Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 8 settembre 2001
Lezioni di enigmistica
• Per gli autori di giochi enigmistici vale sempre la battuta di Edison: «Il genio è per il cinque per cento ispirazione, e per il restante novantacinque per cento traspirazione: sudore».
• «A me sono sempre stati antipatici i dizionari dei sinonimi e dei contrari, hanno l’aria sempliciotta di chi è abituato a fare le cose a spanne: fare, eseguire, compiere, ma sì, che differenza fa? poi tremendo l’uso che la scuola ne fa (ne faceva, spero) fare: trovare le alternative per non dover ripetere la stessa parola. Io vado più d’accordo con Gertrude Stein (’la rosa è la rosa è la rosa è la rosa”), ma ammetto che in certi casi di parola sulla punta della lingua un dizionario dei sinonimi e dei contrari può aiutare» (Stefano Bartezzaghi).
• «La mentalità dell’enigmista è qui comune a quella dell’umorista: deve essere capace di cogliere le situazioni in cui il discorso si biforca". Casi evidenti di doppi sensi: quel vecchio palazzo di Bologna, con affisso il cartello "Stabile pericolante"; o i cartelli che segnalano le uscite di sicurezza nella sede Rai di via Mazzini, a Roma, con su scritto "Porta allarmata» ("La porta è allarmata perché la finestra è sbattuta?").
• Varianti degli indovinelli: "dubbio" (contiene molteplici proposte e risposte), "passerotto" (fa pensare l’interrogato a tante cose diverse, mentre la risposta è semplice e naturale), "acchiapparello", o "chiapparello" (da ”acchiappare”, burlare, contiene un gioco di parole illecito, tale da confondere il solutore).
• Chiapparelli. "Ve l’ho detto,/ ve lo dico,/ ve lo torno a dir di nuovo". (Soluzione: il velo). "Pianino, adagino/ entrarono in giardino./ In quanti erano?". (Soluzione: quattro: Pia, Nino, Ada e Gino).
• «Gesù incontra in Paradiso un vecchietto molto triste, che gli racconta la propria storia: ”Io mi chiamo Giuseppe, sulla terra ero un falegname, ed ero molto povero. Quando mi capitò quel figlio lo accettai come se fosse stato mio. Non dissi nulla neppure quando mi accorsi che era un figlio strano, faceva cose insolite. Un bel giorno incominciò a uscire di casa, stava via due o tre giorni, e poi sempre di più, assieme a certi suoi amici. Io vorrei sapere ora dov’è... che cosa fa. Speravo di vederlo qui” Gesù oramai commosso apre le braccia: ”Papà!”. E l’altro, esultando: ”Pinocchio!”» (Stefano Bartezzaghi).
• Sciarada. Nata all’inizio del Settecento, come gioco di società: dal francese charade, dal provenzale charrado, ”chiacchiera”, ”conversazione”, da charrà, ”chiacchierare”, di origine onomatopeica. Si prende una parola e si divide in due o più tronconi, per trovare due o più parole (per esempio: da ginocchio, gin e occhio; da esaurito, Esaù e rito). «Ha un carattere così preciso, la sciarada, che è capace di essere un esempio di se stessa: dalla sciarada otteniamo una scia di nave e una rada nel mare» (Stefano Bartezzaghi).
• Magia. «L’anagramma ha una magia, di tipo trasformativo: provoca metamorfosi nelle parole, il calcio diventa un laccio, una colica. Il rispetto diventa uno strepito: va dall’ispettor per chiedergli un prestito e incomincia: potresti...? Manderà giù dei rospetti...».
• Anagrammi. Amintore Fanfani = affanni monetari; Rocco Buttiglione = un clerico bigotto; Armando Cossutta = straunto da Mosca: Giovanna Melandri = Madonna virginale; Massimo Cacciari = ama crisi cosmica; on. Giulio Andreotti = un gelido Totò Riina (pubblicato sull’’Espresso” ai tempi dell’incriminazione per associazione mafiosa); Democrazia cristiana = azienda camorristica.
• Perfezione. Esempi "pressoché" perfetti di frase anagrammatica divisa: fortuna/iella = tiro alla fune; sidecar/roulotte = le ruote di scorta.
• Metanagramma. Anagramma in cui si cambia una lettera: «un anagramma sbagliato, in parole povere». Metanagrammi di Berlusconi: oscurabile, reclusione, tribunesco, buscheroni, bruscolini; di D’Alema: maiale, salame.
• Scarti. Lo scarto (annulla una lettera o una sillaba di una parola) applicato ad alcuni proverbi: "scansafatiche: chi dorme non piglia pesi"; "telefono erotico: chi s’accontenta, ode"; "anche i fiori hanno orecchie: non c’è rosa senza spie"; "corruzione: patti chiari, amicizia unga".
• «Artista è chi di una soluzione sa fare un enigma» (Karl Kraus).
• ”Anagramma” definito da un ”anagramma a senso continuativo”: lo determini mercé l’esatto (=) rimescolamento di lettere.
• Versi. «In origine, addirittura, la scrittura seguiva lo stesso andamento dei buoi che arano i campi: a fine riga ritornava indietro invertendo la direzione, da sinistra verso destra e poi da destra verso sinistra».
• Palindromi. Frasi palindromiche bizzarre, ma sensate: "O mordo tua nuora o aro un autodromo".
• « dai primi anni Novanta che tutti mi chiedono: ma come fai gli anagrammi, con il computer? L’enigmistica è uno dei settori in cui si pensa che il computer faccia miracoli, ma il miracolo di inventare un anagramma come Il Creatore = Cielo/Terra il computer non l’ha ancora fatto» (Stefano Bartezzaghi).
• «Un giorno Tatti Sanguineti mi ha raccontato le telefonate che gli faceva Federico Fellini: ”Ciao Tattino...”. Fellini era infatti re dei diminutivi, dei vezzeggiativi e forse dei derivati in genere, e questo magari era dovuto all’influenza di Totò che un giorno gli disse: ”Vi do del voi perché siete diventato un reggistone”. A Fellini non veniva mai da nominare qualcuno senza modificarne il nome: Marcellino, Anitona... Addirittura aveva sposato un doppio diminutivo: GiuliETTA MasINA. Fra i nomi dei suoi personaggi con suffissi o simil-suffissi risultano memorabili Paparazzo, Gelsomina, la Saraghina, Katzone, il cavalier Lombardoni... e poi, naturalmente i Vitelloni».