Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 2 ottobre 2004
I miei mostri
• Resistenza. "Io la resistenza l’ho fatta a scuola. Nel senso che mi ci dovevano trascinare".
• Maestre. Quando morì suo padre, Dino Risi, dodicenne, ne approfittò per correre dalla sua maestra di violino, e con la scusa di farsi consolare l’abbracciò tutta e le sparse baci sul collo e sulle spalle: "Piansi, non perché era morto mio padre, ma perché finalmente abbracciavo una donna [...]. Non so se lei si accorse, ma quel mattino accadde una cosa magnifica e terribile, una cosa che avrei ricordato per tutta la vita: ebbi il mio primo orgasmo, il modo più piacevole per avvicinarsi a Dio".
• Bacio. A Dino Risi non è mai piaciuto girare la scena del bacio: "Ce n’è quasi sempre una in ogni film. I nasi sono un problema. Fra l’attore e l’attrice è una lotta all’ultimo naso, per trovarsi a favore di macchina (baciano meglio quelli che hanno il naso piccolo)". Certo Marcello Mastroianni fu contento quel giorno in cui fu costretto a ripetere otto volte un bacio con Romy Schneider: "E mi pagano pure".
• Anita. "³Dino, come tu scopa!², disse Anita (Ekberg). E fu come se mi avesse messo al collo la Légion d’honneur".
• Alida. Dino Risi aveva venticinque anni e Alida Valli poco più di venti, ma lei era già famosa, quando si conobbero sul set di Piccolo Mondo antico, dove lavoravano entrambi, lei come attrice, lui come assistente del regista Mario Soldati. La Valli, "non si sa se per interesse o per noia", mise gli occhi su Risi, e finito di girare il film si misero insieme e andarono a passare qualche giorno sul Lago Maggiore, in un albergo nell’isola dei Pescatori, seguiti da Soldati, che per tutte le riprese aveva corteggiato invano la Valli. Una sera la coppia stava sorseggiando un Bloody Mary in sala lettura ascoltando Frank Sinatra, quando la Valli si accorse che da un tappeto arrotolato usciva un filo di fumo. Quando Risi lo srotolò Soldati aveva il suo mezzo sigaro ancora acceso e disse di non capire come fosse finito là dentro. Fu un amore occasionale. Quando lui la accompagnò alla stazione lei gli promise che lo avrebbe chiamato l’indomani: "Non chiamò. La rividi cinquant’anni dopo a Roma dove il presidente Ciampi ci consegnò, come a molti altri, il premio intitolato a Vittorio De Sica".
• Modelli. "Io avrei voluto essere irresistibile come Cary Grant, intelligente come Einstein, e mi sarebbe piaciuto ballare come Fred Astaire".
• Mi piacerebbe. Tra le cose che a Dino Risi sarebbe piaciuto fare: "Prendere a pugni Tyson e aiutarlo a rialzarsi. Far ridere la principessa Soraya. Correre i cento metri in nove secondi netti. Vedermi passare vicino Megan Gale e non voltarmi".
• Preferenze. "Preferisco andare a un funerale che a un matrimonio".
• Siesta. "Non vorrei dormire, il pomeriggio, ma lo faccio per liberarmi di un paio d’ore, dalle due alle quattro, in cui non so cosa fare".
• Zapping. "Un giorno accendo la TV, c’era un film. Guardo un po’, mi sembra di conoscerlo, di averlo visto. Infatti era un film di trent’anni fa che avevo fatto io. Ho spento subito".
• Televisione. "Grazie alla televisione, bellissime donne nude entrano nelle case dei poveri".
• Paris. A Dino Risi Parigi piace e non piace: "Quei grandi Boulevard, fatti su misura per le armate di Napoleone (le nostre strade sembrano fatte per i Mille di Garibaldi) [...] E quei palazzi con le mansarde e tutte quelle finestre. Migliaia di finestre lunghe, alte, attaccate le une alle altre. E dietro i vetri non si vede mai nessuno, nessuno che apra quelle finestre e si affacci".
• Depressi/1. "Attraversavo a Milano i Giardini Pubblici. Vidi su una panchina un uomo che piangeva. Era Indro Montanelli durante una delle sue cicliche crisi di depressione. Lo stesso giorno sul ”Corriere” usciva un suo brillante articolo".
• Depressi/2. Quel giorno che Vittorio Gassman andò a trovare Dino Risi. Era depresso e, affacciandosi dalla finestra che dava sullo zoo, vide una gabbia con dentro un’aquila, immobile su un albero di cemento: "Quella sono io. Anch’io, a casa, sto fermo delle ore, a fissare un muro". Il regista: "Perché non fai come me? Quando sono giù, penso che sono morto e il padrone dell’aldilà mi ha regalato una settimana di vacanza da passare su questa terra. Ti assicuro che tutto quello che vedo mi sembra meraviglioso, anche le strade sporche, l’odore di nafta, le donne brutte, gli automobilisti maleducati, il caffè lungo di certi bar, i dibattiti in televisione".
• Waterloo. "Quando ero in Belgio, qualche anno fa, andai a Waterloo. Una campagna squallida, una grande pianura, [...] e pensai che se avessi potuto (o voluto) scegliere in quale posto morire, avrei scelto quella campagna: ”nato a Milano, morto a Waterloo”".
• Walter Chiari. "Generoso (morì povero), volle che fosse scritto sulla sua tomba: ”Non preoccupatevi, è solo sonno arretrato”".