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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Esempi - «Dopo anni di esperienza, per esempio, la nascita di un cavallo è ancora un’emozione»

• Esempi. «Dopo anni di esperienza, per esempio, la nascita di un cavallo è ancora un’emozione».
• Orfani. « raro che la madre muoia. In questo caso tutto si svolge con regolarità, senza scandali. Un tempo si caricava il cadavere su un carro e ciò portava una certa lentezza nelle operazioni; ora invece si impiega un camion chiuso che ha la parete posteriore ribaltabile. Il camion si ferma davanti alla porta del box, si ribalta la parete, con un sistema di cinghie si tira il cadavere a bordo, si richiude. Il camion se ne va e i ragazzi si affrettano a cambiare paglia».
• Aanagrafe. «Ufficialmente il nome viene al cavallo sei mesi dopo la nascita, quando si stacca il certificato all’anagrafe del Jockey».
• Musi. «Si può essere abituati quanto si vuole a vedere nascere e morire i cavalli, a vederli correre, vincere e tornare sconfitti; si può dire che il cavallo non è intelligente, e in realtà non lo è, ma è impossibile restare indifferenti quando entrando in un box vedi avvicinarsi quel muso che ti guarda con tuo occhi umidi e inquieti».
• Brocchi. «Ecco per esempio un cavallo con un pedigree magnifico: è cresciuto bene, mangia, non ha difetti, ha un carattere mite, gli allenamenti sono stati soddisfacenti. Comincia a correre e va tutto a rovescio. Ancora peggio: dopo i primi successi la baldanza si spenge e lo vediamo galoppare come un brocco qualunque».
• Mattini. «Generalmente i cavalli nascono tra il febbraio e gli ultimi di aprile, così la vita libera nei prati comincia nella seconda metà dell’estate. In pianura fa caldo; ma gli allevamenti sono quasi sempre situati in collina e nelle prime ore del mattino l’aria è ancora fresca».
• Pedigree. «C’è il pedigree: ma non è una legge assoluta; a tutti vengono riconosciute le stesse possibilità. Come per i figli che nascono in un ambiente sociale elevato non c’è cavallo che in teoria non abbia davanti a sé una splendida carriera».
• Box. «Nel pomeriggio Pimlico non uscì insieme agli altri. Questo infatti è il provvedimento che si prende quando ci si accorge che lo yearling è entrato nell’età dell’amore. Lo si lascia chiuso nel box e dopo lo si aggrega a un branco di maschi che hanno fatto la stessa esperienza. Pimlico quel giorno rimase solo. Era inquieto».
• Domatura. «L’adolescenza di un cavallo da corsa finisce verso la metà del secondo anno. Prima di questo termine la sua vita non muta, a parte il vitto che diventa gradualmente più abbondante e sostanzioso. Allevatore, caporazza, caporali e ragazzi di scuderia cominciano a guardarlo con maggiore attenzione. Osservano come muove le gambe, studiano il suo carattere. Un giorno gli mettono i primi ferri, corti e leggeri; è venuto il momento della domatura1.
• Sonni. « raro che un cavallo dorma più di sei ore. Ci sono cavalli che non dormono affatto. A volte un cavallo comincia a girare e non si ferma prima dell’alba. Va con passo regolare, col muso basso, e gira, gira, sempre nello stesso senso, come se avesse perduto la coscienza del luogo dove si trova. Non si riesce a fermarlo».
• Due anni. «In febbraio Pimlico compiva due anni, l’età in cui il puledro comincia a correre e si accelera la sua preparazione. I galoppi si fanno più lunghi e veloci, si abitua a partire svelto, poi lo si porta ai nastri per educarlo alla partenza di una vera corsa. un momento delicato. La compagnia e i nastri che attraversano l’aria all’altezza della testa turbano i puledri. Qualcuno resta abbastanza tranquillo; gli altri s’impennano, si gettano avanti prima del tempo e, vedendo quelle striscie bianche, scartano, disarcionano il ragazzo o l’allievo fantino che li monta e si danno a una fuga disperata».
• Passaggi. «Passare dai campi d’allenamento alla pista è una prova grave: il puledro ne riceve una scossa che può turbare il suo equilibrio nervoso. Comincia ad avvertire la novità quando lo portano in un cortiletto dove altri cavalli aspettano anch’essi n;,di essere condotti in pista».
• Carezze. «La faccia del fantino è immobile, ma il suo corpo è in ascolto, pronto a calmare con una mossa, una stretta di ginocchi, una carezza, lo sgomento del cavallo che potrebbe esplodere».
• Generazioni. «Le corse dei due anni in primavera non hanno importanza. Quelle che contano si fanno in autunno: sono il Citerium nazionale, il Gran Criterium e il Chiusura, ed è in base ai risultati di queste corse che alla fine della stagione si compila l’Optional, cioè la classifica della generazione».
• Sopraggiungeva l’inverno. «Abbassai gli occhi sulla punta delle scarpe che affondavano nell’erba. Continuava a piovere e l’odore della terra bagnata mi pizzicava il naso. Stava per sopraggiungere l’inverno; fuori dall’ippodromo già brillavano i primi lumi, i fanali erano fasciati di nebbia e il cuore mi batteva allegro».
• Ginocchi. «Poi ci sono le piccole disgrazie inevitabili. Un cavallo rientrando dall’allenamento batte un ginocchio contro lo steccato. Si può curare, ma intanto rinuncerà alle corse a cui l’avevano preparato: e le corse classiche non si ripetono. L’anno successivo è di turno la nuova generazione».
• Accuse. «La mediocrità è un destino della maggioranza e non si può accusare il destino».
• Bilancini. «Pimlico non fu venduto. Fu messo a fare il bilancino. La parte del bilancino negli allenamenti è affidata a un cavallo già esperto e che non si ha paura di danneggiare affaticandolo. Consiste nell’accompagnare i puledri che si preparano alle corse».
• Piazzamenti. «Pimlico arrivò terzo. Non si poteva chiedergli troppo. Era un cavallo robusto, coraggioso, resistente; lo sprazzo che solleva dalla mediocrità, la natura non glielo aveva dato».
• Proprietà nutritive. «Quando come esploratore non serve più perché è diventato troppo irritabile e spaventa le cavalle invece di innamorarle, lo castrano. Poi lo vendono. Chi l’acquista non è un allevatore. qualcuno che partecipa al mondo delle corse leggendo "Sportman", facendo qualche puntata e seguendo le gare col binocolo dalla tribuna di un ippodromo. Pimlico diventa l’amico di un signore che forse da giovane ha fatto l’ufficiale di cavalleria e che vuol farsi vedere in sella a un cavallo da corsa. Amico finché il signore non se ne stanca e non lo rivende. Nel frattempo forse Pimlico s’è stroncato in maniera irrimediabile. Allora viene abbattuto con un colpo di rivoltella. Poi viene aperto, sventrato, spellato, fatto a pezzi e venduto a trecento lire al chilo».
• Acutezze. «No, non sono intelligenti. Sono nervosi; uno stecco di traverso sul sentiero basta ad atterrirli. Non hanno misura, non collegano le cose, gli effetti con le cause. Sono ancora selvaggi, forse matti. Con qualche acutezza sentono, però».
• Posti. «Per un cavallo il successo nelle corse è questione di vita o di morte. Nel suo mondo non c’è posto per i mediocri».
• Giornalista sportivo e autore letterario apprezzato dalla critica, Manlio Cancogni, amico di Cassola, si inserisce nel filone dei narratori spuri, sullo stile di un Guancarlo Fusco. Nasce nel 1916 a Bologna, da genitori versiliesi. Cresce a Roma, dove vede una corsa all’ippodromo dei Parioli, lì nasce la sua passione. L’altra è quella del calcio. La carriera di Pimlico è la vicenda di un puledro che ogni tanto vince, a volte si piazza, non arriva mai a primeggiare. La voce narrante è quella di un sessantenne caporazza che ha appena perso la moglie e si intenerisce per questo purosangue orfano di madre. Il racconto apparve negli anni Cinquanta sulla rivista di Adriano Olivetti "Comunità" e fu notato da Elio Vittorino, editor di Einaudi, che volle inserirlo nella collana I gettoni. Manlio Cancogni, ”La carriera di Pimlico”, Fazi editore