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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Il passeggero del secolo

• Alle armi. «Ma un bel, o piuttosto brutto giorno mio padre, che era direttore di un giornale regionale in Ungheria, ricevette un telegramma che lo richiamava, perché un certo arciduca era stato ucciso a Sarajevo».
• Nazionalismi. «Potremmo distinguere, sempre più chiaramente, diversi tipi di nazionalismo: nazionalismo conservatore e nazionalismo rivendicatore, nazionalismo delle popolazioni maggioritarie e nazionalismo dei gruppi etnici, che rivendicano l’autodeterminazione».
• Situazioni. «Il Kaiser mi ha detto che lui stesso non c’entra per niente, ma che non può opporre resistenza ai giovani dell’età di suo figlio, né alle pressioni dell’esercito, tutti gli ripetono: la Russia è marcia, la Francia è marcia, non avremo mai più un’occasione così bella, dobbiamo muoverci» (il duca di Luynes nel 1913).
• Budapest, ’56. «Nagy non sarà esposto al mondo nell’ennesima finzione di giustizia popolare. in silenzio, lontano dalle folle, che verrà mandato a morire, con il generale Pál Maléter e gli altri capi dell’insurrezione. Il comunismo non può più ostentare le sue vittime sacrificali».
• Ex. «Gli ex militanti e simpatizzanti delusi, indignati dal settarismo e dall’inumanità del comunismo – come Orwell, Koestler, Silone, Sperber, Ante Ciliga, Renato Mieli e tanti altri, fino agli autori del Libro nero – sono stati coloro che hanno più efficacemente demolito la tendenza della sinistra europea a giudicare in modo diverso i due totalitarismi". Lei ha incontrato molti ex comunisti. Chi l’ha impressionata di più? "Silone. L’ho conosciuto nel 1956, quando era in prima fila tra gli intellettuali europei che si dichiaravano solidali con gli insorti ungheresi. Ma come scrittore e autore di Fontamara e Pane e vino, lo conoscevo e lo apprezzavo sin dagli anni Trenta. Mi ha invitato a Roma. Ho passato con lui due settimane fondamentali della mia vita. Era un moralista per eccellenza, certamente più vicino a San Francesco che a Lenin».
• Shoah uno. «La creazione dello stato d’Israele non avrebbe avuto luogo senza Shoah».
• Shoah due. «Il genocidio non confermava forse le teorie del fondatore del sionismo Theodor Herzl, che prevedeva il fallimento della grande corrente assimilazionista che cercava di spingere gli ebrei dell’Europa dell’Est dietro quelli dell’Europa liberale verso l’integrazione nei vari stati di residenza?».
• Passatempi. «Osservare come evolve il mondo resta il mio passatempo preferito».
• Stati. «Sono felice e sono triste» (da una pièce di Maeterlinck).
• Diavoli e alleanze. «Avevo accettato la tesi di Churchill, quando sosteneva che si sarebbe schierato anche con il diavolo pur di battere il nazismo».
• Francia. «Molti sostengono che i nazisti siano xenofobi. Può darsi: io non me ne sono accorto. D’altra parte, ho avuto molta fortuna di non rientrare in Ungheria: l’avessi fatto, sotto i nazisti o sotto i proconsoli di Stalin, non mi troverei qui a conversare con lei. E poi la Francia è una terra in cui non difficile radicarsi quando si abbiano dei figli, dei nipoti, una casa, un giardino. Un bel giorno, si scopre che si sogna in francese: tutto qui».
• Chiese. «La svolta fondamentale fu, inutile dirlo, il Ventesimo congresso del Pcus, nel febbraio del 1956. "Certamente, e per restare al paragone col Vaticano, immaginiamo cosa sarebbe accaduto nel mondo cattolico se Giovanni XXII, il papa dell’ ”aggiornamento”, avesse spinto lo zelo riformistico fino a denunciare il suo predecessore come pazzo criminale. Col che non intendo, beninteso, paragonare Pio XII a Stalin, bensì sottolineare la portata del gesto di Krusciov».
• Ungheria. «D’altro canto, se ho rotto i rapporti con l’Ungheria ufficiale ho conservato i miei ricordi di gioventù, e poi l’amore per la lingua, così ricca, arcaica, multiforme, e della musica magiara, di Liszt, di Bartók, di Kódaly, del folklore tzigano. In una parola: la memoria del Danubio».
• Tito. «Conoscevo troppo bene il suo passato di comandante partigiano, coraggioso ma spietato. Era uno dei migliori discepoli di Stalin, da cui aveva appreso l’arte della menzogna, arte che ha passato a sua volta a dei successori immediati o più lontani, come Milosevic. Uomo di potere senza scrupoli, era un capobanda balcanico, ma eccezionalmente intelligente e abbastanza buon commediante per recitare la parte dell’arciduca d’Austria. Suonava anche bene il pianoforte, il che fa dubitare delle sue vantate origini contadine. Insomma, vi era nei suoi modi, nelle arie che si dava, nell’amore fanciullesco per le uniformi, qualcosa di molto ”k und k”’, da suddito dell’impero asburgico».
• Montanelli. «La mia collaborazione più sistematica, negli anni di cui parliamo, fu quella con ”Il Giornale”, di cui il mio grande amico Indro Montanelli mi offrì di aprire l’ufficio di corrispondenza a Parigi nel 1974, incarico che tenni per un biennio, continuando poi a collaborare alle pagine culturali del quotidiano. Aggiungo che la mia amicizia per Montanelli - di cui sono coetaneo, come non manca... affettuosamente di ricordarmi - deve molto alle splendide corrispondenze che scrisse dall’Ungheria. Aggiungo che la mia amicizia per Montanelli – di cui sono coetaneo, come non manca... affettuosamente di ricordarmi – deve molto alle splendide corrispondenze che scrisse dall’Ungheria nel 1956».
• Europeizzazioni. «La repubblica federale ha trovato il suo posto naturale nell’Alleanza atlantica e nella Comunità europea. uno dei risultati più chiari della storia degli ultimi trent’anni. La questione tedesca è stata ”europeizzata”, il che significa che non vi può essere una soluzione del problema tedesco finché l’Europa sarà divisa» (Egon Bahr).
• Complessi. «Amerei anch’io che l’egemonismo americano fosse diverso, meno arrogante, fondato su una politica estera più previdente, una diplomazia in grado di superare il complesso di superiorità – che è un complesso di inferiorità rovesciato».
• Castrazione. «Il fatto è che geneticamente la donna ha il compito della riproduzione mentre psicologicamente può avere quello della castrazione. A proposito di uomini inibiti, mi è capitato di studiare a lungo il caso di donne conquistatrici, come l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, la cui superiorità intellettuale e politica è stata distruttiva sulla natura del figlio ed erede Giuseppe II».
• Sesso e storia. «Concordo del tutto con lei: l’orrore astratto di certi eventi della storia, soprattutto contemporanea, mi sembra invece tipicamente maschile».
• Umanità. «L’umanità può di più e vale meglio» (André Gide).
• Progressi. «Purtroppo la storia non conosce progressi lineari».
• In questa lunga intervista, François Fejtö, nato in Ungheria, a Nagykanisza, lo stesso anno di Indro Montanelli, da una famiglia ebraica, racconta la sua vita di emigrato in Francia (dove vive tuttora) che ha seguito tutti gli eventi di questo secolo come giornalista e poi come storico. Sullo stile di altri diplomatici che scrivono di storia, vedi Sergio Romano, Maurizio Serra, che ha prestato servizio a Berlino, Mosca e Londra per la Farnesina, ha pubblicato vari libri, tra cui La Francia di Vichy.