Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
ìAdriano Olivetti. Una sorpresa italianaî
• Alfa. «Adriano era nato a Ivrea l’11 aprile del 1901 da madre valdese e da padre ingegnere, "inventore e socialista", come lo ha definito in un bel ritratto Gelminello Alvi, nel suo libro Uomini del Novecento, dove Adriano sta in compagnia di Chaplin, Rasputin, del misogino Moebius, Tazio Nuvolari e qualche altro bel tipo».
• Di tasca sua. «La mia storia con Adriano Olivetti nasce con la rivista Comunità, mensile culturale e politico che Adriano voleva voleva tenere ben separato dalla società Olivetti. Perché Comunità era "cosa sua". E noi eravamo pagati personalmente da Adriano, e non dalla Olivetti».
• Latino. Il nome latino di Ivrea era Eporedia.
• Abitanti. Eporediesi, ancora oggi, si chiamano gli abitanti di Ivrea.
• I pesci nella buca. «Nei teatri di quegli anni, c’era sul palcoscenico la buca del suggeritore. Che sparì quando gli attori di teatro impararono a memoria la parte. Adriano sembrava suggerire a bassissima voce e quando ciascuno di noi, per proprio conto, imparò la lezione, lui smise di suggerire. Mi viene in mente una, credo cinese, che afferma: se qualcuno ti dice che ha fame non offrigli un pesce, ma insegnagli a pescare».
• L’ufficio di Adriano. «Ricordo un dettaglio: l’assenza di interruttori per accendere, o spegnere, la luce elettrica nelle stanze dove si lavorava. Gli interruttori erano stati sostituiti da una cordicella che penzolava dal soffitto, e, in fondo a quel filo, c’era la pallina di legno, più piccola di una pallina di vetro. Tirando la pallina verso il basso, si accendeva la luce elettrica. Per spegnere bastava tirare, una seconda volta, la pallina attaccata al filo che spenzolava dal soffitto».
• Volare alto. «Da quella portaerei si erano alzati in un volo stellare Gianluigi Gabetti, Franco Tatò, Paolo Volponi, Corrado Passera, Ottiero Otteri, Franco Fortini, Geno Pampaloni, Franco Ferrarotti, Paolo Viti, Elserino Piol, Renzo Zorzi, Ettore Sottsass, Gae Aulenti, i quali non hanno mai più fatto voli radenti, ma si sono messi in testa quell’idea che hanno i piloti: volare alto».
• Consigli ai grafici. «Lavoravano, portavano i loro lavori sul tavolo di Adriano il quale approvava. Se non approvava immediatamente si metteva la punta di un dito sulle labbra e diceva: farei questa pagina di un centimetro meno alta. Per favore lasci un poco più di bianco intorno. Il bianco dà più profondità. Ha mai visto perché è bella la luna? Perché ha molto contorno, se fosse tanto più grande non sarebbe bella come è. Ci vuole spazio intorno alle cose. Si deve sentire il respiro dell’aria che ci sta intorno» (Giorgio Soavi, da Adriano Olivetti. Una sorpresa italiana).
• Sbagli solitari. «Dopo la morte di Adriano, il suo segretario Ignazio Weiss, triestino, raccontò di quando Adriano mi aveva chiesto di rifare, ex novo, il catalogo generale dei prodotti Olivetti. Il dottor Weiss, molto saggiamente obiettò: Soavi è troppo giovane per un lavoro così importante. Adriano rispose: lo lasci sbagliare da solo».
• Risposte. «Una volta eravamo a lavorare nei nostri uffici in via Manzoni 12 a Milano e quando si accorse di aver dimenticato una borsa in albergo, l’Hotel Continentale, proprio di fronte ai nostri uffici, mi pregò di salire in camera sua a prendergli la borsa nera. Mi fermeranno, dissi’perché non sanno chi sono. ”Senta Giorgio, se lassù, al numero di stanza che le ho appena detto, ci fosse una bella ragazza, o una giovane signora che la sta aspettando, dica un po’, qualcuno riuscirebbe a fermarla?”».
• Uscite e ascensori. «Era stata la famosa sera in cui era saltato fuori, dopo lo yogurt, la faccenda del racconto Uscita di sicurezza di Silone e della sua fuga dal comunismo (che Soavi dimenticò d’inserire in un numero di Comunità, ndr), e in quel libro ci sarebbero state le testimonianze di ex comunisti, da Gide a Koestler. Adriano ha chiamato l’ascensore e quando è stato sulla porta, prima di schiacciare il bottone per scendere in strada, dove lo aspettava l’autista Perotti, ha urlato me: lei è un cretino».
• Cena con suocero e yogurt. «Adriano venne a cena da sua figlia Lidia e da me. Eravamo adolescenti, lei vent’anni io ventisette e trovarsi in casa per cena un ospite come Adriano, che chiedeva al massimo uno yogurt e si dichiarava soddisfatto, lasciava noi due ragazzi impauriti, incapaci di essere naturali».
• Scrittori dotati. «Alla fine delle guerra gli scrittori noti non erano certamente italiani: ma Carlo Levi con il suo libro Cristo si è fermato a Eboli fissò più di una data storica. Diventò famoso. Sembra fosse anche molto dotato e quando forse "Life" lo spedì a Matera per fare un reportage e raccontare come fosse l’Italia del sud dove lui aveva ambientato il suo famoso romanzo, Carlo si fece accompagnare da un giovane poeta, Giorgio Bassani, redattore della rivista Botteghe Oscure finanziata dalla principessa Marguerite Caetani di Bassiano, dove uscivano racconti e poesie di noi giovani scrittori. Quando Levi e Bassani trovarono alloggio in una stanzetta di Matera e si spogliarono per andare a dormire, Bassani vide il suo compagno di stanza completamente nudo e gettò un urlo: e da quella volta ci fu la rivelazione delle proporzioni che avevano incoronato lo scrittore e pittore Carlo Levi divinità terrestre».
• Fazzoletti. «Senza il minimo sforzo Paola (prima moglie di Adriano e madre di Lidia, ndr) riusciva a sedurre l’uditorio, che ascoltava i suoi racconti. Parlava di Montale e di sua moglie Mosca che poi era zia di Paola, parlava di Carlo Emilio Gadda e del fatto che, per timore di sporcarle i cuscini sul divano, Gadda ci metteva sopra un fazzoletto, pulito io presumo, perché temeva di avere i capelli unti».
• Omega. «Adriano morì il 27 febbraio 1960 durante un viaggio in treno, il suo corpo fu sistemato in un deposito di mattoni rossi nella stazione ferroviaria di Aigle. Che io guardo tutte le volte che vado a trovare il pittore Balthus, perché la stazione di Aigle è una di quelle dove il treno che va a Montreux si ferma, lasciandomi giusto il tempo di intuire in quale edificio lo avevano messo, in attesa che suo figlio Roberto andasse a prendere il suo corpo».
• L’ultimo progetto. «Ora mi piace, anzi mi strapiace che un uomo di quasi 59 anni, industriale, che sceglie gente giovane e di talento per lavorare alla definizione di una nuova società nella quale vivere meglio, un uomo che vive per i progetti, muoia mentre il treno sta correndo verso la ragazza che ha fatto da bambinaia alla sua bambina piccola. Mi strapiace perché anche questo è un progetto di vita: e lui ci lascia la pelle correndo là... Adriano mi sembra speciale anche in questo, con l’idea dell’amore in testa».
• Una galleria di personaggi, da Gadda a Carlo Levi a Fortini, fanno da sfondo al ritratto principale, quello di Adriano Olivetti. Così, tra un ricordo e un aneddoto, torna a vivere la figura di un industriale, che ampiezza di vedute, capacità progettuale e profondità culturale collocano come un’eccezione nel panorama italiano.
Giorgio Soavi, nato a Broni, provincia di Pavia, nel 1923, dopo avere sposato la figlia di Adriano Olivetti, fu assunto alla rivista olivettiana Comunità. Si è in seguito occupato di arti figurative e ha scritto biografie di pittori, Viaggio in Italia di Francis Bacon e Alberto Giacometti, il sogno di una testa.