Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
ìPooh. Quello che non saiî
• Stefano D’Orazio. E’ nato a Roma, quartiere Monteverde, il 12 settembre 1948. Da bambino picchiava con dei mestoli su di una scacchiera piena di pedine. La prima batteria vera, usata, comprata dalla sorella per 35 mila lire. Poiché era di marca ”King” dovette chiamare ”I King” il suo primo gruppo: cambiare le pelli alla batteria costava troppo. Poi vennero ”I Sunshines”, provavano in una chiesa in costruzione, il palco era il pulpito, la divisa (pantaloni neri, gilet rosso, camicia bianca e cravattino nero, ”a metà tra il cameriere ed il Far West”) realizzata da una madre camiciaia. Trovatosi di fronte a Lucariello per l’ingaggio nei Pooh, venne costretto a rinunciare agli orpelli tardo-hippy: via i baffi, i capelli a mezza schiena e gli stivaletti marmorizzati. Rasatura rimasta storica al Men’s Club di via del Gambero a Roma.
• I Pooh nel 1965 (nascita): Valerio Negrini, Mauro Bertoli, Mario Goretti, Robert Gillot, Gilberto Faggioli. I Pooh adesso: Camillo Ferdinando Facchinetti (Roby), Donato Battaglia (Dodi) Stefano D’Orazio (Stefano), Bruno Canzian (Red).
• La settimana successiva a quella nella quale ”Tanta voglia di lei” fu lanciato, Roby e Riccardo erano in casa ad ascoltare alla radio ”Hit Parade” di Lelio Luttazzi. Era un sabato di settembre e la settimana prima la canzone si era piazzata al decimo posto della classifica. I due speravano di vederla al terzo o al quarto posto, ma Luttazzi leggeva la classifica dal basso, era arrivato alla terza posizione e non li aveva nominati. Annunciò il secondo posto e non erano loro. Roby e Riccardo presero a dire che forse col prossimo 45 giri (’Pensiero”) sarebbe andata meglio e pìroprio a quel punto Luttazzi annunciò che ”Tanta voglia di lei” era primo. Quattro mesi dopo, quando uscì il nuovo singolo, la canzone era ancora in testa alla classifica.
• In ”A un minuto dall’amore”, lato B di ”Pensiero, emerge la passione dell’autore Negrini per Puccini: le prime sette note del cantato sono tratte integralmente da uno dei temi portanti della ”Turandot”.
• Fino a che non si sono autoprodotti il manager dei Pooh è stato Giancarlo Lucariello. Negrini: «Sotto Lucariello non dovevi dire che eri sposato, era vietato farsi vedere in giro con la propria donna, nelle canzoni si usavano le ’vice-parole’: per esempio non potevi mettere la parola specchio, perché portava sfiga. Insomma, era un personaggio con tratti maniacali: la pulizia, l’ordine. Era snob e anche un po’ fascista».
• Riccardo Fogli, che all’inizio degli anni 70 faceva parte dei Pooh, si era perdutamente innamorato di Nicoletta Strambelli, cioè Patty Pravo. Giancarlo Lucariello aveva imposto al gruppo di non farsi vedere in giro con donne, sopratutto nei camerini, per evitare foto scandalistiche. Durante un concerto al Sistina di Roma Nicoletta si presentò vestita in un certo modo da far girare la testa, Riccardo chiese al gruppo di fare una foto con lei, in quel momento abbastanza in calo; il gruppo si oppose, ma Riccardo si fece ugualmente fotografare vicino a lei. Da allora si aprì una frattura con gli altri membri del gruppo, con Patty Pravo nel ruolo di una Yoko Ono italiana che, a sentir gli altri, stimolava le manie protagonistiche di Fogli, il quale iniziò a presentarsi per ultimo sul palco per raccogliere gli applausi, voleva un camerino personale ecc. Nel febbraio del 1973 l’ultimo concerto di Fogli con I Pooh, a Milano. Patty ebbe più tardi una storia anche con Red Canzian, il quale visse quattro mesi a casa sua. Red: "Era sempre alla ricerca dello strano per lo strano". Si lasciarono bruscamente.
• I Pooh famosi per gli spettacoli pirotecnici e i giochi di luce. Il primo laser dei Pooh, che mandava in visibilio il pubblico, fu realizzato montando un laser medico su di un vibratore da porno shop. Il fumo degli effetti teatrali che completavano lo show era prodotto da una macchina artigianale che bruciava Brillantina Linetti, spandendo odore di salone da barbiere e sviluppando un grande calore. proprio questo calore a un certo punto occasionalmente fuse la macchina.
• Loro maestro nella realizzazione degli effetti era tale Baciucchi, artificiere di Cinecittà. Al Festivalbar del ’77 (Arena di Verona) Baciucchi preparò certi botti particolari e raccomandò di non farne esplodere più di dieci, i Pooh invece ne adoperarono cento con ovvio fuggi fuggi dai camerini, panico dei vigli del fuoco, grida, ecc. Nel 1979 il gruppo usava quattro lanciafiamme che sputavano fuoco per otto metri. Una sera uno di questi bocchettoni era rivolto verso il pubblico. Dodi se ne accorse mentre stavano eseguendo il pezzo al culmine del quale sarebbero partite le fiamme, iniziò a gesticolare, senza smettere di suonare e il lanciafiamme fu disinserito solo all’ultimo minuto. In un’altra occasione il botto che doveva chiudere l’esecuzione di ”Viva” fu sovradimensionato. Al momento dell’esplosione fu un’apocalisse: casse sfondate, strumenti azzittiti, la tastiera di Facchinetti scoperchiata, gli effetti di una vera bomba. Un’altra volta, un vigile del Fuoco, consapevole della pericolosità dinamitarda del gruppo, sentendo una rullata di Stefano fece senz’altro partire il sistema antincendio a polvere di marmo. Il batterista si ritrovò ricoperto di polvere bianca, il pubblico parecchio apprezzò questo nuovo effetto speciale.
• Nel 1962 erano stati fondati i Rolling Stones, un anno dopo arrivano in Italia i primi 45 giri dei Beatles. Con She loves You i giovani italiani erano in balia del quartetto di Liverpool: era nato il ”fenomeno beatles”. I cantanti italiani ne approfittarono cantando le versioni italiane di quei pezzi, le ”cover”: Fausto Leali fu il primo con "Please Please Me" seguito da Ricky Gianco con "Cambia Tattica" versione nostrana di "From me to you" e da Dino che trasformò "I should have known better" in "Cerca di capire" .
• Nel 1965 apre a Roma il Piper Club, un enorme garage sotterraneo che era balera e locale per la musica dal vivo. L’estate dello stesso anno ci fu la prima ed unica tournée italiana dei Beatles che suonarono a Milano, Roma e Genova. Arbore e Boncompagni fanno nascere ”Bandiera Gialla”, il programma radiofonico più seguito dell’epoca. Nascono le riviste musicali ”Big” e ”Ciao Amici” che più tardi fondendosi daranno vita a ”Ciao 2001”. Nel 1966 il ”gruppo” entra a far parte dell’establishment musicale italiano; lo stesso anno al Festival di Sanremo per la prima volta sono in concorso due gruppi: l’Equipe 84 ed i Ribelli, il Cantagiro, ideato nel 1962 da Ezio Radaelli dedicherà ai complessi un concorso di categoria al quale parteciperanno i Camaleonti, i Corvi ed i Nomadi.
• Negrini, Bertoli, Goretti, Gillot, Faggioli: erano già i Pooh ma ancora non lo sapevano. Armando Sciascia, responsabile della casa discografica Vedette contattò il gruppo per proporre loro la sospirata incisione. A Roma c’era già un gruppo chiamato Jaguars ed incideva per la RCA, dovettero quindi cambiare nome. Sciascia affidò il compito ad una tale Aliki, sua segretaria la quale propose: «Ma perché non li chiamiamo i Pooh, come l’orsacchiotto Winnie delle favole»? L’autore della favola in questione era Alan Alexander Milne, che la scrisse nel 1926. Storpiature del nome che iniziarono sin da allora: i Puk, i Pus, i Poks, i Pony.
• Roby Facchinetti. E’ nato ad Astino, alla periferia di Bergamo, in uno scenario degno de ”L’albero degli zoccoli”, una casa in pietra di fronte ad una chiesa del 600. Prese le prime lezioni di fisarmonica a sei anni e andando insieme a sua madre alla prima di queste le disse: ”Mamma, non ti preoccupare per i soldi che spenderai. Un giorno ti ripagherò del sacrificio”. A 15 anni entrò nel suo primo gruppo, i Toni, in onore del cantante e fondatore dell’orchestrina, a 17 anni li lascerà per entrare ne I Monelli, che nel 1963 avranno il loro momento di gloria durante una lunga serie di serate nella costiera romagnola. Prendevano 5 mila lire a sera e ne spendevano 1.500 di pensione. Nel 1964 fonda con un ex-Monello la band Pierfilippi e les Copains e diventa Roby, suonano anche a Roma nel momento d’oro di Cinecittà, si esibiscono con indosso dei parrucconi biondi lunghi fino ai fianchi. Lasciando les Copains per i Pooh si sentirà convinto di star abbandonando la ”pagnotta” per una carriera di beatnik.
• Durante una serie di concerti a Roma viene proposta ai Pooh una tournée in Sicilia, insieme a vari cantanti e gruppi avrebbero suonato nei teatri siciliani rappresentando l’ala ”capellona” della musica italiana, presentatore delle serate un tale Pippo Baudo. Il viaggio lo fanno in aereo dato che le autostrade ancora non ci sono: rimangono al verde ma si aspettano buoni incassi dalla tournée. Giunti a Catania scoprono che la tournée è stata annullata, rimangono solo tre date, insufficienti a pagare il biglietto di ritorno dell’aereo, che sarà pagato grazie ad un concerto sulla spiaggia fortunosamente rimediato. Al loro debutto siciliano, ad Aci Trezza, il presentatore li introdusse così: «Ecco a voi i Puk, un gruppo inglese», ciò li costrinse a fingersi inglesi finchè al terzo concerto confessarono al pubblico l’inganno rischiando di non riuscire a cantare dal gran ridere.
• Insieme a Riccardo Fogli i Pooh ereditarono anche un furgone Ford Transit rosso con relative cambiali, condizione posta dagli Slenders di Piombino per assumere il bel bassista.
• Nel settembre del 1966 i giornali cominciano a scrivere dei Pooh perché il gruppo, presentatosi al Festival delle Rose, molto ambito per la diretta radiofonica che offriva, cantò ”Brennero 66”, il cui testo parlava della morte di uno dei finanzieri italiani deceduti nella catena di attentati compiuti dai separatisti altoatesini in Alto Adige. Un funzionario Rai impose al gruppo di cambiare le parole del testo pena l’esclusione dal festival. Il brano divenne ”Le campane del silenzio” e permise al gruppo la diretta, che purtroppo, o fortunatamente, risultò incomprensibile a causa di un fortissimo fruscio. Di questo brano non è rimasta più alcuna traccia.
• Valerio Negrini ispirato dalla canzone ”She’s leaving home” dei Beatles, che parlava di una ragazza fuggita di casa, scrisse in compagnia di una bottiglia di lambrusco nel retro del furgone della band, il solito Transit, una poesia nella quale la ragazza pentita tornava a casa. La poesia finì poggiata sul pianoforte di Roby. Questi una sera, di ritorno da una festa di addio al celibato, alticcio ed in compagnia di alcuni amici anch’essi alterati, improvvisò un coro su quelle parole, ed il registratore fortuitamente acceso registrò un’abbozzo di canzone il cui ritornello faceva ”oh, oh, piccola Katy”: era nato uno dei maggiori successi dei Pooh.
• Dodi Battaglia. E’ nato alla periferia di Bologna il primo giugno del 1951. Sin da piccolo era appassionato dalla musica e a quattro anni rischiò la propria incolumità per salvare l’adorata armonica a bocca che non lasciava mai, inciampando si ferì al sopracciglio ma salvò lo strumento. A quattro anni e mezzo ricevette in regalo dal padre la prima ”sfrisarmonica” e imparò a suonarla nel giro di poche ore. A 8 anni formò un duetto con un coetaneo e capì che la musica sarebbe stata la sua occupazione futura. Fino a 13 anni suonò la fisarmonica, poi scoprì la chitarra elettrica ed il suono degli Shadows di ”Atlantis”. Iniziò a far parte dei primi gruppi e formò i Nobles, il loro primo concerto remunerato fu ad una festa dell’Unità a Bologna, poi suonò nei Rigidi e nei Judas, i rivali dei Pooh. Con i Meteors accompagnò anche grandi nomi come Gianni Morandi e fece da spalla a gruppi come Dik Dik, Rokes e Camaleonti. Incontrò, entrando per errore nel loro camerino, l’Equipe 84 rimanendo fulminato dalla cortesia di Maurizio ”il Principe” Vandelli, con il quale oggi suona nel gruppo, di cui fa parte con Zucchero, Adelmo e i suoi Sorapis. Il primo concerto con i Pooh lo fece a Buttrio, in provincia di Udine: per sciogliere la tensione, prima di salire sul palco bevve del whisky di dubbia qualità, e di quel concerto ricorda ben poco.
• ”Tanta voglia di lei” superò l’ostacolo dell’autore imposto ed uscì come l’aveva scritta Negrini. Il 45 giri uscì nella tarda primavera del 1971 e fu un grande successo. I negozi di dischi non riuscivano a star dietro alle richieste della gente ed i magazzini a quelle dei negozianti. I gestori dei 30 mila juke-box italiani furono costretti a cambiare per tre volte i dischi di ”Tanta voglia di lei” che per l’eccessiva usura avevano avuto i solchi appiattiti.
• Album del 1972 è ”Alessandra”, in cui Roby suona, primo in Italia, il MiniMoog, primo sintetizzatore della storia, usato dai grandi gruppi inglesi del’epoca. Roby per procurarselo rincorse per tutta Londra l’omonimo ingegner Moog, riuscendo finalmente a rintracciarlo; felice tornò in albergo con la tastiera, ancora allo stadio di prototipo, sotto il cappotto, dopo esser riuscito a superare le resistenze del suo inventore che non voleva diffonderlo prima di averlo completato. La prima canzone italiana nella quale verrà usato il Moog sarà ”Noi due nel mondo e nel’anima”. L’album fu presentato con una colossale tournée nei principali teatri d’opera italiani, con l’accompagnamento di 40 professori d’orchestra della Scala di Milano.
• Red Canzian. Nato Bruno Canzian a Quinto di Treviso il 30 novembre 1951, benestante. Chitarrista, iniziò partecipando a concorsi per solisti, uno di questi lo vinse, era lo Stroppolo d’Oro, a Conegliano, presentato da Pippo Baudo. Il suo primo gruppo di successo regionale furono i Prototipi, uno dei momenti di maggior successo del gruppo fu quando attirarono un intero gruppo di sedicenni svedesi, incarnazione del sesso per l’italiano del 1968, nel locale di Jesolo in cui suonavano, che di conseguenza fece il pienone, di uomini, per varie serate. In seguito suonò nei Capsicum Red, dal quale mutuò il nome di Red. Con questo gruppo, oggi apprezzato in Giappone da schiere di amanti del progressive rock italiano degli anni 70, incise un 45 giri intitolato ”Ocean” che fu sigla della trasmissione televisiva ”E ti dirò chi sei” con Enza Smpò e Giorgio Vecchietti. Entrò nei Pooh il 15 febbraio del 1973.
• Nel 1966 il gruppo era appena nato che il WWF chiese loro di fare un concerto a Piombino in favore della tigre del Bengala: raccolsero 600.000 lire. Nel 1987 i Pooh si dedicarono di nuovo alla propaganda in favore del WWF: raccolsero 50 milioni e le cartoline inserite nel loro album ”Il colore dei pensieri” portarono all’assocazione 15.000 nuovi iscritti per un totale di sottoscrizioni superiore al mezzo miliardo, e un incremento degli iscritti del 13%. Facendo propagnada ambientalista bloccarono 12 speculazioni edilizie.
• Nel cd dei Pooh, ”Amici per sempre” del 1996, è inserita una traccia cd-rom costata 100 milioni.
• Il voto dei Pooh. Roby: «La mia famiglia ha sempre votato DC, io mi sono orientato verso il centro-sinistra...Negli anni settanta ho votato Pannella e ho continuato a farlo per diversi anni, perché credevo nell’uomo, perché usava un linguaggio diverso e diceva delle cose giuste. Dopo il periodo ”pannelliano” sono ritornato verso il centro e, per diversi anni ho, votato socialista, cadendo anch’io nella trappola del ”partito più moderno e adatto all’Italia”. Purtroppo ancora stiamo pagando, e pagheremo per un po’ le conseguenze di quel finto benessere. Il mio voto si è modificato di volta in volta, perché cercavo di capire cosa mi assomigliasse di più, senza essre indissolubilmente legato ad un partito. Alle ultme lezioni ho votato Berlusconi, così come avevo fatto nel marzo del 1994. Perché nonostante tutto, io credo che lui abbia delle forti capacità manageriali e che lo abbia dimostrato».
Dodi: «Sono nato a Bologna e sono cresciuto in una regione ricca di prodotti e di voglia di lavorare che ha sempre tenuto presente gli interessi della società, prima che del singolo...Ho cominciato ad avere molti dubbi quando ho visitato per la prima volta i paesi dell’est e ne ho visto le contraddizioni...Fino a Tangentopoli non ho mai cambiato il mio voto. Dopo si. Fino a Tangentopoli, viste le mie origini, mi sono mantenuto in una zona politica vicina al centrosinistra. Dopo ho perso ogni tipo di credo e convinzione, e vado a pelle».
Stefano: «Siamo andati a suonare alla festa dell’Avanti, dell’Unità, o dell’Amicizia, ma con due condizioni irrinunciabili: quando facevamo una festa, facevamo anche le altre, e lo facevamo sempre e solo dietro il pagamento per intero del nostro cachet».
Red: «Sono figlio di operai e mio padre è sempre stato iscritto ai sindacati e ha sempre votato comunista. Non credo abbia fatto dei grandi affari, perché è finito pensionato con la minima...In passato ho votato radicale, socialista, quando mi sembrava che il PSI fosse un partito alternativo ai due grandi poli, e una volta anche la DC..tendenzialmente mi sento apartitico...Il nostro paese può ripartire se ci diamo delle regole ben precise, insieme all’Europa. Bisogna fare delle scelte coraggiose come in Germania la Volkswagen: lavorare 4 giorni alla settimana. Quindi lavorare meno, produrre meno, accontentarsi di qualcosa in meno, avere una distribuzione un po’ più ampia del denaro e del tempo libero per sviluppare economie alternative».