Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Gli specchi della luna

• «La morte è per noi l’unica porta / per uscire da un mondo in cui tutto muore» (Marguerite Yourcenar).
• Marguerite Yourcenar non vinse mai il premio Nobel.
• Renée Vivien, londinese, si trasferì a Parigi dove s’invaghì dell’amazzone Natalie Clifford Barney che le fu sempre infedele e infine la lasciò. Da allora, Renée visse quasi reclusa nella sua villa liberty dove si aggirava triste, tutta coperta di veli viola. Nel 1909, dopo giorni e giorni di digiuno, mandò giù mezza bottiglia di liquore e morì. Aveva trentadue anni (’Stasera dormirò dolcemente, profondamente / Chiudete le pesanti imposte e le porte. / Non lasciate filtrare soprattutto il sole / Che mi circondi la notte, umida di rose”).
• Sibilla Aleramo (1876-1960) si chiamava in realtà Rina Faccio. La sua esistenza fu costellata da tempestose relazioni d’amore (con Cardarelli, Papini, Campana) e da frequenti cambi di dimora. Fu molto discussa per la sua generosità nel mostrare il corpo e per la sua simpatia per Mussolini (leggeva versi nelle fabbriche e nelle sezioni del fascio). Amava i letti cosparsi di fiori, in camere profumate d’incenso.
• Figlia d’una grande pianista moscovita, Marina Cvetaeva sposò Sergej Efron, giovanissimo studente di filosofia la cui madre e il cui fratello si erano impiccati uno dopo l’altra col medesimo cappio. Sergej fu presto inghiottito dal vortice della guerra civile (combatteva contro i bolscevichi) e costretto ad espatriare. Marina lo raggiunse a Parigi, dove pubblicò varie raccolte di liriche (tra queste L’acchiappatopi, Poema dell’aria). Suo maestro fu il poeta Blok (’A me lui canta / oltre le finestre azzurre”), intenso anche il rapporto con Pasternak. Alla morte del marito (probabilmente per mano dei servizi segreti comunisti), la Cvetaeva tornò in Unione sovietica, nella repubblica Tartara. Lì visse di stenti presso una famiglia contadina e s’impiccò infine a una trave (il 31 agosto 1941). Aveva 49 anni.
• Dorothy Paker (1893-1963), di famiglia ebrea e agiatissima, lavorò come giornalista per Vogue, per Vanity Fair e per il New Yorker. Acida e spumeggiante, con gli articoli e soprattutto con le sceneggiature per il cinema, guadagnò cifre enormi. Frivola, non bella, anticonformista, frequentava il jet set di Hollywood, amava lo champagne e i ragazzi, ma era in realtà profondamente malinconica. Dopo numerosi tentativi di suicidio, si convinse che era meglio vivere: ”I rasoi fanno male / i fiumi sono freddi / l’acido lascia tracce / le droghe danno i crampi / le pistole sono illegali / il gas ha un odore orrendo”.
• La milanese Antonia Pozzi, definita da Montale ”un’anima troppo fragile” visse un’intensa passione per il suo professore di liceo Anton Maria Cervi. La relazione venne troncata dal padre di lei, un ricco e rigido borghese, che fece trasferire l’uomo a Roma. Antonia si rassegnò. La sua bellissima casa di via Mascheroni diventò salotto frequentato da intellettuali come Anceschi e Mondadori. Nel dicembre del ’38 lasciò la casa in bicicletta per andare a insegnare a scuola, proseguì fino all’abbazia di Chiaravalle, entrò nel bosco e mandò giù del veleno. Il suo corpo venne ritrovato il giorno dopo, quasi ghiacciato. Suoi temi l’amore e il paesaggio padano: «Certe sere vorrei salire / sui campanili della pianura / veder le grandi nuvole rosa / lente sull’orizzonte / come montagne intessute / di raggi».
• «L’indifferenza è inferno senza fiamme. / Ricordalo scegliendo / fra mille tinte il tuo fatale grigio. / Se il mondo è senza senso, / tua è la vera colpa. / Aspetta la tua impronta / questa palla di cera» (Maria Luisa Spaziani, nata a Torino nel 1924).
• La cilena Gabriela Mistral (1889-1957), bella, alta, sottile, pelle bianca e occhi verdi, cantrice della natura e dell’infanzia, ebbe in America un grandissimo successo. In Messico, durante l’inaugurazione di una scuola elementare a lei intitolata, cinquemila bambini cantarono i suoi girotondi. Dopo la guerra, poco prima del Natale 1945, ricevette il Nobel a Stoccolma dalle mani di Gustavo V.
• «Le mie poesie non cambieranno il mondo» (titolo della prima raccolta di Patrizia Cavalli, Einaudi, 1974).
• «Oggi, in poesia, le donne hanno decisamente raggiunto, se non superato gli uomini. I loro versi non mostrano più rancore nei confronti del maschio o corrucciati livori d’altro genere. Con tutto ciò accade un fatto curioso: rivelando una tendenza conservatrice o biecamente maschilista le antologie continuano a trascurarle».
• Soprannominata la maestrina di Motta Visconti (perché lì insegnava), Ada Negri nel ’40 venne eletta membro dell’Accademia d’Italia. Fu la prima donna a ricevere questa onorificenza. S’impegnò molto nel sociale.
• « la notorietà ingiustamente raggiunta da questa poetessa in patria e all’estero a farci prendere la decisione di radiarla; il suo fondo rimane decadente, poco o nulla fruttifero per la grande impresa solidale di ristrutturazione del paese». Con questa motivazione il famigerato censore Zdanov (lo stesso che spinse Pasternak a rifiutare il Premio Nobel) espulse nel ’45 Anna Achmatova dal Sindacato degli Scrittori Sovietici. Nel tiepido disgelo che seguì alla morte di Stalin, la Achmatova riuscì a pubblicare di nuovo le sue opere. Tra i più grandi poeti che la Russia abbia mai avuto, morì nel ’66 a sessantasette anni. Aveva gli occhi grigi e vestiva sempre di nero.
• Ingebor Bachman, la maggiore poetessa austriaca, morì nel ’73 a Roma. Viveva sola e le fu fatale un incendio causato da una sigaretta. Aveva 47 anni (era nata in Carinzia nel ’26). Le sue liriche anelavano spesso alla catarsi e alla utopia ("quando costruiremo una zattera / per navigare giù lungo il cielo?") e vi ricorrevano frequentissime le parole vampa, brace, cenere, rogo.
• La settantasettenne Wislava Szimborska è il quarto premio Nobel per la letteratura di nazionalità polacca.
• Gilda Musa, 88 anni, nativa di Forlimpopoli, maschera la sua vena lirica con un tono ironicamente giornalistico (sue le raccolte Gli onori della cronaca e Notizie in bianco e nero)
• Blaga Dimitrova è la malinconica cantrice della sua terra, la Bulgaria ("Non so se già di te m’ero invaghita. / So soltanto che m’ero innamorata / della piccola stanza a mezzanotte / squallida, e che la teiera bolliva").
• «Ma sì, / prendiamola in giro finalmente / la poesia, / così poco immaginosa, / ma tanto tanto macchinosa / e non di rado leziosa» (Elena Clementelli).