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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Hitler credeva alle stelle e si circondava di astrologi (se sbagliavano una previsione importante rischiavano il lager)

• Hitler credeva alle stelle e si circondava di astrologi (se sbagliavano una previsione importante rischiavano il lager). Mussolini, piuttosto superstizioso, anche in pubblico si toccava.
• Il Duce era un combattente dell’eros, impetuoso e assatanato, anche se frettoloso nell’esecuzione. Il Führer amava essere circondato dalle belle donne ma la sua sessualità resta avvolta nel mistero.
• Hitler, terrorizzato dai microbi, si lavava le mani di continuo. Era ossessionato dalle malattie veneree, mangiava solo verdure e aveva anche la fobia del fumo.
• Hitler era il tipico caso di complesso edipico. Detestava il padre, Alois, un funzionario della dogana ottuso e rozzo, amava la madre, Klara Pölzl.
• Il grande amore, forse l’unico, di Hitler fu la nipote Geli Raubal. Bellissima viennese, diciannove anni più giovane di lui, figlia di una sua sorellastra. La viziava, la copriva di regali, la faceva sorvegliare, ne era gelosissimo. Lei lo tradiva con chi gli capitava a tiro (guardia del corpo, maestro di sci eccetera). Hitler la ostentava in pubblico. Geli si suicidò. Un colpo di pistola. Fu trovata distesa sul pavimento della camera da letto, indosso una camicia da notte azzurra ricamata a roselline, inzuppata di sangue.
• Geli non fu mai sostituita nel cuore del Führer, che tuttavia ebbe altre donne. La relazione più stabile con Eva Braun, conosciuta quando faceva la commessa da un fotografo a Monaco e non aveva neanche vent’anni. Alta uno e settanta, tra il castano e il biondo, ben tornita, gambe bellissime, il suo tipo. Fan di Clark Gable, avida di romanzetti rosa, né colta né brillante, lui la tenne sempre nell’ombra. Lei seppe mantenere il ruolo di amante ufficiale fino alla fine. Non compariva quasi mai al suo fianco. Per le occasioni importanti lui preferiva donne di charme e classe come Leni Riefenstahl. Eva ne soffrì e tentò il suicidio due volte, senza troppa convinzione. Aveva a disposizione un Mercedes nera con autista, villa a Monaco, un fondo spese illimitato.
• La prima Volkswagen uscita di fabbrica fu regalata dai costruttori a Eva Braun.
• Tutto sembrava perduto, Hitler era rifugiato nel bunker della Cancelleria. Eva si trovava a Monaco e convinse il suo autista a portarla a Berlino. Il viaggio attraverso il paese bombardato fu difficile ma ebbe buon esito. Nel bunker Hitler esaudì il desiderio di Eva: sposarsi. Lei voleva portarsi nella tomba quel nome maledetto dal mondo. Lui aveva appena compiuto cinquantasei anni, lei trentatré.
• La donna nazista doveva essere dedita soltanto al riposo del guerriero e dargli una prole numerosa. In questo ambiente maschilista Gertrud Scholtz-Klink riuscì a ritagliarsi un ruolo di grande potere e popolarità. Nata a Tubinga, direttrice del Reichfrauenministerium, diceva alla tedesche come vestire, come comportarsi coi mariti, cosa leggere eccetera. Insegnava loro a non piangere se il figlio cadeva al fronte. Fu soprannominata la Füherin, ovvero l’hitleressa.
• Figlia di un giornalista inglese suicida e di una tedesca, Winifried Williams si trasferì in Germania dove sposò Siegfried Wagner, nato dal secondo matrimonio del compositore. Restò vedova ed ereditò il compito di mandare avanti il culto wagneriano. Hitler l’aiutò a finanziare il festival di Bayreuth. Lui vedeva in lei la più profonda anima artistica delle genti germaniche. Lei vedeva in lui l’incarnazione politica di quest’anima. ” l’unica donna che potrei sposare”, disse.
• Figlia di un lord e di un’intellettuale eccentrica, Unity Midford col pretesto del grand tour nel continente venne in Germania per conoscere Hitler. Era giovane e infatuata del nazismo. Per la sua prestanza e avvenenza la chiamavano la valchiria. Seppe che il Führer frequentava l’Osteria Bavaria di Monaco e si piazzò strategicamente vicino al loro tavolo. Entrò nelle sue grazie. Allo scoppio della guerra, lei che era una fautrice, a partire dal nome, dell’unità anglotedesca, si sparò. Appena svegliata dal coma inghiottì il distintivo dorato del partito nazista che Hitler le aveva regalato. Fu trasportata in Inghilterra su un vagone-infermeria attrezzato per un eventuale operazione. Morì di meningite in Scozia il 28 maggio 1948 a trentaquattro anni.
• Hitler tenne quasi nascosta l’unica parente diretta, la sorella Paula. Lei visse a Vienna con un piccolo assegno che riceveva da Berlino. Somigliava al fratello nel profilo marcato e nelle bellissime mani. Era un po’ tonta. Dopo la guerra, cambiò il cognome in Wolff, nomignolo di Adolf. Morì nel 1960 a sessantaquattro anni.
• «Ha sempre amato la compagnia dei bambini. Non sapeva resistere all’implorazione di due piccole mani» (Paula Hitler a proposito del fratello Adolf).
• toile mancata per un infortunio al ginocchio, Leni Riefenstahl era una bellissima e dai tanti talenti. Attrice giovane e già famosa, fu folgorata da Hitler. Gli scrisse una lettera: voleva incontrarlo. Lui la mandò a prendere e passeggiarono sulla spiaggia di Horumersiel. Diventano intimi. Lei negherà sempre qualsiasi relazione. Hitler la prega di filmare il congresso del partito nazista a Norimberga. Ne nasce un documentario, Il trionfo della volontà, che mette in luce le sue doti di regista. Col documentario sulle olimpiadi di Berlino del ’36 vince il Leone D’oro a Venezia, si guadagna l’ammirazione artistica del mondo. Dopo la disfatta è arrestata prima dagli americani poi dai francesi.
• Leni Riefenstahl a settantadue anni prende il brevetto da sub, a novanta gira l’Africa per fare foto (celebre il suo reportage sui Nuba).
• «La Riefenstahl seppe della fine di Hitler a Mayerhofen, un piccolo paese del Tirolo. La donna che l’ospitava entrò nella sua stanza danzando per la gioia e gridando: ”Hitler è morto. Hitler è morto”. Lei si gettò sul letto e pianse per l’intera notte”».
• «Sarei un irresponsabile se legassi a me una donna. Cosa potrei offrirle? La lascerei sempre sola. Il mio amore appartiene tutto e soltanto al mio popolo; e, se avessi dei figli, che ne sarebbe di loro il giorno in cui la fortuna decidesse di abbandonarmi?» (Adolf Hitler a Leni Riefenstahl).
• Hermann Göring era prestante e carico di gloria per le sue prodezze aviatorie durante la prima guerra mondiale. Ma la Germania era una nazione sconfitta. Si mise a pilotare aerei in Svezia. In un una notte di tempesta atterrò sul lago ghiacciato davanti al castello dell’esploratore Eric von Rosen. Era riuscito a portarlo a casa sano e salvo. Fu invitato a restare a dormire. Accettò. Conobbe Carin von Fock, cognata dell’esploratore, sposata e con un figlio. Colpo di fulmine. Dovettero lasciare la Svezia. Andarono a Monaco. Vissero in povertà, in un casotto da caccia. Hermann conobbe Hitler. Con lui partecipò al fallito putsch del ’23. Ferito, fu portato a Insbruck da Carin. Lei era malata. Lui si riprese. Alle elezioni del ’27 Hitler candidò il glorioso reduce e un seggio lo riscattò dalla povertà. Fece la bella vita a Berlino con l’amata. Andarono in Svezia per il funerale della madre. Lui fu raggiunto da un telegramma, Hitler lo convocava urgentemente. Partì. Quando telefonò in Svezia per sapere come stava gli dissero: Carin è morta. Se ne disperò fino alla fine.
• Göbbels aveva sei figli. La moglie Magda, preoccupata che non finissero in mano ai nemici, nel bunker diede loro il cianuro.