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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

 stato un portiere irlandese ad inventare il calcio di rigore

•  stato un portiere irlandese ad inventare il calcio di rigore. una delle tante curiosità del libro di Paolo Carbone. Ma quella principale è nel titolo: Calcio di rigore: 1 su 3 non è goal. Giornalista Rai, per 15 anni telecronista di «Tutto il calcio minuto per minuto», statistico, Carbone ha raccontato recentemente sul Guerin sportivo come gli è venuta l’idea del libro. «Undici gennaio 1976. Indimenticabile. Da bravo apprendista stregone, vado con il maestro Enrico Ameri all’Olimpico, stadio ancora tutto scoperto. Di fronte Roma e Juve. Direzione di gara affidata al signor Agnolin di Bassano del Grappa. Il fischio finale sancisce il successo bianconero (1-0) e trasforma in bufera ciò che sta accadendo già da diversi minuti: contestazioni, proteste, fischi, lancio di oggetti del pubblico romanista che si considera defraudato». Carbone e Ameri lasciano lo stadio nascosti fra i sedili del pullmino Rai, su consiglio di un tenente dei Carabinieri. Il giorno dopo, in redazione: «Il pacco dei quotidiani. Il Messaggero: Negati alla Roma quattro rigori. Il Tempo: Negati alla Roma tre rigori. Il Corriere dello Sport: Negato alla Roma almeno un rigore. Eh no, ragazzi, non ci siamo. Io sono d’accordo con l’arbitro: di rigori non ce n’era neanche uno! L’idea, la prima idea, di scrivere il libro nasce allora, dalla lettura di quei titoli». Il libro è stato pubblicato quest’anno dall’editore Frontiera. Storia, psicologia, numeri. Tanti numeri, a cominciare appunto dal titolo: 1 su 3 non è goal, scritto proprio così, goal, all’inglese, come in Italia non si scrive più, sui quotidiani sportivi, dove la parola è italianizzata: gol. Ne sono stati segnati 3.923, in campionato, dal 1929/30 (primo anno del girone unico) ad oggi, sui 5.466 assegnati. Il dato, aggiornato con l’ultima stagione che non compare nel libro, conferma la percentuale d’errore: 28,23 per cento. Un po’ più bassa, in realtà, del titolo. Si sbaglia un rigore su tre e mezzo, più o meno, cioè due su sette. Ma la sostanza è quella.
• Il rigore nasce il 2 giugno 1891. L’inventore è William McCrum, irlandese, portiere del Milford Everton, poi scrittore di racconti e industriale del lino. Racconta Carbone: «Lapidario il suo credo: in football only the ball was intendend to be kicked, not the ideal. Nel calcio solo la palla può essere presa a calci, non lo spirito del gioco. Alla luce di tutto questo nasce l’idea, semplicissima: per il giocatore che pratica durezze e non rispetta le regole deve esistere una punizione severa che funzioni da deterrente. Da qui a concepire il calcio di rigore il passo è stato brevissimo». Proposta nel 1890, la regola viene adottata l’anno successivo. «Il documento, scritto su carta non intestata, reca il timbro circolare della Federcalcio scozzese. Leggiamo (testuale): L’International Football Association Board (è l’organismo nato nel 1886, oggi chiamato in breve Board, tuttora composto dai rappresentanti delle quattro Federazioni britanniche e tuttora unico e solo ente al mondo in grado di modificare il Regolamento di Gioco - ndr) riunito nell’Alexandra Hotel in Bath Street, a Glasgow, martedì, 2 giugno 1891, alle ore 18. (...) Prima di cominciare i lavori viene deciso di non ammettere la presenza della Stampa. Il Board passa quindi a esaminare l’argomento previsto e, dopo soddisfacente discussione, approva e inserisce fra le Regole del Gioco la seguente norma: se un giocatore intenzionalmente sgambetta o trattiene un giocatore avversario oppure colpisce deliberatamente la palla con la mano al di qua della linea distante 12 yards dalla linea di porta, l’arbitro, anche su richiesta, potrà concedere alla squadra che ha subìto il fallo un calcio di rigore (letteralmente penalty kick - ndr) che potrà essere eseguito da un punto qualsiasi della linea delle 12 yards, nel rispetto delle seguenti condizioni: tutti i giocatori, a eccezione di quello che calcia il rigore e del portiere avversario, si devono porre dietro la palla, ad almeno 6 yards di distanza; la palla sarà in gioco non appena sarà calciata; sarà possibile segnare un punto su calcio di rigore».
• Dodici yards: uguale 10 metri e 97 centimetri. Con il Sistema metrico decimale, sono diventati 11 metri. Nel 1891 non esistono né l’area di rigore, né il dischetto. Queste innovazioni vedranno la luce solo qualche anno più tardi, nel 1902. Una curiosità che viene fuori dal verbale è la mancata ammissione della stampa ai lavori del Board. Carbone la spiega così: «Il 2 giugno 1890 la stampa sportiva registra all’istante la notizia che la Federazione irlandese ha proposto di istituire il calcio di rigore e la prende molto male, specie la stampa inglese. Il calcio - dicono i giornalisti - è praticato da gentiluomini e non è neppure pensabile che qualcuno dia un calcio ad un avversario e disattenda lo spirito del gioco. La "proposta irlandese" è pericolosa perché equivale ad ammettere che ci sono persone che non si comportano da gentiluomini. E questo non è tollerabile. Quindi al bando il rigore!». Con la collaborazione di Giovanni Notarnicola, docente di riabilitazione psicomotoria presso la facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Firenze, psicologo di squadre di serie A, Paolo Carbone si addentra anche in una «veloce escursione nel pianeta cervello, soprattutto per comprendere che cosa avviene, in occasione di un rigore, nella testa del rigorista e del portiere». Lettura complessa e difficile da riassumere, che lasciamo a chi vorrà comprare il libro. Più facile, e anche più divertente, segnalare numeri, curiosità e frasi di cui sono disseminate le 175 pagine. Alcune - tratte o no dal libro - le troverete nel dettaglio anche nei box di queste pagine. Cominciamo dai numeri e dalle curiosità.
• La percentuale più alta di errori si verificò nella stagione 1948/49, quella conclusa con l’ultimo scudetto del Grande Torino, assegnato alla memoria dopo la tragedia di Superga, quando mancavano ancora 4 giornate alla fine. Rigori tirati: 93. Sbagliati: 38. Percentuale: 40,86%. La percentuale più bassa, 11,47%, è del 1975/76: 7 errori su 61.
• Sono molti i campioni che non hanno mai tirato un rigore in serie A. L’elenco può partire da Renato Cesarini: quello del gol all’ultimo minuto in nazionale contro l’Ungheria che fece nascere, nel 1931, il modo di dire "zona Cesarini". Poi dieci azzurri campioni del mondo nel 1934, 1938 e 1982: in ordine alfabetico Allemandi, Bergomi, Bertolini, Collovati, Conti, Gentile, Locatelli, Oriali, Scirea e Tardelli. Nell’elenco c’è anche Paulo Roberto Falcao: famoso, extra-campionato, il suo rifiuto di tirare un rigore contro il Liverpool quando, il 30 maggio 1984, la Roma perse all’Olimpico la finale di Coppa Campioni proprio dal dischetto, dopo l’1-1 al termine dei tempi supplementari.
• La squadra giallorossa è quella che ha la più alta percentuale di rigori sbagliati in serie A: 132 su 319, oltre il 41 per cento.
• Fra le 12 squadre che hanno giocato almeno 40 campionati di serie A, Juventus ed Inter sono quelle che ne hanno avuti di più a favore: rispettivamente 421 e 391. E sono anche quelle con il maggior saldo attivo fra rigori tirati e subiti: rispettivamente +199 e +141. Juve e Inter sono comunque le due sole squadre che hanno disputato tutti i campionati di serie A a partire dal 1929/30, prima stagione a girone unico e punto d’inizio convenzionale per le statistiche che riguardano il calcio. La Roma è stata un anno in B, il Milan due, la Fiorentina quattro, il Torino sei.
• Carbone ha compiuto uno studio sui campionati dal 1975 al 2000, studio poi aggiornato sul Guerin sportivo inserendo il 2000/01. I rigori decisivi, quelli che hanno influito sul risultato, hanno portato una fluttuazione di punti inferiore al 4%. Interessanti, però, alcune considerazioni sulle classifiche ottenute "togliendo" questi rigori decisivi: la Juve avrebbe conquistato almeno lo stesso numero di scudetti, vincendo al posto del Napoli nel 1986/87, perdendo il titolo a favore del Parma nel 1996/97 e spareggiando con la Roma nel 2000/01; il Milan avrebbe perso tre scudetti, nel 1978/79, 1992/93 e 1998/99, rispettivamente a favore di Perugia, Inter e Lazio, "guadagnando" quello del 1989/90, vinto dal Napoli. Proprio il Napoli è la squadra che deve molto ai rigori decisivi: i due scudetti della sua storia e due salvezze, nel 1982/83 e 1983/84.
• Bepi Moro, che in serie A ha giocato con Fiorentina, Bari, Torino, Lucchese, Sampdoria e Roma. il portiere che ha parato (o fatto sbagliare) più rigori in serie A: 16. «Comincia il campionato 1948/49. Bari-Milan: primo rigore parato (tiro di Annovazzi). Poi Sampdoria-Bari: secondo rigore parato (esecutore Baldini). Terza partita, Triestina-Bari, e terzo rigore parato (alla battuta Blason). Incredibile! Sulla stampa Moro è già un mito». Quelle tre partite, anche se Carbone non lo scrive, furono tutte perse dal Bari, quindi le prodezze di Moro non servirono. Ma è vero che «alla fine Moro sarà il primo artefice della salvezza dei biancorossi parando, in un momento decisivo del torneo, un ennesimo rigore calciato da Rava, a Bari, a 4’ dalla fine, contro la Juve battuta per 2-1».
• Con la maglia dell’Inter, fra il 1970 ed il 1973, Roberto Boninsegna segnò 19 rigori consecutivi, un record in serie A. «Fra i portieri "amici" quello che mi creava qualche problema era Albertosi. Sapeva che non mi emozionavo, e allora le rare volte che ci trovavamo di fronte la metteva subito sul comico. Non è che con me ci sia riuscito bene, ma lo considero un mezzo intelligente per cercare di farmi perdere la concentrazione e provocare il mio errore».
• Nel 1999/2000 la miglior prestazione in campionato di Alessandro Del Piero: otto rigori segnati su otto tirati. «Faccio tante domande ai miei compagni portieri della Juventus. Cerco di farmi dare consigli sui portieri avversari, sulla tendenza a buttarsi di qua e non di là».
• Parlando dei rigori da tirare al termine di incontri conclusi in parità, il ct della Nazionale, Giovanni Trapattoni, ha spiegato: «Durante la partita in genere non manca il tempo per rimediare ad un rigore sbagliato. Nei rigori-spareggio, invece, ogni tiro ha un peso specifico di tutto rilievo. Un errore potrebbe costare la sconfitta. Questo lo sanno tutti i nostri giocatori. E nella nostra esperienza di allenatori ci siamo trovati di fronte a tentennamenti e rifiuti variamente motivati, anche da parte di veterani. Al momento di indicare i 5 rigoristi, c’è chi ti dice che non sta bene, quell’altro che non se la sente, quell’altro ancora che chiede di tirare subito e via così. (...) Una galleria variegata».
• Ricordando i rigori con cui l’Italia concluse (vittoriosamente) la semifinale europea del 2000 contro l’Olanda, il difensore della Lazio e della Nazionale, Alessandro Nesta, ha detto: «Quel pomeriggio, ad Amsterdam, in molti avevamo una strizza terribile. Eravamo i primi a sapere che con i rigori erano andati per aria tre mondiali. Vorresti sprofondare, scomparire. Poi alzi gli occhi e... non ci credi. Per primo va alla battuta Di Biagio, proprio colui che stampò sulla traversa l’ultimo fatale rigore di Francia ’98. Non so di chi sia stata l’idea, certo è che dal mio punto di vista Gigi è stato eroico. Ricordo come lo abbiamo seguito con lo sguardo nel tragitto dal centrocampo fino all’area di rigore, chi con le dita incrociate, chi con due pugni stretti e corna inalberate. E quando ha segnato la gioia è stata doppia».
• Dino Zoff, campione del mondo con la Nazionale nel 1982, sostiene che il portiere «forse, tra i protagonisti, è l’unico che non ha la benché minima preoccupazione. Perché, bisogna ricordarlo fino alla noia, se il rigore viene tirato come si deve, forte, su un angolo, è imparabile. Il portiere lo sa e va tranquillo».
• Tullio Lanese è il presidente dell’Associazione italiana arbitri: «Non credo che l’arbitro in genere abbia una posizione mentale particolare (verso il rigore - ndr). stata commessa un’infrazione e la sanzione è quella. La sequenza è abbastanza automatica. Può succedere, questo sì, che il rigore venga vissuto in modo particolare all’inizio della carriera arbitrale. Poi il tempo e le esperienze che si accumulano in centinaia di partite ti fanno vivere il rigore in modo più distaccato e, tutto sommato, in maniera più positiva».
• Tra il 1929/30, primo anno della serie A a girone unico, ed il 2000/01 sono stati assegnati 5.466 rigori. I dati comprendono anche il campionato 1945/46, il primo del dopoguerra, diviso in due gruppi e concluso con un girone finale. Ecco la classifica delle prime 12 squadre per rigori tirati e subiti. Rigori tirati Rigori subiti Juventus 421 Fiorentina 293 Inter 391 Torino 285 Milan 348 Lazio 279 Roma 319 Bologna 275 Torino 308 Roma 274 Fiorentina 304 Napoli 261 Napoli 288 Milan 254 Lazio 278 Inter 250 Bologna 271 Juventus 222 Sampdoria 224 Sampdoria 222 Genoa 179 Genoa 199 Atalanta 184 Atalanta 186
• La Roma sbaglia quasi un rigore su due. L’incredibile percentuale negativa è nettamente la peggiore di una classifica che tiene conto delle 12 squadre che hanno disputato almeno 40 campionati di serie A tra il 1929 ed il 2001, in modo da far avere una rilevanza statistica a questi dati. Da notare che, all’opposto, è la Lazio a sbagliare di meno: un rigore su quattro.
• Roberto Baggio ha segnato (e tirato) il maggior numero di rigori nel campionato italiano di serie A: 60 gol su 68 tentativi, con una percentuale di realizzazione dell’88,23%. Dietro Baggio c’è Savoldi, con 45 gol, mentre in ottima posizione tra i giocatori ancora in attività c’è Signori: 38 reti su 45, percentuale 84,44%. Ecco la classifica dei primi dieci: R. Baggio 60 rigori segnati su 68 tirati; Savoldi 45 su 56; Signori 38 su 45; Nyers 36 su 50; Maradona 30 su 34; Boninsegna 29 su 34; Rivera 27 su 34; Pruzzo 26 su 35; Piola 25 su 38; Altobelli 24 su 35.
• Roberto Boninsegna detiene il record di rigori consecutivi segnati in serie A: 19. In tutta la sua carriera, ne realizzò 29 su 34 fra il 1969 ed il 1978. Ma ecco l’elenco delle 16 partite in cui Boninsegna ottenne la sequenza-record: in tre occasioni, contro Fiorentina e Samp nel 1970/71 e ancora contro la Samp nel 1971/72, segnò due rigori in un solo incontro. Da segnalare che i rigori realizzati di fila furono in realtà 20, ma non ”vale” quello del 17 dicembre 1972: il successo all’Olimpico sulla Roma per 2-1 fu trasformato in un 2-0 a tavolino per invasione dei tifosi romanisti che protestavano per il rigore concesso all’ultimo minuto ai nerazzurri. E nei casi di risultati decisi dal giudice, i gol realizzati sul campo non vengono considerati per le statistiche.
• Adelio Moro, nato il 14 aprile 1951 a Mozzanica (Bergamo), è l’unico giocatore di serie A che non ha mai sbagliato un rigore fra tutti quelli che ne hanno tirati almeno 10 in serie A. La sua percentuale del 100 per 100 è stata ottenuta proprio su 10 tiri dal dischetto: 2 con l’Atalanta, poi 6 con l’Ascoli e infine 2 con il Cesena, fra il 1971 ed il 1983.
• Forse non tutti sanno che il rigore non dev’essere tirato necessariamente in porta. La regola 14 del calcio infatti dice che «colui che batte il calcio di rigore deve calciare il pallone in avanti e non potrà giocarlo una seconda volta fino a quando lo stesso non sarà giocato o toccato da un altro calciatore»; fermo restando che tranne il giocatore «designato al tiro» ed ovviamente il portiere avversario, tutti gli altri devono restare fuori dell’area (e della lunetta: cioè ad almeno 9 metri e 15 dal dischetto) prima del tiro. Si ricordano due casi in cui il regolamento è stato sfruttato per beffare il portiere avversario, entrambi nel 1982/83. In Olanda, protagonista il tre volte "Pallone d’oro" Johann Cruijff, che toccò il pallone in avanti per Jesper Olsen e segnò sul passaggio di ritorno (Ajax-Helmond 5-0); in Italia, il tocco in avanti fu di Francesco Sanna per Antonio Trudu, che segnò (Torres-Grosseto 5-1, serie C2 girone A).
• Due portieri hanno segnato su rigore in serie A. Sono Antonio Rigamonti e Lucidio Sentimenti IV, detto "Cochi". Quest’ultimo ha realizzato 5 rigori su 6: il primo, con la maglia del Modena, proprio al fratello Arnaldo che giocava in porta con il Napoli nel 1941/42; poi uno con la Juve contro l’Atalanta (1945/46) e tre con la Lazio, contro Novara (1951/52), Udinese (1952/53) e ancora Novara (1952/53); l’errore arrivò durante Juve-Milan del 1945/46. Antonio Rigamonti ne ha realizzati tre con il Como, contro Verona, Bologna e Milan, nel 1975/76, quando ne sbagliò uno contro il Cagliari.
• Il record di rigori segnati in un solo incontro di serie A è di José Altafini. Ne realizzò tre con il Napoli, a Ferrara, contro la Spal: finì 4-1, il 5 febbraio 1967. In tribuna era presente l’allora Ministro delle Finanze, il ferrarese Luigi Preti. E qualche tempo dopo l’arbitro Concetto Lo Bello, che aveva concesso quei 3 rigori al Napoli, fu oggetto di un’indagine fiscale.