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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

L’avanguardia letteraria degli anni Sessanta. Gruppo 63

• Foto di Gruppo con semiologo. Al convegno palermitano del Gruppo 63, Umberto Eco che sulle note di Arrivederci canta: "Ma se la tecnica impera/ la libertà è una chimera./ Non ti rimane che dire:/ alieenaaazione/".
• Versi per un amore imprevisto: "Io non prendo le cose come vengono, tu non eri/ in programma" (Elio Pagliarini, Poème antipoème).
• Conti. "Ma dopo il Conte Manzoni e il Conte Leopardi, la classe agiata italiana cosa ha avuto in comune con la buona cultura? Per bene che andasse, l’Imaginifico! Non siamo mica in Francia o in Inghilterra! La situazione, è sempre stata balcanica! Anche oggi! Figurati allora! Studi con grande fatica. Nonne che fanno i sacrifizi. ’Una spronata, uno sfaglio, e guarda tuo padre come li guadagna!’ (Renato Fucini). Altro che viaggi! Altro che lingue estere! Il maggior filologo dell’Ottocento impara prima il greco del latino - credo che sia l’unico caso - perché è un autodidatta garzone di fornaio che trova sotto i portici di Bologna una grammatica greca usata che costa un centesimo meno della grammatica latina!" (Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia).
• Cercasi correttore di bozze. " ...e si cerca di fare dell’’anticonformismo’ (orrenda parola), si finisce per franare nella più convenzionale bohème, come è sempre stata vista con occhi borghesi... il fiasco per terra, l’indonesiana con la chitarra, la scultura di filo di ferro che tra sei mesi anche la moglie del capodivisione appenderà nel suo tinello... No. Starne fuori; ma onestamente, come D. H. Lawrence, non lì pronti a mollare le braghe alla prima offerta di un posto di correttore di bozze" (Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia).
• Massime uno. "Intanto non si posa mai polvere intorno al danaro" (Furio Colombo, Le donne matte).
• Massime due. "La morte è la perdita (di tempo) tra gli ultimi due lastroni del sentiero e la porta della latrina, che non si apre subito" (Massimo Ferretti, Il Gazzarra).
• Lezioni di limonata. "Disponevo di un’arma eccezionale. Pochi sanno usarla. Io invece ho una abilità straordinaria con la lingua. So avvolgerla a vite, so imprimerle vibrazioni in senso orizzontale e verticale (in rapporto all’asse della faccia), posso ammucchiarla in fondo alla gola e poi catapultarla in avanti come un ariete, posso anche lanciarla con leggerezza come una canna da pesca, posso tenerla perfettamente immobile per qualche minuto e poi gettarla allo sbaraglio con movimenti sussultori come se fosse impazzita. So avvolgerla su se stessa come un tappeto e poi svolgerla improvvisamente, so farla girare come un’elica, agitarla come una frusta e puntarla come una spada, posso distenderla come un lenzuolo o sventolarla come una bandiera, farla diventare dura come il ferro o morbida come una medusa. Ma per ottenere il massimo effetto si tratta soprattutto di sfruttare la sorpresa, come in guerra. E il ritmo. Senza il ritmo non si combina niente, si fa della confusione e nient’altro... Se la donna collabora posso fare anche il tappo di champagne. Arrotolare la lingua a forma di tappo mentre la donna avvolge la sua intorno alla mia. Ritirare la lingua con uno strappo violento. Il vuoto d’aria crea il botto. Da fuori non si sente niente, quindi si può fare anche in pubblico" (Luigi Malerba, Il serpente).
• Spastiche delizie. "Mi piace fantasiare l’angosciastico o catalievitante come puntiglioso degustatore di spastiche delizie" (Giorgio Manganelli, Hilarotragÿdia).
• Momenti. "In albergo trovai mia moglie che dormiva. Avevo una gran voglia di prenderla, perché non avevo più sonno, ormai, che sono proprio i momenti più belli, che uno prende la moglie anche soltanto per avere sonno, e la prende così mentre dorme, che tira calci" (Edoardo Sanguineti, Capriccio italiano).
• Stelle e spalle. "Sento le tue braccia che si confondono con il mio desiderio, le dolci esortazioni dei tuoi calcagni, le dita delle tue mani, a stella, sulle mie spalle. Ora ti vedo... ma non sento più dove finisco io e dove cominci tu" (Giordano Falzoni, Serata in famiglia).
• Possibilità. "Ma non si può tirare avanti in eterno!" (Alberto Gozzi, Mister Corallo XIII).
• Toscani d’un tempo. "Trovare un sigaro toscano come quelli di un tempo, bene, è impossibile o quasi... Ritengo impossibile che il tipo di sigaro che io preferisco sia scomparso dalla terra... Insomma sono convinto che il monopolio italiano ha ancora una produzione, forse, limitata o limitatissima, una produzione come quella di un tempo di toscani e di mezzi toscani fatti come si deve: né secchi né umidi, di sapore aspro senza eccesso" (Germano Lombardi, I sigari di Juppiter).
• Generazioni. "Certe proposizioni dei giovani avanguardisti si trovavano già in Novalis, centocinquant’anni fa" (Goffredo Bellonci, a Paese Sera, dopo un convegno del Gruppo 63).
• Finale. "Ci presero depressione e stanchezza" (Carla Vasio, I grandi riflessi).
• Sul cambiamento. Dopo l’unificazione d’Italia, sepolto il regno borbonico, il giovane principe Consalvo di Fracalanza, eletto deputato nel 1882, tiene questo discorso alla vecchia zia Donna Ferdinanda: "Vostra Eccellenza si rassicuri, tutto è cambiato dai tempi feudali, ma tutto resterà nella sostanza come prima" (da I viceré di De Roberto, 1894).
• Nel ’63, alcuni intellettuali, molti dei quali giovani, in concomitanza con un festival musicale, si danno appuntamento a Palermo: è l’atto di nascita d’un celebre movimento d’avanguardia. Come Grass, Enzensberger, Handke e altri scrittori tedeschi nel ’47 si uniscono per rifondare le patrie lettere dopo il "tabula rasa" del nazismo sotto la sigla di Gruppo 47, così Arbasino, Eco, Sanguineti, Porta e altri si faranno chiamare Gruppo 63. In odore d’iconoclastia, tra proclami di rottura e provocazioni, gli incontri proseguono fino al ’67. Si tengono readings di romanzi, poesie e pièce (di cui quest’antologia dà vari stralci). Nanni Balestrini, milanese, è scrittore e artista visivo (ha esposto in molte gallerie e alla Biennale di Venezia). Alfredo Giuliani, pesarese, critico letterario, collabora con Repubblica, ha curato antologie ed esposto "poesie visive". Diceva Ezra Pound: "La letteratura è il nuovo che resta nuovo".