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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

ìItaliani dovete morireî

• In partenza 1. «Vi svelo un segreto militare, questo splendido reggimento sarà proposto al presidio di Londra» (generale Gambara).
• In partenza 2. «Questa stupida guerra è solo un intermezzo, un debito da pagare alla vita» (uno zio a un militare).
• Terremoti. «Per paura del terremoto le abitazioni sono basse, massimo due piani».
• Sbarchi. La divisione Acqui sbarca il 29 aprile 1941.
• Possedimenti. Corfù, Leukade, Paxos, Itaca, Cefalonia, Zacinto erano state possedimento della Repubblica Veneta dal 1204 al 1797.
• Cinture e colli. «A Roma, all’ombra dei colli fatali, si possono coltivare sogni imperiali, ma lì, in mezzo al Mediterraneo, bisogna fare i conti con l’impossibilità di sostituire una cintura».
• Cipolla. Contro la malaria i cefalleni masticano in continuazione cipolla.
• Tuffi. «Per mettere il pesce in tavola gli italiani vanno alla ricerca di baie e insenature isolate: prima lanciano un paio di bombe a mano, poi si tuffano per raccogliere il bottino».
• Dimensioni dell’isola (Cefalonia). 917 kmq, 96 km di lunghezza, 35 di larghezza.
• Scritte. «La fanteria non ha mai contato i propri morti», «La fanteria non ha mai chiamato il genio pontieri perché ha fatto i ponti con i propri morti».
• Strade. «I morti fino al settembre ’43 sono meno di venti: due uccisi in un conflitto a fuoco con i contrabbandieri, quattro suicidi (un capitano medico, un sottotenente medico, un caporalmaggiore, un artigliere), il resto incidenti causati dalle pessime costruzioni delle strade. Si vive in un clima da vacanza continua tra amorazzi, bagni di mare e di sole, lontano dai lutti e dalle distruzioni che affliggono il resto d’Europa».
• Puttana statale. Gruppo di prostitute, in media sei, accompagnate da una maîtresse, dotate di tenda, con accesso alla ben fornita mensa ufficiali, si danno il cambio con le colleghe una volta al mese, svolgono turni giornalieri presso le varie truppe secondo una rigida gerarchia gerarchica, prima il colonnello e così via.
• 8 settembre, ore 19.55. «Le ombre della sera calano su Argostoli quando alla radio della Acqui giunge da Roma la voce stentorea dello speaker Giovan Battista Arista: annuncia un comunicato speciale che sarà letto da sua eccellenza il maresciallo d’Italia e capo del governo, Pietro Badoglio: ”Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto l’armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto d’ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno a eventuali attacchi di qualsiasi altra provenienza”».
• Racconti risorgimentali. «Da bambino ciascuno ha avuto un padre, un nonno autore di meravigliosi racconti sull’epopea dell’Italia risorgimentale nata in odio alla stirpe germanica».
• 500 chili. Gli stukas che distruggono Cefalonia e decimano le truppe italiane stanziate sull’isola portano oltre alle mitraglie bombe da 500 chili l’una.
• Distinguo. Quando un capitano italiano vede che gli alpini della Wehrmacht derubano i suoi artiglieri di tutto, persino delle cinture, protesta col suo pari grado tedesco, chiede che secondo la convenzione di Ginevra vengano rispettati gli oggetti dei prigionieri. Il tedesco risponde: "Dei prigionieri sì, ma non dei traditori".
• Acqua. «Vicino a me un soldato moribondo chiese: ”Acqua”. Intesi il colpo di pistola in risposta. Dopo circa mezz’ora di rumore di macchine in moto. Se ne andavano. Rimasi ancor a bocconi un periodo di tempo che mi sembrò un secolo; poi, non sentendo più niente, alzai lentamente la testa, guardai sospettosamente attorno. Non vedendo nessun tedesco, mi alzai. Si presentò ai miei occhi un quadro orrendo, che mi costrinse ad appoggiarmi al muro per non cadere. Cercai di fuggire, ma le gambe si rifiutarono di muoversi. I corpi orrendamente mutilati giacevano uno sull’altro in mezzo a un lago di sangue, con gli occhi stravolti, negli atteggiamenti più strani: si leggeva su di essi l’angoscia, la disperazione, lo sgomento, l’odio. Mi coprii gli occhi con il braccio non potendo più resistere a tanto strazio; con uno sforzo sovrumano fuggii urlando» (Otello Pini, un sopravvissuto).
• Bilanci. Su 11.700 militari italiani 9.046 morti, oltre 1.300 caduti in combattimento, circa 5.000 passati per le armi, 3.000 fatti prigionieri e 3.000 caricati a bordo di 3 navi che durante il trasporto urtarono mine annegati.
• Incendi. «Tanti anni fa, quand’ero ancora bambino, ogni volta che scoppiava un incendio e s’alzava il fumo, mio padre diceva: ” la Acqui che sta salendo in cielo”» (un abitante dell’isola).
• Fin dalla dedica che apre il libro " ...a tutti quei ragazzi di venti e trent’anni chiamati sull’isola di Cefalonia a scegliere tra la vita e l’onore. Scelsero l’onore sacrificando la vita per un’Italia che dapprima li abbandonò e poi li ha cancellati", Alfio Caruso chiarisce le motivazioni che lo portano a scrivere dell’eccidio di Cefalonia. Infatti, il sacrificio di oltre 9 mila soldati che rifiutarono di arrendersi ai tedeschi dopo l’8 settembre finendo trucidati, non ha avuto un posto d’onore nella memoria storica del nostro paese. Forse perché, come sosteneva anche Indro Montanelli, non è ascrivibile alla resistenza partigiana. "A loro", scrive Caruso, nelle righe conclusive, "basterebbe essere ricordati". Alfio Caruso, catanese, è autore di quattro romanzi e di due saggi di argomento sportivo scritti a quattro mani con Giovanni Arpino. Ha inoltre recentemente pubblicato Da cosa nasce cosa, storia della mafia dal ’43 a oggi.