Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Ravelstein
• Eros. «Gli scrittori non sono dei buoni mariti. Serbano l’eros per la loro arte».
• Insegnamento. «Siamo un popolo d’insegnanti. Per millenni gli ebrei hanno insegnato e imparato. Senza l’insegnamento l’ebraismo sarebbe stato impossibile».
• Allievi. «I suoi allievi erano diventati storici, professori, giornalisti, esperti, funzionari statali, pensatori. Ravelstein aveva prodotto (indottrinato) tre quattro generazioni di laureati. Inoltre, i suoi ragazzi stravedevano per lui. Non si limitavano alle sue teorie, alle sue interpretazioni, ma imitavano il suo modo di fare e cercavano di camminare e parlare come lui: liberamente, ironicamente, sarcasticamente, con l’arguzia più simile alla sua che riuscivano a mettere insieme. I più giovani – quelli che se li potevano permettere – si compravano i vestiti da Lanvin o Hermès e si facevano fare le camicie in Jermyn Street da Turnbull & Asser. Fumavano con gli stessi gesti erratici di Ravelstein. Ascoltavano gli stessi cd. Ravelstein li aveva guariti dalla passione per il rock e ora ascoltavano Mozart, Rossini o, più indietro nel tempo, Albinoni e Fescobaldi (’suonati sugli strumenti originali”). Avevano venduto le loro raccolte di Beatles e dei Grateful Dead e al loro posto ascoltavano Maria Callas che cantava La traviata».
• Vita reale. «Quello che gli piaceva era che gli uomini che avevano frequentato i suoi corsi fossero eletti a cariche importanti: la vita reale confermava i suoi giudizi».
• Abitudini. A Parigi (che rappresenta quanto di meglio in fatto di ambiente e di atmosfera), comprava cappelli da Gelot, abiti da Lanvin, soggiornava all’Hôtel Crillon, beveva espressi très serré (ristrettissimi) al Café Flore, di notte frequentava postacci louche, cioè loschi.
• Fragole. Il momento migliore per vedere la cattedrale di Charteuse è la mattina, quando c’è mercato. Possibilmente durante stagione delle fragole.
• Un mito. In principio gli esseri umani erano rotondi come il sole o la luna. Erano contemporaneamente maschi e femmine, cioè avevano una coppia di organi sessuali (in certi casi entrambi maschili o femminili). Erano creature complete e beate. Non gli mancava niente. Ma sfidarono gli dèi dell’Olimpo e questi li punirono spaccandoli in due e disperdendo le varie metà per il mondo. Da allora gli uomini e le donne si struggono alla ricerca della metà mancante, che è introvabile. Zeus ha concesso, per mitigare il castigo, l’eros: attraverso l’incontro sessuale si può sopperire alla propria mutilazione, ma solo temporaneamente. La mutilazione è permanente, irrimediabile, e spinge a una ricerca continua.
• «L’amore che dura fino alla morte non è un progetto contemporaneo».
• «Céline raccomanda di sterminare gli ebrei come batteri. il dottore che c’è in lui, suppongo. Nei romanzi lo frena l’influsso dell’arte, ma nella propaganda è un killer invasato».
• A proposito di Kipling. «Qualcuno mi ha fatto leggere una raccolta delle sue lettere, e in una di esse c’era una sfuriata contro Einstein. La cosa risale all’inizio del secolo. Diceva che gli ebrei, per i loro scopi, avevano già stravolto la realtà sociale. Ma, non soddisfatto di questo, Einstein stava sfigurando la realtà fisica con la sua teoria della relatività, e gli ebrei stavano cercando di dare un’impronta ebraica al mondo fisico».
• Parodie. Durante i negoziati per le riparazioni di guerra tedesche, il premier britannico Lloyd George se la prese con un membro dello staff del Kaiser, un ebreo. Perse il controllo e fece, davanti a tutti, una straordinaria parodia dell’ebreo, assumendo un’aria servile, incurvando la schiena, zoppicando, pronunciando la esse come fosse zeta, camminando coi piedi piatti (episodio riferito dal celebre economista inglese John M. Keynes, il quale partecipò ai negoziati, nel suo libro di memorie).
• Tempo. «La vita passa in un lampo. I tuoi giorni volano più rapidi della spola del tessitore. O di un sasso tirato in aria che, ricadendo, accelera a un tasso che è il quadrato di dieci metri al secondo: metafora della terribile velocità con cui si avvicina la morte. Si vorrebbe che il tempo passasse con la stessa lentezza con cui passava durante l’infanzia: ogni giorno una vita».
• Vestire accademico. «Essere mal vestiti è una tradizione accademica che risale al Medioevo, e a Oxford e Cambridge si vedevano ancora i buchi nelle toghe rappezzati col nastro adesivo».
• Giudizi. «Ravelstein aveva finito per ammettere che era importante osservare l’aspetto della gente. Le idee – le convinzioni teoriche e le opinioni politiche – non bastano. Se non prendi in considerazione il taglio dei capelli, la piega dei calzoni, il gusto nelle gonne e nelle camicette, il modo di guidare un’automobile o di consumare un pranzo, la tua conoscenza è incompleta».
• Foresta. «L’anima di un altro è una foresta buia» (proverbio russo).
• Ravelstein, ovvero Allan Bloom, docente ebreo di filosofia della politica all’università di Chicago, si arricchì scrivendo ”The closing of american mind”, un libro contro il sistema educativo americano che vendette milioni di copie. Maître-à-penser più che professore in senso stretto, ammetteva alle sue lezioni soltanto chi conosceva bene il greco antico e dimostrava notevoli capacità intellettuali. Ai suoi allievi faceva da padre spirituale, dando consigli di vita e offrendo un aiuto per trovare, dopo la laurea, un posto di lavoro. Considerava la paura della morte una cosa piccolo-borghese e meschina. Omosessuale, oltre all’amichetto orientale che gli faceva compagnia più o meno fissa, ebbe molte relazioni occasionali. Si prese l’aids. Morì strappando all’amico Bellow l’impegno di scrivere un suo breve profilo, alla maniera delle memorie di Keynes.
Saul Bellow, premio Nobel per la letteratura nel 1976, nato nel 1915 in Québec da immigrati russi, cresciuto e vissuto a Chicago, è autore, tra l’altro, dei romanzi Ne muoiono più di crepacuore e Quello col piede in bocca. Intimo del professor Ravelstein, ne ha sposato una giovane allieva da cui ha avuto, qualche mese fa, all’età di ottantacinque anni, una bambina, Rose, dopo aver rischiato la morte per un’intossicazione alimentare causata da un pesce propinatogli ai tropici da un ristoratore francese. L’esperienza tragica lo ha convinto della necessità di tenere fede all’impegno preso con l’amico: scrivere una sua biografia.