Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Gli inquilini del Quirinale
• Enrico De Nicola venne eletto capo provvisorio dello Stato il 28 giugno 1946 con 396 voti su 501. De Nicola si presentò al Quirinale solo il 2 luglio, in macchina e quasi in incognito. Per non dare l’idea di volersi sostituire al re in esilio si rifiutò di vivere al Quirinale e scelse come sede Palazzo Giustiniani, soprannominato "La Tomba" perché non ci batte mai il sole. Qui, il primo gennaio del 1948, firmò la Costituzione e diventò Capo dello Stato a pieno titolo. Vi rimase fino al 10 maggio ’48, vigilia delle elezioni del nuovo presidente. Si racconta che i suoi collaboratori, convinti della riconferma, gli allestirono prima del voto un piccolo appartamento al Quirinale. In camera da letto un dipinto religioso fatto venire da Torre del Greco e la sua testiera preferita, in ottone.
• De Nicola scrisse a mano, su dei quaderni con la copertina nera, i primi accenni del "nuovo cerimoniale" dell’Italia Repubblicana: si trattava di regole sull’ordine di precedenza tra le varie cariche dello Stato, sul modo di ricevere gli ospiti, la distinzione di rango nei posti a tavola, e così via. Alcuni di quei precetti furono poi codificati nella famosa "circolare Andreotti" (26 Dicembre 1950), tuttora in vigore.
• Dopo la partenza di Umberto di Savoia, i membri di casa Savoia che avevano un alloggio al Quirinale lasciarono poco alla volta la residenza, ma ci fu chi, come il Generale Infante, dovette essere sloggiato con uno sfratto forzoso.
• Quando seppe da Andreotti della sua candidatura alla presidenza della Repubblica, Luigi Einaudi si mostrò preoccupato perché era basso, zoppo e camminava col bastone: nelle occasioni ufficiali non avrebbe fatto la figura del più prestante De Nicola. La moglie, contessa Ida Pellegrini, annuiva in silenzio. Eletto al quarto scrutino con 518 voti, l’11 maggio ’48. Si trasferì nello stesso mese al Quirinale portando con sé una enorme quantità di libri e carteggi.
• La Camera e il Senato approvarono la legge 1077 del 9 agosto 1948 (ancora in vigore) per consentire al Quirinale di avere di nuovo una "festione", un patrimonio, dei fondi, del personale. Einaudi trovò come "eredità" dei Savoia 801 dipendenti fra i Palazzi e le Tenute di Roma, Napoli, Pisa e Piemonte. Una Commissione ad hoc tagliò l’organico a 443 persone. I resoconti economici del settennato Einaudi mostrano il complesso lavoro di ristrutturazione e ammodernamento del palazzo: furono spesi a carico della Presidenza 118 milioni, a carico del Genio Civile (lavori di consolidamento) 95 milioni.
• Nel 1955, all’arrivo di Gronchi al Quirinale, presiedeva il Carteggio Presidenziale il professor Casorati: scriveva tutto a mano, stendeva auliche lettere di congedo per i funzionari o i militari che andavano in pensione, redigeva telegrammi e inviti in pura prosa ottocentesca. C’era anche un ufficio beneficenza, che aveva il compito di distribuire macchine per cucire alle vedove e sussidi ai reduci indigenti.
• Al tempo della presidenza Gronchi sul tavolo del presidente e di cinque alti Dignitari (Segretario generale, Consigliere militare, Consigliere diplomatico, Capo ufficio stampa, Capo del Cerimoniale) c’era ogni mattina un cartoncino filettato in blu con gli impegni della giornata. Per tutti gli altri "veline" in carta semplice ricopiate con la carta carbone, alcune parzialmente ridotte da omissis che coprivano udienze e incontri riservati.
• Gronchi dovette chiamare architetti e arredatori per "rinfrescare" arredi e suppellettili. In un paio d’anni la residenza tornò allo splendore monarchico. Vennero ripristinati gli Appartamenti Imperiali con tende e broccati, restaurati gli arazzi storici di Lilla e quando venne in visita, nel 1959, il Presidente De Gaulle si trovò perfino un letto di due metri per farlo riposare degnamente. Lui e la moglie Ivonne dormivano in camere separate.
Tra il 1959 e il 1960 vennero a Roma moltissimi capi di stato, il percorso da Ciampino al Quirinale era tappezzato di bandiere del paese dell’ospite e dell’Italia, le strade venivano transennate, la folla riceveva bandierine di carta da sventolare.
• Si è molto sospettato sull’effettiva casualità dell’errore che ha portato il Gronchi rosa, francobollo stampato in occasione della prima visita del presidente in America Latina, a valere un patrimonio perché rarità filatelica: c’è di certo che un dipendente del Quirinale ordinò per tempo ben 2 fogli da 50 francobolli ciascuno.
• Fu Gronchi a ordinare l’inventario del patrimonio della Presidenza. Alla fine degli anni Cinquanta vennero redatti i Testimoniali, undici volumi di 4.282 pagine che elencavano 141.900 oggetti. Un archivio fotografico testimonia 1.128 oggetti di altissimo pregio e i 239 arazzi. Gronchi ebbe anche l’idea di far fondere 335 chili d’argento tra servizi spaiati, candelabri rotti, cornici ammaccate per ricavarne un servizio di posate con sigla e stemma della Repubblica: 4.032 pezzi cesellati usati ancor oggi per i grandi pranzi di Stato fino a 200 commensali.
• A Giovanni Gronchi sono sempre state attribuite molte amicizie femminili. Di tre si conosce l’aspetto e l’identità: una giovane toscana spesso ospite del treno presidenziale, molte volte presente anche il marito T. C.; la signora C. M. personaggio pubblico conosciuto e affermato direttrice di una organizzazione di studi internazionali, fece notizia perché riuscì in un sol giorno ad ottenere da Camera e Senato l’approvazione di uno stanziamento di ben 600 milioni per la costruzione di una sede che venne poi inaugurata dal Capo dello Stato. M., amica e consigliera , passeggiava spesso col presidente nei giardini del Quirinale. La terza donna è la moglie, Carla Bissatini, milanese, gelida, si dedicava alla Croce Rossa e compariva al fianco del marito quasi solo nelle occasioni ufficiali. Viveva in una traversa di via Nomentana e a Palazzo si vedeva pochissimo.
• L’8 agosto del 1964 il presidente Antonio Segni ebbe un malore durante un’udienza privata : riceveva il presidente del Consiglio, Aldo Moro, e il ministro degli Esteri, Giuseppe Saragat. Cesare Merzagora, presidente del Senato, rientra precipitosamente da Barcellona e dopo qualche giorno assume la supplenza. Una settimana dopo il malore Segni stava ancora molto male: venne creata una "commissione" per studiare il Cerimoniale da seguire nell’eventualità che pareva imminente (Segni morì molti anni dopo, il primo dicembre del 1972) della morte del Capo dello Stato. In una stanza chiusa, segretamente, si decidevano le precedenze ai funerali, chi doveva portare le condoglianze, se il Papa doveva o no partecipare personalmente, come doveva essere trattata la salma.
• Segni ebbe bisogno del figlio Celestino, che gli guidava la mano, per firmare le dimissioni dal suo letto di malato. Era stato un presidente sobrio, elegante, discreto, con una sola grande passione: il volo. A ogni fine settimana, o tutte le volte che se ne presentava l’occasione, Segni usava l’aereo presidenziale. Il suo pilota era il Tenente colonnello Ezio Pietrolucci, audace ma sgraziato: i suoi atterraggi erano così bruschi che nel salottino di pelle volavano regolarmente libri, giornali e borse.
• Durante la sua presidenza Saragat ricevette 43mila persone in 3.098 udienze ufficiali più altre migliaia in udienze private. Il 2 giugno 1965 vennero invitati 7.400 ospiti. Nel 1966 vennero invitati tutti i sindaci d’Italia, il 25 aprile 1970 nei Saloni del Quirinale sfilarono i partigiani. Alla fine dei ricevimenti pubblici sotto le siepi dei giardini si trovava di tutto: da avanzi di cibo a scarpe spaiate.
• Saragat grande bevitore di vino fu soprannominato Alza Barbera. Se beveva troppo gli spuntava sul mento una specie di foruncolo rosso, una specie di segnale epatico che la figlia Tina subito notava. Una delle ali più belle del Quirinale è il Torrino (nella parte inferiore c’erano un tempo gli appartamenti privati del Principe di Piemonte) sul quale si alza la bandiera che indica la presenza del "padrone di casa". Saragat lo fece abbattere e ricostruire, le pietre vennero numerate e accatastate sulla terrazza della Vetrata. Adesso, dopo l’intervento, il Torrino ha una delle sale da pranzo più belle di Roma che si raggiunge in ascensore.
• Giovanni Leone arrivò al Quirinale alla vigilia di Natale del 1971 dopo 23 scrutini parlamentari drammatici. I figli Mauro, Paolo e Giancarlo portarono per la prima volta l’esuberanza della giovinezza maschile nel Palazzo: fu necessario ristrutturare gli appartamenti riservati alla famiglia presidenziale e trovare nuovi spazi al secondo piano.
Giancarlo, il più giovane, appassionato di fotografia, teatro e letteratura era benvoluto per la sua cortesia. Paolo, che ha sposato la sorella di Ornella Muti, era poco invadente ed è passato quasi inosservato. Mauro, il maggiore, malato di una rara forma di poliomielite, si faceva notare per l’aspetto fisico minato dalla malattia ma anche per una certa irruente invadenza. Mancava di autocontrollo e si lasciava sfuggire battute pesanti. Era schiavo della cortigianeria più ipocrita.
• Sandro Pertini vietò l’uso dei clacson e delle bandiere sulle auto presidenziali, guanti e cappello degli autisti. Fu sua l’idea delle scolaresche in visita al Quirinale: ogni mattina arrivavano centinaia di ragazzi, per proteggere i tappeti dal loro scalpiccio furono necessarie delle passatoie di stuoia. Il presidente riceveva gli studenti con la pipa in bocca: "Mi chiamo Pertini, quindi fatemi domande impertinenti!"
• Sandro Pertini non ha mai vissuto al Quirinale, con la moglie Carla Voltolina continuò a vivere nell’attico-soffitta a Fontana di Trevi che aveva in affitto dall’ECA Ente Comunale di Assistenza. La prima mattina al Quirinale sconvolse tutti parlando di vacanze: voleva andare in ferie a Nizza, a casa sua, come sempre. A Palazzo si fece preparare un appartamentino dove andava a mangiare ”presto e poco”, sul tavolo teneva una foto della moglie da giovane: bruna, provocante. Spiegò che lei voleva "essere lasciata in pace". Non doveva essere infastidita con obblighi di protocollo o impegni da first lady, non aveva bisogno della scorta: ”per fare la spesa al mercato Lavatore, le basta la borsa”.
• Pertini aveva l’abitudine di uscire senza avvisare nessuno per andare al Caffè Greco o da Canova o da Babington. Prenotava nei ristoranti sotto falso nome e arrivava sempre all’improvviso con grande sorpresa di gestori e clienti.
Amava tantissimo la lirica, faceva notte ai tavoli del Savini. Avrebbe voluto nominare senatore a vita Eduardo De Filippo. Per favorire questa iniziativa l’attore venne invitato al Quirinale per una proiezione privata ma temendo di sembrare lì "a chiedere", De Filippo si presentò con la barba lunga e in maglione, senza giacca. Pertini, che a certe cose ci teneva, se ne ebbe a male.
• Cossiga trovava San Rossore triste e la abbandonò a una dissennata gestione esterna. Per Castelporziano aveva una predilezione: ristrutturò il Castello con tanto di sala teatro. Sul pennone di Villa delle Ginestre, trasformata in una vera Camp David all’italiana, sventolava perennemente il vessillo presidenziale che Cossiga ha contribuito a disegnare. Aveva la passione per il comando delle Forze Armate: fece sistemare in cantina una "Sala situazioni" più moderna di quella reale posta sotto il Monte Cavo. Lettore appassionato di gialli e di fantapolitica, aveva un’ossessione per i complotti e per la sicurezza.
Giuseppina Sigurani, moglie di Cossiga, non ha mai messo piede al Quirinale. Di lei esiste solo una foto pubblica, rubata mentre la signora faceva spese. Anche i figli sono pressoché sconosciuti. Cossiga tornava a dormire ogni sera a casa.
• Oscar Luigi Scalfaro è stato eletto dopo 15 scrutini a vuoto il 24 maggio 1992. La sua attività presidenziale è senza confronti (a parte Pertini che ha incontrato qualcosa come 500mila studenti). 85 viaggi all’estero ha incontrato 142 capi di Stato e ne ha ricevuti al Quirinale altri 23 Ha offerto 110 colazioni e pranzi e 27 ricevimenti. A Roma è intervenuto 503 volte, fuori Roma altre 320. Al Quirinale si sono svolte 6.097 udienze con 65mila partecipanti (Pertini si è fermato a 60mila) Al Quirinale si sono svolti 16 concerti e 2 proiezioni cinematografiche.
La figlia Marianna, soprannominata "Signorina", è stata sua grande consigliere. Il Segretario Generale Gaetano Gifuni, soprannominato "Parolina" ha saputo "navigare tra molti scogli", tra cui certi contrasti con "Signorina" (che nella seconda parte del settennato paterno è stata protagonista di turbinosi avvicendamenti nelle direzioni degli uffici).
• Su nove presidenti della Repubblica, il Quirinale ha visto:
Un single (De Nicola)
Due vedovi (Saragat e Scalfaro)
Due con mogli "invisibili" (Pertini e Cossiga)
Uno con moglie "dimezzata" (Gronchi)
Due con consorti austere e anziane (Einaudi e Segni)
Uno con una vera first Lady (Leone) giovane (vent’anni meno del marito) elegante e bella.
• Al piano nobile del Palazzo del Quirinale ci sono i Saloni di rappresentanza: il pranzo di Stato nel salone delle feste prevedeva 150 commensali seduti a un tavolo a ferro di cavallo, il caffè e i liquori venivano serviti nella Sala degli Specchi.