Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Febbre díarte
• Noia e no profit. In genere quando si pensa all’americano che dona tempo e/o soldi a una attività no profit si pensa a una persona ricca che non sa come impiegare la propria giornata. Invece si tratta perlopiù di individui molto impegnati professionalmente.
• Carità e cultura. Il no profit in America non è che in parte attività umanitaria nei confronti dei poveri. piuttosto sostegno dato dalla popolazione, quella più abbiente in prima fila, alle istituzioni artistiche e scientifiche del Paese (università, musei, fondazioni eccetera). Rappresenta quindi una sorta di investimento sulla collettività. più esemplificato da una borsa di studio che da una qualche forma di carità.
• Diplomi. «In certe scuole americane uno studente non può neppure diplomarsi senza avere fatto qualche ora di volontariato».
• Un museo al giorno. «Recentemente negli Stati uniti i musei si sono moltiplicati ancora più rapidamente che nei decenni precedenti diventando più di 8.000. In certi periodi se n’è aperto più di uno al giorno».
• Il Getty. «Paul Getty era un miliardario con poche qualità ammirevoli. Chi lo ha conosciuto lo ha chiamato misantropo, capriccioso, spilorcio, antisociale, bugiardo, imbroglione, bigamo, orrendo padre, marito e amante, ma per tutta la vita egli ha coltivato un intenso amore per le arti. A suo parere infatti un individuo non può considerarsi civilizzato se non ama l’arte e per questo ha lasciato il grosso della sua immensa fortuna a un museo e a una fondazione filantropica».
• Il prezzo delle mele. «Il Getty ha sborsato 32 milioni di dollari (60 miliardi circa) per la Natura morta con mele di Cézanne mentre il quadro era esposto alla grande retrospettiva di Parigi e Philadelphia e altri 22,5 milioni di dollari sono stati spesi per esportare dalla Gran Bretagna La Sacra Famiglia con San Giovannino dipinta da Fra’ Bartolomeo nel 1509».
• Children’s museum. Ci sono musei creati appositamente per bambini, i cosiddetti children’s museum. Il più grande è quello di Indianapolis. Ha una superficie di 356.000 piedi quadrati, uno staff di 180 dipendenti a tempo pieno, 200 part-time, 850 volontari adulti, oltre 600 volontari giovani, più di un milione di visitatori all’anno e un bilancio di 40 miliardi.
• Pregiudizi fiscali. «Molti italiani pensano che sia facile per l’americano medio essere generoso visto che buona parte di quel che dona può essere detratto dalle imposte. Qui basterà ricordare che gli investimenti strategici più importanti dei magnati per creare università, musei, ospedali, teatri dell’opera furono fatti prima che comparisse l’imposta sul reddito».
• Finzione temporale. «Per avere un’idea di quanto fosse immenso il tempo prima dell’inizio dell’epoca umana, immaginiamo che i 4.500 milioni di anni di storia della Terra siano ridotti a soli dodici mesi. Gli invertebrati che producono le conchiglie comparirebbero in questa finzione il 16 novembre, i primi mammiferi il 14 dicembre, le prime piante che fioriscono il 21 dicembre, i primati alla vigilia di Natale e l’homo sapiens solo un’ora prima della mezzanotte del 31 dicembre» (Claude Albritton jr).
• Nuovi bisogni. «Molti imprenditori e dirigenti d’impresa sanno che da decenni il livello medio di educazione matematica e scientifica negli Stati uniti è molto basso e in ogni caso terribilmente inadeguato ai crescenti bisogni della nazione».
• Tutto privato. «Negli Stati uniti i musei sono tutti privati, e privati sono pure quasi tutti gli altri istituti della vita culturale come i giardini zoologici, i giardini botanici, le biblioteche e i grandi teatri» (Schuylar Chapin, commissario agli affari culturali della città di New York).
• Wasp. Tradizionalmente la filantropia era stata monopolio dei wasp, cioè del blocco demografico anglosassone che aveva conquistato il continente. Altri gruppi etnici si stanno oggi facendo largo in questo settore, come gli ebrei, mentre gli italo americani sono quasi del tutto assenti.
• Bianchi e neri. Nel 1995, il 73 per cento delle famiglie bianche ha dato in beneficenza in media 1.083 dollari, che corrisponde al 2,3 per cento del reddito. Fra i neri la percentuale è stata solo del 53 per cento.
• Vecchi. La percentuale di donatori fra i vecchi è molto alta. Il 62 per cento degli americani che hanno 75 anni o più donano ogni anno in media 839 dollari a testa, che è quasi il 4 per cento del loro reddito.
• Carta d’identità. All’ingresso dell’Holocaust Memorial Museum di Washington, ogni visitatore riceve la carta d’identità di un ebreo perseguitato dai nazisti. Nell’ambito del percorso cronologico che ricostruisce la Shoà, il visitatore ha anche notizie di quello che è successo al titolare della carta d’identità. Appelbaum, il progettista del museo, intendeva in questo modo legare la vicenda collettiva a un singolo destino personale.
• Legge di Kauffman. Studiosi come Stanley Kauffman sostengono che in ogni società c’è una quantità limitata di energia creativa e che a seconda dei tempi questa si dirige verso un genere d’arte piuttosto che un altro.
• Lirica. L’opera, in America, è un’arte giovane e in espansione. Gli immigrati inglesi, tedeschi, olandesi, colonizzando il Nuovo Mondo vi hanno portato una tradizione musicale più che altro sinfonica e di canto religioso o folkloristico. Solo dopo la seconda guerra mondiale, comincia a diffondersi la lirica. Non a caso, gli spettatori di questo genere sono in maggioranza nella fascia d’età tra i 25 e i 49 anni, più giovani di quelli di altre attività artistiche.
• Texaco. Da mezzo secolo, ogni sabato, lo spettacolo del Metropolitan Opera Theatre viene trasmesso alla radio in diretta con la sponsorizzazione della Texaco.
• Moses und Aron. Il Metropolitan Opera Theatre non riceve che una cifra minima di fondi pubblici. Ha duemila dipendenti e un bilancio stagionale sui trecento miliardi di lire. Metà delle entrate derivano dalla vendita dei biglietti (il cui prezzo varia dalle duecentomila al mezzo milione), poi ci sono le sponsorizzazioni, che incidono per il quaranta per cento, e altre voci minori. Gli spettatori annui di questo teatro sono tanti quanti in un anno frequentano trenta teatri italiani. Le opere rappresentate tengono conto dei gusti del pubblico. Si cerca, per motivi di marketing, di rischiare il meno possibile. Moses und Aron di Schönberg è stato messo in scena per la prima volta solo nel ’99.
• Biblioteche. Negli Stati uniti ci sono più di centomila biblioteche.
• Gli Stati Uniti erano, alla fine della seconda guerra mondiale, la più grande potenza economica del mondo ma non avevano ancora un sistema culturale e educativo all’altezza di questo ruolo. Oggi invece vantano musei, biblioteche, università e centri di ricerca di altissimo livello. E questo senza che lo Stato abbia fatto grandi investimenti nel settore. Quasi tutto è stato realizzato dai privati: migliaia di volontari e di piccoli donatori, ma anche grandi capitalisti illuminati, nuovi ricchi così come rampolli di dinastie miliardarie. Calamandrei percorre la storia del grande balzo culturale americano e ne individua la forza propulsiva. Il forte senso della responsabilità individuale nella vita pubblica e l’ambizione di un popolo e della sua élite di migliorarsi senza alibi assistenzialisti hanno compiuto questo miracolo.
Mauro Calamandrei è stato per anni responsabile della redazione americana dell’Espresso e successivamente corrispondente culturale del Sole-24 Ore da New York. Ha insegnato storia americana e ha fondato la collana di storia americana del Mulino.