Corriere della Sera, 11 novembre 2016
Curitiba, Masdar, Bergamo. Il mondo delle «smart city»
Trasporti efficienti, riduzione degli sprechi, accesso semplificato ai servizi. Una città a misura d’uomo e sostenibile grazie all’uso delle tecnologie. In una parola, «smart». La realtà delle città intelligenti non riguarda più il futuro, ma è già presente, come confermano diversi esempi in tutto il mondo. Partendo dal primo modello esistente sotto la linea dell’Equatore, a Curitiba, capitale dello stato brasiliano di Paranà. Qui, dal 1971, l’allora sindaco Jaime Lerner portò avanti un progetto di gestione razionale della mobilità con un sistema di Bus Rapid Transit, una metropolitana di superficie che unisce la comodità del trasporto con limitati costi di gestione, propri di un tradizionale sistema di autobus. Obiettivo? Ridurre l’inquinamento e decongestionare il traffico, anche con strade e corsie dedicate.
Venendo ai giorni nostri, se a Singapore, grazie al piano «Smart Nation», la consegna della posta e di piccoli pacchi avviene già utilizzando i droni ed è stato avviato un servizio di mezzi pubblici senza pilota, nel distretto nipponico di Yuhua, in molte abitazioni i sensori misurano in tempo reale il consumo di energia, acqua e la produzione di rifiuti. Cercando di rispondere a una delle principali emergenze quotidiane del Paese: lo spreco di acqua e la necessità di importarne miliardi di litri dalla vicina Malesia.
Masdar City, negli Emirati Arabi, è stata pianificata dalla fondazione come «Carbon Neutral», e anche per Bogotà il problema del traffico è stato affrontato in modo «smart», con un sistema di trasporto rapido interconnesso con piste ciclabili e con una flotta di taxi elettrici ricaricabili con pensiline fotovoltaiche.
Non mancano, però, molti casi a livello europeo. A Barcellona – nominata Global Smart City 2015 davanti a New York e Londra – i dati che arrivano da edifici, strade e ponti vengono analizzati per consentire una distribuzione ottimale delle risorse. Amsterdam ha puntato sull’efficientamento per ridurre del 40 per cento le emissioni di CO2 entro il 2025. In oltre 400 case sono stati inseriti dei rilevatori digitali che permettono agli stessi cittadini di monitorare i propri consumi. Insomma, agendo anche sulla responsabilizzazione dei singoli. Nella portoghese Paredes, i sensori mettono in Rete le informazioni su illuminazione pubblica e smaltimento dei rifiuti.
E nel nostro Paese? Come vi abbiamo raccontato nella rubrica dedicata alle «smart city», non siamo da meno. Secondo i dati (aggiornati a novembre 2016) dell’Anci, che alle «città intelligenti» ha dedicato un Osservatorio ad hoc, sono stati sinora lanciati 1.311 progetti – legati soprattutto a mobilità, ambiente e partecipazione – che coinvolgono 15 milioni di cittadini in 158 Comuni. Certo, molti restano (ancora) sulla carta.
Milano guida la classifica delle città più «smart» d’Italia, premiata dall’ ICityRate 2016. Genova è stata tra le prime a partire nel quartiere pilota «la Diga» di Begato. I palazzi, progettati in un’epoca in cui al risparmio energetico si badava poco, hanno un sistema all’avanguardia in termini di sostenibilità. A giugno scorso, invece, Firenze ha dato vita a un sistema di infomobilità con un’intelligenza artificiale che controlla il traffico in provincia e sulla superstrada Firenze-Pisa-Livorno, coprendo una rete di 10 mila chilometri e raccogliendo dati da 150 telecamere, 200 semafori, 10 parcheggi. Bergamo ha introdotto in alcuni servizi un sistema cashless per permettere di abbandonare i contanti, con una logica premiale. A Padova, l’agenzia sanitaria dà la possibilità di consultare referti e prenotare visite in modalità virtuale. Senza dimenticare tutte le città che già permettono di pagare i parcheggi con una app e di scoprire le bellezze del territorio con un Qr-code posizionato vicino ai principali monumenti. Tante idee che, messe a sistema, rendono davvero digitale il Paese.