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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

La scoperta dellíombra

• Ci sono più eclissi di luna quando la luna è piena o quando la luna è a un quarto? Ci può essere un’eclisse di luna solo quando la luna è piena. Un’eclisse di luna si produce infatti quando la terra proietta la sua ombra sulla luna. Il sole investe di luce la terra che fa ombra alla luna. Quando la luna è al primo quarto e appare dunque illuminata per metà riceve luce ”di lato” rispetto alla terra che quindi non può investirla con la sua ombra.
• Nelle foto degli anni Quaranta, Manhattan fa l’effetto di una città maya: le cime dei grandi palazzi si restringono verso l’alto in gradoni sovrapposti, i grattacieli terminano in una piramide. Questo perché all’inizio del secolo, per evitare che gli edifici si facessero ombra a vicenda, fu varato un severo piano regolatore che obbligava a rastremare le cime dei palazzi man mano che si saliva: i grattacieli potevano crescere fino al punto in cui, restringendosi, finivano con l’occupare un quarto dell’area del suolo.
• In Giappone è ancora in vigore il vincolo che obbliga il costruttore di un grattacielo residenziale a negoziare un compenso con chi viene a trovarsi all’ombra del palazzo.
• Come mai non concepiamo il buio della notte come un’ombra? Perché l’ombra esiste solo quando c’è una separazione tra ombra e luce (quella che chiamiamo linea d’ombra). Siccome dopo il tramonto questa separazione scompare, scompare anche la possibilità dell’ombra.
• «Prendete un mattone e tenetelo sospeso sul tavolo sotto una lampada. Il mattone proietta un’ombra. Adesso appoggiatelo sul tavolo. Il mattone proietta sempre un’ombra sul tavolo? Forse no: fare ombra sembra richiedere uno spazio ed escludere quindi il contatto tra il mattone e il tavolo. E che cosa diremmo dell’interno del mattone? E’ in ombra o no? Dopo tutto l’ombra è assenza di luce e all’interno del mattone non c’è luce. Ma il concetto di ombra non sembra spingersi a fondo negli oggetti».
• «Il vetro proietta un cono d’ombra o un cono di luce verde?»
• Gli antichi greci e romani si davano appuntamento per esempio così: «Vediamoci questo pomeriggio, quando l’ombra misura sei piedi». Di qui malintesi, ad esempio una persona alta e una bassa rischiavano di non incontrarsi mai.
• Abitudine del Masaccio di dipingere le ombre delle persone, ma non quelle di alberi e case.
• Durante la Seconda guerra mondiale fu necessario oscurare Manhattan affinché i sommergibili tedeschi al largo delle coste americane non scorgessero sullo sfondo dell’alone luminoso della città le ombre dei convogli di aiuti diretti nel Regno Unito.
• I Mangaiani narrano la leggenda del guerriero Tukaitawa, la cui forza «cresceva e diminuiva con la lunghezza della sua ombra». Al suo avversario bastò aspettare mezzogiorno, il momento in cui l’ombra è più corta, per sfidarlo e ammazzarlo.
• A Giava wajang, ”ombra”, è anche il nome per ”teatro”. Gli attori sono wajang wong, ”ombre d’uomo”.
• In Turchia il principale personaggio teatrale, Karagoz, è protagonista di avventure salaci basate sul fatto che l’ombra del suo imbarazzante fallo viene equivocamente scambiata per quella degli oggetti più ordinari.
• «Secondo Diogene Laerzio, Eraclito (550-480 a.C.) avrebbe ritenuto che i corpi celesti sono scodelle con la parte concava rivolta verso di noi. In questa concavità ospitano un fuoco di cui ci giunge la luce. La scodella gira su se stessa e il suo bordo ne nasconde una parte: queste sono le fasi. (Le eclissi a loro volta sono date dal rovesciarsi delle scodelle della luna e del sole)».
• «Tutte le ombre parlano del sole, sottovoce» (Emanuel Carnevali, 1919).
• Lo psicologo svizzero Jean Piaget (1896-1980) ha chiesto ad alcuni bambini tra i 5 e i 10 anni che cos’è l’ombra: «Gall dice che l’ombra della mano è scura perché la mano ha le ossa. Tab pensa che l’ombra venga creata dalla notte. Re è convinto che si possa strappargli l’ombra infilzandola con un ombrello, e se gli si fa vedere che l’ombra resta invece al suo posto risponde che ”c’è un’altra ombra” al di sotto della prima. Per Stei, l’ombra della sedia non si sposta perché è incastrata nelle gambe della sedia. Gill e Leo vedono nell’ombra il ritratto e il modello della persona che fa ombra. Bob ha un’ipotesi audace: se di giorno gli oggetti fanno ombra da un lato soltanto, è perché è notte dall’altro lato. E allora che cosa succede di notte? Ebbene, di notte gli oggetti fanno ombra dai due lati. Per Roy l’ombra è una sostanza che occupa lo spazio ed è impermeabile alla luce. E c’è anche chi dice che il lato in ombra è scuro perché ”la luce non lo vede”».
• La psicologa Rheta De Vries ha rifatto gli esperimenti di Piaget con un campione di bambini più ampio. I suoi risultati in parte confermano e in parte confutano le ipotesi di Piaget. Per esempio, l’ombra viene davvero considerata come un oggetto, un’emanazione. Ma non fa parte della notte: quando scompare al buio non va ad unirsi alla grande ombra notturna, ma si rintana nei corpi.
• A Hiroshima, nel giorno della bomba, un uomo a mezzo chilometro di distanza dal luogo dell’esplosione aspettava che si aprisse la banca. La sua presenza ha creato una zona d’ombra sul muro dell’edificio e quest’ombra è risultata sufficiente a disegnare sul muro una sagoma scura, visibile ancora oggi e ultimo atto della vita di quello sconosciuto, risultato della differenza di temperatura tra la zona del muro esposta all’ondata di calore e quella protetta dal corpo del passante.
• Tanizaki oppone le ombre intime dell’antica casa giapponese alla fredda illuminazione occidentale e individua nel prevalere di questa su quelle il segno inequivocabile della decadenza del suo paese.
• «Il problema sorge all’inizio del secolo ed esplode tra il 1912 e il 1915 con la costruzione dell’Equitable Building (al numero 120 di Broadway) dell’architetto Ernest R. Graham. E’ uno strano grattacielo in stile neorinascimentale di 36 piani, alto centosessantasei metri, che occupa un intero isolato di Manhattan. Visto dall’alto sembra tutt’altro che un grattacielo - la pianta è a forma di H - e qui sta il problema. L’Equitable Building ha uno sviluppo tutto sommato limitato in altezza ma è lunghissimo. Se tutti i costruttori di New York l’avessero imitato i cittadini di Manhattan avrebbero finito col camminare sul fondo di tetri canyon. Davanti al disegno dell’Equitable i proprietari delle aree e dei palazzi vicini si mostrano preoccupati, al punto che il progetto passa dai sessantadue piani originali a quaranta (in seguito ridotti a trentasei per ottimizzare l’uso degli ascensori). Ma quando il palazzo diventa una realtà il vicinato fugge. la città lamenta una grossa perdita fiscale e decide di reagire con un piano regolatore severo che richiede di rastremare le cime dei palazzi man mano che si sale. I grattacieli possono continuare a crescere indefinitamente dal punto in cui restringendosi finiscono con l’occupare un quarto dell’area al suolo. La forma straordinaria della Manhattan tra le due guerre deriva dall’applicazione assolutamente pedissequa delle regole del piano regolatore per ottenere il massimo volume abitativo possibile. Ma i vantaggi sono notevoli sia per i costruttori (prezzi dei terreni stabili) che per la città (gettito fiscale assicurato). I grattacieli aguzzi o sormontati da improbabili piramidi e ziggurat vengono resi obsoleti nel 1958 da un atto di forza dell’architetto Ludwig Mies van der Rohe (1886-1969). Regalando alla città una piazza sul fondo del canyon ottiene la possibilità di (vedi anche scheda precedente).