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 2001  novembre 03 Sabato calendario

ìIl caso Majoranaî

• «Poi ci sono i geni, come Galileo e Newton. Ebbene, Ettore era uno di quelli. Majorana aveva quel che nessun altro al mondo ha; sfortunatamente gli mancava quel che invece è comune trovare negli altri uomini, il semplice buon senso» (Enrico Fermi).
• Su richiesta della mamma quando c’erano ospiti, a quattro anni calcolava a mente e in pochi secondi il prodotto di numeri di tre cifre, radici quadrate e cubiche, nascondendosi sotto il tavolo.
• «Allievo di Enrico Fermi, faceva a gara con lui nella valutazione di integrali definiti e nella risoluzione di equazioni differenziali: il professore con un regolo calcolatore, l’allievo a mente, voltato per concentrarsi verso un muro» (Edoardo Amaldi).
• Unica bocciatura l’esame di idraulica, corso di Ingegneria, prima del passaggio a Fisica.
• «Devi sapere che mi sono dato al più scientifico dei passatempi: non faccio niente e il tempo passa lo stesso» (Majorana in una lettera al suo migliore amico del liceo, Gastone Piqué).
• «Majorana era pessimista per natura ed eternamente scontento di se stesso (e non solo di se stesso). Durante i seminari di solito taceva. Interrompeva talvolta il suo silenzio per fare qualche commento sarcastico, un’osservazione paradossale anche se pertinente. Ricordo che nei seminari spesso terrorizzava noti fisici stranieri» (Bruno Pontecorvo).
• Majorana lavorò anche con Heisemberg, a Lipsia: «Ho scritto un articolo sulla struttura dei nuclei che a Heisemberg è piaciuto molto benché contenesse alcune correzioni a una sua teoria» (Majorana in una lettera al padre).
• Di ritorno da Lipsia, nel 1933, «trascorreva sempre più le sue giornate in casa immerso nello studio [...] Ricordo che nel 1936 non usciva che raramente di casa, neanche per andare dal barbiere, così che i capelli gli erano cresciuti in modo anormale; in quel periodo qualcuno degli amici gli mandò a casa, nonostante le sue proteste, un barbiere» (Edoardo Amaldi).
• «Ammalato, soffriva di ulcera, mangiava quasi esclusivamente latte; non praticava sport o ginnastica; molte volte faceva lunghe passeggiate da solo. Poco comunicativo. Ma lo incontravo ogni tanto, il sabato. Era molto critico: trovava che toda gente que ele encontrava era não preparada, ou estùpida, ecc.» (Majorana nel ricordo di Gleb Wataghin).
• I colleghi dell’Università, proprio per il suo spirito critico, l’avevano ribattezzato ”Grande Inquisitore”.
• «Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero. Se volete inchinarvi all’uso, portate pure, ma per non più di tre giorni, qualche segno di lutto. Dopo ricordatemi, se potete, nei vostri cuori e perdonatemi. Aff.mo Ettore» (lettera lasciata da Majorana alla famiglia prima di sparire).
• Congedandosi dal direttore dell’Istituto dove era professore di Fisica Teorica da un anno "per l’alta fama di singolare perizia": «Di coloro che ho imparato a conoscere e ad apprezzare conserverò un caro ricordo fino alle undici di stasera, e possibilmente anche dopo». Proprio a quell’ora il 25 marzo salpava il piroscafo Napoli-Palermo, da cui Majorana sbarcò. L’ultimo telegramma, da Palermo, al prof. Carrelli: «... Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all’albergo Bologna. Ho però intenzione di rinunciare all’insegnamento. Non mi prendere per una ragazza ibseniana perché il caso è differente». Acquistato effettivamente un posto in cabina sul piroscafo Palermo-Napoli, per domenica notte 27 marzo, non si sa se Majorana scomparve durante il tragitto, o subito dopo, o subito prima (non aveva ancora compiuto 32 anni).
• Per gli esperti delle acque del Golfo di Napoli Majorana non si buttò in mare dal piroscafo, altrimenti il mare ne avrebbe restituito le spoglie.
• La madre non credette mai al suicidio di Ettore. Andava dicendo «Ah! Quando torna mi sentirà! Con tutto quello che mi fa passare». Gli lasciò la sua parte nel testamento, sotto la clausola: «Per quando tornerà».
• Segnalazione curata dal Questore di Napoli a tutti i Questori del Regno per ricercare Ettore Majorana («ai soli fini rintraccio, senza comunque far nulla trapelare all’interessato»): «Altezza m. 1,68. Viso lungo; occhi vivi e grandi; capelli neri, pelle bruna. Soprabito grigio-ferro; cappello marrone scuro». Precisazione: si tratta di un «misantropo acuto"».
• «Voglio che si trovi» (vergato a mano da Benito Mussolini sul fascicolo Majorana).