Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Moby Dick
• Balena. In italiano balena, in inglese whale, in svedese e danese ”hval”. L’animale deriva il suo nome dalla rotondità o dal rollio, poiché in danese ”hvalt – significa arcuato, a volta.
• Balena Nel suo ”Sistema della Natura ”(1766) Linneo scrive: «In questo modo separo le balene dai pesci a motivo del loro cuore caldo e biloculare, dei polmoni, delle palpebre mobili, delle orecchie cave, del penem entrantem femina mammis lactantem e ex lege naturae jure meritoque».
Definizione secondo i balenieri: la balena è un pesce sfiatante, con coda orizzontale.
Balena Franca: prima specie a venir regolarmente cacciata dall’uomo. Fornisce il prodotto noto come osso di balena o fanone, l’olio è noto anche commercialmente come olio di balena.
Narvalo: detto anche Balena della Narice per il corno che in origine veniva scambiato per un naso acuminato. Questo corno è soltanto una zanna allungata che sporge dalla mascella. Al tempo dei Vichinghi i troni dei re danesi erano fatti per tradizione con zanne di narvalo.
• Spettanze. Sulle baleniere non si pagavano stipendi. Tutti gli uomini, compreso il capitano, ricevevano quote dei profitti chiamate spettanze, proporzionate al compito svolto a bordo. Una ”spettanza lunga” era dell’ordine di un 275° sul profitto netto.
• Lenze di rispetto. La preparazione di un viaggio che dura tre anni sull’oceano e non tocca che porti remoti spinge a dotarsi di accurate riserve di oggetti e strumenti per la pesca, detti ”di rispetto ”: verghe di rispetto, lance di rispetto, lenze e ramponi di rispetto, quasi tutto, su una baleniera, ha un duplicato.
• Uomini di testa. Gli ”uomini di testa” sono gli ufficiali che comandano le lance delle baleniere, armati di aguzze e lunghe lance da balena. Al loro fianco, come uno scudiere, sta il ramponiere, pronto a porgere una lancia nuova quando l’altra, nell’assalto, sia stata ritorta o piegata.
• Specksynder. Originariamente nella pesca olandese il comando della baleniera non era affidato a una sola persona ma era condiviso tra il capitano e un ufficiale detto Specksynder. Letteralmente questa parola significa ”tagliatore di grasso”. L’uso lo rese col tempo equivalente a ”capo ramponiere”. A quel tempo l’autorità del capitano era limitata alla navigazione e alla direzione generale della nave, per quanto riguardava la caccia era lo specksynder il capo supremo. Poiché il buon esito della caccia dipende essenzialmente dal ramponiere, nella baleniera americana, in certe circostanze, spetta a lui il comando in coperta.
• Il ”gam”. Incontro socievole di due (o più) baleniere, generalmente di una zona di caccia, quando, scambiati i saluti, gli equipaggi si fanno visita per mezzo delle lance: restando nel frattempo i due capitani a bordo di una nave, e i due primi ufficiali sull’altra.
• Town-ho. Antico grido al primo avvistare di una balena dalla testa d’albero. E’ tuttora usato dai balenieri nella caccia alla testuggine di Galapagos.
• Cavo di Manila. La lenza usata in origine per la caccia era in canapa leggermente affumicata ma non impregnata di catrame come i cavi comuni. Poi ha preso il sopravvento il cavo di Manila; non durevole come la canapa è comunque più robusto, più molle ed elastico. La lenza baleniera ha spessore di due terzi di pollice, ma ciascuna delle sue 51 filacce può reggere un peso di 120 libbre, sicché il cavo sopporta uno sforzo pari a quasi 3 tonnellate. La lunghezza, per la caccia al capodoglio, è generalmente 200 tese. Viene addugliata a spirale nella tinozza verso la poppa della lancia, in modo da formare una massa rotonda di strati di spirali concentriche senza alcun vuoto a parte il ”cuore”, un tubo verticale lasciato nell’asse. Alla lenza è attaccata la sagola, cioè il cavo direttamente legato al rampone.
• Focaccio. Il focaccio è un bastone intaccato sul quale stanno appoggiati i ramponi sulla lancia, in modo che la loro punta aguzza sia fuori bordo. Entrambi i ramponi, chiamati primo ferro e secondo ferro, sono uniti alla stessa lenza: vanno lanciati, uno dietro l’altro, contro la balena, in modo che se uno dei due non penetrasse abbastanza a fondo sarebbe l’altro a continuare la presa.
• Pescecani. Una volta ucciso, l’animale viene assicurato alla barca legandolo per la testa a poppa e per la coda a prora. Se la cattura avviene di notte non si procede subito a squartare l’animale, perché l’operazione è lunga e complessa. Ma ”ormeggiata” lungo la nave, la carcassa attira centinaia di pescicani che banchettano con il suo grasso. I marinai li scacciano colpendoli con le vanghe da balena, attrezzi usati per lo squartamento: d’acciaio, lunga quanto una mano tesa, affilatissima, la vanga ha per manico un palo di 20/30 piedi.
• Squartamento. Con le vanghe viene praticato un foro nel corpo dell’animale, sopra la più vicina delle due pinne laterali. Lì si passa il gancio da grasso, collegato a paranchi e bozzelli issati alla coffa di maestro e assicurati alla testa d’albero, che è il punto di massima resistenza sopra la coperta. Il grasso viene staccato dal corpo come si stacca la buccia dell’arancia: a spirale; lo sforzo per sollevare la carcassa dall’acqua la fa girare su se stessa e ciascuno strattone dell’argano strappa uniformemente il grasso lungo una linea chiamata sciarpa, tagliata dalle vanghe. Quando la bestia è issata, un ramponiere pratica un foro nella parte inferiore della massa oscillante e la assicura a un secondo paranco. A mano a mano che viene tagliato, il grasso, in grandi falde dette ”coperte da letto”, scivola per un boccaporto sotto coperta, nella ”camera del grasso”. In un grande capodoglio, il grasso può fornire un peso di 100 botti d’olio, circa 10 tonnellate.
• Decapitato. Prima di venir completamente spellato, il capodoglio viene decapitato. La testa resa issata contro il fianco della nave, a mezzacqua.
• Occhi. Gli occhi della balena sono posti lateralmente, il loro campo visivo è limitato a circa 60°. Gli orecchi sono posti vicino agli occhi, non hanno lobo esterno e hanno una piccolissima apertura. La mandibola viene spesso scardinata e issata in coperta per cavarne i denti d’avorio e far provvista di osso di balena. Generalmente i denti sono 42. Nella parte superiore della testa del capodoglio, detta Cassa, è un vero e proprio, enorme, favo d’olio: è il più prezioso di tutti i prodotti oleacei tratti dal capodoglio, lo spermaceti liquido. Questa sostanza si mantiene liquida finché la bestia è viva, poi cristallizza. La Cassa di una balena dà circa 500 galloni di spermaceti. Per ”spillarlo” si usa una secchia legata a una pertica, che viene immersa attraverso un foro nella testa dell’animale.
• Coda. Per la balena la coda è l’unico mezzo di propulsione, le pinne laterali servono solo da governo. Nel combattere con i suoi simili il capodoglio usa la testa e la mascella, contro l’uomo la coda, che nell’animale adulto può superare i venti piedi di larghezza.
• Dove sono poste le orecchie di un cetaceo? Che stipendio ricevevano i marinai? ”Moby Dick”, il capolavoro di Herman Melville, non è solo la storia della lotta del capitano Achab contro la Balena Bianca, ma anche una straordinaria miniera di informazioni sulla vita di mare.
Herman Melville (1819-1891), costretto ad abbandonare la scuola per varie vicissitudini familari, si imbarca nel 1839 come mozzo su un mercantile diretto a Liverpool. Nel gennaio del 1841 è a bordo della baleniera Acushnet che fa vela verso i mari del Sud: la abbandona dopo 18 mesi per stabilirsi alle Isole Marchesi. Catturato dagli indigeni, riesce a fuggire e a raggiungere Tahiti, dove lavora come bracciante. Nell’agosto del 1843, a Honolulu, si arruola come marinaio semplice sulla fregata United States e nell’ottobre del 1844 sbarca a Boston. Scrive ”Moby Dick” nel 1851. Soltanto tra le due guerre la critica e il pubblico lo riconoscono come uno dei massimi esponenti della narrativa statunitense del XIX secolo.