Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Il Grande Rothschild
• Il principe Pückler-Muskau si era recato di persona a casa di Nathan Rothschild per discutere un affare urgente. In quel momento Nathan era occupato, ragion per cui gli offrì una sedia e lo pregò di aspettare. Il principe disse: «Non penso che abbiate capito chi sono. Sono il principe Pückler-Muskau». Al che Nathan alzò la testa dal suo lavoro e rispose: «Bene, allora prendete due sedie».
• Sull’influenza che i Rothschild avevano sui regnanti dell’epoca. A metà ottocento, una donna si recò in casa di Guttle Rothschild, vedova del fondatore Meyer Amschel, ed esclamò: «Che cosa terribile! Sta per scoppiare una guerra!». Guttle rispose: «Non abbiate paura. Non vi sarà alcuna guerra. I miei figli non tireranno mai fuori il denaro necessario per farla». Cent’anni dopo la morte di Meyer Amschel, il polemista liberale J.A. Hobson di chiese se la Grande Guerra sarebbe scoppiata lo stesso qualora i Rotschild non vi avessero dato il proprio consenso.
• Guglielmo, il langravio d’Assia, tentò di mantenersi neutrale nella guerra tra Napoleone e l’Austria. Anzi, poiché era soprattutto un uomo d’affari, tentò di vendere al miglior offerente la propria allenaza. Ma Napoleone vinse a Jena (1806) e marciò deciso su Kassel, la capitale del piccolo stato. Guglielmo organizzò la sua fuga e ammucchiò in 119 casse il suo immenso tesoro, che Napoleone avrebbe certamente requisito: ninnoli e servizi di piatti in oro e in argento, gioielli di famiglia, candelabri, tabacchiere, gobelins fino alla collezione privata di monete rare, raccolte per tutta la vita e di valore inestimabili. Giunto con la sua carovana al fiume, si trovò davanti un traghettatore che gli chiese 50 talleri per la traversata. Trovando il prezzo troppo alto, tornò indietro e nascose il suo tesoro in casa, dove poi il governatore generale francese Lagrande lo trovò e acconsenti a ingannare Napoleone e salvare una buona parte del tesoro solo in cambio di una bustarella da un milione di franchi.
• «Il grosso dell’attività di Rothschild era costituito senza dubbio dal commercio. Quanto ai suoi affari più prettamente bancari, stava ancora aspettando di poter trattare direttamente con un principe. Una prima opportunità gli si presentò ad Hanau nel 1776. Per alcuni anni, Rothschild era stato l’agente di corte onorario di Guglielmo, ma quella nomina gli aveva consentito soltanto di vendere qualche medaglia o moneta antica. Ma nel 1776, l’intraprendente Guglielmo decise di vendere un primo contingente di soldati d’Assia al cugino inglese, re Giorgio III, che ne aveva bisogno come carne da cannone a cui far ricorso durante la guerra d’indipendenza americana. Nel concludere questo affare decisamente vantaggioso, Guglielmo stava seguendo l’esempio dei langravi d’Assia che lo avevano preceduto, sotto il regno dei quali la vendita di soldati aveva dato un notevole contributo all’esportazione. I soldati non erano mercenari nella comune accezione del termine; venivano infatti spietatamente arruolati, sul modello prussiano, attingendo dalle schiere dei diseredati. Ai disertori era riservata una dura punizione: dovevano passare tra due file di commilitoni che li battevano sino a dodici volte e per due giorni di fila. E in un mercato favorevole al venditore com’era quello dei soldati, le condizioni non era certo quelle che auspicava il regio cliente inglese. Ma Giorgio III aveva già dovuto incassare un secco rifiuto da parte dei russi e degli olandesi e non poteva far altro che accettare i gravosi termini stabiliti da Guglielmo. Per ciascun soldato di fanteria vi era una tassa di coscrizione di base, pari a cinquantun talleri, l’equivalente di settantasei fiorini, pagabile nel giro di due mesi, e un tributo aggiuntivo per ogni uomo che fosse stato ucciso o ferito. Tre uomini feriti contavano come uno morto, per il quale veniva pretesa un’ulteriore imposta di cinquantun talleri ”Qualora un’epidemia, un naufragio, un assedio o una battaglia dovesse causare la perdita insolitamente elevata a un reggimento o un corpo d’armata che dir si voglia, il re d’Inghilterra si assumerà inoltre prodigamente l’onere del reclutamento di nuovi soldati e ufficiali richiesti per reintegrare detto corpo nella sua possenza originaria [...essendo il prezzo di ciascun soldato comprensivo] del reclutamento e della sepoltura del cadavere”. Nessuno di questi versamenti andò a finire nelle casse d’Assia o della contea di Hanau. Come suo padre il langravio prima di lui, anche il principe ereditario riteneva che l’intera contea fosse un suo dominio privato. Si stimava che l’utile netto che nel 1776 Guglielmo ricavò dalla vendita dei mercenari ammontasse a diversi milioni. Parte di questo denaro fu incassato durante l’estate e arrivò ad Hanau sotto forma di cambiali redimibili qualche settimana dopo presso una banca inglese. Tali cambiali non erano soggette al pagamento di interessi in caso di trasferimento dilazionato. Ragion per cui il principe ereditario era ansioso di investire il denaro il prima possibile al tasso di interesse più elevato che potesse ottenere. Per prima cosa dovette convertire le cambiali inglesi in valuta locale vendendole, sotto prezzo, alle banche del posto. Per evitare che un’eccessiva disponibilità di liquidi comportasse una crisi a livello di mercato, le vendite venivano accuratamente pianificate o limitate a piccole somme. I banchieri erano invitati a fare le loro offerte in contanti. Quanto agli importi più elevati, un numero limitato di banche più che attendibili poteva benerficiare di linee di credito. Quello delle cambiali era un commercio estremamente vantaggioso. Le commissioni o le altre tasse di questo genere potevano arrivare a più del 10% del valore nominale. Anche se dai documenti ufficiali nulla risulta, vi è motivo di credere che Rothschild fosse uno di quei banchieri che poteva beneficiare di linee di credito in modo da poter scontare le cambiali inglesi del principe Guglielmo a un tasso ragionevole.
• Origine del nome ”Rothschild”: da zum Roten Schild ”allo scudo rosso”, casetta nella parte meridionale della Judengasse di Francoforte dove abitava, ancora nel 1577, Isaak Elkanan Rothschild. All’inizio del XVIII secolo vi erano a Francoforte una dozzina di famiglie Rothschild, tutte molto stimate e devote, dedite al commercio e soprattutto al cambio delle valute, ma non particolarmente ricche. Meyer Amschel il fondatore della famosa dinastia nacque il 23 febbraio 1744, al numero 188 della Judengasse (Hinterpfann), quarto di otto figli di Amschel Moses e Schönche. «Al riparo dei raggi del sole, la Hinterpfann era fredda e umida in inverno, afosa e infestata dalle mosche in estate. Vi si poteva arrivare direttamente dalla strada passando per uno stretto corridoio che attraversava la casa dietro alla quale era stata costruita. L’angusto cortile tra le due abitazioni era spesso fangoso o inondato dalle acque di scarico stagnanti. [...] Larga poco meno di tre metri, la superficie totale del’abitazione, relativa ai tre piani e al sottotetto era pari grosso modo a trecento metri quadri. Nella casa abitavano due famiglie, i Rothschild e i Bauer, per un totale, con molta probabilità, di dieci o dodici persone. E parte dell’abitazione era adibita a comptoir. Al piano terra si entrava in un cupo ufficio dove si tenevano i registri contabili e le balle di cotone e di seta, una delle principali fonti di reddito per entramhe le famiglie. L’unico raggio di luce filtrava da un’apertura sopra la porta. La ripida scala senza finestre era priva di balaustra, cosicché per salire ci si doveva aggrappare a delle corde intrecciate, che si diceva fossero causa di abrasioni e veicolo di pericolose infezioni della pelle. La legna veniva conservata in una cantinetta. Le cucine e i soggiorni erano al piano di sopra. I figli dei Rothschild dormivano tutti e cinque in una piccola camera da letto. Gli indumenti e la biancheria venivano custoditi in barili e scatole di legno. Non un solo angolo tra il pavimento e il soffitto rimaneva inutilizzato. Si salive ain soffitta mediante una scala a pioli che, in caso di necessità, poteva esser tirata su per mettersi in salvo durante i tumulti che spesso e volentieri avvenivano nella Judengasse. Le finestre del sottotetto erano coperte di assi in confromità a un’ordinanza municipale che vietava agli ebrei di guardare dentro le case e i giradini dei cristiani al di là delle mura di cinta del ghetto».
• Fu durante l’occupazione francese, a metà del Settecento, che si misero i numeri civici alle porte delle case della città di Francoforte. Il governatore militare Thoranc, che alloggiava nella casa di Goethe, impose pure i «lampioni per la strada, anche se le persone che andavano in giro di notte erano ancora obbligate, come ai vecchi tempi, a portare con sè delle lanterne che si distinguevano l’una dall’altra a seconda della condizione sociale: il numero di candele che si poteva accendere all’interno di ciascuna di esse rifletteva il rango del proprietario - tre per i nobili, due per i borghesi e solo una per i servi e per gli ebrei che avevano il permesso di uscire dalla Judengasse dopo il calar del sole».
• Nel 1782, a Vienna, l’imperatore Giuseppe II emanò un editto in base al quale gli ebrei venivano formalmente riconosciuti «esseri umani come tutti gli altri».
• In Germania, nel Settecento «gli ebrei non avevano alcuna possibilità di ottenere un permesso di soggiorno definitivo a meno che non avessero abbastanza denaro per acquistare una casa; e anche quando avevano soldi a sufficienza, vigeva quasi ovunque il numerus clausu. Le liste di attesa erano lunghe. Migliaia di ebrei senza tetto girovagavano così per le campagne alla stregua di zingari, chiedendo l’elemosina o vivendo di espedienti. Alcuni di essi finivano per entrare a far parte di qualche banda organizzata. Il gergo della malavita nella Germania del XVIII secolo era infarcito di ebraismi.
Si narrava che vi fossero briganti ebrei talmente devoti da mettere a segno i loro colpi durante la settimana per evitare di dover rubare il sabato. Quello che accomunava gli ebrei erranti, i banditi e gli agenti di corte era un disprezzo per la società che li rifiutava o li opprimeva, disprezzo che i banditi manifestavano attraverso la violenza, mentre gli ebrei di corte attraverso l’adulazione, l’astuzia e la scaltrezza».
• «Entrate alla Borsa di Londra, luogo più rispettabile di molte Corti. Vi troverete riuniti i rappresentanti di tutte le nazioni per l’utilità degli uomini. Là l’Ebreo, il Maomettano e il Cristiano trattano l’uno con l’altro come se fossero della stessa religione, e danno il nome di infedeli solo a quelli che fanno bancarotta» (Voltaire)
• La casa di Goethe a Francoforte, una bella residenza di venti stanze con ampio giardino nell’esclusiva zona di Grosse Hirschgraben.
• A un certo punto (seconda metà del Settecento) agli ebrei di Francoforte venne proibito di girare con il bastone dal passeggio.
• «Il grosso dell’attività di Rothschild era ancora costituito dal commercio, che si concetrava sempre più sui bei importati dall’Inghilterra. Ed era proprio il giovane Nathan ad occuparsene, arrivando il punto di trattare personalmente con i commessi viaggiatori inglesi che passavano da Francoforte con la loro mercanzia. Nel 1798 Nathan ebbe da dire con uno di questi piazzisti che si comportava come se l’intera Europa dipendesse dalla sua disponibilità. L’arroganza di quell’uomo lo mandava su tutte le furie. Decise così di andare lui stesso in Inghilterra a comprare i prodotti di cui avevano bisogno senza il costo e l’incomodo di sgradevoli intermediari. E in questo modo, non si sarebbe più sentito sopraffatto da un padre autoritario e da due fratelli maggiori. ”Non vi era abbastanza spazio per tutti noi a Francoforte. Mi occupavo della merce inglese [il commesso viaggiatore si comportava come se] ci facesse un favore a venderci i prodotti. In un modo o nell’altro dovevo averlo offeso, ragion per cui si rifiutò di farmi vedere i suoi campioni. Questo accadde un martedì. Dissi a mio padre: ’Andrò in Inghilterra’. Non parlavo una parola d’inglese. Ma da giovedì iniziai”. Nathan raccontò l’incidente una quarantina d’anni dopo, a una cena a casa di un amico, sir Thomas Buxton. E’ possibile che in realtà le cose siano andate molto più lisce. Gli affari di Rothschild con l’Inghilterra stavano andando a gonfie vele. La decisione di mandare Nathan oltremanica era la logico conseguenza di una strategia attentamente pianificata dallo stesso Rothschild, una decisione maturata in seguito a una lunga discussione con i suoi figli. Nathan venne mandato per la sua strada con un capitale di non meno di 20.000 sterline (all’incirca 1.500.000 dollari attuali), all’incirca la metà del patrimonio congiunto dei Rothschild a quell’epoca. [...] L’Inghilterra era il più importante centro internazionale quanto ad attività bancaria e creditizia. E, nel suo piccolo, Manchester era il centro dell’industria tessile inglese, che era stata di recente meccanizzata. Nathan riamse sbalordito nell’apprendere che talvolta i prezzi erano di gran lunga inferiori a quelli praticati in Germania. E i soldati che ormai si stavano radunando quais ovunque sul continente avevano bisogno di vestiti, cosicché la domanda di tessuti di ogni genere era in continuo aumento. Nathan raccolse la sfida con il fervore tipico dei suoi 21 anni e con un talento che aveva dell’incredibile. I contemporanei ne parlano come di un ragazzo tarchiato dallo sguardo radioso con una massa arruffata di capelli rossi e una memoria a senitr loro prodigiosa, dal quale sembrava traboccare una grandissima energia. Il giovane aveva portato con sè in Inghilterra la tradizione di acquistare in contanti quando i prezzi erano bassi e vendere in massa a livelli di profitto superiori. Il suo capitale iniziale di 20.000 sterline era già di per sè considerevole. Eppure nel giro di breve tempo risucì a raddoppiarlo e poi a triplicarlo. Con così tanto denaro per le mani Nathan era diventato un giovane mercante facoltoso che non faceva fatica a distinguersi dai litigiosi bottegai ebrei in compagnia dei quali si recava alla sinagoga di Manchester. Si conformava ”rigorosamente a tutti i riti e le cerimonie... e il pranzo [kashèr] preparato appositamente da un’ebrea gli veniva portato tutti i giorni in magazzino”. Nel giro di pochi anni buona parte del commercio della città con il continente era nelle mani di Nathanª
• Massima finanziaria del vecchio Rothschild: aumentare il massimo il volume degli affari, riducendo al minimo i profitti. Con questa tecnica i suoi concorrenti vennero sbaragliati.
• «Noli fenerari fortiori te, quod si foenerveris, quasi perditum habe cioè il denaro prestato a chiunque sia più forte di te è da considerarsi praticamente perduto» (massima adottata da Guglielmo, langravio d’Assia).
• «Le emorroidi erano un disturbo comune nel ghetto di Francoforte. ”Le persone di rango più basso - che corrono per tutto il giorno da una parte all’altra della Judengasse (la via principale del ghetto, dove abitava anche Rothschild) - sono in genere in buona salute” scrisse nel 1798 S. Behrends ”. Gli uomini d’affari ebrei invece si trovano spesso a dover trascorrere l’intera giornata per la strada coperta di muffa. Sono di salute cagionevole... così come gli ebrei più eruditi che stanno sempre seduti a studiare il Talmud. Una delle conseguenze di questo sile di vita è che da nessun’altra parte come nella Judengasse ci sono così tante persone afflitte da emorroidi”».
• «All’ufficio postale le lettere indirizzate agli ebrei di Francoforte venivano trattenute sino al pomeriggio inoltrato per fare in modo che passassero la censura, anche se i destinatari erano autorizzate a vedere le buste. Rothschild diede istruzioni ”affinché le lettere che contenevano informazioni sulla situazione del mercato venissero spedite in buste colorate... se la sterlina saliva, di colore azzurro e se scendeva, di colore rosso».
• Quasi due terzi dei nipoti di Meyer Amschel Rothschild, fondatore della casa, si sposarono tra loro.
• Guttle, la vedova del fondatore della casa Rotshchild, conduceva vita morigeratissima. Ecco l’elenco degli oggetti di casa sua, nell’elenco che ne fecero alla sua morte (1849) i notai: 2 divani, 1 paravento, 18 sedie, vari oggetti di porcellana, 1 tavolino da notte in vetro, 1 tavola ovale, 3 specchi, 3 letti, 1 cassettone, 2 vasi, 1 parafuoco, 3 poltrone, 2 tavolini, 2 orologi a pendolo marrone, 1 sofà.