Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 27 gennaio 2001
Quando leggere un piacere
• Qualunque danno si riesce ad infliggere ai nemici è più importante della giustizia. (Cleomene)
• Elsa Morante portava sempre in borsa un libro sui quanta o la traduzione inglese delle Upanishad. Le piacevano molto i libri dell’ex-marito Alberto Moravia.
• Quando Nabokov era piccolo, Leone Tolstoj, amico del padre, gli accarezzava la testa mentre passeggiavano per le vie di Mosca.
• Antonio e Cleopatra di notte andavano in giro per le strade di Alessandria travestiti da servo e servetta a fare scherzi, a sbeffeggiare e farsi sbeffeggiare dalla plebe.
• L’unico evento mondano a cui Emily Bronte partecipava era la messa.
• Un giorno Goffredo Parise, già adulto, si sedette nel salotto della villa palladiana del conte Giustino Di Valmarana e gli chiese di adottarlo. Lui rifiutò.
• «Se si vuole stendere un commento sul vuoto, si può commentare il Cantico dei Cantici» (Guido Ceronetti).
• Nabokov scriveva su dei cartoncini Bristol numerati, mentre camminava per la strada. Scriveva disordinatamente: una scena dopo, un’altra prima, la metà prima dell’inizio. «Mi vanto di essere una persona priva di interesse per il pubblico. Non mi sono mai ubriacato in vita mia. Non dico parolacce. Non c’è credo o scuola che abbia avuto su di me il minimo influsso». «Non ho molte idee, a parte l’odio per la psicanalisi e per il comunismo». «Gli unici piaceri della vita sono la scrittura e le farfalle, solo che la scrittura è anche tormento, le farfalle gioia e basta». «Se fossi al governo abolirei i camion, i transistor e i bidet negli alberghi, per dare più spazio alla vasca da bagno».
• Nabokov pensava che le lettere avessero un colore: la ’V’ di Vladimir la immaginava rosa quarzo, la ’N’ del cognome grigio-giallognola, come la farina d’avena.
• Nel 1537 Santa Teresa stette quattro giorni come morta a causa di una grave malattia. Per tentare di risvegliarla e sue consorelle le gettarono invano della cera bollente sulle palpebre.
• Antonio pensava di avere una doppia discendenza divina: quella da Eracle e quella da Dioniso, il dio dell’ispirazione folle. Ai funerali di Giulio Cesare pronunciò l’orazione e, per aizzare la folla, agitò le vesti insanguinate del morto.
• «L’Ebreo andava al bagno a mezzanotte, si immergeva nell’acqua gelata e, tornato a casa, studiava la Kabbalà fino a che la moglie, all’alba, non lo trovava svenuto. Rabbi Michal non si accostò mai alla stufa per non cedere alla pigrizia e non si grattò mai per non cedere alla voluttà». (I Racconti dei Chassidim).
• Gli spartani ritenevano che non si dovesse combattere troppo spesso con lo stesso nemico, per non abituarlo alla battaglia. I principi di base dell’educazione dei giovani erano l’obbedienza, la resistenza alla fatica e la determinazione a combattere fino alla vittoria o alla morte. Tanto che le madri uccidevano i figli che tornavano illesi dalla guerra, ed esultavano alla notizia della loro morte in battaglia. I giovani da educare venivano divisi in gruppi, ognuno guidato da un tutore (l’irene) che li seguiva in tutto, anche negli incontri amorosi. Dopo il pranzo, il tutore faceva delle domande ai ragazzi, e mordeva il braccio di chi non sapeva rispondere.
• Sulla lapide che ricopre i resti di Jane Austen non si fa cenno alla sua carriera di scrittrice. Le sorelle Austen avevano uno stipendio annuo di venti sterline. Con due scellini acquistavano una iarda di flanella, con tre il lino irlandese. Pranzavano alle tre e mezze e prendevano il tè alle sei e mezzo. Jane Austen ebbe una sola proposta di matrimonio. Gliela fece il due dicembre 1802 un certo Harris Wither e lei l’accettò. Poi ci pensò su e il giorno dopo fuggì.
• Gli spartani delimitavano i confini della loro città lanciando una freccia. Non avevano mura difensive perché la città doveva essere difesa solo dal valore dei suoi abitanti. Alcuni soldati incidevano una mosca a grandezza naturale sul proprio scudo, per dimostrare che in battaglia avrebbero affrontato il nemico così da vicino da fargliela vedere. Un mantello ruvido era il solo indumento che gli spartani ricevevano in un anno dai governatori della loro città, dove tra l’altro erano vietati bagni, unzioni e profumi. L’unico vezzo ammesso erano i capelli lunghi. Gli spartani ritenevano che non si dovesse combattere troppo spesso con lo stesso nemico, per non abituarlo alla battaglia. A Sparta non esisteva la proprietà privata né beni di lusso, ma i giovani venivano incoraggiati a rubare e venivano puniti solo se colti sul fatto. Le leggi non erano scritte perché, fin dall’epoca di Licurgo, si credeva che i buoni principi, se interiorizzati, non avessero bisogno di essere codificati.
• «Le donne sono fatte della stessa materia degli uomini, sia essa terra e spirito o fuoco e fango. Inoltre sono più avvedute perché hanno per natura una mente più fredda, perché la loro intelligenza è fatta di umori umidi». (Maria de Zayas y Sotomayor, Novelle amorose ed esemplari)
• Antonio da giovane era splendido: aveva un aspetto nobile e dignitoso, una barba non volgare, una fronte spaziosa e il naso aquilino. L’amicizia col dissoluto Curione lo coinvolse in orge, spese sfrenate e pazze, tanto che dovette partire per la Grecia dopo aver accumulato debiti per duecentocinquanta talenti. Amava i suoi soldati, stare a tavola con loro, fare bravate e scherzi. Teneva banchetti con vasellame d’oro, aggiogava leoni ai carri, assegnava le case dei gentiluomini a baldracche e arpiste. Volle conoscere Cleopatra perché la riteneva colpevole di aver aiutato Cassio. S’incontrarono sulla foce del fiume Cidno. Lei non era più giovane e non era mai stata bellissima. Ma aveva il fascino della maturità femminile e dell’intelligenza, oltre che una voce straordinariamente seducente. Lo conquistò. Andarono a vivere ad Alessandria, dove fondarono l’Associazione dei Viventi Inimitabili. Trascorrevano sempre insieme le loro giornate, banchettando nel lusso e andando a caccia. Lei amava guardarlo mentre si esercitava con le armi. Di notte si travestivano da servi e scorrazzavano per le vie di Alessandria facendo scherzi. Antonio fu costretto a partire per la Siria, per combattere contro i parti. Ben presto lei lo raggiunse e lui le regalò la Fenicia, Cipro, la Cilicia, la Giudea e l’Arabia Nabatea. Decisero di chiamare i loro due gemelli Sole e Luna. Poi lei fece ritorno in Egitto, e Ottavia, prima moglie di Antonio, partì da Roma per raggiungere il marito. Ma lui tornò da Cleopatra, e la proclamò pubblicamente regina d’Egitto, Cipro, Libia e Celesiria. Le regala anche i duecentomila volumi della biblioteca di Pergamo. Ottaviano riferì tutto al Senato Romano. Durante la battaglia di Azio Antonio perde il controllo e fugge da solo ad Alessandria. Fa costruire una celletta in riva al mare dove vivere in solitudine. Cleopatra cerca e sperimenta veleni, scoprendo infine che il morso dell’aspide procura una morte dolce e priva di dolore. Fa annunciare ad Antonio la sua morte imminente, e lui si trafigge il venbtre con una spada. Ma non muore subito. Viene portato da Cleopatra, rinchiusa nel sepolcro. Lei aspetta la morte dell’amato, e solo dopo si fa preparare il bagno e, insieme alle sue due dame, si fa mordere dall’aspide. Antonio aveva cinquantasei (o cinquantatre) anni, lei trentanove. Si amarono per quattordici anni. (la loro storia viene così narrata da Plutarco nella sua «Vita di Antonio»).
• Le emicranie costringevano Virginia Woolf a letto anche per quattro mesi di fila.