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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Forse è la volta buona

• Forse è la volta buona. Lo scrittore lucano, solito sfrecciare in Jaguar sulla superstrada Basentana, in questi anni ha molto seminato nel campo della narrativa lussuosista ma i frutti li ha raccolti Alessandro Piperno. Adesso basta, si sarà detto, e ha fornito al romanzo in uscita per Marsilio un titolo senza risparmio: Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo. È previsto un notevole scialo anche in fase promozionale, con presentazioni nelle migliori cantine del Vùlture. Antonio D’Orrico si è incuriosito dando spazio a Cappelli sul Corriere Magazine, con grande foto e una definizione che lo ha mandato in brodo di giuggiole: «Elegante gentiluomo meridionale».
• La svolta radicale della narrativa. Il Giornale 15 maggio 2007. Due romanzi recentissimi sono segnali d’una svolta radicale che sta avvenendo nella narrativa italiana contemporanea. Le stagioni dell’acqua di Laura Bosio (Longanesi 2007, pagg. 264, euro 16,90) è un robusto campione della tradizione (della conservazione?), nutrito quale esso è d’un impegno linguistico fondato sulla correttezza, sull’ordine e la trasparenza, anche se capace a volte d’una violenza espressiva che stupisce in una scrittrice così fedele a valori antichi da condividere con quanti siano disposti anche a fare rinunzie pur di non tradirli; si tratta di una saga familiare di grande ricchezza espressiva, che si svolge sullo sfondo allucinante delle acque delle risaie. I compagni del fuoco, di Ernesto Aloia (Rizzoli, 2007, pagg. 391, euro 18) è invece, dopo alcuni inserti didascalici di patalogia umana e di politica guerresca forse troppo protratti, l’esplosione drammatica ma anche beffarda d’uno stile travolgente, a volte disarticolato e velocissimo nei suoi snodi affabulatori che coinvolgono il lettore con una girandola di eventi, anche minimi, ma come determinati e dilatati da un soffio che spazza via l’angustia provinciale e furbesca da cui è ancora inficiata tanta nostra narrativa di giovinette e giovanotti poco più che alfabetizzati, ma dediti al proprio corrivo turpiloquio o a un’apparente essenzialità di dettato che è solo il velo di una penosa elementarità di idee e di mezzi espressivi: la vicenda è qui tutta incentrata su conflitti dialettici ma anche fisici fra gruppi di contestazione reciproca sul terreno delle civiltà, degli obiettivi, delle religioni. Il fatto è che il prepotente estendersi dell’informatica e della discutibile ma forse inevitabile globalizzazione hanno investito anche la letteratura, conferendole la necessità oggettiva di un linguaggio insistentemente gergale e a volte ermetico, ma che obbliga a prenderne atto come d’un nuovo esperanto plurilinguistico e di una vastità di orizzonti ideali, ma anche geografici e multietnici, sconosciuti finora ad autori avvezzi a calpestare e zappettare il loro orticello con feste paesane, fuochi d’artificio, maiali allegramente ammazzati, sordide traversie familiari e sessuali, giovanilismo d’accatto ed epiloghi accattivanti da trash televisivo che possono talvolta trasformare un maldestro scartafaccio in uno di quei melensi o indigesti bestseller vagheggiati da alcuni editori con l’aiuto di non pochi critici compiacenti. Il primo impulso a questa svolta, l’ha dato Giuseppe Genna con i suoi due ultimi libri, Anno luce (Tropea), e soprattutto Dies irae (Rizzoli). Ma recentemene una nuova e decisiva virata è stata impressa alla narrativa nel suo complesso dal libro Breve storia di lunghi tradimenti di Tullio Avoledo (Einaudi, 2007, pagg.390, euro 16,50), vicenda di trasformazione di una banca in finanziaria internazionale e al suo interno il contrastato amore di una giovane donna in carriera e di un suo collega divenuto suo dipendente, smarrito ma renitente ai troppo radicali e spietati mutamenti. Ora, se la tradizione vuole continuare ai livelli che le sono propri e di cui essa è pienamente degna, deve «mostrare i muscoli», cioè giovarsi di una cultura non d’accatto, una capacità di allargare gli orizzonti della sua visione e della sua analisi. Da parte loro i «novatori» devono non strafare, cioè non dimenticare che ragione del pubblicare libri è la volontà e necessità di comunicare, e anche di far capire il senso e i valori non solo letterari della loro attuale sperimentazione, che non assomigli cioè ai vecchi sperimentalismi, i quali hanno ormai svolto la loro funzione e in fondo sono diventati anch’essi tradizione. Luca Canali
• Marcos, il sesso è l’anima della rivoluzione. Il Giornale 15 maggio 2007. Languendo l’attività rivoluzionaria nei torpori della selva Lacandona, il subcomandante Marcos ha annunciato al mondo che il suo nuovo libro sarà un romanzo erotico. Tempistica e marketing da sgamato conoscitore del sistema capitalistico, Marcos non rivela particolari se non che sarà pieno di scene di sesso. Ha dichiarato: «Sono certo che andrà a ruba, basta che riempiamo la copertina di ”vietato ai minori di...”». Tutto per finanziare la causa rivoluzionaria, si capisce (già ci provò sfidando l’Inter a calcetto). Filosofo, poeta e scrittore, il leader rivoluzionario zapatista nato maoista, passato dall’ortodossia marxista-leninista per approdare al movimento antiglobalizzazione, ha varcato il Rubicone del mercato mondiale. Abituato a foraggiare il suo popolo con lettere e comunicati, sui quali politologi e studiosi sprecano parole di giubilo e gli studenti universitari stilano tesi di laurea, Marcos lancia un nuovo messaggio: il sesso è l’anima della rivoluzione. Il subcomandante, da vero rivoluzionario, sa che il fine giustifica i mezzi. Infatti usa le armi e la violenza dei suoi guerriglieri per liberare il globo dalla guerra. Usa Internet e la rete per combattere la globalizzazione. Usa il vituperato mercato (quel «crimine di lesa umanità chiamato capitalismo») per raccogliere fondi contro il sistema neoliberista. Marcos è uno che sa abbastanza bene come funziona il sistema per prendersene gioco. Uno che di se stesso dice: «Io non esisto nel mondo reale, io esisto solo come mito» dimostra di essere molto più ironico di tanti che pensano di essere dei miti e invece esistono solo nel mondo reale. Lui non si prende sul serio. Ma chi glielo spiega ora ai milioni di adepti, ai «comitati Chiapas» e vari gruppi terzomondisti e alla vasta rete di idolatri via Web? Vacilla Walter Veltroni: da fonti bene informate siamo venuti a sapere che il sindaco di Roma stia pensando di abbandonare i temi terzomondisti per darsi al porno. Mentre Fausto Bertinotti, il verde Paolo Cento, i ministri Pecoraro Scanio e Paolo Ferrero pare accarezzino l’idea di scrivere romanzi hard e commedie sexy. Contatti sono già in corso con le principali case editrici. La rivoluzione erotica bussa alla porta (della camera da letto). Caterina Soffici
• Nasce la Biennale del libro di viaggio. Il Giornale 15 maggio 2007. La Fiera del Libro di Torino dà appuntamento, a chi è amante dei viaggi e di tutto ciò che profuma di viaggio, alla prima edizione della «Biennale del Libro di Viaggio» che si terrà in giugno, dal 15 al 17, ad Arona, sul lago Maggiore. La kermesse è organizzata dalla Fiera insieme con la Regione Piemonte, assessorato al Turismo. «Si tratta della prima manifestazione in Italia dedicata ai ”viaggi di carta”», ha detto Rolando Picchioni, presidente della Fiera. La formula di questa biennale è innovativa: un po’ festival un po’ salone, con quattro filoni: Itinerari, Diari, Concerti e Impronte di Viaggio. Si presenteranno libri, mappe, guide, appunti di viaggio, fotografie e quant’altro e si ascolteranno esperti. Un luogo dove ascoltare i racconti di chi ha visto le ultime aree inesplorate del mondo, incontrare la donna che ha attraversato cinque deserti da sola, ammirare gli scatti dei grandi fotoreporter, scoprire i carnet de voyage di chi preferisce ancora carta e matita alla foto digitale, e magari realizzarne uno proprio sotto la guida di un esperto.
• Fulvio Abbate. La vita comincia a cinquant’anni. Fulvio Abbate, classe 1956, dopo cinque romanzi con Baldini Castoldi Dalai lo conoscevano solo gli amici, adesso che ha pubblicato Roma. Guida non conformista alla città con un editore minuscolo, Cooper, lo leggono pure i tassisti. Lo hanno schiaffato nella classifica della «Varia» facendogli un grave torto perché il suo libro non c’entra nulla con quelli dei cantanti, dei comici e dei calciatori: Roma è una guida letteraria dove a ogni pagina spunta Pasolini (ogni tanto purtroppo anche Veltroni ma nessuno è perfetto). Il ritratto della capitale è assai indulgente, perciò l’autore sta riscuotendo un enorme successo nei salotti e nelle vinerie. A luglio-agosto farà furore sulla spiaggia di Capocotta.
• e MARIO FORTUNATO. Come Dio comanda di Niccolò Ammaniti è il favorito allo Strega e se dovesse davvero vincere bisognerebbe aggiungere un sottotitolo: «... e come Rimoaldi dispone». L’unico avversario plausibile del campione Mondadori si chiama Mario Fortunato, funzionario del narrativamente corretto: omosessuale, resistenziale, europeista, antirazzista e ovviamente molto veltroniano. Il suo è un cocktail talmente prevedibile che lo Strega se lo meriterebbe ma la Bompiani ha già prevalso l’anno scorso con Sandro Veronesi e una doppietta non si registra dal 1990-91, quando vinsero due libri Einaudi di seguito.
• La terza incomoda. Al premio di Anna Maria Rimoaldi ci sarà anche la scrittrice di Vercelli con una storia giustamente di risaie, Le stagioni dell’acqua (Longanesi). In questi tempi di siccità un titolo idrico potrebbe essere di buon auspicio ma non basterebbe un diluvio per inumidire le aride logiche editoriali che condizionano i giurati dello Strega. Quindi meglio non farsi illusioni e partecipare «con serenità», come ha dichiarato.
• Andiamoci piano con l’ironia, Carofiglio è magistrato e in Italia i magistrati hanno sempre ragione. Per cui la domanda che in molti si pongono la riportiamo fra virgolette prudenti: «Come fa un uomo così impegnato nella lotta contro il crimine a trovare il tempo per riempire di legal-thriller le classifiche di vendita e i cataloghi di ben due case editrici, Rizzoli e Sellerio?». Sta di fatto che il pubblico ministero barese firmerà l’imminente Cacciatori nelle tenebre insieme al fratello Francesco: che il segreto della sua produttività risieda in una famiglia molto affiatata?
• una di quelle cattive ragazze che un tempo sarebbero finite nell’harem di Castelvecchi. Invece l’ha pubblicata Elido Fazi che però ha delegato la promozione di Pornoromantica direttamente all’autrice. Sebbene sia un’esordiente se la cava meglio di tanti veterani, ha inventato il «marketing masturbatorio» (se abbiamo capito bene è una sorta di attivismo autarchico), dispone di un cliccatissimo sito internet e macina presentazioni a tutto spiano, da Nord a Sud isole comprese. Viaggia in treno ed è così determinata che durante uno sciopero dei ferrovieri l’hanno vista arrivare in autostop. Col carattere che si ritrova non ha sofferto molto quando il suo libro è stato definito «un blog rilegato».
• Nativo di Ischia, Ferrandino anziché starsene in spiaggia a Casamicciola conduce vita misteriosa tra la Francia e gli Usa. Nemmeno il suo editore, Mondadori, sa precisamente dove si trovi, comunicando con lui solo attraverso internet. Arcani anche i motivi che lo hanno spinto a imbarcarsi nella stesura di Spada, annunciato come il seguito del Visconte di Bragelonne che già era il seguito di Vent’anni dopo che a sua volta era il seguito dei Tre moschettieri. Pure le dimensioni (quasi 1.200 pagine) sembrano fatte apposta per gettare nella disperazione i lettori che avevano decretato il successo di Pericle il nero (pagine 140).
• e SILVANA LA SPINA. Le due Silvane. Le confondono tutti perché sono entrambe siciliane, hanno lo stesso nome e appartengono grosso modo alla medesima generazione (grosso modo perché le rispettive date di nascita sono circondate dalla più impenetrabile omertà). Logico che le due signore non si siano mai amate troppo. Adesso, per complicare ulteriormente le cose, i loro libri escono in contemporanea. Le sigle sono diverse, Silvana Grasso (Pazza è la luna) pubblica con Einaudi, Silvana La Spina (Lo sbirro femmina) con Mondadori. Ma il gruppo editoriale è lo stesso, accidenti.
• Sogna di vincere un grosso premio ma con il milione di nemici che si è fatto può appunto sognarselo. L’autore di Non muore nessuno (Bompiani) ha stroncato, sul sito www.poetastri.com, tutti i bei nomi della società letteraria romana da Arbasino a Zeichen. Non pago, ha litigato rumorosamente con Sandro Veronesi che gli era amico e cliente (Perroni vive facendo editing ovvero correggendo e sistemando i libri degli scrittori che non sono capaci di scriversi un romanzo da soli). Questa ennesima mossa suicida gli ha alienato le simpatie del potente clan Fandango. Il suo donchisciottismo lo renderebbe simpatico, se non fosse così odioso.
• L’autore più vitale dell’estate 2007 sarà un morto. Rabito è un geniale semianalfabeta siciliano che ha vissuto in prima persona il più disastroso Novecento immaginabile, guerre, fame, emigrazioni, elezioni, ricavandone l’autobiografia sua e della nazione. Sia perché defunto sia perché semianalfabeta, Rabito non ha amici fra i giurati di nessun concorso eppure qualcosa lo ha già vinto: il premio Pieve-Banca Toscana organizzato dall’archivio diaristico di Pieve Santo Stefano. Poi dicono che i premi non servono: Terra matta era stato giudicato impubblicabile per la mole e l’italiano alquanto maccheronico ma grazie al Pieve ha trovato un fior di editore, Einaudi.

• Ritorna la femme fatale con una storia morbosa delle sue: V.M. 18, editore Fazi. Ambientato in un collegio di fanciulle perverse, sovrappone il fantastico di Alice nel paese delle meraviglie al sadomaso delle 120 giornate di Sodoma. «Per promuovere V.M. 18 farò cose V.M. 18» e bisogna crederle, il personaggio è capace di tutto, pochi mesi fa ha pubblicato in internet il seguente annuncio: «Volete rimanere con me dentro una stanza? Volete io sia la vostra Mistress per sessanta minuti? Da oggi è possibile avermi, pagando».
• Non si è montato la testa e continua a lavorare alla cronaca del Piccolo di Trieste, come se non avesse scritto il perfetto libro per l’estate. Un corpo sul fondo (Guanda) si abbina alla spiaggia come la Ribolla Gialla alle ostriche: c’è un mistero, un sottomarino, un branco di meduse e perfino una sirena. In questa prima fase Pietro Spirito raccoglie applausi in ambito triveneto (il padovano Ferdinando Camon su Tuttolibri, i lettori della minoranza italiana in Istria...). Il suo problema è sfondare la linea dell’Adige: gli basterà raggiungere il primo ombrellone di Riccione e sarà fatta.
• Brucia Troia: sembra il titolo di un vecchio porno-horror e invece si tratta del nuovo romanzo di Veronesi, scrittore da Corriere della Sera più che da scandalo. Ambientato negli anni Cinquanta e Sessanta, i protagonisti sono degli orfani che vivono ai margini della società, nella miseria e nel degrado. «Nella sventura dei nostri migliori amici troviamo sempre qualcosa che non ci spiace del tutto», scrisse La Rochefoucauld. Il maligno meccanismo funziona anche in letteratura quindi la sfortuna dei succitati ragazzini sarà la fortuna del libro.