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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Cristopher Andrew

• Kgb. Ha cambiato vari nomi e deriva dalla Cekà, il servizio segreto comunista istituito il 20 dicembre 1917, sei settimane dopo l’inizio della rivoluzione. Artefice principale Felix Dzerzinski, che s’ispirò all’Ochrana, l’organismo di sicurezza zarista. Primo agente all’estero, Sasha Frolovic Filippov, nato nel 1870, studi in legge, ex direttore di un quotidiano, inviato in Finlandia con copertura da giornalista.
• Esecuzioni. Nel 1901, sotto lo zar, circa 4000 russi erano al confino in patria per crimini politici (di cui 180 ai lavori forzati). Le esecuzioni colpivano solo chi era coinvolto in fatti di sangue. Durante la rivoluzione, la Cekà passò per le armi 250 mila ”nemici del popolo”.
• Servizi segreti. Servizi segreti comunisti: Stb (Cecoslovacchia), Sb (Polonia), Avh (Ungheria), Stasi (Germania Est), Securitate (Romania), Ds (Bulgaria).
• Solo per denaro. Il primo agente segreto straniero di grande importanza fu un italiano, Francesco Costantini, impiegato all’ambasciata inglese di Roma negli anni Venti. " il più prezioso, collabora con noi solo per denaro e non lo nasconde, vuole diventare ricco". Sempre per soldi, Costantini vendeva informazioni anche ai servizi occidentali.
• Bistroletov. I primi successi nell’acquisizione di cifrari (per decrittare i codici segreti con cui gli altri Paesi comunicavano) furono opera di Dmitrij Bistroletov, che agiva negli anni Trenta sotto numerose false identità e titoli nobiliari. Leggendaria la sua abilità nel sedurre il personale femminile delle ambasciate e dei ministeri. Prima conquista: una ventinovenne segretaria all’ambasciata francese a Praga, nel ’27. Viveur troppo ”vistoso”, non raggiunse mai il grado di ufficiale.
• Illegali. Gli "illegali" erano spie non di carriera, residenti all’estero. Spesso stranieri, colti, ricchi di charme e poliglotti, si rivelarono utilissimi. Il tedesco Richard Sorge, descritto come studioso idealista ("trasuda fascino e cultura"), ottenne i migliori successi in Giappone, dove era accreditato come giornalista nazista. Informò Stalin dell’imminente invasione di Hitler ma non fu creduto. Il viennese Arnold Deustche riuscì a diventare professore a Cambridge dove, predicando una dottrina mista di comunismo e libertinaggio (bi)sessuale, arruolò un gruppo di brillanti giovani spie, ”The fabolous five”. Il periodo d’oro degli ”illegali” furono gli anni ’30, quando il comunismo aveva ancora un’aura romantica. Dopo la guerra, Stalin diventò sempre più paranoico ed era impossibile per le spie stesse difendersi da accuse di delazione e doppio gioco. Pericoloso persino dare informazioni, se non coincidevano con la visione ufficiale.
• Enigma. Nel ’28, il faccendiere svizzero Giovanni de Ry si presenta all’ambasciata sovietica di Parigi. Ha con sé una valigetta contenente i cifrari dei codici segreti italiani. Vuole in cambio 200 mila franchi. Un agente la prende, sparisce nel retro, fa fotografare i documenti dalla moglie e riconsegna la valigetta a de Ry ordinandogli di andarsene. "Altrimenti chiamo la polizia". Stalin loda questo raggiro ma poi ordina di mettersi in contatto con de Ry. Lo fa Bistroletov, presentandosi come aristocratico ungherese al soldo dei giapponesi. De Ry fornisce altri codici insieme a notizie pittoresche (come quella secondo cui Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, aveva messo in piedi un commercio di cifrari). Attraverso de Ry viene reclutato Hans Schimdt, impiegato tedesco indebitato fino al collo a causa della sua passione per le donne, che con le sue informazioni avrebbe portato a svelare ”Enigma”, il codice segreto nazista, durante la seconda guerra mondiale (forse la più importante operazione di spionaggio del secolo).
• Nureev. Arrivato in Francia nel ’61 per una tournée, Rudolf Nureev aveva deciso di restarci. I suoi genitori furono costretti a scrivere lettere commoventi in cui lo pregavano di tornare, di non tradire la patria. Alla prima del balletto (La bella addormentata, dove faceva la parte dell’uccello azzurro), agenti russi fomentarono una contestazione con urla, fischi e lancio di oggetti sul palco. Lui continuò a ballare.
• Lettera uno. Tra le misure adottate dal Kgb contro Sacharov, una falsa lettera di congratulazioni del dittatore cileno Pinochet (il dissidente aveva appena ricevuto il premio Nobel per la pace).
• Lettera due. Per scoprire l’anonimo autore di lettere critiche a un giornale russo, furono dispiegate risorse enormi. Alla fine, confrontando la sua calligrafia con quella di centinaia di migliaia di domande rivolte dai cittadini alla pubblica amministrazione, fu stanato.
• Esecuzioni. Le esecuzioni di esuli e oppositori furono centinaia. Lev Trockij, rifugiato in Messico, fu massacrato con una piccozza da ghiaccio da Ramon Mercader, un agente che si introdusse nella sua villa fingendosi giornalista belga. L’operazione era stata organizzata da Iosif Grigulevic. All’inizio degli anni Cinquanta, Grigulevic era a Belgrado, come diplomatico del Costa Rica. In quel periodo, Tito, dissociandosi da Stalin, era nel mirino del Kgb. Grigulevic si offrì di farlo fuori indicando tre possibili strategie: ottenere udienza e spruzzargli una dose letale di virus della polmonite (Grigulevic avrebbe prima assunto un antidoto); sparargli durante una cena di gala e fuggire tra i gas lacrimogeni; donargli alcuni gioielli in una custodia che all’apertura avrebbe emesso un vapore velenoso. Alla morte di Stalin, il piano venne sospeso.
• Ombrello bulgaro. Nel ’78, il poeta bulgaro Markov venne ucciso a Londra alla fermata del bus con la punta di un ombrello avvelenato (il famoso ”ombrello bulgaro”).
• Olimpiadi. Nell’84, in occasione delle olimpiadi a Los Angeles, gli agenti di stanza a Washington mandarono alle commissioni olimpiche messaggi contraffatti, firmati Ku Klux Klan. Ad esempio: "Scimmie africane, vi aspetta un’accoglienza che non dimenticherete mai". Le missive furono attribuite al Kgb dal procuratore Smith, l’Urss reagì con sdegno.
• Numeri. Nella Germania dell’Est c’era un numero di spie sette volte superiore a quello delle spie naziste nella Germania di Hitler.
• Wojtyla uno. Barzelletta polacca sull’elezione a pontefice: "Dopo la fumata bianca, una rossa: Karol ha bruciato la tessera del partito". In Polonia, secondo il Kgb, il 90 per cento della popolazione è cattolica. Non c’è nessuna traccia di un coinvolgimento del Kgb nell’attentato al papa (anche se la morte di Wojtyla avrebbe fatto gioire Mosca) ma questo non esclude che altri servizi (quello bulgaro) possano essere coinvolti.
• Wojtyla due. Secondo informazioni fornite all’Urss da agenti polacchi a metà degli anni ’80, Wojtyla era malato di leucemia; secondo quelle di agenti ungheresi, aveva un tumore alla spina dorsale.
• Stalinismo e leninismo. «Gran parte di ciò che in seguito fu chiamato stalinismo in realtà era stato creato da Lenin: il culto del leader infallibile, lo stato monopartitico e l’immenso servizio di sicurezza con un sistema di sorveglianza onnipresente e una rete di campi di concentramento per terrorizzare gli oppositori del regime».
• Lubjanka. Il momumento al fondatore della Cekà, eretto davanti alla Lubjanka (sede del Kgb, non lontana dalla Piazza Rossa), per commemorare le vittime del terrore, è un blocco di granito che proviene da un campo di concentramento creato da Lenin sulle coste baltiche nell’autunno del ’18.
• L’archivista del Kgb Vasilij Mitrokhin fu fatto uscire dalla Russia nel ’92 con tutta la famiglia e sei casse di appunti scritti a mano tra il ’74 e l’84, data in cui andò in pensione, a 62 anni. Nel ’92, il regime comunista era già caduto e al potere c’era Eltsin, ma l’accesso agli archivi del kgb era impossibile, come del resto oggi che il presidente è Putin, ex capo dei servizi segreti. Per di più molti documenti sono stati distrutti (ad esempio l’intero dossier-Sacharov). Di qui l’importanza dell’archivio Mitrokhin. Il libro che ne è stato tratto, è scritto a quattro mani con lo storico inglese Christopher Andrew.