Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Maometto profeta dellíIslm
• Sull’arretratezza yemenita. «Gli stessi arabi degli altri paesi sono stati ben consapevoli di questa situazione: ne fa fede la storiella, circolante tempo fa negli Stati arabi del Mediterraneo, che raccontava come l’angelo Gabriele, invitato in questi anni dall’Altissimo a volare di nuovo sul mondo, stesse muto e pieno di meraviglia nel contemplare ciò che era stato fatto sulla terra attraverso i millenni; e come soltanto quando giunse sul Yemen s’illuminasse tutto ed esclamasse: Questo sì che lo conosco, è ancora lo stesso della creazione!».
• Politeismo preislamico. «Oltre alle divinità chiaramente individuate come Manat, Allat, al-Uzza (la gloriosissima) – qualcuno ha avanzato la teoria che fossero considerati esseri intermedi fra l’uomo e Allah, quasi come i ministri, ai quali ci si rivolge non osando rivolgersi al re – gli arabi pagani credevano nei ginn, spiritelli o genietti di stirpe né umana né divina, maschi e femmine, che a stuoli abitavano i deserti e i luoghi solitari e che non rifiutavano il colloquio, o a volte l’amplesso, con gli uomini».
• Palladio mobile. «Esistevano luoghi di venerazione incentrati ora su un albero sacro ora su una fonte, protetti da speciali interdetti e forniti anche d’un terreno riservato al pascolo; questi luoghi costituirono spesso il primo nucleo di santuari. In verità la forma probabilmente più antica era il santuario mobile, il palladio della tribù, da condurre in battaglia sul dorso dell’immancabile cammello, attorniato dalle donne, a simboleggiare nell’insieme ciò che a tutti i costi andava difeso».
• Pugni. La famosa pietra nera si trova murata sulla facciata sud-est della Caaba, costruzione più o meno cubica larga 10 metri, lunga 12 e alta 15, ed è grande come un pugno.
• La Mecca 1. «Incassata in una valle, sia pure diversa e più aperta di quella che racchiude l’inavvicinabile Petra, la Mecca, fu per definizione località inospitale sotto tutti i punti di vista, fra i quali il clima orribile: era un luogo, dicevano gli Arabi antichi, ove non s’aveva ragione di stare se non per commerciare».
• West. «La Mecca si presentava allora come un ammasso di costruzioni, con le caratteristiche d’una città, con il suo quartiere nobile al centro e, tutt’intorno, le zone in cui vivevano i miserabili e gli stranieri, sobborghi fatti di tende, di tuguri, di taverne, stretti fra le gole scoscese delle montagne circostanti, ove i negri e i mercanti venuti da fuori, gli schiavi e le donnine si mescolavano ai famelici beduini in una confusione da città del West americano ai tempi della corsa all’oro».
• Detto sulla tribù di Maometto. «Senza coraggio quanto a tenzoni / tutt’al più buoni a sfilare in processioni».
• Anni compresi. «La data di nascita è riferita dalla tradizione con grande precisione e con dovizia di particolari sui contemporanei avvenimenti accaduti nel mondo circostante (fin nella lontana Persia); attendendosi tuttavia ai dati sicuri non si può che indicare come altamente probabile un anno compreso fra il 567 e il 572».
• Dubbi. «Il nome che gli fu imposto, Muhammad (il lodato) è stato oggetti di qualche dubbio se fosse il nome originale, dato il suo significato che può fare pensare ad un’apologia».
• Isole. «Quest’intensa vita carovaniera era importantissima per la Mecca non soltanto per motivi commerciali; anche l’orizzonte della città era ristretto come quello d’un’isola, i convogli che in essa si fermavano, come navi provenienti dal mare portavano con sé senza sosta un ingente patrimonio di uomini e di idee».
• Ironie. «’Qur’an”, un vocabolo che può essere tradotto ”recitazione” o ”lettura ad alta voce”, è il nome del ”Libro” arabo per eccellenza, ed è, sottile ironia, probabilmente modellato su una parola straniera, il siriaco ”Qeryana”, che significa egualmente ”recitazione”, ed era allora termine d’uso comune in ambiente cristiano».
• gira. «Il terzo mese dell’anno seguente il Profeta dell’Islàm ebbe finalmente dal Signore l’ordine di partire per Medina, dopo due mesi nei quali, rimasto alla Mecca solo con Abu Bakr e Ali, e travagliato forse da qualche indecisione, aveva dovuto sopportare tutta una serie di piccole violenze, tra le quali anche un fallito attentato notturno. L’anno del trasferimento di Maometto, fu poi considerato da Musulmani il primo della nuova era islamica».
• Notizie dal cielo. «Il giorno in cui perse un cammello, il Profeta dell’Islàm sentì dire da un Ebreo: ”Maometto pretende di ricevere notizie dal cielo, ed ora non sa nemmeno ove si trovi il proprio cammello!”».
• La prima freccia dell’Islàm. «La guerra fra il ”regno” di Medina e la ”repubblica” della Mecca si mise in moto lentamente: uno squadrone composto da alcune decine di emigrati incontrò un giorno un gruppo di Coreisciti, ma, benché uno degli emigrati avesse scoccato una freccia verso i Coreisciti, non fu ingaggiata battaglia. La freccia fu annoverata dalla tradizione come ”la prima freccia dell’Islàm”».
• Vedove o divorziate. Maometto, dopo il rapporto monogamico con Cadigia, ebbe altre undici mogli, dodici in tutto, più delle quattro che permetteva ai suoi discepoli e di quante ne potranno quindi avere i musulmani. A parte la piccola ’A’isah, si trattava sempre di divorziate o vedove, Cadigia compresa.
• Nel cortile dove Maometto predicava. «Una volta che un Arabo vi stava orinando la gente si impadronì di lui, ma il Profeta dell’Islàm disse loro: ”Lasciatelo, e fate scorrere sulla sua urina un secchio d’acqua, grande o piccolo non importa, ciò che conta è che voi dovete facilitare le cose e non complicarle”».
• Pulizie rituali. «In quel giorno (lunedì 8 giugno 1932) l’inviato di Dio tornò a me, rientrando dalla moschea contigua, e si sdraiò di fianco sul pavimento appoggiandosi al mio grembo. Entrò da me allora un uomo della famiglia di Abu Bakr, con in mano un ramoscello per nettare i denti color verde. L’inviato di Dio guardò la mano di colui in modo ch’io intesi che lo desiderava, sicché gli domandai: ”O inviato di Dio, vuoi che ti dia questo ramoscello?” Rispose: ”Sì”. Allora lo presi, lo masticai per lui sinché lo ebbi reso tenero; poi glielo diedi, e con esso egli si pulì i denti, usando il massimo di forza ch’io gli avessi mai veduto adoperare in ciò; indi lo depose. Io sentii l’inviato di Dio farsi pensante sul mio grembo; gli guardai il viso, ed ecco che lo sguardo era divenuto fisso, mentre egli mormorava: ”Al contrario, voglio il Compagno sommo, dal Paradiso”. Allora esclamai: ”Ti è stata data la scelta fra la terra e il cielo e, tu, per Colui che ti ha mandato ad apportare il vero, hai scelto”. L’inviato di Dio era spirato» (’A’isah).
• Un racconto storico, ricco di aneddoti e di informazioni di vario tipo, divertente ma sempre teso a distinguere la leggenda dalla ricostruzione attendibile, su Maometto e il suo tempo.
Nato a Pola nel ’31, Sergio Noja è tra i più autorevoli islamisti contemporanei. Ha insegnato diritto musulmano all’Università di Torino per dieci anni e dal ’76 fino al 2001 è stato docente di lingua e letteratura araba alla Cattolica di Milano. Attualmente si dedica all’attività della fondazione a lui intitolata.