Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Vite fuori dal mondo
• Cary Grant. «Kennedy lo giudicava suo alter ego ideale in un film».
• Archibald Alexander Leach. Cary Grant «si chiamava, invero, Archibald Alexander Leach, ed era nato nel 1904 a Bristol non bene: figlio del matrimonio infelice di un sartino a giornata e di Elsie, madre minuta dai begli occhi neri, fiera ma fragile, perciò imprevedibile. A nove anni rientrò a casa senza ritrovarla. Gli dissero che un infarto l’aveva uccisa e la mattina stessa era stata incenerita».
• Altezza. Primo Carnera era alto due metri e cinque.
• Primo Carnera. «Paul Journée, veterano dei massimi francesi, lo vide proprio mentre sulle spalle reggeva come niente fosse un pianoforte».
• Bambini. «Una foto ritrae Carnera con Myrna Loy che alta in vestito scollato gli sorride, bella come la dea Minerva, gli pittura le ciglia. Lui col testone le sorride, bambino».
• Oliver Hardy. «Capelli morbidi e pettinati a banana sopra una fronte accorciata dalla vastità cicciuta e morbida delle guance, che rimpicciolisce orecchie pure enormi; e il naso tondo tra gli occhi infantili, come la bocca, imbronciata sopra il mento placido, tutt’uno col collo. E’a foto di reclutamento di Oliver Hardy sedicenne, ma già neonato eterno».
• Babe. Hardy «fu a lungo indeciso circa il suo nome. Il barbiere italiano che gli impomatava di talco le guance morbide e vaste, e si divertiva ogni volta a stringerle scuotendogli il viso gli diceva: ”Nice a babee”. Gli piacque così tanto che iniziarono a chiamarlo Babe. Soltanto per i consigli di un numerologista il suo nome non divenne Babe Hardy».
• Tolkien. «Una foto ritrae la sua famiglia e il servo Isaac, che rapì per un giorno il bambino e lieto meravigliò il suo villaggio (in Sudafrica ndr) per quant’era bianco».
• Cani. «A undici anni Tolkien aveva letto tutte le fiabe e i possibili libri d’avventura, e li spiegò sotto l’edera al cane del prete, Lord Robert».
• Rugby. A diciassette anni, giocando a rugby «si ruppe il naso e si tagliò la lingua, rovinandosi un modo di parlare già complicato dal fatto che voleva sempre dire troppe cose tutte insieme».
• Mascara. «A Joan Crawford piaceva ingrandirsi un solo occhio col mascara».
• Fotogenico. Che Guevara, «così fotogenico che ancora si litigano i copyright delle sue foto impresse, benché fosse astemio, sulle bottiglie di vodka, sulle magliette e nei palchi dei canzonettisti, come sui manifesti del regime a L’Avana».
• Che Guevara. «E, sempre per mania stalinista, fu lui a organizzare il primo campo a Guanacabibes: dove vennero confinati quanto non avevano violato la legge, ”ma avevano commesso” spiegò ”crimini gravi e meno gravi contro la morale rivoluzionaria... per essere rieducati”. Dopodiché si candidò banchiere e divenne presidente della Banca centrale di Cuba. Gesto di genialità comica, non fosse che si prese sul serio».
• Carlo Lorenzini (Collodi). «Non vi sono gran libri su Carlo Lorenzini; ma tutti concordano: la fatina era la madre».
• Carlo Lorenzini (Collodi). «Beveva nelle trattorie un decino e fumava sigarette antiasmatiche giocando a quadrigliate».
• Emilio Salgari. «Si sentì nello stato più deprimente per un malese: incatenato dalla lussuria venale degli editori, a scrivere. Anni e anni spedendo manoscritti senza rileggerli, ingollando vino marsala tra mappe, astrolabi e macchie inchiostrate».
• Emilio Salgari. «A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle mantenendo me e la mia famiglia in una continua quasi miseria od anche più, chiedo solo che a compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali».
• Morti eroiche. «"La mattina del 25 aprile (1911, ndr) Salgari, uscito dal portone si girò, vide i due figlioletti più monelli correre a salutarlo. Rimase muto. E s’avvio verso Guastalla. Non portava più il soprabito di Janez; ma un liso abito grigio. Era un calvo orientale col viso tondo e indomiti occhi obliqui, ma ormai disperati. Quindi si sfilò la cravatta decolorata e l’appoggiò sul muschio accanto alla giacca in un rigoglio di fiori. Il bastone lo sospese su un ciuffo d’erba e, sdraiatosi lento in una piega del terreno, estrasse a fatica dalla tasca un rasoio. Ci si squartò l’addome, rigirandolo fino a vedere i morbidi tubi carnei degli intestini, da cui emanò tiepido vapore, a cui le fitte orrende e il furore con cui infierì pure sulla gola, non gli fecero badare. A guardarlo evitarsi perfino d’urlare, Janez non lo avrebbe chiamato suicidio, bensì morte eroica».
• Quarantadue ritratti brevi di personaggi noti e meno noti ("nel Vangelo di Matteo si contano quarantadue generazioni fino a Gesù Cristo. Sarebbe esagerato che le vite qui raccolte superassero questo numero perfetto"). Le biografie ripetono, a volte con notevoli variazioni, gli articoli apparsi nel corso degli anni su ”il Giornale”, la Repubblica”, ”Corriere della Sera”. Come per la poesia ermetica, lo svolgimento è già nel titolo: "Joan Crawford, figlia di Babilonia", "Emilio Salgari, orientale", "Primo Carnera, gigante buono", "Pancho Villa, generale poligamo", "Ernesto Che Guevara, fotogenico".
Geminello Alvi, marchigiano, è nato nel 1955. Economista, è stato assistente del governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi e ha insegnato in diverse università. Attualmente scrive per il ”Corriere della Sera”. Ha pubblicato saggi come Il secolo americano, e scritti letterari come Uomini del Novecento, sua prima galleria di ritratti.