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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Sul Danubio - Belgrado 2000-2001

• Nazionalisti oggi e allora. «Sotto il passato regime jugoslavo difesi anche Seseli, scusatemi. Ritenevo che il ”socialismo dal volto umano” che era e rimane il mio ideale, deve permettere anche ai nazionalisti di manifestarsi».
• Dall’alto. «I collegamenti aerei con la capitale sono stati ripristinati da poco, non è più necessario fare il giro attraverso Budapest, Skopje o qualche altra capitale di quell’area, come è stato finora. Sorvoliamo Pescara, ci avviciniamo alla costa orientale dell’Adriatico. Il tempo è sereno, si vedono chiaramente Spalato e la sua riva, il Palazzo di Diocleziano, i monti Mosor e Biokovo, il Golfo di Traù e la Riviera dei Castelli. Le nostre isole».
• Ponti preziosi. «Di tutto ciò che l’uomo costruisce ed erige, nulla appare ai miei occhi più bello e più prezioso dei ponti. Essi sono più importanti delle case, più sacri dei templi» (Ivo Andric).
• Colori e dintorni. «Da tempo ormai il Danubio non è più azzurro, e ignoro se lo sia mai stato. Ad abbellirlo è ciò che lo circonda. Mi sono avviato verso l’antica Fortezza austriaca, sulla collina, attaversando le strette vie di Petrovaradin, che ancora portano i nomi dei poeti».
• Anni di Milosevic. «Tutti noi abbiamo dieci anni di meno, gli anni che non abbiamo vissuto» (un attore serbo).
• Difese. «Chi difende la letteratura pura appare miserabile ai suoi stessi occhi, perché la lotta politica è talvolta più imortante, di maggior peso e più degna di rispetto di tutta la poesia» (Thomas Mann).
• Direzioni. «Mi sono incamminato per le vecchie strade di Belgrado che hanno conservato la patina del passato. Ignoro dove mi dirigo».
• Fuoriusciti. «I fuoriusciti russi bianchi furono accolti bene in ogni regione della Jugoslavia, ma soprattutto in Serbia. Con la loro presenza diedero un volto nuovo alla piccola capitale balcanica, istituirono l’Opera e il balletto, introdussero nelle chiese i cori liturgici, ammodernarono l’architettura, riempirono le Università e le elevarono a livelli superiori».
• Vecchi fil muti. «Mio padre arrivò a Belgrado ventenne, vi fece gli studi universitari. Si guadagnava da vivere accaompagnando al pianoforte, nelle prime sale cinematografiche, i vecchi film muti di Chaplin. Suonava pure nei bar notturni che si chiamavano ”Zar russo” e ”Kleridzez” e non ricordo più dove ancora».
• Sentimenti e città. «Belgrado sa farsi voler bene» (Miroslav Krleza, scrittore croato).
• Bancarelle. «Al mercato Kalenica Pijaca fui l’ultima volta una ventina d’anni fa. Soffiava la kisciava che spazzava ogni cosa davanti a sé, rovesciando e trascinando tende e bancarelle; le mani si facevano di ghiaccio, i visi pure».
• Mercati. Altri mercati e mercatini belgradesi: Dolac, Djeram, Zelini Venac.
• Venti tipici. «La kosciava è un vento di levante, tipico del basso Danubio».
• Càntari. Alcuni ambulanti usano il càntaro, una vecchia pesa turca.
• Mode e maghe. «Vanno di moda e fanno soldi indovine, maghe e cartomanti. Milija Vujanovic, a suo tempo miss Jugoslavia, è diventata famosa e ha fatto i soldi come chiromante. Recentemente è rimasta ferita in un attentato. Concede interviste, si vanta del fatto che a lei si rivolgono per consigli alti ufficiali dell’esercito, uomini politici».
• Alcuni testi nella libreria Nikola Pasic. Karl Marx servo e vittima di Satana. Terra serba favolosa. Illustri stranieri sulla Serbia e sui serbi. Dizionario serbo-serbo.
• Dervisci danzanti. «Mi è capitato fra le mani un racconto di Momo (Momo Kapor, ndr) sull’ultimo volo compiuto nel cielo di Sarajevo da un pilota serbo: l’eroe, passando da un cortile all’altro, sorvolando la città, non vide altro che monaci musulmani, i dervisci, danzare e girare in cerchio agitando in alto affilate scimitarre».
• Latte. «Cerco nella memoria le parole con le quali lo scrittore e anarchico croato August Gustav Matos si accomiatò da Belgrado all’inizio del XX secolo. Disse di agnelli che possono succhiare il latte di due madri, la croata e la serba».
• Milosevic. «Guardo sul piccolo schermo il suo incedere e ricordo un raffronto che piaceva al mio amico Danilo Kis (scrittore ebreo-croato morto nel ’91, ndr): ”Cammina come un orso che ha il culo pieno di piombo sparatogli dai cacciatori, ma fa finta di non avere niente”».
• Bunker a Bor. Il bunker di Tito si trova presso la cittadina di Bor, sul Lago Nero (Crno Jezero), in Montenegro.
• Convinzioni. Durante la seconda guerra mondiale, molti albanesi del Kosovo si arruolarono nelle file italiane, erano convinti che Mussolini li avrebbe liberati e uniti ai fratelli d’Albania.
• Montagne, gole, ottomani. «I montenegrini sono un piccolo popolo ma ci tengono straordinarimente al proprio onore. Sulle montagne e nelle gole dei monti sfidarono e tennero in scacco l’impero ottomano, restando liberi».
• Matvejevic, scrittore e critico, insegna letteratura serba e croata alla Sapienza. Nato nel ’32 a Mostar da madre croata e da padre russo (di Odessa, Crimea), è un illustre esponente della cultura jugoslava. Sul Danubio, Le impronte degli uccelli, è il racconto di un viaggio a Belgrado, nel dopoguerra, tra ricordi e impressioni, passato e presente.