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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

AntiMATERIAPRIMA

• AntiMATERIAPRIMA. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Microprocessori, Led, fibre ottiche, ceramiche ad alta resistenza, fissione nucleare, energia fotovoltaica e farmaci sono la punta di diamante dell’innovazione tecnologica fiore al l’occhiello dei Paesi sviluppati, ma non possono fare a meno di materie prime spesso rare e sempre più richieste come platino, indio, gallio e tantalio. Almeno fino ad ora. Perché nei laboratori di tutto il mondo si stanno mettendo a punto nuove tecnologie in grado di liberare le alte tecnologie da quel giogo malthusiano delle materie rare che nei prossimi decenni rischia di rivelarsi ancor più pesante di quello dell’energia. A giocare il ruolo da protagonista sono sempre più spesso le nanotecnologie, quell’eterogeneo insieme di tecniche che permettono di manipolare particelle con dimensioni inferiori ai 100 miliardesimi di metro, dando vita a una nuova scienza dei materiali in grado di aggirare la legge di Moore. Il loro impiego industriale è appena agli esordi, ma presso l’Università della California a Irvine, Peter Burke ha recentemente dimostrato che il loro impiego nei telefoni cellulari permetterebbe di trasportare i pacchetti di dati a velocità di 10 gigahertz impensabili con gli attuali collegamenti dei processori. «La carenza di un materiale raro spesso può diventare l’occasione per introdurre una nuova tecnologia, una soluzione magari eccellente e già studiata che fatica a scalfire la barriera delle tecnologie consolidate», osserva Elisa Molinari, direttrice del Centro S3 dell’Infm-Cnr per I materiali nanostrutturati presso l’Università di Modena. Da qui negli ultimi anni sono uscite molte innovazioni sviluppate su misura per l’industria ceramica, dell’automotive, della Formula Uno e del biomedicale, ma la visione più a lungo termine è il leit-motif della ricerca. In particolare, si studiano i nanotubi di carbonio non solo per le loro applicazioni meccaniche e strutturali, ma anche per le loro proprietà di conduzione elettrica e di assorbimento della luce che potrebbero aprire la strada ad applicazioni nell’optoelettronica e nei pannelli solari, liberando il settore del fotovoltaico dal collo di bottiglia di materiali convenzionali. I nanotubi, non sono altro che atomi di carbonio legati per formate sottilissimi foglietti spessi appena un atomo dello stesso materiale che compone la punta delle comuni matite. Arrotolati a formare condotti del diametro di circa un nanometro, un nanotubo appunto, esibiscono proprietà di conduzione elettrica analoghe a quelle di semiconduttori pregiatissimo come il gallio, l’arsenico e il silicio, ingredienti al cuore dell’attuale elettronica e optoelettronica. «La bellezza di queste nanostrutture è però la flessibilità delle loro caratteristiche rispetto ai vincoli della tavola periodica – osserva Molinari – perché a seconda di come i foglietti di grafite vengono arrotolati cambiano le loro propietà di conduzione e si possono costruire dei veri e propri semiconduttori su misura». L’industria dell’It è attenta a queste applicazioni ed è propio nei laboratori dell’Ibm a Yorktown Heights (NY) che qualche anno fa Phaedon Avouris ha realizzato i primi dispositivi elettronici in nanotubi di carbonio. Pochi settimane fa Avouris, a Genova per il principale congresso internazionale sulla nanoelettronica, si è detto ottimista sugli sviluppi di un nuovo settore basato sulla nanoelettronica e la nano-ottica. «Anche il grafene, che in pratica è un singolo foglio atomico di grafite ma disteso, si sta rivelando molto interessante – osserva Molinari – e oggi si comincia già a integrarli in alcuni componenti elettronici per i calcolatori. Anche in questo caso, a seconda dell’angolo con il quale si taglia il materiale, possono cambiare le sue proprietà di conduttore». Il nanomondo è un terreno sempre più frequentato anche dai chimici che stanno mettendo a punto sistemi di molecole sensibili alla luce che potrebbero presto sostituire i transistor e gli interruttori logici che oggi fanno funzionare tutta l’elettronica. «Una delle caratteristiche più interessanti di questi sistemi di molecole con dimensioni di tre o quattro nanometri è la loro sensibilità alla luce – osserva Vincenzo Balzani, dal cui laboratorio all’Università di Bologna sono già usciti un ascensore molecolare e Sunny, un nanomotore alimentato dalla luce – ma bisogna ancora capire come queste strutture potranno essere applicate ai sistemi elettronici». I fautori della miniaturizzazione vedono il nanotech come una miniaturizzazione in grado di aumentare prestazioni e tagliare costi e impiego di materiali grazie a chip con interruttori molecolari, senza però modificare sostanzialmente le architetture dei circuiti utilizzati oggi. «Una via più ambiziosa è lo sviluppo di un computer chimico» spiega Balzani, che ha recentemente messo a punto una "prolunga molecolare" in grado di trasportare fotoni da una molecola all’altra. «Sarebbe più simile a un sistema biologico che ai calcolatori che conosciamo oggi. Le operazioni avverrebbero sempre in maniera binaria, ma, analogamente a quanto avviene nei nostri neuroni, attraverso lo scambio di ioni o la modifica della conformazione di alcune molecole attraverso la luce. Ciò permetterebbe velocità di calcolo altissime e costi molto ridotti perché si tratterebbe di molecole di sintesi». L’elettronica del futuro sarà probabilmente un mix che integrerà entrambe le soluzioni. Forse non si affrancherà completamente dai metalli rari, ma ne ottimizzerà l’utilizzo come nel caso delle celle solari di nuova generazione sviluppate da Michael Grätzel e Brian O’Regan negli anni ’90 presso il Politecnico di Losanna dove alcune molecole di rutenio, un metallo nobile della famiglia del platino, si comportano come un nano-pannello in grado di catturare i fotoni della radiazione solare. Anche sul fronte dell’energia la ricerca promette di giocare un ruolo fondamentale. «Le prossime generazioni di reattori atomici, in particolare quello veloce che vedremo tra 20 anni – osserva Renato Ugo, presidente dell’Associazione italiana per la ricerca industriale – promettono di lavorare in ciclo chiuso, ottimizzando l’utilizzo del combustibile fossile e, soprattutto, riducendo al minimo le scorie che oggi creano problemi di stoccaggio». Elettronica e scienze dei materiali stanno facendo finalmente decollare anche le celle a combustibile, concepite nel 1839, ma finora troppo costose per l’utilizzo di platino come catalizzatore. «Abbiamo brevettato e stiamo sviluppando l’utilizzo delle fuel cells come veri e propri reattori» spiega Claudio Bianchini, direttore dell’Istituto per composti organometallici del Cnr di Firenze che ha messo a punto celle con palladio invece di platino. In particolare, Bianchini utilizza le sue celle per spezzare le molecole di glicerolo, un sottoprodotto della lavorazione del biodiesel, ottenendo Watt e acido glicolico, una molecola molto richiesta dal l’industria tessile, cosmetica e chimica. Energia e molecole di pregio, roba da far invidia anche a Michael Faraday. Guido Romeo
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Tra dieci anni metalli dai nomi esotici come Indio, Gallio, Afnio, Lantanio e Germanio, potrebbero diventare più preziosi di petrolio e diamanti. La scarsità di questi elementi che solo fino a qualche decennio fa erano ai margini dell’utilizzo industriale rischia di colpire prima di tutto l’Europa, all’avanguardia nelle tecnologie, ma importatrice netta di queste materie prime dell’innovazione, se non comincerà a ripensare il suo sistema di produzione. Il fenomeno è già evidente per il platino, indispensabile per le celle a combustibile e le marmitte catalitiche, ma anche per l’indio, richiestissimo nell’elettronica e potrebbe innescarsi presto anche per molti altri, condizionando profondamente anche gli equilibri geopolitici mondiali. A lanciare l’allarme è Armin Reller, preside della facoltà di chimica dell’Università di Augsburg in Germania, che coordina uno dei pochi gruppi attivi nel monitoraggio di queste materie prime indispensabili per l’alta tecnologia. L’indio, oggi indispensabile per schermi Lcd e display di cellulari, Pc e videogame, rischia di esaurirsi in 5-10 anni agli attuali ritmi di utilizzo. L’afnio utilizzato in microprocessori e centrali energetiche in meno di 10 anni così come il gallio, il platino in 15 anni, il tantalio di cui sono fatti i condensatori di telefonini e tutta la microelettronica in 20 anni. Per non parlare dell’Uranio che, con l’attuale rilancio delle centrali atomiche in Cina e Usa rischia di non durare più di 25-30 anni. «Questi elementi oggi sono molto richiesti per le loro funzionalità – spiega Reller – in un normale Pc ne sono presenti almeno 20 o 30 differenti, anche se in quantità piccolissime». Un normale laptop ad esempio contiene circa 30 milligrammi di Indio, e un telefonino meno di 20 milligrammi di tantalio. Ma queste quantità sono solo apparentemente inifinitesimali quando si guarda al bilancio dell’industria mondiale. L’anno prossimo saranno venduti un miliardo di telefonini e 600 milioni di schermi Lcd e il prezzo dell’Indio, di appena 60 dollari al chilo nel 2002, oggi ha superato i 900. Riunendo ricercatori di diversi atenei e specialità Reller ha completato il primo studio trasversale che prende in considerazione le principali materie prime dell’industria ad alta tecnologia in tutti i loro passaggi industriali, dall’estrazione fino alla dismissione e all’eventuale riciclo. «La situazione più grave è sicuramente quella del platino - avverte Reller - perché le sue applicazioni sono diffusissime, ma l’estrazione arriva appena a 180 tonnellate l’anno grazie a cinque miniere principalmente in Sud Africa e Russia e più modeste in Canada e Colombia». Ma ci sono anche elementi come il vanadio, di cui è avida l’industria automobilistica perché utilizzato per applicazioni in competizione come le batterie e le lamiere e il gallio, indispensabile per molti chip ad alte prestazioni e per i led che stanno invadendo il mercato dell’illuminazione. «L’aspetto più preoccupante però è la scarsa attenzione, al momento dello sviluppo dei prodotti, per come dovrebbe avvenire il riciclaggio, oggi estremamente costoso», osserva Reller, che auspica una strategia di Lisbona per le materie prime. In particolare per l’Europa, grande utilizzatrice di questi elementi per le sue innovazioni, ma importatrice netta di tutte e quindi di fatto dipendente da altri Paesi per le sue tecnologie. Una carenza che per gli esperti nei prossimi anni non esclude il rischio di forti tensioni e di conflitto sia a livello mondiale che all’interno dei Paesi estrattori come è già avvenuto per il tantalio, conosciuta in Africa anche come coltan, le cui miniere in Congo sono state al centro di una sanguinosa guerra civile solo pochi anni fa. «Sviluppare alternative sintetiche è possibile, ma ci vuole capacità di previsione e pianificazione che oggi mancano non solo nell’industria, ma in tutto il sistema economico – spiega il ricercatore tedesco – la risposta più immediata è il riciclo, da favorire prima di tutto attraverso un design più intelligente che ne abbassi i costi, ancora esorbitanti». Il problema riguarda anche gli strumenti di misura del nostro sistema industriale. «Perfino organizzazioni come l’Ocse oggi non dispongono di fatto di indicatori in grado di misurare efficacemente la scarsità di queste materie prime e il loro impatto sull’innovazione tecnologica» osserva John Dryden, vicedirettore Ocse per la ricerca e l’innovazione che lo scorso giugno ha coordinato il workshop sull’innovazione sostenibile e la competitività. Il recupero di quella manciata di milligrammi di metalli funzionali da pc e strumenti e altri rifiuti dell’elettronica, oggi viene perlopiù fatta completamente a mano perché le quantità sono piccolissime e i solventi rischierebbero di danneggiarle. Una procedura che per Paesi come la Cina, già primo estrattore mondiale di indio e oggi primo importatore di "e-waste" si sta rivelando un grande business. Siti di riciclo come quello di Guiyu, nella Provincia del Guangdong, sono infatti diventati nuove miniere di materie prime per l’It asiatico in fortissima crescita. «La Cina rischia di giocare un ruolo fondamentale nei prossimi anni - avverte Renato Ugo, presidente di Airi - soprattutto perché oltre alla ricchezza di indio, gallio e antimonio è il primo produttore mondiale di terre rare, quel gruppo di elementi che comprendono lantanio, europio e gadolino. Superata la crisi per la scomparsa dei tubi catodici per i quali venivano utilizzate, oggi stanno diventando importantissimi per conferire resistenza alle ceramiche ad alte prestazioni che compongono turbine di aerei e di centrali elettriche oltre che nell’industria bellica e negli Oled per l’illuminazione». Guido Romeo
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Rodio - Rh 45. DIFFICILE DA ESTRARRE. Oggi il rodio è utilizzato come legante per platino e palladio, e conferisce al composto ottenuto particolare durezza: questa lega è impiegata in termocoppie, elettrodi per candele in motori aeronautici, avvolgimenti per fornaci e trafile per la produzione di fibre di vetro. Ma non mancano utilizzi nei contatti elettrici, grazie alla capacità del rodio di resistere alla corrosione e alla sua bassa resistenza elettrica. L’industria dei gioielli utilizza il rodio per conferire maggiore brillantezza all’oro bianco e per realizzare decorazioni. Diffuso anche l’utilizzo nelle marmitte catalitiche. L’estrazione è piuttosto complessa, dal momento che questo elemento si trova mescolato in minerali come palladio, argento, platino e oro. Il rodio è l’elemento chimico di numero atomico 45. Il suo simbolo è Rh. Principali estrattori: Australia, Sudafrica, Usa, Russia, Canada, Brasile Usi: Catalizzatori, strumenti a raggi X
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Tantalite - Ta 73. PER LA MEDICINA. Molto resistente alla corrosione, soprattutto all’attacco degli acidi, il tantalio è un buon conduttore di calore ed elettricità. Dal momento che non reagisce con i fluidi del corpo, è utilizzato dall’industria farmaceutica per realizzare protesi intracorporee. Ma l’uso principale per il tantalio, in forma di polvere metallica, risiede nella produzione di componenti elettronici portatili, come telefoni cellulari e notebook, ma anche apparecchi elettronici per l’industria automobilistica. Uno dei suoi principali derivati, l’ossido di tantalio, viene oggi impiegato per vetri ad alto indice di rifrazione, per lo più utilizzati nelle lenti degli apparecchi fotografici. Il tantalio è l’elemento chimico di numero atomico 73. Il suo simbolo è Ta. Usi: Condensatori per cellulari e dispositivi elettronici Principali estrattori: Brasile, Usa, Australia, Sudafrica, Congo
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Antimonio - Sb 51. GLI UTILIZZI. L’antimonio viene usato come agente antifiamma, ma anche per produrre vernici, smalti, ceramiche e gomme. Recentemente, l’antimonio ha trovato sempre maggiore applicazioni nell’industria dei semiconduttori, nella produzioni di diodi e di sensori a raggi infrarossi, nonché per la realizzazione di sostanze ignifughe, soprattutto destinate a giocattoli, vestiti per bambini, rivestimenti per aerei e veicoli pesanti. In lega con il piombo, ne aumenta notevolmente la durezza e la resistenza meccanica: per questo motivo l’antimonio è sfruttato anche per la produzione di batterie per automobili. Un suo derivato, il solfuro di antimonio, è contenuto nei fiammiferi. Questo elemento era già noto ai tempi dei romani: Plinio il vecchio lo chiamava stibium (bastoncino). L’antimonio è l’elemento chimico di numero atomico 51. Il suo simbolo è Sb. Principali estrattori: Cina, Russia, Bolivia Usi: Farmaci
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Indio - In 49. DALLE APPLICAZIONI BELLICHE A OGGI. La prima applicazione su vasta scala dell’indio risale ai tempi della Seconda guerra mondiale, quando questo elemento veniva utilizzato per rivestire le bronzine dei motori degli aerei da combattimento. Nel dopoguerra venne impiegato prevalentemente nella saldatura e nell’elettronica (soprattutto per lo sviluppo di semiconduttori a base di fosfuro di indio). Da circa dieci anni, però, l’utilizzo principale riguarda la realizzazione di pannelli a cristalli liquidi: la produzione mondiale dipende infatti molto dall’andamento delle vendite dei pannelli Lcd desitinati alla costruzioe di schermi televisivi e schermi per pc. Viene prodotto per lo più dai residui della lavorazione dello zinco, ma si può trovare anche in minerali di ferro, piombo e rame. L’indio è l’elemento chimico di numero atomico 49. Il suo simbolo è In. Usi. Schermi Lcd e display Principali estrattori: Cina, Russia, Canada, Usa
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Germanio - Ge 32. AL CUORE DEI SEMICONDUTTORI. Fino al 1970, il germanio è stato uno degli elementi più utilizzati per la realizzazione di semiconduttori. Poi, lentamente, è stato sostituito dal silicio, che come semiconduttore garantisce prestazioni superiori (il silicio richiede però l’utilizzo di cristalli molto più puri, difficili da fabbricare nell’immediato dopoguerra: ciò spiega l’impiego diffuso del germanio nella prima metà del secolo scorso). Oggi il germanio è utilizzato prevalentemente per la realizzazione di fibre ottiche, sistemi di visione notturna a infrarossi e catalizzatori. Non mancano poi applicazioni nell’industria farmaceutica: alcuni composti del germanio – che è innocuo per i mammiferi - risultano molto tossici per particolari batteri: caratteristica che ha reso questo elemento indicato per la realizzazione di medicinali. Il germanio è l’elemento chimico di numero atomico 32. Il suo simbolo è Ge. Usi: Visori notturni, semiconduttori Principali estrattori: Cina, Usa, Australia, Canada
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Gallio - Ga 31. METALLO RARO, MOLTO FRAGILE, DALL’ASPETTO ARGENTATO. Il Gallio ha un basso punto di fusione, può sciogliersi solo con il calore sviluppato dalle mani di una persona. Per questa sua proprietà è utilizzato per la realizzazione di termometri capaci di funzionare ad alte temperature. Un suo derivato, l’arseniuro di gallio, è un importante semiconduttore diffuso nei dispositivi elettronici, soprattutto diodi Led e transistor. Dal momento che aderisce perfettamente a vetro e porcellana, questo elemento è l’ideale per la fabbricazione di specchi particolarmente luccicanti. Non solo: l’aggiunta di gallio (fino al 2%) nelle comuni paste saldanti le rende molto più fluide e malleabili. Il Gallio è l’elemento chimico di numero atomico 31. Il suo simbolo è Ga. Usi: Schermi Lcd, celle fotovoltaiche, laser Principali estrattori: Cina, Usa, Australia, Canada
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Platino - Pt 78. PREZIOSO, MALLEABILE, LUCCICANTE. Il platino vanta una storia antica: questo metallo era già noto alle popolazioni pre-colombiane del Sudamerica. Lo si trova per lo più nei depositi alluvionali del fiume Colombia, dell’Ontario, dei monti Urali e in alcuni degli Stati Uniti occidentali. Oggi questo metallo è utilizzato dall’industria della gioielleria, ma anche per la realizzazione di attrezzi da laboratorio, contatti elettrici, odontoiatria e dispositivi anti-inquinamento da montare a bordodi automobili e veicoli pesanti. Recentemente, alcuni composti a base di platino sono stati sperimentati come farmaci anti-tumorali. Il nome di questo elemento deriva dallo spagnolo "platina", diminutivo di "plata", che significa "argento". Il platino è l’elemento chimico di numero atomico 78. Il suo simbolo è Pt. Usi: Celle a combustibile, marmitte catalitiche e catalizzatori industriali Principali estrattori: Sudafrica, Russia, Canada e Colombia
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Anfio - Hf 72. DENTRO IL NUCLEO. Grazie alla sua alta capacità di assorbimento dei neutroni, l’afnio è utilizzato per fabbricare barre di contenimento nei reattori nucleari. Questo elemento si distingue anche per ottime caratteristiche meccaniche e l’eccezionale resistenza alla corrosione. Oltre all’utilizzo nei reattori nucleari, viene sfruttato anche per la realizzazione di lampade a incandescenza (in lega con il tungsteno) e degli elettrodi. Il nome deriva dal latino hanfia, l’antico nome di Copenaghen, città dove fu scoperto nel 1923 da Dirk Coster e Georg von Hevesy. Si trova in natura combinato con i composti di zirconio, ma non come elemento libero. L’afnio è l’elemento chimico di numero atomico 72. Il suo simbolo è Hf. Usi: Microprocessori, centrali elettriche e nucleari Principali Estrattori: Australia, Sudafrica, Brasile, Usa
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Terre rare 57-70. LA FAMIGLIA DEI LANTANIDI. La serie dei lantanidi è costituita dai 14 elementi chimici, detti anche "terre rare", che godono di proprietà magnetiche e ottiche molto interessanti. Il semario, per esempio, è utilizzato in lega con il cobalto per fabbricare magneti, mentre l’erbio viene sfruttato nel processo di fabbricazione delle fibre ottiche: il suo impiego aumenta la capacità delle fibre di amplificare il segnale luminoso. Tutti i lantanidi mostrano sostanzialmente lo stesso comportamento e le stesse proprietà, rendendo molto difficile una loro separazione per via chimico-fisica. I composti dei lantanidi sono molto luminescenti: per questo, prima dell’avvento del plasma, sono stati utilizzati per la realizzazione di schermi televisivi. Le terre rare hanno numero atomico compreso tra 57 e 70. Usi: Ceramiche ad alta resistenza per turbine, armamenti, oled Principali estrattori: Cina
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. IDENTIKIT DEI NUOVI MATERIALI. Solo il Rodio e la Tantalite hanno riserve stimate per trent’anni. Tutti gli altri materiali si esuriranno prima. L’Indio, per esempio, potrebbe già finire nei prossimi cinque o dieci anni. Il quadrante (a sinistra) indica appunta la data prevista dagli esperti in cui il materiale sarà esaurito. Come si può vedere il 2035 è il tetto massimo. La scarsità di questi elementi che solo fino a qualche decennio fa erano ai margini dell’utilizzo industriale rischia di colpire prima di tutto l’Europa, all’avanguardia nelle tecnologie, ma importatrice netta di queste materie prime dell’innovazione, se non comincerà a ripensare il suo sistema di produzione. Nelle schede invece, è indicato per ogni materiale il corrispettivo simbolo e numero atomico. Solo per le Terre rare (un gruppo di elementi che comprendono tra gli altri lantanio, europio e gadolino) non è possibile definire un numero atomico perché varia tra 57 e 70. Tutti i materiali rappresentati, inoltre, non possono essere riciclati. Tranne il Germanio ma solo al 35 per cento.
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Il Giappone stanzia 300 milioni di yen per lo studio delle alternative. Il governo giapponese ha stanziato 300 milioni di yen (1,9 milioni di euro) a favore di 14 progetti per lo sviluppo di sostituti a basso costo dei metalli rari come indio, tungsteno e rodio oggi indispensabili per l’industria elettronica.
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Qui c’è chi rischia la galera. Furto di metalli rari all’Università di Stanford. Le riserve di 14 metalli rari, tra cui Gadolino, Itterbio e altre Terre rare sono stati rubati nelle scorse settimane dai laboratori del Gordon & Betty Moore Materials Research Facility dell’Università di Stanford, in California. Il valore di mercato della collezione è appena 15mila dollari, ma la purezza dei campioni potrebbe richiedere mesi per ottenerne di nuovi. Per gli scienziati si tratta probabilmente di un tentativo di rallentare le ricerche del laboratorio nel campo dell’elettronica di punta, un settore estremamente competitivo.
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. E gli Usa scoprono altro uranio. Gli Usa hanno in casa una miniera di uranio non trattato. Il prezzo dell’uranio è aumentato di 10 volte dal 2002 a oggi, ma molto materiale non raffinato potrebbe essere già disponibile nei depositi. La notizia arriva dal Dipartimento dell’energia Usa che ha annunciato di avere a disposizione circa 25 milioni di chilogrammi di uranio esafluoride per un valore di circa tre miliardi di dollari. Il materiale è stato accumulato negli anni 70 quando, nella preparazione di combustibile nucleare e testate atomiche, si privilegiava l’uranio 235, più facile da ottenere rispetto all’Uranio 238.
• Metalli in via di estinzione. Nova Il Sole 24 Ore 6 settembre 2007. Le speranze legate al carbonio. Nanotubi di carbonio al posto dei semiconduttori. Comunissimi atomi di carbonio sostituiranno i metalli rari secondo i ricercatori dell’Università della California a San Diego che hanno recentemente sviluppato nuove forme per i nanotubi in carbonio scoperti nel 1991, tra cui forme a ricciolo simili a maccheroni e tagliatelle, con proprietà utilissime nei semiconduttori.