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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Storie di spettri giapponesi

• Ore. Il giorno giapponese era diviso in dodici ore, ciascuna della durata di centoventi minuti. L’ora del bove, dalle due alle quattro di notte, è quella in cui appaiono i fantasmi.
• Ninnoli 1. Gli oggetti, le piccole cose di una donna, alla sua morte vengono donati al tempio della zona, perché resta legata ad essi anche nell’aldilà.
• Ninnoli 2. Il fantasma di una madre tornava nella camera da letto dov’era vissuta. Visto che non se ne andava, fu chiamato un monaco. Rimasto solo nella stanza, lei gli indicò un cassetto. Sollevata la fodera, sotto c’era una lettera d’amore che la donna aveva scritto in gioventù a un ragazzo di cui era stata innamorata. Il monaco la distrusse e il fantasma mai più tornò.
• Figli 1. E’ antica regola che i genitori parlino in maniera dispregiativa di quelle caratteristiche dei figli che essi considerano doti.
• Figli 2. Dai-Mokenren, grande discepolo di Buddha, per i suoi meriti ottenne superpoteri e li usò di poter vedere l’anima di sua madre. Ella era nel Gakido, condannata a soffrire la fame per colpe commesse in vita. Afflitto dalle sofferenze della donna, Dai-Mokenren chiese cosa potesse fare per alleviarle. Il quindicesimo giorno del settimo mese, gli fu risposto, fai delle offerte in cibo agli spiriti dei grandi monaci. Le fece e sua madre fu liberata e poté mangiare e danzò dalla gioia. Per questo, durante la festa dei defunti, dopo tre giorni che la gente fa offerte in cibo al tempio, si balla una danza notturna.
• Il terzo e ultimo giorno della festa dei defunti. Il 15 luglio, dopo che tutto quanto è in potere dei vivi è stato fatto per i defunti, in ogni casa vengono preparate delle piccole barchette di paglia ornate con una lanterna e caricate di messaggi d’amore e fedeltà. Poi le barchette, che simboleggiano il ritorno degli spiriti nell’aldilà, vengono messe in acqua, sia essa fiume, canale o mare.
• Cagnette. «Se potesse parlare, la mia cagnetta, penso che porrebbe delle domande a cui nessun filosofo saprebbe rispondere».
• Meriti. «Leggere i seimila settecento settantun volumi dei testi buddhisti non è possibile, ma si può costruire una biblioteca rotante che li contiene, e farla girare spingendola come una girandola. E se la spinge con il più serio desiderio di poter leggere i seimila settecento settantun volumi, si acquisisce lo stesso merito che si potrebbe ottenere con la loro lettura».
• Anima. Secondo una vecchia credenza, lo specchio custodirebbe l’anima della donna che lo possedeva.
• Sacrifici. Una delle figure tipiche dell’immaginario popolare è il servitore fedele. Il servitore che muore subito dopo il padrone per accudirlo anche nell’aldilà. Il servitore che chiede agli dei di far guarire il padrone prendendo su di sé la malattia mortale.
• Amori. La sposa giapponese non si accontenta di un amore che dura una sola vita, ma crede nella metempsicosi e ne vuole uno che duri sette vite.
• Numeri e desideri. Ciascuno desidera una creatura del sesso opposto. Per questo nella vita successiva s’incarna in uomo se è stato donna e in donna se è stato uomo. Per questo il numero di uomini è pari a quello delle donne.
• Maestri. Un giovane monaco fu accompagnato su per una montagna circondata dall’oscurità e dalla nebbia. Quando fu in cima il maestro gli mostrò di cosa essa era fatta: «E’ una montagna fatta di teschi, ma sappi, figliolo, che tutti costoro non sono altro che te stesso! Ognuno di questi teschi è stato in un dato momento la culla dei tuoi sogni, delle tue delusioni, dei tuoi desideri. Neppure uno di questi teschi appartiene a un altro essere umano se non a te. Tutti, tutti senz’eccezione sono appartenuti a te nelle miriadi delle tue vite precedenti».
• Antico detto. ”Uranaya minouyé shiradzu”, ossia: «Il veggente non conosce il suo destino».
• Fiori e alberi. Può accadere che una donna, alla sua morte, si trasformi in albero, fiorito anche se non è stagione.
• Storie di spettri giapponesi, è una raccolta di brevi racconti tratti da favole, credenze e leggende che Hearn apprese a Tokio. Prefazione di Hugo von Hoffmansthal. Nato a Leucade, in Grecia, nel 1850, da madre greca e padre ufficiale medico irlandese, Lafcadio Hearn, all’età di diciannove anni emigrò negli Stati Uniti. Dopo avere lavorato per un giornale di Cincinnati, fu licenziato per avere sposato una mulatta e prese a collaborare con testate di New York e New Orleans. Nel 1890, emigrò definitivamente, questa volta in Giappone, dove morì, nel 1904.