Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 19 settembre 2004
Preoccupazione per la sorte dei propri familiari, proteste, propositi rivoluzionari, minacce
• Preoccupazione per la sorte dei propri familiari, proteste, propositi rivoluzionari, minacce. Questo era il contenuto delle lettere che giungevano a Vittorio Emanuele III durante la Grande Guerra e nei mesi precedenti.
A scriverle erano in gran parte contadini, anarchici un po’ confusi, operai che si lamentavano delle malversazioni e dei soprusi dei ricchi. Le loro lettere, spesso scritte in un italiano stentato, testimoniano lo scarso consenso alla guerra delle masse popolari, e lasciano emergere un sottile, strisciante sentimento di ostilità tra il ”paese reale” e quella classe politica interventista che nel Re trovava il suo protettore.
Dissetarsi con il sangue
Gennariello, se voi non siete ancora dissetato del sangue proletario farò io dissetarvi col piombo americano che purtroppo dissetò tuo padre.
Il successore di Bresci,
Schenectady N.Y., 14/12/1914
• Ecatombe trentina. Permettete, Sire, che interpreti con queste righe l’unanime pensiero del partito dell’ordine della Metropoli Lombardia e che a nome di cotesto partito vi dica schiettamente: Noi non vogliamo la guerra! I nostri padri l’hanno combattuta un giorno contro l’Austria ma hanno trovato opportuno di stringere con essa un’alleanza che procacciasse al nostro paese tranquillità e sicurezza. I nostri Padri hanno fatto l’Italia ma i figli loro non devono disfarla! (...).
Non sacrificate un’ecatombe di vite fiorenti per una piccola terra irredenta! Per salvare quei fratelli noi non doppiamo esporci a perderne il doppio, il triplo! Poiché voi lo sapete meglio di noi che cosa significhi una guerra nel Trentino, com’esso sia imprendibile colle sue giogaie fortificate e contro le quali non serviranno truppe numerose e fresche (...) eppoi come se non bastasse non s’impaurisce il fantasma che s’erge dietro lo sfondo delle montagne il fantasma della Germania. Eppoi siete voi sicuro che la maggioranza dei Trentini aspiri realmente a diventar italiana? (...) La faremo noi la rivoluzione se ci trascinate alla guerra, noi, conservatori sudditi fedeli della monarchia (...).
Eppoi vi prego imponete una buona volta silenzio al nostro foglio milanese al Corriere. Tutti qui lo disapprovano ma nessuno ha voce in capitolo (...).
Un conservatore, Milano, 4/2/1915
• Governo infame. (...) Non votate a favore dell’immane conflitto Europeo, perché noi ne siamo ben stanchi della guerra di Tripoli, e delle tasse di questo infame governo che sorregge, guai a voi se uscirete dalla vostra ben sicura neutralità (...) se volete la guerra andate tutti voi (...). Per farvelo sapere vi scriviamo la presente siamo un gruppo di concedati (sic, ndr) che abbiamo fatto ben 15 mesi di guerra a Tripoli; e in caso di un eventuale richiamo sull’immane conflitto con la nostra propaganda e con le nostre forze noi saremo i primi a tirare alle spalle dei nostri ufficiali. Lasciateci in pace una buona volta se volete la guerra andate voi che fate tutto col vostro piacere. Ne siamo stanchi del Governo Italiano (...).
Verità, Patti (Me), marzo 1915
• Persona avvertita...
A sua M. il Re. Le scrivo questo per un avvertimento, perché una persona avvertita... Se per disgrazia l’Italia andrà in guerra e che io povera madre vedova sia privata del mio uno sostegno e di mio Fratello che è quello che mantiene la mia povera mamma le assicuro che la vita di S.M. il Re e i membri della sua Famiglia sarà una ben dura sorte li atende - perché la maledizione di tutte le madri Itagliane cadrà sul loro capo come fulmine dal cielo, credo che la guerra non verrà perché prima della guerra verrà la Rivoluzione che qua in Italia ne abbiamo molto bisogno che così si potrà sgradicare quella maledetta Casa Savoia che più disventure per Italia non porta, e con loro tutti i ministri che più di Ladroni non sono. Attenti che i cannoni fatti nuovi non abbiamo da provarli contro il Quirinale perché anche i soldati ne anno abbastanza di essere tratati come bestie. Anno ragione a venirti dire che sotto casa Savoia si sta peggio che in casa del boia. Venissero i Thedeschi qua così starà un po’ più bene che sotto Vittorio.
Roma, 3 aprile 1915
• Vigliacco assassino. Eggreggio assasino in questi giorni noi della classe 91 stiamo per riprendere le armi. stà bene accettiamo L’ordine del giorno votato unanimi dal nostra associazione il giorno 19 è questo: accetare. saremo pronti per la nostra causa. ma ricorda che il giorno in cui i nostri superiori ordinerà il fuoco ora sì accetiamo pur quella. ma contro chi lo ordina. A noi non interessa ne la morte ne il patibolo ricordalo viliacco.
Un gruppo di anarchici, Padova, 20 aprile 1915
• Italiani al posto dei beduini. Ben venga il re a Genova il 5 maggio. Non occorre prenda il biglietto di ritorno. Colui che si accinge a tradire i patti, colui che vuole sacrificare l’Italia per servire l’Inghilterra e Francia merita il massimo dei castighi. Ci pensi, e nella sua coscienza ci darà ragione. Vogliamo la pace perché non abbiamo ragione d’intervenire in un conflitto voluto dallo spavaldo Poincaré e dalla insaziabile Inghilterra, la quale vuole, pretende che gli Italiani sostituiscano i beduini che non trova più. (...).
Genova, aprile 1915
• Morite a fuoco lento. A Sua Maestà Vitt. Emanuele III, a S.E. Salandra Sonnino e compagnia. Armateci pure o uomini sanguinari che l’ora della riscossa è suonata anche per noi. Forse la guerra che voi ad ogni costo volete sarà il principio di quanto il nostro cuore desidera, e senza forse quello che voi presentemente fate passare alle nostre mogli e ai nostri bimbi state certi che a goccia a pelo per pelo vogliamo farvelo passare per voi e ai pari vostri. (...) Vogliamo a uno a uno estirpare la vostra razza, vogliamo a uno a uno farvi morire a lento fuoco e farvi soffrire sino all’ultimo respiro. Fra pochi giorni ne avrete l’esempio! Seguono le firme di uomini di donne e di bambini che saranno allevati contro di voi. Vi maledico o briganti e assassini e arrivederci presto nel giorno della vendetta.
Chi è? Il primo, maggio 1915
• Intelligenza senza limiti. Maestà, il flagello, la distruzione, la miseria, la maledizione dei colpevoli, saranno l’avvenire dell’Italia se verrà travolta in questa orrenda guerra, scongiurata dal popolo italiano, voluta dal vagabondaggio che in tutti i tempi ferisce ed aggredisce il libero cittadino. (...) Se accadrà, S.M. non dubiti di chi lo circonda, ma bensì delle onde dell’aria che dovrà respirare. All’insaputa del popolo stesso io saprò punire i colpevoli tutti. «Il potere è misurato, ma la intelligenza non ha limiti».
Un cittadino, Genova, maggio 1915
• Senza scampo. (Alla casa reale) Avvertite il re che se dichiarerà la guerra noi uccideremo lui, sua moglie, sua madre, i suoi figli, i suoi parenti, i suoi ministri e le loro famiglie e tutti i grossi personaggi che riterremo responsabili in qualunque modo. Li uccideremo l’indomani, dopo un mese, dopo un anno, due anni, quando meno l’aspettano, come meno se lo sognano. Certo non scamperanno alla morte perché ne andrebbe della vita nostra e dei nostri figli. E avvertitelo subito e in modo sicuro per non avere il rimorso di non averlo fatto bene. in nome del Signore Onnipotente. Amen. Maggio 1915
• Evviva la repubblica. già l’ora di mettere la sciabola nel fodero. Non vogliamo essere trascinati tutti. Abbiamo figli, moglie, mamma, babbo, sorelle fratelli. Evviva la libertà. Evviva la Repubblica.
Bologna, dicembre 1915
• Macello europeo. Maestà tanto per vostra norma vi avvertiamo che gli anarchici americani hanno giurato la morte di voi e del vostro collega Giorgio 5° se fra un mese non farete terminare il macello europeo (un anarchico). (...) Noi abbiamo riconosciuto che voi siete i colpevoli della durata della guerra ed allora faremo come fece il nostro collega Gaetano Bresci. Puniamo i traditori dei popoli. In guardia o signori regnanti.
New York, 14 gennaio 1916
• pascolare le mandrie
Maestà per sogno di un vecchio contadino che non fa palese del suo nome consiglia la S. Maestà di cessare la guerra, e di venire all’accordo col nemico senza più lasciar spargere più sangue altrimenti l’Italia sarà distrutta, e sua Maestà sarà costretto a ritirarsi nella sua Sardegna a pascolare le mandre, e la sua Italia andrà in possesso di nuovo regnante. (...) Pensa o Re che tutto quel sangue dei nostri cari grida a Dio vendetta su di voi, e il nostro nemico non sarà più l’Imperatore d’Austria, bensì il Presidente Ministro Salandra, e quel buffone assassino D’Annunzio Gabriele che eccitò il popolo ignorante a gridare viva la guerra. Io intanto non posso più soffrire che un Re così buono deve essere comandato dai suoi indegni Ministri (...).
Napoli, 29 gennaio 1916
• Pornografia e ipocrisia. Sua maestà, è una pornografia! una ipocrisia! Di cui, come nel proverbio dicendo. Le mani callite, e la scarpa grossa alla fronte, e l’aristocrazia nella sussistenza, e servizi automobilistici, negli uffici di matricola, al distretto e nella croce rossa, alla mensa, e via discorrendo. Confirmo di questo. Ma uguaglianza, viva il partito (socialismo). un indizio! Mi sembra, un’insidia. I protagonisti siete voi, governanti. Il paese rammenta di questo.
Milano, 2 febbraio 1916
• Pace pace pace. Sagra corona vengo a raggiungervi con queste parole date da Dio (...) io sono un povero vecchio all’età di anni 68 che vivo da solo in campagna, una notte del mese passato mi sentiva crepare il cuore io mi alzio dal letto per uscire fore di prendere aria guardo la luna e vedo e vedo una croce con pochi letteri che diceva pace pace pace sono stanco anch’io, io dopo letto queste parole mi a messo appaura e stava già per morire, in corso la mia malattia mi viene in sogno santo matteo e mi dice di farvelo sapere, altramente guai pell’europa. (...) io credo gentilissimo Maestà che se non si fa la pace socciede brutta rivoluzione nazionale eppoi soccede pegio e iddio questo non lo vole dovete concordare subito questa pace perché la nazione nostra è bene formata non à di bisogno altra terra (...).
Il biato Matteo, Avellino, 3 marzo 1916
• Fiori gettati nel baratro.
Maestà distruggete colle artiglierie quel brutto posto o conca di Oslavia o perenne sepoltura di Italia. (...) Non facciano le schegge aeree più oltre feriti fra la gioventù d’Italia. Salvate, salvate, salvate Alpini bersaglieri e fanterie e mio figlio dalle prime linee. I nostri fiori appena aperto alla vita sono gettati nel baratro (di Oslavia) mantenendo in lutto tutta Italia. Perché non fate sostenere la guerra ai signori che vollero e vogliono la guerra che sono al sicuro colle loro ricchezze o per essere appartenenti all’armi aristocratiche? Città aperte, alle mercé del nemico riparano all’ombra di tanti petti di giovani d’Italia a cui fate incontrare l’ultimo fato, o la deturpazione. Se gradite che io propaghi l’opposizione alla guerra dei ricchi che si combatte spedite un piccolo premio pecuniario a questo comune per oggetto da destinarsi.
Milano, aprile 1916
• Ricchi imboscati. Caro Vittorio Emanuele III con un mio scritto per dirti che sei un gran vigliacco a perseguitare con questa maledetta guerra. Faresti bene a chiamare anche tutti gl’inboscati e non mandarci solo che noi altri poveri disgraziati poveri mentre i ricchi signori stanno a divertirsi e a imprestarti dei denari per far durare ancora la guerra. Tuo povero padre, non ne à mai fatto di queste brutte cose a gettare tanta gioventù sui diciannove anni così al macello come fai tu. Guarda che io sono vecchio, ma per fartela pagare, sarà ancora buono. Faceva bene il povero disgraziato Antonio D’Alba a ucciderti il giorno 14 marzo del 1912 e non a ferire il Coraziere. Ci sono ancora stati i buoni Tedeschi qui in Italia, e tanta vigliaccheria come a oggi non c’è mai stata, ad inboscare tanta gente. La guerra à avuto il principio ed avrà anche la fine ma se verrà questo benedetto giorno, ve la faremo pagare noialtri a ricchi inboscati e ai ricchi signori e molto più a te caro vigliacco di un Impostore. Cadorna rinuncerà al suo posto, ne andrà un altro, la guerra terminerà, ma non terminerà tutto, perché verrà una guerra civile, e ti toccerà anche a te e a tutti i tuoi ricchi colleghi a lasciare la vita (...).
Valle di Scalve (Bg), 1 luglio 1917
• Belva nana. Al nano belva. Noi soldati forzatamente costretti a sacrifici siamo in dovere avvertirti che siamo entrati nell’ultimo definitivo mese di guerra. Perché entrando un solo minuto del 18 non troverai più in noi un esercito che ti difende ma ci uniremo al nemico per batterti annientarti e distruggerti. Ricordati bene che se in questo breve periodo non concludi sapremo punirti, la tua morte sarà lenta e agonizzante (...). Se il tuo cervello non è tale da governare un paese dimettiti (...).
Anarchia, Torino, 2 dicembre 1917
• Rivoluzione francese. Vittorio Emanuele 3°, tante volte un ignorante ci arriva dove un uomo dotto non ci arriva!!! (...) Perché non obbligano i milionari a sborsare almeno la metà dei propri milioni si questi vollero la guerra??? Perché non si vedono i ricchi a sostare davanti alle botteghe per avere un etto di lardo, un chilo di riso ecc??? Perché essi ebbero il campo di farsi le proprie scorte di ogni ben di Dio!!! (...) Tra non molto a Milano dovrà succedere un’enorme rivoluzione ed i Francesi sono a Milano per sparare su questi!!! Loro in Francia pagano il vino una lira al litro noi due, lo zucchero in Francia è a L. 1,40 al chilo noi a Milano è salito quasi a quattro lire!!! (...).
Milano, 6 dicembre 1917