marco Tullio, tra il 65 e il 64 a.C. scrisse Commentariolum petitionis, ”Manualetto per una campagna elettorale”, in cui raccomandava allo stesso fratello, candidato alla carica di console, di salutare sempre per nome gli elettori che incontrava per strada facendo finta di conoscerli. A ricordarglielo ci avrebbero pensato i nomenclatores, gli schiavi che accompagnavano il candidato e gli suggerivano, appunto, il nome dei passanti
• Fave. L’unica carica eletta nella democrazia ateniese era lo stratega o magistrato militare. Le altre dignità erano rimesse al caso (tó autómaton), con una specie di testa o croce, ma al posto della moneta si usava una fava.
• Russi. Zirinovskij, candidato ultra-nazionalista ad una delle prime elezioni democratiche russe, in caso di vittoria promise un regalo agli elettori (lavastoviglie, frigo, frullatore, viaggio alle Canarie...), e alle donne nubili, addirittura, un marito (ottenne il 21 per cento).
• Multe. Bernard Martin fu condannato a una multa dal Tribunale civile francese, per non aver mantenuto la promessa fatta durante la campagna elettorale del 1992, di aprire un complesso turistico che avrebbe creato 320 posti nuovi di lavoro.
• Illusioni. "Il popolo inglese crede di essere libero, ma si sbaglia di grosso. Lo è soltanto durante l’elezione dei membri del parlamento. Appena questi sono eletti, esso diventa schiavo, non è più niente. Nei brevi momenti della sua libertà, l’uso che ne fa il popolo merita di fargliela perdere" (Jean Jacques Rousseau, Contratto sociale).
• Elezione. "L’inturgidirsi dell’organo politico riproduttivo, grazie al quale si rende periodicamente possibile la fecondazione delle due Camere e di vari altri tipi di assemblea. Per evitare che l’elezione venga a configurarsi come ”atto osceno in luogo pubblico”, la legge impone che si svolga in cabine appartate e rigorosamente vietate ai minorenni" (Fruttero e Lucentini, Dizionario politico).
• Elettore. "Chi gode del privilegio di votare per l’uomo scelto da un altro" (Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo).
• Uguaglianza. "Non ho mai votato in vita mia, perché ritengo ingiusto che il mio voto debba valere quanto quello di un ubriacone e di uno scioperato" (Giuseppe Prezzolini).
• Trappole. "Il voto è una trappola per fessi" (Jean-Paul Sartre).
• Democrazia. Il suffragio universale per Gustave Flaubert: "altrettanto imbecille del diritto divino, benché un po’ meno odioso".
• Coscienza. Per Guido Ceronetti le virtù vantate in genere dai candidati nei manifesti elettorali (competenza, moralità, professionalità) sono più utili per un’agenzia matrimoniale che per una democrazia bisognosa più di coscienza tragica che di pane (da oltre Chiasso).
• Domande. "Siamo sinceri. Delle due domande – chi dorme con chi, e chi vota per chi – la prima risulta spesso più interessante" (Winston Churchill).
• Risultati. Winston Churchill ebbe la notizia di essere stato battuto dal laburista Attlee alle elezioni del 1945, mentre era immerso nella vasca da bagno. Stavano quasi per soccorrerlo perché dava l’impressione di essere sul punto di svenire, ma si riprese e disse: "Hanno tutto il diritto di votare per chi gli pare. Questa è la democrazia. per questo che abbiamo combattuto".
• Presagi. "Vado a letto di buon’ora, nel presagio che le nostre speranze non si sono avverate e che rischiamo di avere un’Italia in sottana nera, dopo quella in camicia nera" (Pietro Nenni, sul suo diario, all’alba del 18 aprile 1948).
• Napoleone. Facendo l’analisi del voto delle elezioni francesi del 20 dicembre 1951 Victor Hugo spiegò com’era andata che Luigi Bonaparte fosse stato eletto presidente della Repubblica. Per lui votarono: "prima categoria, i funzionari; seconda categoria, gli sciocchi; terza categoria, il volterriano-possidente-industriale-religioso". In particolare egli aveva avuto dalla sua tutte quelle persone religiose che pregano in questo modo: "Mio Dio, fate che le azioni di Lione siano in rialzo!... Santi Apostoli, vendete il mio vino! Beati martiri, raddoppiate i miei affitti!...". Ma alla domanda: "Lo prendereste per impiegato alla cassa?", qualunque suo elettore, dal bottegaio al banchiere, dal piccolo mercante all’agente di cambio, intervistato per strada, avrebbe risposto: "No, di certo" (da Napoleone il piccolo, 1852).
• Gradazioni. "Le elezioni sono appelli alla ragione di ogni singolo. Bisogna ponderare con freddezza. Non si tratta di scegliere tra il bianco abbagliante e il cupo nero, ma tra diverse gradazioni di grigio. Quindi non c’è ragione di entusiasmarsi per questo o quel partito. Non c’è mai stato motivo di entusiasmarsi per uomini politici o partiti" (Günter Grass, Viaggio elettorale).