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 2004  luglio 04 Domenica calendario

C’è stato un periodo in Italia in cui si beveva ”spirito d’avena” e non whisky

• C’è stato un periodo in Italia in cui si beveva ”spirito d’avena” e non whisky. Col fresco ci si infilava un ”farsetto” al posto del pullover, si ammiravano ”tuttochesivede” invece di panorami. E poi c’era il divieto di inamidare il collo della camicia nera, le sanzioni per chi salutava romanamente restando seduto, per chi aveva il distintivo del Pnf non regolamentare, per chi scriveva Duce e non DUCE, ecc.
Achille Starace impose con protervia piccineria una grammatica meschina di regole e divieti, impersonando con talento la pedanteria del fascismo. Fu con questo che si fece odiare. Da tutti. Persino Mussolini, che pure Starace adorava, non sopportava alcuni eccessi che davano un irresistibile effetto comico al culto del Duce.
Forse le parole più lucide sulla catastrofica e repentina caduta del segretario del Pnf le ha scritte Galeazzo Ciano: «Starace ha fatto i due più gravi errori nei confronti del popolo italiano: ha creato un clima di persecuzione e lo ha annoiato con mille piccole cose di carattere personale. Gli italiani, mentre sono disposti a perdonare chi ha fatto loro del male, non perdonano chi li ha scocciati».
• sport bestiali «A me piacciono i giovani che come me praticano uno sport bestiale. Rompersi una gamba o le costole, e guarire senza l’intervento del dottore. indispensabile pure che i giovani fottano. Fottano in continuazione. I giovani che non fottono non mi piacciono» Discorso di Achille Starace a un gruppo di centauri
• Giudei Vieto ai Fascisti di inoltrare raccomandazioni di qualsiasi genere a favore di giudei. Avverto fin da ora che prenderò il provvedimento del ritiro della tessera a carico di coloro che contravverranno a questo mio preciso ordine, e ne pubblicherò i nomi sul Foglio di Disposizioni. Achille Starace Foglio di disposizioni, 7/6/1939
• Il caffè mi rende nervoso I Fascisti e coloro che militano nelle organizzazioni del Regime, validi, non bevano caffè o ne riducano al minimo il consumo. In questo modo fregheremo i Paesi che per vendercelo, anziché prendere in cambio le nostre merci, vorrebbero il nostro oro. Achille Starace Foglio di disposizioni, 10/05/1939
• Ranci d’onore Vieto in modo assoluto i ranci d’onore, gli spettacoli di gala e le altre manifestazioni del genere, che ricordano un vecchio stile, perfettamente in contrasto con lo stile fascista. Achille Starace Foglio di disposizioni, 27 febbraio 1932
• Basta coi comizi Alla parola ”comizio” d’ora innanzi prego sostituire ”raduno di propaganda”. Il comizio ci ricorda tempi ormai superati e per sempre. Achille Starace Foglio di disposizioni, 15 aprile 1932
• La camicia nera La camicia nera non deve essere indossata abitualmente, ma soltanto quand’è prescritta. Foglio di disposizioni, 28 agosto 1932
• Il distintivo regolamentare Sono tornati in circolazione distintivi del Partito di foggie diverse che, a parte ogni altra considerazione, lasciano anche a desiderare dal punto di vista artistico. Ricordo che il distintivo è uno e che deve essere sempre portato. La scusa del cambio d’abito non è accettabile. Foglio di disposizioni, 28 agosto 1932
• Poco romano Salutare romanamente, rimanendo seduti, è poco romano! Foglio di disposizioni, 28 agosto 1932
• ecco un fesso Annunziata la chiusura delle iscrizioni nel Pnf, sono spuntati coloro che aspettano sempre l’ultima ora per decidere. Uno di costoro è stato poi particolarmente interessante. Mi ha scritto di essersi deciso a chiedere di entrare nei ranghi del partito, per evitare che i malevoli possano interpretare la sua noncuranza come atto di ostilità contro il regime. Ha aggiunto alcune frasi fatte, mi ha chiesto di avallare la domanda e infine (sembrerebbe incredibile), ha scritto testualmente: «Non so mentire! Desidero rimanere, quale sono sempre stato, liberale di destra, della gloriosa destra che pure dette uomini eminenti ecc. ». A mia volta, sulla sua stessa lettera, ho scritto, prima di farla archiviare, un semplicissimo commento: «Fesso!». Foglio di disposizioni, 2 agosto 1933
• Si giura una volta sola Mi accade spesso di leggere, nelle lettere o nei telegrammi indirizzati al termine di rapporti, adunate o manifestazioni in genere: «...riaffermano, rinnovano, ripetono il loro giuramento, ecc.». I giuramenti a rotazione perdono il loro valore. Foglio di disposizioni, 7 agosto 1933
•  di rigore il Saluto romano Il verbale di una sentenza tra camerati è stato chiuso con la formula seguente: «...si sono riconciliati, con una stretta di mano». La formula da adottare deve essere viceversa: «...si sono riconciliati salutandosi romanamente». Foglio di disposizioni, 9 settembre 1933
• fascista con la f maiuscola Nella corrispondenza fra camerati, anziché «All’Egregio», «All’Ill.mo» ecc. si scriva «Al Fascista». Noto però al riguardo che la parola «fascista», quando si adopera come sostantivo, va scritta con l’iniziale maiuscola. Foglio di disposizioni, 11 aprile 1934
• vietato l’Amido  fatto assoluto divieto di portare il collo della camicia nera inamidato. Foglio di disposizioni, 23 maggio 1934
• grado zero, anzi sotto zero In qualche angolo morto, non solo si è rimasti ancorati alla stretta di mano, ma accade anche che quanti sono adusati a questa specie di superato esercizio, restino mortificati quando si faccia loro notare che si saluta romanamente. Sono tipi da studiare, come quei tipi che, salutando romanamente con molta cautela, fanno anche la riverenza. Il più delle volte si tratta di elementi a zero gradi di temperatura fascista, quando non siano addirittura sotto lo zero. Foglio di disposizioni, 31 luglio 1934
• Vivere? meglio navigare Le Federazioni dei fasci di combattimento e i fasci di combattimento delle città poste sul mare, devono adottare il seguente motto: «Vivere non è necessario, ma è necessario navigare». Foglio di disposizioni, 26 settembre 1934
• Notabili adiposi Allorché nelle province si procede a delle nomine, accade spesso di leggere o di sentire: «La pubblica opinione è rimasta indifferente di fronte alla nomina di Tizio o di Caio, perché sconosciuto nell’ambiente». Si noti: la pubblica opinione! Coloro che fanno affermazioni di questo tenore, appartengono, generalmente alla categoria degli ipercritici solitari, che probabilmente, se non con tutta certezza, vorrebbero trovare, anche nel più modesto quanto ammirevole gerarca di provincia, un genio di fama mondiale o, nella peggiore delle ipotesi, la cosiddetta «personalità»: il commendatore o il grande ufficiale per antonomasia, con adipe, più o meno abbondante, e barba; la «personalità» adusata alla riverenza e alla significativa stretta di mano, che abbia al suo attivo una lunga filza di cariche, da quella venerabile di sindaco a quella di benefico presidente di una congregazione di carità, e possa magari vantare, fra i meriti eccelsi, quello, per esempio, di essere stato un ex deputato del vecchio regime o un eterno candidato ad un collegio uninominale o, in mancanza di meglio, un grande ed esperto capo elettore. Peggio poi quando si tratta di cariche di carattere amministrativo. Giuoca allora il famoso ”esperto” indispensabile, insostituibile, il tecnico di grosso calibro, il cosiddetto uomo del vecchio stampo che, nei confronti delle Camicie Nere, ha rivelato la stessa sensibilità epidermica dell’ippopotamo. E siamo all’anno XIII: sono passati cioè tredici anni sulle spalle dei legionari della Marcia su Roma, con relativi collaudi multipli, rigorosi, formativi della necessaria esperienza. Gli indifferenti, per noi più spregevoli degli stessi immemori, ricordino che «gli sconosciuti nell’ambiente» sono spesso, se non sempre, uomini che hanno servito la Rivoluzione da oscuri, ma da ardimentosi squadristi, che hanno rischiato la propria vita e che sarebbero prontissimi rischiarla ancora, qualora il DUCE lo richiedesse, che riscaldano ogni atto col loro inesauribile entusiasmo e con la loro appassionata volontà di servire, all’infuori di ogni vanità personale e preoccupazione di ordine personale-carrieristico; oppure giovani che provengono dalla stessa scuola, saldissimi nello spirito e nei muscoli, impazienti di cimentarsi. Quanto sopra, è evidente, segna una precisa direttrice di marcia. Foglio di disposizioni, 8 dicembre 1934
• il gerarca non si mette a sedere In questi giorni, nelle cronache, si è fatto largo uso del verbo ”insediarsi”, si è scritto abbondantemente di ”insediamenti” e simili. Leggendo, si affaccia alla nostra mente, sia pure per assonanza, la sedia, o peggio la poltrona che il Fascismo nettamente respinge, quanto la tendenza alla vita comoda, dalla quale, fatalmente, si precipita nella stasi. Che un gerarca, una commissione, debbano come primo loro atto, dare l’impressione di mettersi a sedere, proprio no. Si dica e si scriva, invece, se si tratta di un gerarca: «Ha assunto la carica, o l’ufficio, o le funzioni ecc.» e se si tratta di una commissione, di un comitato, ecc. :«ha tenuto la prima riunione» oppure: «ha iniziato i suoi lavori ecc.». Anche il frasario è un tratto del fronte, sul quale, prima o poi, bisognerà decisamente puntare. Foglio di disposizioni, 4 febbraio 1935
• Niente fiori, meglio sigarette Anziché fiori o fazzoletti azzurri o dai colori di Roma è più pratico distribuire alle truppe partenti sigarette o viveri di conforto. Foglio di disposizioni, 9 marzo 1935
• Non diamoci del lei Faccio mia la proposta della Cronaca Prealpina sull’adozione del ”tu” e del ”voi”: non deve essere data evasione alla corrispondenza che non sia redatta nello stile fascista. Foglio di disposizioni, 20 aprile 1938
• il sabato fascista Rilevo che ancora oggi vi sono troppi ragazzi per le strade, specialmente nel pomeriggio del sabato. Foglio di disposizioni, 14 marzo 1939