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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

La Svizzera

• Nel 1943 l’industria degli armamenti di Hitler doveva coprire il 100 per cento del suo fabbisogno di manganese mediante acquisti all’estero. Il manganese entrava nella fabbricazione di fusti di cannone e fucili. Veniva importato soprattutto dalla Spagna.
• La Germania durante la guerra doveva anche importare il tungsteno, un metallo che viene utilizzato in aeronautica. I tedeschi lo compravano dai portoghesi, perché i cinesi (primo produttore di questo metallo), essendo in quel momento in guerra con i giapponesi, lo erano di fatto anche con Berlino. Nel solo 1943 la Germania ne comprò dal Portogallo 4000 tonnellate.
• Il cromo è indispensabile nella fabbricazione dei cuscinetti a sfera e nel rinforzo dei bossoli dei proiettili. Nel ’43 i tedeschi ne importarono il 99,8 per cento del necessario dai turchi.
• Ferro, diamanti, ecc. Il ferro fu comprato per il 40 per cento dalla Svezia. I diamanti venivano dall’America del Sud. Il petrolio dalla Romania. L’alluminio dall’Africa e dall’Asia.
• Dipendenza. «Questi esempi della schiacciante dipendenza dell’industria tedesca degli armamenti dall’estero per tutta una serie di materie prime di importanza strategica vitale potrebbero essere moltiplicati all’infinito. Ciò che importa è constatare la misura di questa dipendenza. Ora, quando si acquista sul mercato mondiale, bisogna adattarsi alle condizioni di pagamento vigenti. Hitler non poteva certo pagare emettendo marchi del Reich; doveva saldare i suoi conti in valuta pregiata e ancor più oro. Per fare la guerra, il Führer aveva pertanto bisogno di un banchiere; un banchiere al di sopra di ogni sospetto, affidabile, neutrale».
• Nel 1939, quando attaccò la Polonia e diede inizio alla Seconda Guerra Mondiale, «Hitler era praticamente in rovina». Come fece dunque a procurarsi l’oro? Semplicemente saccheggiando le Banche centrali dei paesi che via via conquistava: la Polonia, la Cecoslovacchia, i Paesi Bassi, il Lussemburgo, la Lituania, la Lettonia, il Belgio, l’Albania, la Norvegia, eccetera.
• «L’oro rubato tedesco veniva nella maggior parte dei casi ripulito mediante delle operazioni triangolari: veniva consegnato agli svizzeri e convertito in franchi, con i quali Hitler pagava le sue importazioni delle materie prime strategiche (e di numerosi altri prodotti) provenienti dalla Turchia, dal Portogallo, dalla Spagna, ecc. Con i franchi svizzeri così ottenuti le banche centrali dei paesi esportatori ricompravano in Svizzera lo stesso oro con il quale la Reichsbank aveva acquistato i suoi franchi svizzeri. In questo modo veniva risolto un problema delicato per gli esportatori: potevano infatti sostenere di aver comprato dell’oro dalla Svizzera nell’ambito normale dei pagamenti internazionali e rispondere così ai rimproveri e alle pressioni degli Alleati».
• «Ciò vale anche per i denti d’oro strappati alle vittime dei campi di sterminio dagli sbirri delle SS, per le fedi e i gioielli sottratti ai deportati e per tutti i beni estorti nell’Europa intera dai sedicenti ”commandos di protezione delle valute”».
• La Svizzera faceva credito a Hitler. «Nel 1945 i nazisti erano ancora in debito nei confronti della Svizzera per più di un miliardo di franchi». Alleati dei nazisti. «Negli anni 1941-1942 si calcola che il 60 per cento dell’industria degli armamenti svizzera, il 50 per cento dell’industria ottica e il 40 per cento dell’industria meccanica lavorassero per il Reich».
• Durata della guerra. «Senza l’aiuto della Svizzera, la Germania sarebbe stata sconfitta già nell’ottobre del 1944».
• Giustificazione svizzera. «La Svizzera ha una valuta aurea. La Banca Nazionale Svizzera accetta oro da tutti i paesi e vende oro a tutti i paesi. Non sarebbe possibile rifiutarlo a un unico paese: ciò sarebbe in contraddizione con la neutralità svizzera».
• Abraham Lindwasser in campo di concentramento faceva lo ”strappatore di denti d’oro”. Disperato, tentò di impiccarsi, ma un compagno di prigionia lo tirò giù dalla trave a cui s’era appeso e lo convinse a sopravvivere per raccontare quello che aveva visto. «Capitava che un prigioniero riconoscesse il cadavere sul quale doveva ”lavorare”. Sono stato dentista a Treblinka fino al giorno in cui ho riconosciuto il corpo di mia sorella». Ogni settimana partivano da Treblinka (e finivano poi in Svizzera) due valigie contenenti da otto a dieci chili d’oro.
• Almeno centomila rifugiati ebrei, che cercarono salvezza in Svizzera, vennero respinti.
• «Quando il figlio, la figlia, la sorella o il cugino di una vittima del genocidio nazista che aveva aperto un conto di deposito presso una banca svizzera si presenta allo sportello e chiede la restituzione dei fondi della sua famiglia, l’impiegato chiede per prima cosa al richiedente se ha un certificato di decesso del supposto titolare del conto. Si direbbe che l’addetto allo sportello non voglia ficcarsi in testa che le squadre delle SS e di polizia, gli sbirri della Gestapo, i comandanti di Auschwitz, Maïdanek, Treblinka, gli assassini delle SS nei ghetti hanno ben raramente emesso certificati di decesso per le loro vittime. Ogni tanto un discendente riesce a procurarsi una dichiarazione di morte presunta legalmente valida, ma l’impiegato di banca non si ritiene ancora soddisfatto. A questo punto dice: ”Ora mi dovrebbe provare, per favore, che Lei è l’unico discendente vivente della Sua famiglia”. Il creditore sopravvissuto non ha alcuna via d’uscita: dovrebbe riuscire a procurarsi un certificato individuale di morte valevole per il diritto svizzero per ciascuno dei membri della sua famiglia che sono stati assassinati. Nel frattempo il denaro resta sempre in banca dove - Dio sia lodato - accumula ogni anno congrui interessi che la banca incassa regolarmente, come ha fatto tutti questi anni».
• «Gli utili di guerra costituiscono oggi la base della potenza impressionante delle grandi banche svizzere sui cinque continenti».
• «Niente costa più caro agli uomini di una libertà a poco prezzo» (Friedrich Dürrenmatt).
• «Essere buoni - chi non lo vorrebbe? Ma su questo triste pianeta I mezzi sono limitati, L’uomo vile e brutale. Chi non vorrebbe, per esempio, essere onesto? Sfortunatamente le circostanze Non lo consentono» (Bertolt Brecht L’Opera da tre soldi, citato da Jean Ziegler).