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 2001  novembre 17 Sabato calendario

Genio e follia. Strindberg e Van Gogh

• «Come non si pensa alla malattia della conchiglia ammirandone la perla, così di fronte alla forza vitale dell’opera non pensiamo alla schizofrenia che forse era la condizione della sua nascita».
• La ”mente” (phren) ”scissa” (schizo) in due mondi, senza sapere quale sia quello vero.
• In genere gli schizofrenici riconoscono la malattia negli altri, ma non in se stessi. «Da qui il detto che è più facile che un pazzo trovi cento seguaci fra i sani che uno solo tra i pazzi. Si è spesso visto uno schizofrenico fondare una setta o movimenti simili ed essere il solo malato mentre i suoi adepti sono normali o tutt’al più isterici».
• Tra le illusioni percettive di Strindberg, sintomo della sua schizofrenia, la fissazione che l’aria fosse densa, infetta (di qui la necessità di lavorare con finestre e porte aperte). Anche le pietanze lo disgustavano, come se fossero andate a male.
• Quando era distribuito qualcosa di buono da mangiare, Strindberg, fin da piccolo, si teneva indietro, per godere di essere trascurato.
• Il primo rapporto di Strindberg con una ragazza, a diciotto anni: «Ne rimase perplesso, come tanti altri. – Tutto qui! - [...] Si sentì tuttavia più tranquillo dopo, sano, contento, come se avesse adempiuto a un dovere» (Strindberg stesso, ne Il figlio della serva).
• «Temeva le donne come la farfalla che sa di dover morire dopo essere stata fecondata» (Il figlio della serva).
• Paralizzato dalla malattia fino alla frigidità, Strindberg allora non sopportava allusioni e discorsi spinti. Sollievo dopo essere stato lasciato dalla moglie: «Solo, nel mio letto che odora di donna, mi sento contento: un senso di purezza psichica, di maschia verginità, mi fa sentire il passato coniugale come qualcosa d’indecente».
• «Solo le donne insignificanti valgono qualcosa, perché fanno ciò che l’uomo non può fare» (Strindberg, Lo scrittore).
• «Niente ferisce l’essere umano come vedere gli altri leggere nel suo cuore, e questo accade nel matrimonio. Gli sposi non possono nascondersi le profondità del loro cuore. Ciascuno legge i segreti pensieri dell’altro. Arrivano a credere di spiarsi reciprocamente... Per questo sono indifesi l’uno davanti all’altro. Trovano un giudice al loro fianco pronto a condannare i cattivi desideri appena germogliano» (Strindberg).
• Il vasetto di cianuro di potassio che Strindberg si era procurato per suicidarsi, poi affidato alla moglie e conservato in uno scrigno, di cui solo lei possedeva le chiavi.
• La scrittura di Hölderlin, morbida, flessibile ed elegante prima della pazzia, dopo s’ingrandisce, diventa artificiale, talvolta si raddrizza ed è più calcata, segno dei suoi sforzi di volontà.
• «Tutti i suoi pensieri si sono fermati a un punto attorno al quale gira e gira sempre. Si direbbe il volo di un piccione che gira attorno alla banderuola, sul tetto. Non si può sopportare in casa. Va in giardino. Picchia sul muro, raccoglie dei fiori e delle piante, fa dei mazzetti, poi li getta. Tutta la giornata parla ad alta voce, facendo delle domande e rispondendosi [...] Soltanto, quel che ci disturba è il clicchettio delle sue unghie troppo lunghe» (il falegname Zimmer, presso il quale soggiornò Hölderlin durante la follia).
• «In questo modo cerco di guarire come uno che, avendo voluto suicidarsi, e avendo trovato l’acqua troppo fredda, cerca di riguadagnare la riva [...] Però non bisogna dimenticare che un vaso rotto è un vaso rotto» (Van Gogh).
• Per rassicurare il fratello sul suo stato psicofisico, Van Gogh gli mandò un autoritratto: «Ti accorgerai che la mia fisionomia si è calmata, benché lo sguardo sia più vago di prima».
• Van Gogh. «Quando Van Gogh non ha i soldi per pagarsi una ragazza nel bordello di Arles, si limita a passare qualche ora nella sala d’attesa, schizzando su un foglio ciò che vede. a una di quelle signorine che spedisce il suo orecchio dopo esserselo tagliato».
• «Lotto con tutta la mia energia per rendermi padrone del mio mestiere, dicendomi che, se ci riesco, sarà questo il miglior parafulmine contro il mio male. Ora riuscirò a fondere quegli ori, e quei toni di fiori, il primo venuto non riesce a farlo, ci vuole tutta l’energia di un individuo. Per arrivare al giallo stridente di questa estate ho avuto bisogno di un po’ di esaltazione» (Van Gogh).
• Van Gogh si sparò la sera del 27 luglio 1890. Ferito all’inguine, morì il 29 luglio, dopo aver conversato a lungo e lucidamente con il dottor Gachet, fumando la pipa.