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 2001  giugno 02 Sabato calendario

Anelli etnici

• I Berberi amano i gioielli d’argento, metallo associato alla luna, venerata dall’Islam. Nelle città del Marocco si preferisce l’oro.
• Il Corano proibisce ai musulmani di portare anelli d’oro. Si possono indossare solo anelli d’argento, del peso di due dirhems (circa 5 grammi) e senza ornamenti. E’ obbligatorio sfilarseli prima di entrare in una Moschea.
• Nel 1920, il fabbro Gab-Gab creò otto anelli da sposa. L’anello più grande, decorato con foglie di palma, con un sole al centro e noccioli di datteri intorno, circondava il medio e ricopriva quasi tre dita. Si indossava il primo giorno delle festività più importanti. Gli altri anelli si potevano portare anche tutti i giorni. L’indice era sprovvisto di anelli (è il dito che si punta in direzione del cielo al momento della preghiera). L’anulare era ornato da grandi anelli rettangolari, il pollice da piccoli anelli della stessa forma. Il mignolo è circondato da anelli ovali su cui è inciso un dolce di datteri.
• In Sudan vivono uomini di etnia Dinka che si definiscono "Monyjang", gli eletti. Fanno i pastori, vanno in giro nudi con i corpi spalmati di cenere e adorni di gioielli. Gli unici abiti che indossano sono fatti di perline e avorio. I Dinka amano a tal punto l’avorio che, per non perderne neanche un frammento, recuperano i pezzi dei braccialetti rotti, riscolpendoli sotto forma di orecchini e di pendenti che dividono con le loro mogli. Si tengono, invece, gli anelli tutti per loro.
• La struttura e il colore dell’avorio cambiano a seconda che esso sia stato preso da un elefante della savana o della foresta, giovane o vecchio, morto o ucciso di recente.
• Secondo i Tuareg, l’argento è un ”metallo benedetto”, al contrario dell’oro che attira la sventura
• Secondo i Mauri (popolazione del Sahara) la corniola e l’agata hanno il potere di coagulare il sangue, prevenire aborti spontanei e guarire il mal di pancia dei bambini, ai quali la madre pratica un leggero massaggio con un’agata infilata al dito.
• In Burkina Faso il camaleonte è simbolo di saggezza. Qualora se ne uccida uno, bisognerà portare per il resto della vita un anello che ne rechi l’immagine, a titolo di precauzione. Gli uccelli sono associati alle potenze celesti. Considerati come iniziatori, gli uccelli avrebbero insegnato agli uomini la lingua segreta attraverso cui viene trasmesso tutto il sapere. La tartaruga è simbolo di saggezza e conoscenza.
• I fonditori della Costa d’Avorio talvolta praticano la fusione diretta su un piccolo animale (cavalletta, grillo, granchio) o su un vegetale (arachidi, o frutti dal guscio duro). Dopo aver ricoperto l’animale con uno strato di argilla e carbone lo lasciano seccare, poi vi versano sopra il metallo fuso.
• Negli "hadith" (discorsi basati sulla tradizione orale relativa a Maometto e ai suoi compagni) si racconta che per inviare messaggi ai re di Persia e di Abissinia, Maometto fece realizzare un anello-sigillo con su scritto:"Maometto, messaggero di Dio".
• Nel Dhofar alcune donne esercitavano il mestiere di orafo. Nel nord dell’Oman, invece, le donne potevano andare al laboratorio dell’artigiano solo a condizione di essere accompagnate da un uomo della famiglia.
• Per timore di contaminare il metallo sacro, gli indiani non portano oro ai piedi.
• Per far splendere di un colore rossastro i loro gioielli, gli islamici usavano immergerli in un bagno di salnitro, allume e sale per poi ricoprirli di succo di limone e zolfo.
• I mongoli portano anelli soltanto al pollice. Secondo la studiosa Marta Boyer quest’uso deriva dall’abitudine degli antichi cavalieri mongoli di portare sempre un grande anello di giada o di osso al pollice destro.
• I popoli del Sudest asiatico praticano il culto degli antenati e attribuiscono fenomeni inspiegabili e malattie all’opera degli spiriti. Misurano la ricchezza con la quantità di argento posseduto da un individuo. L’ultimo dell’anno, puliscono tutti i gioielli e li esibiscono in casa.
• I cinesi decorano i loro anelli con ideogrammi e i simboli. I caratteri più usati sono "fu", la felicità, "lu", la ricchezza e "shou", la longevità. Anche la parola "pipistrello" è spesso riprodotta sugli anelli: i cinesi pensano che esso sia simbolo di longevità perché abita nelle caverne, passaggio verso la dimora degli immortali.
• Secondo lo studioso Jean Besancenot "il sud occidentale è la sola regione del Marocco nella quale le donne berbere indossino anelli di forme, decorazioni e volume veramente vari".
• L’Africa nera ha una lunga tradizione nello sfruttamento del ferro. I due centri di produzioni più antichi, risalenti al IX secolo a.C., sono legati alla cultura "nok", alla falesia di Tigidit e alla Nigeria. Il compito principale dei fabbri era costruire armi e utensili per l’agricoltura, ma essi forgiavano anche oggetti rituali e gioielli. I fabbri erano temuti dalla gente e spesso vivevano ai margini della società con una moglie ceramista. Nella cosmologia Dogon (popolazione dell’Africa nera) il fabbro è uno degli otto geni.
• Secondo la legge musulmana, i gioielli sono proprietà personale della donna. Un precetto di Maometto vuole che la donna riceva almeno qualche anello per il suo matrimonio. La maggior parte degli anelli sono in argento e turchese, abbelliti da una corniola o un suo sostituto in vetro.
• Gli uomini che hanno compiuto il pellegrinaggio alla Mecca portano generalmente un anello d’argento con una pietra.
• Il turchese, pietra originaria del Khorasan, in Iran, deve il suo nome ai francesi che lo chiamarono così perché lo importavano dalla Turchia.
• Nello Yemen, la donna incaricata di vestire per il matrimonio una sposa deve prestarle dieci anelli. Ciascun dito è adornato da un anello specifico: ad esempio, l’anello "shahid" è riservato all’indice, dito puntato verso il cielo al momento della recitazione della professione di fede. Quando gli sposi si ritrovano soli, lo sposo regala alla sposa un cofanetto con una serie di anelli che la donna sfoggia in occasione dei ricevimenti.
• In Mongolia e in Tibet il valore protettivo del corallo era tale che un nomade non avrebbe mai intrapreso un viaggio senza portare con sé un pezzo di corallo.