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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Nel giardino museo del visionario brasiliano

Se vi piacciono l’architettura e l’arte contemporanea, vi entusiasmerete. Se siete appassionati di giardinaggio, impazzirete. E se per caso amate sia una cosa che l’altra, entrerete nel Paradiso che su questa Terra esiste da 10 anni.
Veniva infatti aperto al pubblico nell’autunno del 2006 il parco di Inhotim, stato di Minas Gerais, Brasile: cioè un posto che di più bello ha solo la storia che porta alla sua nascita. Nel 1998 Bernardo Paz era a capo di un impero minerario dopo avere convinto i cinesi a investire nella miniera di cui era in parte proprietario in quanto impiegato della banca dell’allora suocero. Avendo passato la vita a fumare senza sosta, dormire due ore per notte, bere molto e imbottirsi di ogni tipo di tranquillanti, a Paz venne un ictus. Che non gli danneggiò del tutto il cervello, se è vero che in ospedale gli balenarono in mente due cose: la prima, che era il momento di lasciare qualcosa di buono al resto del mondo. La seconda, il ricordo di uno splendido giardino tropicale di un hotel ad Acapulco. Che aveva un solo difetto: la povertà di chi viveva dietro il muro.
È per questo che l’ingresso a Inhotim è gratis il mercoledì, costa 25 reais (7 euro) il martedì e il giovedì 40 (11 euro) dal venerdì alla domenica. Non è pochissimo (soprattutto per i brasiliani), ma sono tantissime le categorie – ad esempio i residenti del paese vicino – che hanno diritto a un biglietto a metà prezzo. Così da potersi godere lo spettacolo del giardino tropicale nato (e molto cresciuto) sulla fazenda di proprietà di Bernardo Paz.
Se è diventato un museo a cielo aperto è perché Paz si appassionò all’arte contemporanea grazie all’amicizia con l’artista brasiliano Tunga. Che poi è diventato uno degli autori delle oltre 500 opere sparse nei 140 ettari di giardino in cui hanno trovato posto 5.000 specie di piante, il 28% di quelle conosciute. Molte opere sono all’aperto, altre in padiglioni dall’architettura splendida.
In certi casi, il contenitore è anche meglio del contenuto, nel senso che alcune installazioni sono un po’ datate o fanno sentire il visitatore a metà fra Fantozzi e Alberto Sordi in «Le vacanze intelligenti». Ma questo toglie poco o niente alla meraviglia complessiva del tutto. Valgono il viaggio solo il padiglione di Adriana Varejão (incidentalmente una delle 5 mogli di Paz), quello con le mostre fotografiche di Claudia Andujar, l’«Elevazione» dell’italiano Giuseppe Penone o la foresta di putrelle gettate nel cemento da Chris Burden in cima a una collina. Ma la scelta è difficilissima e, viste le dimensioni del parco, è il caso di investire 25 reais nel servizio interno di macchinine elettriche, guidate da studenti (uno dei tanti progetti sociali), che portano da una zona all’altra del parco.
In questo modo si riesce a vedere tutto in un giorno. Anche perché Inhotim si trova a 60 km da Belo Horizonte. Ci si può arrivare in due modi. Il primo è in autobus: ce n’è uno solo al giorno, che parte dalla stazione Rodoviaria alle 8.15 con ritorno alle 16.30 (da martedì a venerdì) o alle 17.30 (sabato, domenica e festivi). Il biglietto costa intorno ai 45 reais (12,5 euro circa). L’altra possibilità (meno economica ma più comoda) sono i van. Basta essere almeno in 4 e chiedere alla reception dell’albergo. I migliori (e non costosi) sono nella centrale zona di Savassi e spesso propongono sconti sulla stanza per chi va a Inhotim. È la zona in cui si trovano il negozio e gli uffici del parco (Rua Antonio de Albuquerque 909). Quindi, se l’hotel non riesce a mettere insieme 4 persone per un van, si può andare là e chiedere (informalmente) se per caso non conoscano qualche tassista di Uber che… Certo che lo conoscono.