Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Gli assassini
• Storia. "La storia è sempre attualità" (Leopold von Ranke, storico tedesco).
• Islam. "L’Islam o è politica o non è nulla" (Khomeini).
• Sette e sottosette. "Gli Assassini non rappresentarono la principale e più seguita tradizione islamica. Essi furono, se così si può dire, un’eresia interna a un’altra eresia, una propaggine estremistica del movimento sciita, che a sua volta era una suddivisione dell’Islam sunnita".
• Armi e onore. "L’arma utilizzata fu quasi sempre una sola: il pugnale, brandito personalmente dal membro della setta indicato. Questo vuol dire che sceglievano gli obiettivi più difficili da raggiungere e il mezzo d’attacco che li esponeva maggiormente. Va sottolineato come non facessero praticamente uso delle armi indirette allora disponibili, tra cui l’arco, la balestra o il veleno. Gli stessi sicari, dopo aver ucciso la loro vittima, non tentavano di fuggire né i loro compagni facevano alcun tentativo di salvarli. Al contrario, sopravvivere a una missione era considerato un disonore".
• Assassini. "La parola comparve per la prima volta nelle cronache dei crociati per indicare un gruppo di musulmani appartenenti a una strana setta esistente nel Levante, guidati da una misteriosa figura nota come il Vecchio della Montagna e aborriti, per le loro idee e per le loro azioni, tanto dai cristiani quanto dai musulmani".
• Paradisi. "Quando lo Veglio ne faceva mettere in giardino, a quattro, a dieci, a venti, e gli faceva bere oppio, quegli dormivano bene tre dì. Quando gli giovani si svegliavano, egli si trovava là entro e vedevano tutte queste cose, veramente si credevano essere in paradiso. E queste donzelle sempre istavano con loro in canti e in grandi sollazzi: donde egli aveano sì quel che volevano, che mai per volere non si sarebbero partiti di quello giardino [...]. E quando il Veglio vuole fare uccidere alcuna persona, egli fa torre quello lo quale sia più vigoroso e fagli uccidere cui egli vuole; e coloro lo fanno volentieri, per ritornare al paradiso" (Marco Polo).
• Leggende metropolitane. "Nel 1158 si affermò che, durante l’assedio di Milano, un Assassino era stato catturato all’interno del campo di Federico Barbarossa".
• Malepiante. Come ha ipotizzato per primo Silvestre de Sacy all’Institute de France nel 1809, il termine Assassini deriva probabilmente dall’arabo hashishin, plurale di hashish. L’illustre islamista, basandosi su quanto detto da Marco Polo, ipotizza che il termine derivi dall’uso della droga fatto dalla setta. Ma, probabilmente, si tratta di una coincidenza. Hashish in origine era termine che indicava l’erba e solo più tardi la canapa indiana. Gli adepti venivano chiamati hashishin perché, paragonandoli all’erba, si voleva insultarli, senza alcun riferimento alla droga.
• La fortezza di Alamut. Il primo centro degli Assassini, cui se ne aggiunsero in seguito altri dello stesso tipo, è la fortezza di Alamut, nel nord della Persia, a 1800 metri di altezza, raggiungibile solo attraverso uno scosceso sentiero battuto dal vento, scelta dal fondatore della setta, Hasan-i-Sabbah, per il suo valore strategico.
• Aquile. "Pare che il castello fosse stato costruito da uno dei re del Daylam. Un giorno, mentre cacciando, un’aquila addestrata fuggì e si posò sulla rupe: il re s’accorse del valore strategico del luogo e vi fece costruire un castello. ”E lo chiamò Aluh Amut, che nel linguaggio daylamita vuol dire l’aquila che insegna”".
• Morbido petto. "Hasan-i-Sabbah aveva mandato degli ambasciatori per cercare la pace ma le sue offerte non furono accettate. Allora, con ogni inganno possibile, corruppe alcuni dei cortigiani del sultano perché lo difendessero davanti a questi e, con una grande somma di denaro, comprò uno dei suoi eunuchi e gli mandò un pugnale, che una notte fu infilzato nel terreno davanti al letto del sultano mentre questi dormiva ubriaco. Quando il sultano si svegliò e vide il pugnale fu pieno di timore ma, non sapendo di chi sospettare, ordinò che il fatto rimanesse segreto. Hasan-i-Sabbah allora mandò un emissario con il seguente messaggio: ”Se non avessi desiderato il bene del sultano, quel pugnale che fu infilzato nel duro terreno sarebbe stato piantato nel suo morbido petto”. Il sultano si spaventò e da allora in poi cercò di essere in pace con loro" (Juvayni, La storia del conquistatore del mondo).
• Celebrazioni. "Pur attaccati, gli Assassini non erano rimasti inoperosi. Nel 1108-1109 uccisero Ubayd Allah al-Khatib, un qadi di Isfahan, e uno dei più decisi avversari degli ismailiti. Il qadi sapeva di essere in pericolo: disponeva di una guardia del corpo e aveva preso svariate precauzioni; ma fu tutto inutile. Durante le preghiere del venerdì nella moschea di Hamadan un Assassino si intromise tra lui e la sua guardia del corpo e lo uccise. Nello stesso anno venne eliminato durante le celebrazioni per la fine di Ramadan il qadi di Nishapur".
• Monaci. "Il 28 aprile 1192 gli Assassini compirono la loro impresa più famosa: l’assassino a Tiro del marchese Corrado del Monferrato, re di Gerusalemme. La maggior parte delle fonti concorda nel dire che i sicari si travestirono da monaci cristiani, conquistandosi la fiducia del vescovo e del marchese. Poi, quando ne ebbero l’opportunità, lo pugnalarono a morte. L’inviato del Saladino a Tiro riferì che i due Assassini erano stati interrogati e avevano confessato che era stato il re d’Inghilterra a ispirare l’omicidio [...]. I chiari vantaggi che Riccardo Cuor di Leone ottenne dalla morte del marchese – e la sospetta velocità con la quale il suo protetto, il conte Enrico di Champagne, sposò la vedova succedendo a Corrado sul trono del regno latino – fornirono ulteriori pezze d’appoggio a questa tesi".
• Età. "Gli Assassini ismailiti non inventarono l’assassinio, semplicemente gli diedero un nome. L’omicidio in quanto tale è vecchio quanto l’uomo".
• Mezzi. "Fratelli, quando giunge il tempo del trionfo, con la buona sorte di entrambi i mondi come nostra compagna, allora basterà un solo guerriero appiedato a riempire di terrore un re, anche se questi avrà più di mille cavalieri" (un poeta ismailita).
• Setta eretica ed esoterica che usa l’omicidio, o meglio il tirannicidio, come principale mezzo di lotta politica, gli Assassini diventeranno padroni di alcune fortezze in Persia e anche in Siria arrivando a seminare il terrore tra gli avversari, ovvero sultani e califfi vari. Ma, pur costituendo un fenomeno tutt’altro che trascurabile del medioevo musulmano, il loro astro si eclisserà nell’arco di un paio di secoli. Dal 1300 in poi, saranno ridotti al rango di minoranza religiosa senza alcun potere, quella degli ismailiti nizari che ancor oggi riconoscono nell’aga khan il loro capo spirituale, perdendo la qualifica di sicari. Bernard Lewis ne ricostruisce le vicende cercando di far chiarezza tra leggende e aneddoti. Bernard Lewis, londinese, è professore emerito di studi mediorientali alla Princeton University. Tra le sue opere Europa barbara e infedele e il Medio Oriente.