Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
ìBreve storia del fascismoî
• Nomine. Benito Mussolini venne nominato maestro supplente agli inizi del marzo 1902 presso la scuola di Pieve Saliceto, in Emilia.
• Congreghe. Marinetti abbandonò i Fasci nel ’20 definendoli una congrega di passatisti.
• Marcia su Roma. «Le squadre di camicie nere si sarebbero concentrate a Santa Marinella, Monterotondo, Tivoli e Foligno: in tutto 25-30.000 uomini dotati di un mediocre armamento e piuttosto disarticolati quanto a disciplina militare. Di fronte a loro, a difesa di Roma, c’erano 28.400 soldati dell’esercito al comando del generale Emanuel Pugliese, in teoria in grado di bloccarli e di condannare al fallimento la marcia fascista».
• Il primo discorso da capo del governo. «Mussolini usò alternativamente il bastone e la carota. Alla Camera, sin dal suo primo discorso come capo del governo, il 16 novembre 1922, egli mostrò il viso feroce, dosando abilmente – sul bilancino dell’oratoria – la pacatezza e la minaccia».
• 1923. Il 24 agosto, ad Argenta, nel Ferrarese, fu ucciso don Minzoni.
• 1924. «Alle elezioni parteciparono oltre 7 milioni e mezzo di votanti. Il ”listone” e una lista ”bis”, anch’essa presentata dal Partito nazionale fascista, ebbero il 66,3 per cento dei voti validi e 374 deputati su un totale di 535. Un successo superiore alle stesse previsioni».
• Rapimenti e omicidi. «Se c’è qualcuno in quest’aula che abbia diritto più di tutti di essere addolorato e aggiungerei esasperato, sono io. Solo un mio nemico, che da lunghe notti avesse pensato a qualche cosa di diabolico, poteva pensare effettuare questo delitto che oggi ci percuote d’orrore e ci strappa grida di indignazione» (Mussolini, a proposito del delitto Matteotti).
• Aventino. Giolitti si dichiarò contrario all’Aventino giudicandolo un atto di viltà, di diserzione.
• Aventino. «L’onorevole Mussolini ha tutte le fortune politiche. A me l’opposizione ha sempre dato fastidi e travagli, con lui se ne va e gli lascia libero il campo» (Giolitti).
• Assunzioni di responsabilità. «Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere» (Mussolini).
• Prefetti. «La fascistizzazione dello Stato prendeva l’avvio con la fascistizzazione dei funzionari – i prefetti appunti – che da rappresentanti neutri e super partes dello Stato, quali erano stati in precedenza nell’età liberaldemocratica, venivano chiamati ad assumere il ruolo di rappresentanti del regime».
• Costituzioni. «Tutte le costituzioni sono rivedibili, perché nessuna generazione ha il diritto di assoggettare alle sue leggi le generazioni che seguiranno» (art. 27 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789).
• Tre attentati. «Le leggi eccezionali emanate nel novembre 1926 dal fascismo – ufficialmente motivate dagli attentati compiuti nei mesi precedenti da Miss Violet Gibson, dall’anarchico Gino Lucetti e da Anteo Zamboni contro Mussolini».
• Concentrazioni. «La concentrazione antifascista, pertanto, fu a lungo monopolizzata dalla sinistra socialista – da Nenni a Treves a Turati – che all’inizio portò avanti dal quartier generale parigino di Faubourg St Denis 103 e sulle pagine del settimanale ”La Libertà” un programma di massima politicamente piuttosto vago (moderato, si potrebbe quasi dire)».
• Parigi. «Parigi rifiutava di prendere in considerazione le richieste coloniali italiane, scatenava una guerra ideologica come depositaria degli immortali principi della democrazia contro il fascismo, dava ospitalità agli esuli antifascisti».
• A fianco di Franco. «Fu proprio la Germania a spingere l’Italia sempre più nelle ”sabbie mobili” spagnole contando di pregiudicare così le possibilità di un riavvicinamento italo-inglese. Di qui le abili sollecitazioni tedesche all’impegno italiano».
• Croci e croci uncinate. «Vittorio Emanuele III, che vedeva in Hitler una specie di ”degenerato psicofisico” e in Pio IX che, durante la visita del Fuhrer, si era ritirato a Castel Gandolfo (lasciando chiusi i musei vaticani) non senza aver deprecato che a Roma fosse stata in quei giorni innalzata ”l’insegna di un’altra croce che non è la croce di Cristo”».
• Braccia. «La Germania hitleriana era interessata a che il conflitto italo-etiopico non soltanto fosse il più lungo e difficile possibile, ma portasse a un progressivo isolamento internazionale dell’Italia, allontanandola dalle potenze occidentali e gettandola automaticamente nelle proprie braccia».
• Reazioni. «Le truppe tedesche entrarono in Austria il 12 marzo 1938. Le reazioni ufficiali italiane, questa volta, si sarebbero limitate alle dichiarazioni di Mussolini sull’inopportunità che l’Italia continuasse a difendere l’indipendenza dell’Austria contro la volontà degli austriaci stessi».
• Confini. Il 1° settembre 1939, dopo il protettorato concesso alla Slovacchia e l’annessione di quel che restava della Cecoslovacchia al Reich, le truppe di Hitler varcarono il confine con la Polonia.
• Amici. «Quando io ho un amico vado con lui fino in fondo» (Mussolini, ai tedeschi).
• Concause. A spingere Mussolini all’intervento nella guerra furono il blocco inglese al Mediterraneo che impediva la libera navigazione, il Patto d’acciaio, la frustrazione di stare con le mani in mano mentre gli altri scrivono la storia, la serie impressionante di successi riportati dalla Germania e infine l’impossibilità di restare a lungo neutrali.
Entrata in guerra: il 10 giugno 1940.
• Popoli. «Il popolo è una puttana e va col maschio che vince» (Mussolini a Ciano).
• Renzo De Felice nasce a Rieti nel 1929 e muore a Roma nel 1996. Nel corso di trent’anni ha pubblicato, presso Einaudi, una monumentale biografia, otto volumi, di Benito Mussolini. Studioso di riferimento per chi si occupa del fascismo data la grande mole del suo lavoro d’archivio.
Scrittore spesso difficile, e dal periodo molto lungo, De Felice fu invitato a partecipare a un’opera audiovisiva sulla storia d’Italia, 62 documentari della durata di trenta minuti ciascuno. Da quelle registrazioni, proviene questa summa sul Ventennio. Di facile lettura, da essa emerge un quadro dove gli eventi principali vengono depurati dai luoghi comuni e dalle demonizzazioni.